Eleonora Ivone (attrice e regista)
Roma 1.6.2019
Intervista
di Gianfranco Gramola
Io e mio marito abbiamo fondato la società
“Wake Up Produzioni” e abbiamo in mente un paio di progetti per il cinema e
stiamo portando avanti anche degli spettacoli
teatrali da poter co-produrre, sperando anche di poterne interpretare
almeno uno.
Eleonora Ivone è
nata a Roma il 28 settembre del 1970. Si
forma come attrice seguendo varie scuole e stage di recitazione con vari
insegnanti come Fulvia Mammi
ed Elsa Polverosi. Sfila come modella per varie case moda, intraprendendo poi la
carriera di attrice recitando in vari film e fiction venendo in alcune occasioni
diretta dal marito Angelo Longoni. È stata anche testimonial in vari spot pubblicitari.
Ha tre figlie: Margherita, Stella e Beatrice.
Curriculum artistico
Cinema
Caccia alle mosche (1993)
- Mi sei entrata nel cuore come un colpo di coltello (1998) - Uomini senza donne (1996) - Laura non c'è (1998) - Il fratello minore
(1999) - No religion
(1997) – Doppio
misto (2001) – Ti voglio tanto bene (2001) – Non
aver paura (2005) - Il futurismo - Un movimento di arte vita
(2010) - Come andrà a finire (2011) - Maldamore
(2013) – Apri le labbra (2018).
Televisione
Le madri (1999) – Turbo (2000) - Tutto
in quella notte (2000) - L'ultimo rigore (2002) - Part
Time (2003) - Un anno a primavera (2005) - Un amore di strega (2009)
- Tiberio Mitri - Il campione e
la miss (2010) - Distretto di Polizia (2011) - Nero Wolfe (2012) - Don Matteo (2014).
Teatro
Una volta nella vita (2001) - I tre operai (2007) – Bruciati (2009)
- Col piede giusto (2009-2010)
– Vita (2009-2010) – Ospiti (2014-2015)
- L'amore migliora la vita (2015-2016)
– Boomerang (2017)
Curiosità
- Ha iniziato come modella sfilando per
Valentino, Mariella Burani, Blu Marine, Jean Paul Gaultier.
- E’ stata testimonial di molti spot
pubblicitari trasmessi in Europa e USA tra i quali: Saila menta, Contorno
mediterraneo Findus, Viennetta Algida, Martini Dry, Toyota Yaris, Limoncé,
Gelati Sammontana, Rinazina, Pasta Buitoni, Flat Tv Philips,
Intervista
Negli ultimi mesi so che hai avuto
delle soddisfazioni artistiche. Parlo di “Apri le labbra”. Ne vuoi parlare?
Volentieri. “Apri le labbra” è un
progetto nato nella mia mente un po’ di tempo fa, nel senso che volevo
scrivere qualcosa che parlasse del problema della violenza sulle donne, che tra
l’altro volevo interpretare io. Poi parlando con mio marito, che è il regista
Angelo Longoni, con il quale ho ormai
uno stretto rapporto di collaborazione, abbiamo deciso di parlare della violenza
sui bambini che vengono abusati. Devo dire la verità che l’abbiamo fatto con
grande serietà perché ho deciso ad un certo punto che forse valeva la pena di
rischiare di farlo anche produttivamente, anche perché avendo vinto un bando
della Regione Lazio e più precisamente di “Lazio Innova” , abbiamo deciso
di investire in questa start up
facendo questo cortometraggio e devo dire la verità che è stato interessante
occuparmi della regia. Sinceramente non pensavo che avrei avuto un riscontro così
importante nei confronti del cortometraggio, perché l’argomento è molto
duro, dove prendo una posizione precisa e perché la strada che avevo intrapreso
fin dall’inizio, era proprio una strada estremamente esplicita nei confronti
di questa problematica.
Mi racconti com’è nata la passione
per la recitazione, chi te l’ha trasmessa?
Dopo tanti anni che faccio l’attrice, mi
sono resa conto che la passione per la recitazione probabilmente nasce dalla
presenza di mio nonno paterno, che da ragazzina mi portava ogni fine settimana a
vedere i film al cinema d’Essai. Quindi io tra i 6 anni e i 12 anni, ogni
sabato e ogni domenica l’ho passata al cinema, perché era il passatempo del
pomeriggio e ho visto negli anni tutti i grandi film americani della seconda metà
del ‘900 e tutti i film western possibili, perché mio nonno era appassionato
di John Wayne e di Sergio Leone, per cui credo che una parte della mia passione
nasce da questo. Poi credo in una naturale sensibilità verso
l’approfondimento della natura umana, sia essa buona piuttosto che cattiva e
avendo interpretato alcuni ruoli da
cattiva, devo dire che c’è quasi soddisfazione ad andare a cercare qualcosa
che non ti appartiene, rispetto a qualcosa che invece è più affine a te. E poi
un grande amore per la letteratura, inoltre ho sposato un regista che è anche
uno scrittore, per cui ci siamo sempre alimentati a vicenda.
Chi sono i tuoi artisti di riferimento,
i tuoi miti?
Sono tantissimi, Gianfranco. Intanto ho avuto
la fortuna immensa di aver iniziato a studiare
da giovane insieme alla figlia di Strasberg, Susan, che veniva in Italia a fare
dei corsi di recitazione, e poi aver frequentato, per un paio di anni, la scuola
di Beatrice Bracco, che negli anni ’90 era un’insegnante molto importante,
che mischiava il metodo Stanislavskij con il metodo Strasberg e devo dire che
questa scuola è quella che mi appartiene di più. I miei miti nascono da quelli
importanti, come Audrey Hepburn,
Ava Gardner, Anna Magnani. La signora Magnani è quella che più di tutte ci
insegna come poter affrontare i personaggi. Poi Rita Hayworth, Marilyn Monroe, Gene Kelly, Fred Astaire, Clint Eastwood e te ne potrei
dire tanti altri. La lista è lunga, Un po’ di giorni fa ero con le mie figlie
e guardavo “Mamma mia”, il musical interpretato da Meryl Streep. Lei ha una
grande forza interpretativa su tutti i generi. Purtroppo in Italia non è così
facile accedere a questo tipo di capacità interpretativa, però mi piacerebbe
poter interpretare dei ruoli come quelli della Streep. Il musical in Italia,
cinematograficamente parlando, è quasi nullo, si fanno solo a teatro.
Quali
sono le tue ambizioni?
Tante. Maturando mi sono scoperta più
ambiziosa di quanto non pensassi. Intanto cercare di non smettere di recitare,
che è la cosa che cerco di coltivare sempre. Inoltre
io e mio marito abbiamo fondato una società di produzione che si chiama
“Wake Up Produzioni” e abbiamo cominciato a lavorare. Abbiamo in mente un
paio di progetti per il cinema e questa è una grandissima ambizione, perché
far cinema oggi in Italia, soprattutto con questa nuova legge, è diventato
abbastanza difficile e complicato. Ci si può perdere nei meandri delle leggi e
dei cavilli che poi impediscono ad un piccolo produttore di andare avanti con un
progetto. Sto mettendo insieme questi due progetti per il cinema insieme ad
Angelo e stiamo portando avanti anche degli spettacoli
teatrali da poter co-produrre e spero anche di poterne interpretare
almeno uno.
Teatro, cinema … in quale di questi
ambienti ti senti più a tuo agio?
In realtà non c’è una vera preferenza,
perché l’attore si adegua al mezzo che sta usando. Il teatro è il padre, è
il luogo principe di tutto, per cui a quello non rinuncerei più a farlo, però
devo dire che la macchina da presa ha un fascino incredibile, i giochi che si
possono fare dal punto di vista della regia sono tantissimi, anche se devo dire
che per quello che mi riguarda, la
ricerca della verità è una cosa che mi sta sempre molto a cuore. Se c’è una
cosa che mi fa piacere quando faccio teatro è quando mi dicono che sono
naturale.
Fra colleghe hai trovato più rivalità
o complicità?
Ti dico sinceramente che io non sono una
estremamente competitiva, non sono una che sgomita per emergere sulle altre. Però
mi rendo conto che c’è tutto un popolo di donne che sente molto questa cosa
della competizione. Non sono competitiva e lo prendo come un pregio, non sono
una che mette in discussione le altre donne. Sono sempre molto sincera e lo dico
con estrema chiarezza. Non sono una che mette in difficoltà le altre donne.
Ogni tanto ho sentito da parte di qualche collega, un po’ di resistenza, che
c’è ovviamente come in tutti i lavori, la competizione a volte è quella che
ti spinge a dare il meglio per lo spettacolo. Non recito mai da sola, cerco di
guardare le persone negli occhi e
con il tempo ho capito che quando un attore non ti guarda negli occhi e non dà
il meglio di sé, allora sta recitando per se stesso. Quando ero più giovane,
ero molto ingenua e non lo capivo, ora ho imparato questa cosa grazie
all’esperienza. Io credo che se uno vuole il bene di un film o di uno
spettacolo, deve lavorare in sinergia. A me piace lavorare in sinergia, ma non
sono una che vuole eccellere, senza essere in contesto.
Come riesci a conciliare il tuo ruolo
di mamma con quello di attrice? Come ti organizzi?
Facendo quello che farebbe qualunque donna
che ama quello che fa. Non sono una donna speciale. Io credo che ci siano tante
donne che fanno molti più sacrifici di quelli che faccio io. Mi reputo una
persona fortunata, faccio un lavoro che mi piace e per il quale faccio tanti
sacrifici, perché vivere di questo lavoro non è sempre molto semplice. Però
si fa, si concilia. Io e Angelo abbiamo grande complicità, oltre che sul piano
professionale, anche in famiglia. Ci bilanciamo e si rema a favore dell’altro
che sta lavorando, quando non si lavora contemporaneamente. Quando sono a casa
sono una mamma molto presente e mi diverto a stare con le mie figlie, finché
loro si divertiranno a stare con me, perché quando diventeranno adolescenti,
magari avranno bisogno di stare di più con gli altri. Abbiamo tre figlie, la più
grande ha 25 anni e ormai un po’ di questo percorso l’abbiamo passato. Poi
lo si fa, con un po’ di sacrifici.
Ad esempio ieri sono rientrata a Roma dopo una settimana di lavoro e stamattina
mi sono alzata alle 6 per portare le ragazze al pattinaggio. Magari avrei
dormito volentieri un paio di ore di più, però il piacere di vederle contente
dopo una settimana che non ero con loro, mi ha fatto felice. Poi devi stringere
i denti, perché il mio non è un lavoro che ha orari d’ufficio. Noi abbiamo
cercato di insegnare alle nostre figlie che questo è un lavoro, non è solo un
grande divertimento. Perché loro il lato ludico di questo lavoro lo vedono in
maniera diversa, tipo quando sono andata Venezia
a presentare il mio ultimo lavoro o quando vedono che sto sul set. Però per
arrivare a quello ci sono mesi e mesi di lavoro, mesi e mesi dove una si alza
alle 7.30, porta a scuola le figlie, torna a casa e al lavoro. Però anche la
famiglia è una piccola azienda, la società è formata da tanti piccoli nuclei,
che poi fanno funzionate lo Stato. Io e Angelo comunque facciamo il nostro
dovere.
A proposito di Angelo, come ti ha
conquistata?
Mi ha fregata (risata). Lui era venuto a Roma
tanti anni fa per fare il suo primo film. Un nostro amico comune, con il quale
ci vedevamo sempre in palestra, perché siamo tutti e due dei grandi sportivi,
mi ha detto: “Sai, c’è questo mio amico che deve girare il suo primo film e
ha bisogno di alcune ragazze carine per girare delle scene di alcune feste. Ti
andrebbe?”. Io lavoravo già come modella e avevo fatto un po’ di pubblicità
televisiva e stavo iniziando a muovermi nel cinema.
Avevo 22 anni, quindi ero alle prime armi. Ci siamo incontrati così, lui
mi ha fatto fare due pose e poi ognuno a casa sua. Poi dopo un mese mi ha
richiamato e mi ha detto: “Senti, ho perso il numero di Marco, non è che me
lo ridaresti? Ti ricordi di me?”. Ovviamente era
una scusa, aveva tirato l’amo e io ho abboccato, però sono
felicissima. Lui ha 14 anni più di me e ti dirò di più, dopo un paio di volte
che ci siamo visti ho pensato di rischiare e mettermi con lui. Poi se va, va
altrimenti pace. Devo dire che abbiamo scommesso bene. Stare insieme da 25 anni
comporta tante responsabilità, tante problematiche e non sempre la vita è
facile e con questo non voglio essere ipocrita o
favolistica. Però abbiamo avuto e abbiamo ancora tante gioie e credo che
non esiste una formula, ma l’idea di un progetto di vita che lo si porti
avanti anche davanti alle difficoltà, fa si che questo progetto diventi
concreto.
Parliamo di Roma. Com’è il rapporto
con la tua città?
La mia adorata città. Io la amo davvero
tantissimo, non sono mai riuscita veramente a staccarmi da lei, anche se per
lavoro mi sposto spesso. Ho sposato un milanese che poi si è trapiantato a Roma
e abbiamo sempre i famosi scontri “Milano – Roma”. Dal primo giorno che ci
siamo conosciuti, abbiamo cominciato a discutere sulle differenze fra le nostre
città, ossia buche, rifiuti, traffico, ecc … Nonostante la nostra sindaca
abbia un po’ di problemi, che non dipendono tutti da lei, perché Roma è
sempre stata una città estremamente trascurata, io non riesco a non amare la
mia città. In una giornata come stamattina, in cui ti svegli e trovi la città
illuminata da un sole meraviglioso, come fai a non amarla? Poi basta fare un
giretto sul lungotevere e ti viene il buonumore. Il mio con Roma è un rapporto
di grande amore, di grande rispetto. Invecchiando spero di non diventare una
rompiscatole, però il mio senso civico si è triplicato. Vedendo come viene
gestita la città di Milano, ovviamente mi viene da chiedermi perché a Roma non
seguano l’esempio. Per cui spesso discuto con la gente, per strada, quando
vedo che non raccolgono gli escrementi dei loro cani. Io ho un cane e raccolgo
gli escrementi, ma non è che voglio descrivermi come la più brava della
classe. , però credo che il nostro compito sia
proprio quello di dare il buon esempio e questo sto cercando di fare con
le mie figlie. Come posso cambiare io qualcosa? Se io mi comporto in un certo
modo, nel mio piccolo mondo, faccio qualcosa di buono. Non ti nascondo che
alcune volte ho litigato con delle persone, qui a Roma. Come mi incavolo per
come fanno la differenziata, come quando vedo quelli del negozio di alimentari.
Buttare il polistirolo nel cassonetto della carta. La città è fatta dai
cittadini e ti girano veramente le scatole quando vedi la mancanza di rispetto
totale. Per cambiare e migliorare un po’ le cose, bisogna dare il buon
esempio. Invecchiando mi sono detta “Ma chi se ne frega, se vedo uno che fa
una cosa che non va bene glielo dico”. Lo faccio anche per amore per la mia
città. Roma è una città con un fascino indiscutibile e di una bellezza unica.
Ora, mentre parlo con te, sono al settimo piano del mio condominio e dalla
finestra vedo i castelli romani ed è una cartolina bellissima e mi chiedo:
“Come fai a non amare Roma?”. Per amarla e far si che diventi una città più
civile, bisogna essere noi più civili, noi che ci viviamo.
Quali sono state le tue abitazioni
romane ?
Ho abitato in due zone. Quella di piazza
Vittorio Emanuele, dove sono nata e Trastevere, dove vivo.
A proposito di Trastevere, da anni
dicono che vogliono spostare il mercato domenicale di porta Portese da
un’altra parte. Cosa ne pensi?
Magari lo spostassero, perché la domenica è
un disastro. E’ un mercato dove io ho comprato veramente tante cose, è un
mercato che se ci vieni la mattina presto, trovi delle cose veramente
interessanti. Purtroppo non è più la porta Portese di 20 anni fa. Io frequento
questo mercato e sarebbe un atto di civiltà spostarlo in altri spazi che a Roma
non mancano. Quando smontano le bancarelle per andare via,
lasciano in strada tantissima carta, scatoloni e plastica.
L’amministrazione dovrebbe obbligare quelli delle bancarelle a pulire e
smaltire la loro plastica e i cartoni e non lasciare per terra
tutta quella sporcizia. E’
un discorso che porto avanti a tal punto da essere noiosa.
Nei momenti liberi in quale zona di
Roma ami rifugiarti?
Io vivo in un quartiere già bellissimo,
quindi quando sono un po’ libera, vado a farmi un giretto in centro, perché
io non c’ho mai tempo di fare queste cose, visto che sto sempre dietro alle
ragazze e al lavoro. Per cui diventa complicato vivere la città, però mi piace
girare sul lungotevere o fare due passi a villa Pamphili. Quando le ragazze
erano più piccole, andavo quasi tutti i giorni a villa Pamphili e a villa
Sciarra, che sono i parchi che amo di più. Spessissimo.