Flora Vona (cantante, attrice e scrittrice)
Roma 14.6.2024
Intervista di Gianfranco Gramola
“E’ appena uscito il mio nuovo singolo
“Fame”, un inno a non arrendersi mai, quindi fame di vita, fame d’amore,
fame di voglia di farcela, di alzarsi sempre e sentirsi luce, stella, nonostante
le avversità della vita”
Flora Vona, artista poliedrica, è nata a
Napoli. Si laurea in Scienze dell’Educazione, presso l’Istituto
Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, con una Tesi Sperimentale di
archivio, attualmente depositata nella Biblioteca del Vaticano a Roma. Poi, dopo
un Master di secondo livello universitario in Mediazione e Gestione dei
Conflitti, diventa Mediatrice in ambito familiare e penale. Dopo la laurea
partecipa al Festival di Saint Vincent come cantante, vincendo per il miglior
video musicale MT Music Sky ed il premio Radio Cuore. Nel 2005 trasferitasi in
Sicilia, si diploma al Teatro Biondo Stabile di Palermo sotto la direzione
artistica di Pietro Carriglio e successivamente frequenta la scuola per attori e
registi Teatès. Sotto la direzione artistica di Michele Perriera, iniziano le
sue prime apparizioni sul palcoscenico, nello stesso anno consegue il diploma di
dizione e nel 2007 continua la sua attività teatrale interpretando Diana in
Filumena Marturano di Eduardo De Filippo per la regia di Rinaldo Clementi. In
Narrazioni Eretiche all’interno del Palazzo Steri ex Carcere
dell’inquisizione Spagnola, interpreta il ruolo di Ioana Reina, per la regia
di V. Bartucca e S. Calatabiano; successivamente interpreta la sovversiva
nell’Amore impossibile, rappresentazione ispirata da L’amaro caso della
Baronessa di Carini di Daniele D’Anza diretta da Antonello Capodici in scena
al Teatro Massimo di Palermo. Nel 2008 è interprete nel cortometraggio: “Le
lacrime amare di Petra Von Kant” di Fassbinter diretto da R. Mannelli e G.
Bona. Nel 2009 interpreta il ruolo di Esmeralda in La vera storia di Esmeralda
di Victor Hugo diretto da Giuseppe Celesia ed ancora per Sky Cinema, gira la
fiction dal titolo Moana per la regia di Alfredo Peiretty. Doppiatrice nel 2010
nella serie di documentari per Geo Rai 3 e due interpretazioni sia in Squadra
Antimafia Palermo oggi 3 che nel Il Segreto dell’acqua. Nel 2011 in Paolo e
Francesca per la regia di Fioretta Mari, una delle protagoniste nel corto di
Federico Moccia “A mosca cieca” ed in “Novecento” di Rossella Izzo. Dopo
uno stage come doppiatrice, diretto da Luca Ward e Rossella Izzo presso la Fono
Roma, perfezionerà la sua voce. Nello stesso anno frequenta lo stage di
specializzazione con Giorgio Albertazzi e nel 2013 a teatro Diana di Napoli,
interpreta Silvia, la protagonista in Anche l’occhio vuole la sua parte, al
fianco di Maurizio Casagrande e termina il suo primo lungometraggio di
produzione italo-albanese L’ultima Volontà premiato al Toronto Festival nel
2014, scritto da Namik Ajaze, interpretando il ruolo di Frida. Nel 2014 gira il
suo nuovo videoclip “La musica è finita”, una nuova versione del brano di
Ornella Vanoni per la regia di Gabriel Cash, per poi finire nello stesso anno le
riprese del suo ultimo film da protagonista “I fiori del male” diretto da
Claver Salizzato, trasmesso al New York Film Festival e candidato, l’anno
successivo al David di Donatello. Nel 2024 nel cinema lavora in “Mya” (di
Federico Moccia) e “Le stanze
dell’anima”. In campo musicale bellissime le sue canzoni “Mari e
incendi” e “Fame” (2024).
Intervista
Mi racconti com’è nata la passione
per il mondo dello spettacolo, per la recitazione?
Io devo ringraziare la mia nonna materna che
mi ha completamente plasmata, da cui ho ricevuto i primi stimoli artistici. Lei
era una donna poliedrica, una professoressa di origini irlandesi che sposò mio
nonno partenopeo. Aveva la passione per la scrittura, quindi la mattina
insegnava e nel pomeriggio si dedicava alla sua associazione teatrale e mi volle
coinvolgere. Mi faceva studiare dei monologhi e mi faceva esibire durante i suoi
spettacoli. Quindi diciamo che
l’imprinting artistico è dovuto alla nonna materna, anche se la mia famiglia
e una famiglia di artisti perché una mia zia era scrittrice e ho parenti
musicisti. Nonna prima di morire mi disse: “Devo giurarmi che diventerai
un’attrice”. Io allora avevo 14 anni e mi dimenticai lì per lì di questa
promessa, anche perché mi ero dedicata alla laurea e alle mie serate musicali.
Però poi saltò fuori questo ricordo e quando ci fu l’opportunità di fare
questo provino per l’accademia al teatro stabile di Palermo, alla scuola di
Michele Perriera, ne approfittai. Andò bene, mi fecero i complimenti pubblici e
mi dissero che non volevano assolutamente perdermi come allieva.
Perché a Palermo?
Mi ero innamorata di un siciliano e mi sono
trasferita a Palermo, mi sono sposata e ho avuto un bambino splendido, che ora
è un ragazzo. Quindi l’attività teatrale si è andata un’altra volta a
riaccendere da cui la promessa era come se facesse proprio parte del mio
destino, che dovesse prima o poi fare capolino.
Hai lavorato con il maestro Giorgio
Albertazzi.
Lui è stato il mio maestro. Mi fece dei
complimenti bellissimi dicendo pubblicamente: “Siamo ad alti livelli”. Lui
mi fece fare molte improvvisazioni e mi sono formata con lui.
I tuoi maestri nel doppiaggio?
Poi per quanto riguarda il doppiaggio ci sono
stati dei maestri come Luca Ward e Rossella Izzo che mi hanno plasmata durante
questa mia formazione. Ho avuto molte esperienze nel campo e ho avuto modo di
farmi formare da grandi professionisti. Mi sono sempre sentita incoraggiata,
perché sentirsi dire delle belle frasi, sentirsi fare i complimenti da delle
persone che stimi e a questi livelli, naturalmente ti danno quella carica,
quella endorfina per non arrenderti mai di fronte alle difficoltà.
Teatro e cinema. In quale di questi
ambienti ti senti più a tuo agio?
Io nasco come cantante, il primo talento che
hanno notato i miei genitori è stato quello per la musica. Poi pian piano con
la nonna, come ti dicevo prima, è emersa questa attitudine alla recitazione. Io
mi sento a mio agio in entrambi gli ambienti e
attraverso la musica riesco ad esprimere le emozioni e attraverso la
recitazione altre emozioni. Siccome sto bene in tutti gli ambienti, per me è
difficile sceglierne uno o dove mi trovo meglio, anche perché
poi è il destino che
decreterà dove brillo di più. Ad
un certo punto un’artista o riesce a fare entrambe le cose o pian piano si va
sempre più strutturando. Poi sono anche i lavori che ti propongono che
decretano poi la strada che prenderai. Io per il momento riesco a conciliare
entrambe le attività e le passioni. Adesso uscirà il secondo film dal titolo
“Le stanze dell’anima” dove nel cast
c’è anche Luciano Roman, che è stato uno dei miei professori al teatro
stabile di Palermo e Samuel Peron con cui ballo. Samuel è presente anche nel
video clip della mia canzone “Mari e incendi” dove balliamo insieme ed è
presente anche nel film che uscirà il 21 giugno, che è la storia di
un’attrice. Ci sarà un evento alla casa del cinema di Roma, dove sarà
proiettato il film. La regia è stata affidata a Claver Salizzato e io sarò la
protagonista. Ti parlo di questo film perché sia in questo film “Le stanze
dell’anima” che nel film “Mya” (regia di Federico Moccia, ndr) che è
uscito alcune settimane fa, è la storia di una cantante, quindi cantavo e
recitavo inoltre nell’ultimo film ballo con Samuel Peron. Quindi ciliegina
sulla torta ho completato la triade, perché canto, ballo e recito.
Come cantante chi sono stati i tuoi miti?
Io sono sempre stata una amante di Whitney
Houston, di Mina e durante la crescita mi piaceva Pino Daniele, Tina Turner. Mi
piaceva Madonna negli anni ’80 perché era molto trasgressiva, come Michael
Jackson che mi dava sempre quella grinta di voler far uscire una parte di me più
trasgressiva.
Ho letto che sei anche autrice delle tue
canzoni. Qual è il tuo metodo? Prima scrivi il testo e poi la musica o
viceversa?
In realtà parto dalla melodia. Diciamo che
ho delle profonde attività oniriche. Infatti scrivo romanzi, sceneggiature,
soggetti cinematografici e anche queste melodie che mi svegliano la mattina.
Allora io memorizzo la mia melodia e poi dalla melodia nasce il testo. C’è
chi crea prima il testo e poi la melodia, invece per me è il contrario.
L’ambiente che ti circonda è fonte di
ispirazione per il tuo estro artistico?
No, non è fonte di ispirazione perché io ho
un mio mondo interno che immagino e che su quelle corde vado a costruire la mia
identità, perché comunque riesco a visualizzare ciò che vorrei, anche le cose
che vorrei fare e riesco poi a realizzare perché le ho immaginate in quel modo.
Quindi se uno non perde di mira la propria essenza, senza lasciarsi intrappolare
dai luoghi comuni, dalle credenze, dagli archetipi della società, si riesce
secondo me ad essere autentici, quindi cerco di non farmi contaminare dal mondo
esterno. La natura sicuramente mi ispira molto, l’amore per mio figlio mi
stimola moltissimo e la sua adolescenza fa scaturire in me l’adolescente che
c’è in me e sono anche un’acuta osservatrice dell’essere umano, ma senza
perdere la mia essenza.
Ho letto che hai scritto il libro
“Irene”. Mi racconti brevemente la trama di questo romanzo e quanto c’è
di te nella storia?
“Irene” non è un romanzo biografico.
E’ scaturito da un sogno che feci. Di solito i sogni vengono interrotti ma con
“Irene” fu tutto un fil rouge che mi portò fino al risveglio, quindi
dall’inizio alla fine immaginai la storia. Non è biografico ma qualcosa di
Irene mi assomiglia moltissimo, come la passione per l’amore che abbiamo in
comune, l’amore senza mezze misure. E la storia di un adolescente orfana che
cresce in questo orfanotrofio dove lei è innamorata del suo maestro di arte
scenica, però decide di lasciare l’orfanotrofio per andare alla ricerca del
successo. Siamo nei primi del ’900, in una Ginevra stile liberty e di un
adolescente che vuole confermare se stessa nel mondo e durante questo percorso
di crescita amerà e incapperà anche in dispiaceri. E’ una storia molto
attraente e molto sentimentale.
Dopo l’uscita del film “Le stanze
dell’anima” hai altri progetti?
Oltre a “Le stanze dell’anima” che è
un film su cui punto moltissimo, è appena uscito il mio nuovo singolo
“Fame”, un inno a non arrendersi mai, quindi fame di vita, fame d’amore,
fame di voglia di farcela, di alzarsi sempre e sentirsi luce, stella, nonostante
le avversità della vita. E’ scritto da autori importanti e in questo ultimo
lavoro ho preferito farmi scrivere il brano, mentre in “Mari e incendi” sia
la musica che il testo sono miei. Il brano “Fame” mi è stato dato da questi
autori che stimo molto che sono Lorenzo Buso, Luca Chiaravalli, Andrea Bonomo e
Andrea Pugliese. Ora sto puntando moltissimo su questo nuovo singolo e sul film.
Come riesci a conciliare carriera e vita
privata?
Mettendoci tanta grinta. Sono una che sa
organizzarsi molto bene e la sera prima ho già il mio piano d’azione per
l’indomani. Sono anche una madre e quindi cerco di conciliare al meglio tutte
le attività e mi impegno molto per far si che tutte le cose rientrino come un
puzzle nel punto giusto. Diciamo che ho delle giornate molto ricche e
movimentate.
Qual è il segreto del tuo successo e come
vivi la popolarità?
Il segreto del mio successo è di essere
autentica e di sentirmi libera, di non avere sovrastrutture, di seguire il mio
sentire e con questo mi sento molto vera. Nonostante sia poliedrica spesso con
la recitazione sono costretta a mettermi una maschera, ma questa maschera cade
nel momento in cui dimostri l’autenticità. Mi piace mascherarmi attraverso il
trucco ma mi piace anche quando, guardandomi allo specchio, risulto me stessa,
una donna acqua e sapone.
Sei soddisfatta della tua carriera o ti
manca qualcosa?
Sono molto soddisfatta della mia carriera ma
mi piacerebbe puntare a qualche collaborazione internazionale. Un film che porti
la firma dal profumo internazionale. Ad esempio Woody Allen potrebbe rientrare
nello scopo.
Rimpianti?
No, nessun rimpianto. Ho fatto tutto quello
che ho potuto fare e sempre al massimo.