Ema Stokholma (modella e conduttrice
radiofonica)
Roma 9.7.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
“Il mio sogno è invecchiare in una casetta
al mare, dipingere e poter vivere di questo”
Ema Stokholma, nata a Marsiglia e cresciuta a
Parigi, esordisce nel mondo della moda già all’età di 15 anni, lavorando per
firme prestigiose tra cui Valentino, Dolce&Gabbana, Versace, Yamamay e
Fendi.
In questi anni vive nelle capitali più cool
d’Europa come: Londra, Parigi, Berlino, Roma e Milano e proprio nel corso di
questi viaggi nasce e cresce la sua passione per la musica.
Il suo è un bagaglio di suoni multietnici
che miscelano hip hop, electro, Funky e Deep House, che l’ha portata a
diventare in breve tempo una delle Guest Dj nei migliori locali d’Italia e
d’Europa.
Esordisce negli anni successivi come
conduttrice radiofonica nella trasmissione Back2Back su Rai Radio 2 a fianco di
diversi rapper italiani tra cui Don Joe dei Club Dogo, Emis Killa, Ensi, Fabri
Fibra, Luchè e tanti altri.
Dal 2016 su Instagram si diletta a dipingere.
Nel 2017 partecipa a Sanremo Giovani con il
ruolo di giudice, e nello stesso anno esce vittoriosa dalla sesta edizione di
Pechino Express su Rai 2 ,insieme a Valentina Pegorer come coppia #leclubber.
Nel 2018 e 2019 racconta il Sanremo su Rai
Radio 2 insieme a Gino Castaldo e prende parte ogni sera anche al dopo festival.
Nel 2019 commenta anche i Brit Awards
per Rai 4 insieme ad Andrea Delogu e per la stessa rete potremo vederla a Tel
Aviv nel contesto del’Eurovision insieme a Federico Russo.
Oggi continua a condurre Back2Back tutti i
giorni in diretta alle ore 21:00 insieme a Gino Castaldo, firma storica del
giornalismo musicale.
Intervista
Parliamo del tuo libro “Per il tuo
bene”: Cosa ti ha spinto a raccontarti?
In realtà è partito tutto da un fatto di
cronaca che è stato condiviso su facebook. Un fatto che è accaduto in
provincia di Napoli, l’ennesimo caso di violenza domestica su questo ragazzino
che purtroppo non ce l’ha fatta e se ne parla purtroppo solo quando si arriva
all’estremo. La notizia mi ha scioccata tanto, ma anche i commenti delle
persone, che erano abbastanza sconvolti da questa atrocità. E io ho pensato:
“Ma anch’io ho vissuto questa violenza in casa, forse è ora che la racconti
perché la gente non sa cosa succede e se non sa cosa succede, non può
aiutarti”. Allora ho cominciato a mettere giù un po’ questa storia perché
volevo farlo sapere alla gente che non ha vissuto questa brutta esperienza.
Perché è talmente assurdo, vedere un bambino in casa, a cui i genitori gli
hanno spezzato il collo. Viene molta rabbia e noi cominciamo a odiare questi
genitori che fanno queste atrocità.
Qual è il messaggio che vuoi lanciare a
chi ti legge?
Ma in realtà non pretendo di lanciare dei
messaggi, ma vorrei dare una piccola speranza a quelle persone che hanno vissuto
queste violenze, cioè la vita può andare avanti ed essere bella, nonostante le
violenze inflitte da qualcun altro. Noi dobbiamo scegliere per noi stessi, non
dobbiamo continuare a distruggerci solo perché qualcuno ha provato a farlo.
Quindi bisogna volersi bene e poi guardare un po’ di più cosa succede nella
casa del vicino, perché se senti che qualcuno urla, forse ha bisogno di aiuto.
Come spieghi tutta questa violenza
domestica, quali sono le giustificazioni?
Penso che la vita è difficile per tutti e
non tutti hanno le basi per superare i traumi. Nel caso di mia madre, per
esempio, la grandissima solitudine, l’abbandono da parte di mio padre, sono
cose che probabilmente hanno fatto scattare un qualcosa dentro di lei ed era
talmente tanto il dolore che sembrava impazzita. Purtroppo succede ed alcuni
traumi ci cambiano.
A 15 anni sei andata via di casa e sei
venuta a Roma per fare la modella, vero?
Sono arrivata a fare la modella perché
lavoravo come cameriera in alcuni bar di Roma. Sono alta e in Italia c’ è
questa cosa che dicono “Sei alta, dovresti fare la modella”, mentre in
Francia nessuno me l’aveva detto. In Italia me lo dicevano tutti e allora ho
provato anche perché avevo bisogno di soldi per vivere. E’ andata bene e per
sette anni ho fatto questo lavoro che non amavo tanto. Cioè non amavo la mia
parte nel lavoro, perché erano sempre gli altri a decidere come dovevo
mettermi, come dovevo camminare. Però questo lavoro mi ha insegnato tanto,
perché mi ha insegnato a lavorare per qualcuno, a rispettare le direttive, poi
io amo la moda tuttora e mi piace molto l’arte, e la moda non è solo
marketing, ma è anche un arte. Mi piace aver fatto la modella, ma quando
la facevo non era sempre così bello.
E la passione per la pittura com’è
nata?
La passione per la pittura è nata un po’
per caso, perché in realtà mi ricordo che ho sempre disegnato, però non ci
facevo caso. Quando condividevo le case con altri ragazzi, facevo un quadro per
l’ingresso con le nostre facce o con alcune scritte. Quattro anni fa, ho
cominciato a disegnare per dare una impaginazione diversa alla mia comunicazione
al mio profilo instagram e da lì è diventata una passione. Non l’avrei mai
detto.
Da modella alla radio, com’è avvenuto
il passaggio?
E’avvenuto grazie ad Andrea Delogu.
Lavorava in radio e lei mi ha avvicinato a questo mondo. La radio è sempre
stata una passione per me, perché da piccola ascoltavo tanta musica, stavo
sempre con le cuffie in testa. Alcuni speaker mi facevano compagnia di notte e
mi facevano sentire meno sola. Ho sempre rispettato molto questo lavoro. Quando
Andrea Delogu mi ha fatto entrare in via Asiago, a Radio2, mi sono sentita tipo
i Blues Brothers (risata). Non pensavo di fare radio, anche perché con la mia
voce sono stata un po’ complessata, invece mi hanno convinta e ho fatto “uno
a zero” e mi hanno accetta praticamente subito.
Oltre al talento cosa serve per fare un
buon programma in radio?
Sono tre anni che faccio radio e sto ancora
imparando. Credo che serva comunicare con molta positività e simpatia.
Le tue ambizioni?
Sono una persona zero ambiziosa. Il mio sogno
è invecchiare in una casetta al mare, dipingere e poter vivere di questo. Non
sono una persona ambiziosa, prendo le cose come arrivano, giorno per giorno.
Come hai conosciuto Andrea Delogu?
Lei va oltre il rapporto di amicizia, è più
di un’amica. Ci siamo conosciute perché io facevo la deejay e lei la
vocalist. Ci siamo conosciute così, perché il nostro manager ci ha messe a
lavorare insieme, abbiamo girato l’Italia sui regionali, alle 7 del mattino e
da lì si è creata questa nostra bella amicizia.
Fra colleghe hai trovato più rivalità o
complicità?
Complicità, assolutamente.
Hai mai pensato ad un programma tutto tuo,
magari anche come autrice?
Mi piacerebbe molto e devo dire che ci sto
lavorando e il tema è un po’ quello che c’è nel libro.
Nel mondo della radio hai notato più
meritocrazia o raccomandazioni?
Mi fai una domanda alla quale non ti so
rispondere. Spero comunque più meritocrazia.
Cosa serve in radio per catturare nuovi
ascoltatori?
Secondo me idee nuove, non solo la simpatia e
la cordialità verso chi ti ascolta. Come dicevo prima, sto imparando tanto e
secondo me questo è un mestiere che impari dopo una decina di anni, perché
ogni giorno è una sfida diversa. E io sono l’ultima arrivata quindi devo
ancora imparare molto. Non so che consigli dare, anzi se ne hai tu da suggerirmi
(risata).
Oltre la radio e la pittura, nella vita
curi altre passioni? Non so, la cucina …
La cucina no (risata). Il cinema è
sicuramente un’altra mia passione, però guardarlo, non farlo come attrice. Mi
piacciono i film un po’ disturbanti. Ieri ho visto “Favolacce” e devo dire
che mi è piaciuto moltissimo. E’ bellissimo. Erano anni che non vedevo un
film italiano così bello.
Parliamo un po’ di Roma. Sei venuta
nella capitale a 15 anni. Quali sono i tuoi ricordi?
Ricordo un impatto caldo e colorato. Io sono
arrivata a Roma Termini e il bello di Roma è che come scendi dal treno, già
fuori la stazione vedi fontane, piazze meravigliose, monumenti. E’ incredibile
l’effetto che fa Roma. Io sono innamorata di questa città.
Com’è il tuo rapporto con Roma?
E’ come in una relazione, cioè è un
rapporto di amore e odio. Non c’ è una via di mezzo e Roma non può esserti
indifferente. Tendenzialmente la ami, quando ci vivi a volte la odi, perché a
volte è un incubo girare per la città. Non funziona mai quasi
niente, i mezzi sono inesistenti, ha un sacco di problemi e quindi è una
metropoli difficile da viverci. Però è anche unica al mondo e si fa perdonare
con le sue bellezze. Come fai ad essere arrabbiato con Roma? A volte ti
incavoli, poi passi davanti al Colosseo e dici: “Ok, vabbè, ti perdono tutti
gli appuntamenti che mi hai fatto perdere” (risata).
In che zone hai abitato?
All’inizio vivevo in un garage a
Trastevere.
Garage?
Si, un garage che spacciavano come casa,
invece era veramente un semi interrato accanto al garage e sentivo le macchine
che parcheggiavano. Ma quando hai pochi soldi, va bene anche un semi interrato.
Poi ho vissuto al Pigneto, dopo piazza Bologna e altre parti. A Roma ho fatto
una ventina di traslochi se non di più. Ora vivo a Roma est e mi piace un
sacco, perché è una zona internazionale. Quando vado a New York o a Parigi
dove ci sono dei quartieri così, mi sento come se fossi a Tor Pignattara, so
che sembra assurdo, però è molto multietnica.
C’è un angolo di Roma che ami molto, in
cui ami rifugiarti nei momenti liberi?
Il divano
di casa mia (risata). A volte ho proprio bisogno di stare a casa mia, sul
divano, con il mio cagnolino per rilassarmi. Poi in realtà giro sempre per
Roma, quindi quando posso, mi rifugio a casa mia.
La cucina della capitale ti piace?
Tantissimo, Gianfranco. Io sono una fan dei
primi, quindi matriciana, carbonara, cacio e pepe, la gricia.
Tradiresti Roma per vivere in un’altra
città?
Se dovessi tradirla, lo farei con Parigi o
New York. Ma Parigi ce l’ho nel cuore, però
ti devo dire che ero fidanzata con un ragazzo di Parigi, siamo stato tre
anni insieme. Andavo a Roma e poi tornavo a Parigi, facevo avanti e indietro e
mi piaceva questa cosa di non stare sempre lì nello stesso posto.