Federico Vespa (scrittore e conduttore
radiofonico) Roma 1.2.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
Credo che buona parte dei disagi che si
cominciano ad avvertire in tenerissima età, derivi da un contesto famigliare
Il libro di Federico Vespa
Federico Vespa è
nato a Roma il 25 febbraio del 1979. È
il primo dei due figli del popolare giornalista Bruno Vespa e di Augusta Iannini,
ex magistrato. La sua prima esperienza giornalistica risale al marzo del 2002,
quando collabora col quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport e commenta le
partite casalinghe della Roma per l'emittente radiofonica Radio 101 One o One
(attuale R101). Laureatosi in Giurisprudenza nel 2005, dopo una breve esperienza
nell'emittente romana "Radio Spazio Aperto" inizia a collaborare con
Rtl 102.5, occupandosi ancora di sport e poi passando al lavoro di redazione
giornalistica e conduzione radiofonica. Proprio per Rtl 102.5 commenta le gare
casalinghe della Roma ed è stato inviato e radiocronista della finale di
Champions League 2009 tenutasi nella capitale. Ha collaborato a lungo con il
quotidiano "Il messaggero" e realizzato interviste a personaggi noti
per il settimanale "Gente". Dal marzo 2007, con suo padre, conduce
"Non Stop News Raccontami" approfondimento settimanale tuttora in onda
su Rtl il Venerdì mattina dalle 8.00 alle 9.00. Ha poi condotto numerosi
programmi tra i quali Non Stop News, Onorevole DJ, Chi c'è c'è, chi non c'è non parla, Nessun Dorma. Ha condotto, sempre su
Rtl 102.5, il programma "Protagonisti" in onda dalle 19 alle 21, con
Federica Gentile. È stato inviato, per la medesima emittente radiofonica, in
numerosi eventi politici tra cui le elezioni politiche del 2008 e del 2013. Ha
lavorato dal 2008 al 2010 per Sky Sport in qualità di telecronista. Dal 2011 al
2015 ha commentato le gare di Serie A e Champions League per l'emittente
televisiva Mediaset. Il 29 ottobre 2019 ha pubblicato il suo primo libro,
“L’anima del maiale. Il male oscuro della mia generazione”, edito da
Piemme.
Intervista
E’ uscito il tuo libro “L’anima
del maiale”. Com’è arrivato l’input?
L’input mi è arrivato da una mia amica che
lavora per la casa editrice Piemme. Mi ha chiesto se mi andava di scrivere un
libro e gli ho risposto di si. Il titolo “L’anima del maiale” nasce dal
fatto che un vecchio professore del Liceo, un amico tutt’ora, definì la mia
classe, una classe di porcellini ingrassati della Roma bene, che non hanno
voglia di studiare. Io mi sono ricordato questa frase e ne ho fatto il titolo un
po’ diverso di questo libro.
Il sottotitolo è “Il male oscuro
della mia generazione”.
Si, parlo della depressione che mi ha
riguardato da vicino e più che altro ho voluto scrivere i disagi, che i ragazzi
di 40 anni, che anche grazie al fatto che l’età è diversa da prima, che la
vita si è allungata di più di dieci anni, hanno le incertezze che dovrebbero
avere i trentenni. Questa è una strada che non si riesce mai a prendere, che
non è mai definita, che non è mai sicura. Ho voluto scrivere l’insicurezza
dei quarantenni, che sono i nuovi trentenni.
In questo libro parli anche del
rapporto fra genitori e figli.
Si. Perché sono convinto che buona parte dei
traumi dei ragazzi, specialmente di quelli giovanissimi, tipo dei quindicenni,
lo devono all’ambiente che c’è dentro la famiglia. Ora è chiaro che si può
essere genitori perfetti e avere dei figli non responsabili, non c’è dubbio.
Però io credo che buona parte dei disagi che si cominciano ad avvertire in
tenerissima età, derivi da un contesto famigliare.
Qual è il messaggio che vuoi lanciare
in questo libro?
Il messaggio che voglio dare è innanzitutto
sulle difficoltà, parlo della depressione, di non avere paura di farsi aiutare,
di non avere vergogna, di non avere timore. Il secondo messaggio è di cercare
di capire che è meglio una famiglia unita, magari con
due compagni diversi, o di divorziati, però felici, piuttosto che tenere in
piedi famiglie infelici. E poi di non giudicare mai dall’apparenza. Nel senso
che dietro a tanta materialità, tanti soldi, tanti oggetti, tanti viaggi, ci
possono essere dei disagi molto importanti. Troppo spesso la gente tende a
inquadrare la fortuna nel materiale, ma non è felicità.
Scrivere questo libro per te è stato
uno sfogo, un’urgenza personale?
Anche. Devi sapere che io avrei voluto
scrivere questo libro già dieci anni fa, poi un po’ per pigrizia, un po’
per il tempo che mancava, non l’ho più scritto. Quando la mia amica mi ha
chiesto di scriverlo, l’ho reputato quasi un segno del destino e scriverlo è
stato assolutamente terapeutico e probabilmente avevo anche bisogno di farlo.
Quindi ha migliorato il tuo percorso di
vita.
Si, certamente.
Oltre a fare lo scrittore, sei anche
giornalista e conduttore radiofonico. In quali di questi ambienti pensi di dare
il meglio di te o meglio ti senti più a tuo agio?
Faccio il giornalista da anni e come
scrittore ho pubblicato un libro solo. Magari fra dieci anni dirò che è meglio
fare lo scrittore e avrò pubblicato tre o quattro libri. Diciamo che per
esperienza e percorso fatto, sicuramente come giornalista e come
conduttore, mi sento più a mio agio, però anche scrivere è una cosa
che mi piace molto e penso che scriverò altri libri.
Mi racconti la Roma della tua infanzia,
della tua gioventù?
Era una Roma diversa, con meno abitanti di
adesso e quindi molto più vivibile e più pulita. Sto parlando della metà
degli anni ’80, cioè quando ero ragazzino. Era, come diceva Gigi Proietti
“Una grande città, mentre ora è una città grande”.
La tua Roma in tre posti diversi?
Il Colosseo, perché è il cuore di Roma. Ti
dico il fiume Tevere, da qualsiasi parte tu lo voglia guardare, e di notte i
Fori Imperiali, tutti illuminati.
Cosa ti da più fastidio di Roma o
meglio, esiste una Roma da buttare?
Si, esiste una Roma da buttare. Purtroppo una
buona parte di questa città è da buttare. Di Roma mi da fastidio il caos che
si è triplicato negli ultimi dieci anni, mi da fastidio il traffico, la
sporcizia che è diventata qualcosa di veramente imbarazzante. Un sindaco di
Roma dovrebbe fare tre cosa fondamentalmente: rendere la città pulita, vivibile
e con dei mezzi di trasporto che funzionino. A Roma attualmente queste tre cose
mancano.
Roma per uno scrittore può essere
fonte di ispirazione?
Si, anche perché Roma tra le sue
fortune ha una situazione climatica molto buona. Roma è una città che
il tempo per pensare te lo da, anche nelle belle giornate estive, con il
ponentino.
La cucina romana ti piace?
Come no. Sono un
buongustaio. Adoro tutto della cucina romana.
Tradiresti Roma per vivere un
un’altra città?
Si, andrei a vivere a Firenze.
Tuo fratello vive a Milano. Fate mai i
confronti tra Milano e Roma?
No, perché Milano è più avanti di Roma, ha
tutto quello che Roma non ha. Fare un paragone tra Roma e Milano adesso e
improponibile. Ti dico che andrei a vivere a
Firenze perché io ho sempre amato le città medie, dove si vive bene e
Firenze secondo me è perfetta. E’ perfetta per il tipo di vita che vorrei.