Francesca
Neri (attrice e produttrice) Roma 18.10.2009
Intervista di Gianfranco Gramola
Una
trentina piena di virtù e dalla simpatia contagiosa.
Francesca
Neri nasce il 10 febbraio 1964 a Trento ma si trasferisce giovanissima a Roma
per frequentare il Centro Sperimentale di cinematografia. Dopo vari tentativi
per entrare ne cinema fa il suo debutto con "Il grande Blek" (1988) di
Giuseppe Piccioni, recitando poi in "Bankomatt", un film di Villi
Hermann in concorso al Festival di Berlino. E' con lo scabroso "Le età di
Lulù" del regista Bigas Luna che Francesca Neri s'impone all'attenzione
della critica e all'interesse del grande pubblico, sia per la sua prova
recitativa, per la bellezza eterea e sensuale del suo corpo, sia per il suo
sguardo unico, talvolta enigmatico, difficile da descrivere. Riconoscimenti
importanti sono arrivati dalla critica che l'ha riconosciuta come una delle meno
banali e più intelligenti artiste del nostro paese. Il successo professionale
in questo senso è arrivato infatti con un Nastro d'argento per il toccante
"Pensavo fosse amore... invece era un calesse", a fianco
dell'indimenticabile Massimo Troisi. Seguono le pellicole "Sabato
italiano" di Luciano Manuzzi e "La corsa dell'innocente" diretto
da Carlo Carlei, evento speciale al 49° Festival di Venezia. Nel Natale del
1992 l'attrice è apparsa sugli schermi nel film "Al lupo, al lupo" di
Carlo Verdone, titolo che la vede al centro di una trama basata su esilaranti
sentimenti familiari; l'anno successivo è la volta di "Sud" di
Gabriele Salvatores (1993) accanto a Silvio Orlando, ormai un cult per le
giovani generazioni. La carriera di Francesca Neri annovera anche partecipazioni
in produzioni internazionali come quella di "Carne tremula", girato
nientemeno che da Pedro Almodovar, che le vale il secondo Nastro d'argento come
miglior attrice; "Spara che ti passa" girato da un altro grande:
Carlos Saura. In questa pellicola ha accettato la sfida di un film difficile e
controverso, liberamente tratto da un racconto di Scerbanenco e interpretato al
fianco di Antonio Banderas. La scelta è risultata vincente: il film è stato
selezionato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 1993. Dopo aver
interpretato l'anno prima "La ragazza della folla" nel programma
preserale di RaiDue Alcatraz, nel 2001 Francesca ha messo a segno un altro colpo
importante partecipando all'inquietante "Hannibal" (il seguito de
"Il silenzio degli innocenti"), in cui l'interprete principale è
Anthony Hopkins: dietro la macchina da presa un gigante del cinema moderno che
risponde al nome di Ridley Scott. Elencare tutti i film dell'attrice sarebbe
troppo lungo. Una cosa è certa, cioè che sono pochi i nomi di attrici di casa
nostra che possano vantare lo stesso curriculum. Tra i suoi lavori per la tv va
ricordato la sua partecipazione al fianco di Adriano Celentano nel varietà del
sabato sera "Francamente me ne infischio".
Filmografia
parziale
Buon
Natale… buon anno (1989) – Le età di Lulù (1990) – Carne Tremula (1990) – Capitan America (1990) – Pensavo fosse amore, invece era un
calesse (1991) – Al lupo, al lupo (1992) – Spara che ti passa (1993)
– Hannibal (2000) – La felicità non costa niente (2002) – Danni
collaterali (2002) – Ginostra (2002) – Per sempre (2003) – Il siero
della vanità (2004) – Olga e i fratellastri Billi (2006) – La cena per
farli conoscere (2006) – Il papà di Giovanna (2008).
Come
produttrice
Melissa
P. (2005) – Riprendimi (2008).
Ha
detto
-
Nella
vita di tutti i giorni sono una persona semplice, mi trucco e metto i tacchi
alti soltanto per esigenze lavorative. Nel privato non sono esibizionista, ai
pizzi e alle trasparenze preferisco il pigiamone. Claudio spesso mi prende in
giro. Ma una donna non ha bisogno di orpelli per essere sexy.
- Il
cinema ha una magia che la Tv non ha. La Tv deve sempre fare i conti con l’auditel
e con la fretta di girare, inoltre la televisione ammazza la qualità del
cinema, purtroppo.
- La
roulette mi appassiona da morire. Per fortuna a Roma non c’è un casinò,
altrimenti mi sarei già sbancata.
-
Trovo
che morire d’amore sia bellissimo. Bisogna morire d’amore o di vecchiaia.
Niente altro. E le grandi storie d’amore, del resto, presuppongono il dolore.
- Faccio
la pubblicità dei gioielli perché in quella mi riconosco e mi piace com’è
fatta. Non la farei mai per un pannolino o per una lavatrice.
Curiosità
-
Nel
2001gli sono stati offerti (da lei rifiutati) 2 miliardi di lire per un
calendario senza veli.
- Papà
Claudio è zoologo, la mamma Loriana fa la casalinga. Francesca ha un fratello,
Andrea.
- Il
settimanale “Donna moderna”, nel 2006, ha rivelato che dal chirurgo
plastico, la bocca più copiata è quella di Francesca Neri, perché è più
“piena e trasgressiva”.
- Non
viaggia mai senza il suo cuscino basso e duro, con interno in lana. Quando è in
un albergo, scoccia tutte le finestre per fare buio pesto. Una le candele per
purificare l’energia.
- Insieme
a Claudio Amendola, ha fondato la “Bess Movie S.r.l. (società di produzioni),
che si trova in via Flaminia 514, a Roma.
-
Compagna
di Claudio Amendola (con cui ha fra l'altro recitato nel film "Le mani
forti"), ha avuto dall'attore un figlio, Rocco.
Intervista
La
mamma Loriana, parlando della figlia Francesca, dice:” Ha un bel carattere, è
una donna semplice, senza grilli per la testa, umile, parla con tutti, inoltre
è brava, generosa, sincera e buona”. Confermo pienamente il giudizio della
mamma, perché alla mia richiesta per un’intervista, si è mostrata molto
disponibile e non una vip capricciosa e arrogante (ce ne sono tante, credetemi). Sono le 11 di domenica mattina e dall’altra parte del telefono trovo una
Francesca solare e meravigliosa. A Roma c’è il sole e dal tono di voce della
bella trentina si sente che è felice e serena.
Pronto?
Ciao
Francesca! Sono Gianfranco. Puntuale come uno svizzero.
Vorrai
dire come un trentino (risata).
Hai
ragione. Partiamo subito con le domande?
Spara, Gianfranco.
Ormai
da molti anni lavori nello spettacolo. Come è nata questa passione?
La
passione è nata in maniera strana, perché in realtà non avevo nessun tipo di
conoscenza di cinema, essendo una ragazzina che ha sempre vissuto a Trento. Era
più che altro un sogno, per cui ho cominciato a guardare i film, ad
appassionarmi e poi sono venuta a Roma per fare una scuola di cinema. Prima ho
fatto una scuola di teatro e poi sono entrata nel Centro Sperimentale e lì, al
Centro Sperimentale, in quei due anni di scuola di cinema, ho cominciato a
capire che in realtà era veramente una passione e che era una cosa per la quale
avrei potuto anche sacrificarmi. Per cui, piano piano ho cominciato da zero,
mantenendomi facendo la comparsa. Poi sono arrivate le piccole parti e poi il
debutto vero e proprio e quindi a lavorare seriamente. Questo è un po’ il mio
percorso, il mio approccio con il cinema.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
No!
Addirittura tanti pensano che il mio nome sia proprio un nome d’arte (risata). Mi piaceva il mio nome e me lo sono tenuto.
Qual
è stata la tua più gran soddisfazione nel campo artistico?
Ce
ne sono tante, Gianfranco. Sicuramente lavorare all’estero è stata una grande
soddisfazione, come è stata una soddisfazione per un attore riuscire a recitare
in un’altra lingua. Io ho recitato in spagnolo e anche in inglese. Anche
essere scelta da registi che ho sempre amato, magari come spettatrice e poi
essere riuscita a lavorarci insieme è stata una soddisfazione. Diciamo che non
c’è una soddisfazione in particolare, ma ce ne sono tante.
Hai
dei rimpianti?
No!
Forse l’unico rimpianto è non aver studiato l’inglese fin da bambina. Se
avessi avuto la capacità di parlare un inglese perfetto, forse mi avrebbe
aiutato di più nel mio lavoro.
Hai
avuto momenti difficili nella carriera?
Si,
tantissimi, ma non tanto per il lavoro, quanto per la vita privata, perché il
nostro è un lavoro che impegna tanto, non solo fisicamente ma anche
emotivamente. Spesso questo continuare ad andare e ritornare, uscire ed entrare
non è semplice, se vuoi costruirti una sfera privata, se vuoi costruirti una
famiglia. Per cui ho preso spesso dei periodi di pausa per capire che cosa era
più importante per me, per decidere. Io credo che il rapporto con questo
mestiere è come un rapporto d’amore e devi continuare a sceglierlo perché
hai bisogno di una motivazione molto forte, per cui io ho cercato di prenderlo
sempre prendendomi anche delle lunghe pause.
I
tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Io
credo che sognassero un futuro a Trento, questo te lo posso dire con sicurezza.
Questo, forse anche egoisticamente, per avermi più vicina, poi in realtà sul
mestiere o su che cosa avessi potuto fare io la cosa che più ricordo quando
eravamo ragazzini, era quella che noi fossimo liberi, felici e realizzati.
Probabilmente non si aspettavano
forse che io facessi questa scelta, e all’inizio ovviamente proprio perché
era un mondo anche distante da loro erano abbastanza preoccupati. Poi invece
negli anni quando è diventata una sicurezza, una certezza con i primi successi
e credo che adesso siano molto felici.
Ti
hanno mai chiamata per un reality?
Si!
Mi hanno chiamato anche se ovviamente i reality forse servono più a chi vuole
farsi conoscere o a chi è un po’ dimenticato, per cui hanno una funzione
diciamo terapeutica per chi ha una
patologia in questo senso. Credo che ce ne siano anche di più interessanti,
tipo quelli dove ci sono delle gare, dove ci sono delle potenzialità in gioco
che può essere la musica o il ballo,
che può essere il canto. Invece dove non c’è dietro questo, forse sono un
po’ più diseducativi.
Con
Claudio, il tuo compagno, c’è più competizione o complicità nel lavoro?
Beh,
Gianfranco, tenendo conto che siamo assieme da 14 anni, direi che c’è più
complicità, perché la competizione per come siamo fatti noi, proprio
caratterialmente, non c’è mai stata. Ma secondo me non ci può essere in un
rapporto, perché può essere uno stimolo, un rapporto di due persone che fanno
lo stesso mestiere, tra l’altro noi lo concepiamo in maniera completamente
diversa, per cui per assurdo è come se facessimo due mestieri completamente
diversi. Per cui, la risposta alla tua domanda, direi complicità sicuramente.
Che
rapporto hai con la fede?
Ho
un rapporto molto complesso, nel senso che sono cresciuta con una educazione
cattolica, però non troppo rigida. Ad un certo punto mi sono interrogata e ho
cercato anche di capire se esistesse una religione tra virgolette più giusta
per me, in realtà non l’ho ancora trovata, ma ho fede. Ho fede negli uomini,
molta fede negli uomini, nel prossimo, per cui nell’umanità e credo che
sicuramente ci sia qualcosa di importante al di sopra di noi, però non so
assolutamente che cosa o chi sia.
A
chi vorresti dire grazie?
A
tutte le persone che mi hanno dato amore.
Progetti
come attrice e produttrice?
Progetti
tanti, come attrice incomincerò un film a gennaio e anche come produttrice,
anche se con molta più difficoltà perché è un momento difficile del cinema
italiano quindi non facendo la produttrice veramente come mestiere, non mi posso
dedicare completamente, per cui cerco di alternare come ho sempre fatto negli
ultimi anni. Però la grande passione rimane la recitazione.
Parliamo
della Capitale. Quando ti sei stabilita a Roma?
Io
ho finito il Liceo a Trento e mi sono trasferita a Roma per fare l’università,
però ho anche fatto subito una scuola di teatro e dopo un anno sono entrata al
Centro Sperimentale. Per cui è stato proprio la voglia di fare un’esperienza
diversa che mi ha portata a Roma. C’era in me la voglia di andarmene da Trento
e di cominciare appunto una vita nuova qui, a Roma. Per un adolescente come me
è stata un’esperienza necessaria e molto utile.
Come
ricordi l’impatto?
Non
è stato facile anche se a quell’età uno ha una grande incoscienza e quella
salva da tutta una serie di pericoli e difficoltà, perché non te ne rendi
conto. Hai talmente tanto entusiasmo. E’ chiaro che le difficoltà sono
venute, ma oggi sono strafelice di averlo fatto anche perché vivo a Roma in
maniera felice, come sono felice anche di tornare a Trento.
In
quali zone hai abitato e attualmente dove vivi?
Ho
abitato praticamente in tutte le zone di Roma, perché quando ero giovane
dividevo l’appartamento con altri studenti, prima vicino all’università poi
vicino alla scuola di cinema, fino a quando non ho avuto una situazione più
stabile, dal punto di vista sentimentale. Adesso sono tanti anni che vivo nella
stessa casa soprattutto da quando è nato mio figlio e vivo nella zona nord
vicino allo Stadio Olimpico e diciamo che è la prima volta che sto per dieci
anni ferma nello stesso posto. Un record (risata).
Com’è
attualmente il tuo rapporto con Roma?
Ottimo,
perché Roma ha una cosa bella, cioè quella di accogliere tutti ed è la cosa
che io ho apprezzato subito. Io dico sempre che Roma è come una mamma che
accoglie tutti, poi è chiaro che è come una mamma che ha tanti figli, per cui
ti devi un po’ arrangiare, non puoi pretendere che si occupi sempre di te.
Altra cosa che ho apprezzato appena arrivata a Roma è che i suoi abitanti non
mi hanno mai fatta sentire straniera e questo è importante no? Poi è una città
confusionaria è caotica, si sa, tante cose non funzionano, ecc… Però io sono
tanti anni che vivo qui e devo dire la verità che mi trovo bene. Poi è bello
tornare a Roma, è bello viaggiare e quando torno a Roma, dico
sempre:”Finalmente a casa”.
Come
trovi i romani, Francesca?
Il
romano è un po’ quello che dicevo della città, cioè che sono meravigliosi,
hanno un carattere aperto e ti danno fiducia, sono curiosi, poi sono caciaroni
come si dice a Roma. Sopportano tanti disagi che una grande metropoli comporta,
sono pazienti, ecc… Dei romani mi piace molto questo tipo di apertura con il
prossimo e per una trentina è molto importante, perché noi siamo chiusi e
avere di
fronte delle persone che invece ti costringono ad aprirti, soprattutto
per il mio mestiere, sono fondamentali.
In
quale zona ami rifugiarti nei momenti liberi?
Proprio
perché io non sono romana, amo molto il centro, cosa che magari i romani meno,
a parte quelli che non abitano alcuni quartieri. Io il centro storico l’adoro
perché c’è sempre un sapore particolare. Io mi rendo conto che sono tanti
anni che vivo nella capitale, per cui quando giro in macchina do per scontato il
Colosseo, Trinità dei Monti, piazza di Spagna, ecc… Ormai sono dei posti che
dai per scontati, ma poi ti rendi conto che Roma è tutta meravigliosa, la
guardi, la giri e trovi che è la storia del nostro Paese, è una cartolina.
Diciamo che tutti i monumenti del centro storico sono posti magici. A Roma hai
la storia a portata di mano.
Per
un’artista Roma cosa rappresenta?
Il
cinema è a Roma sicuramente, poi in questi giorni c’è stato il festival di
Roma, una bellissima novità e poi tutti gli stranieri, attori e non, adorano
venire a Roma per cui è sicuramente il punto più creativo per tutta l’arte.
E’ chiaro che purtroppo proprio perché siamo a Roma, tutta una serie di cose
non funzionano bene, però è una città secondo me, in continuo cambiamento, in
movimento. A Roma poi succedono tante cose di cui uno non si rende conto, ma
succedono. Certo rispetto ad altre capitali europee, è un po’ più indietro,
pero c’è tanto, succedono tante cose e tante adesso le stiamo facciamo
succedere, per cui negli anni io ho visto molte trasformazioni.
Che
ricordi della tua infanzia trentina?
Ho
dei ricordi bellissimi, soprattutto adesso che sono più matura, che sono più
grande. Per cui mi rendo conto dell’importanza di quell’infanzia in quel
posto e di quanta influenza continua ad avere ancora oggi nella mia vita, perché
mi rendo conto che il carattere te lo formi in famiglia, però te lo formi anche
molto in una terra. Per cui anche tutta la tenacia e la pazienza che sono
necessarie nel mio mestiere, è frutto di una tempra dei miei anni trentini che
per me sono stati fondamentali, specie nei momenti di difficoltà. Per me Trento
significa le radici, le montagne. Io sono molto attaccata al territorio e questo
proprio lo vivo molto di più oggi di quando ero ragazzina. Me ne rendo oggi
perché amo molto filmare. Però quando ritorno a Trento, arrivo alla stazione,
tra le montagne e io mi sento protetta.
Dove
abitavi a Trento?
Noi
abitavamo in centro vicino all’ospedale nuovo, il Santa Chiara. Abbiamo sempre
abitato là e poi adesso ci siamo appena trasferiti in campagna e stiamo sopra
il lago di Caldonazzo, dalle parti di Pergine.
Le
scuole le hai fatte tutte a Trento?
Si,
le ho fatte tutte a Trento, ho fatto il Liceo Scientifico, il Galilei è ho dei
ricordi meravigliosi, soprattutto del Liceo. Sono stati cinque anni bellissimi
per me.
Hai
lasciato amici a Trento?
Ancora
alcuni ce l’ho di Trento, altri ovviamente li ho persi, però del Liceo ci
sono tante persone che sento ancora, perché come ti dicevo prima, sono stati 5
anni molto importanti per me.
Da
molti anni vivi a Roma, cosa ti manca di Trento?
Mi
manca molto l’aria pulita, le montagne, la semplicità delle persone e
l’integrità che ha la gente, perché è vero che sono persone più chiuse,
però sono persone delle quali ti puoi fidare sempre al cento per cento. Inoltre
c’è una grande dignità nel lavoro e questa cosa secondo me è molto
importante.
C’è qualcosa che vedi in Trento che non
ti piace e che suggerimento daresti al suo sindaco per migliorarla?
E’difficile
dirlo perché poi in realtà io vengo sempre due o tre giorni, poi a Natale e
qualche volta in estate, per cui non ho una visione totale del territorio della
città di Trento e quindi come funziona per me è difficile dirlo. Però io
credo che funzioni molto bene, dall’impressione che ho le poche volte che
vengo su e per quel poco che vedo. Mi sembra sia funzionale.
So
che Claudio viene spesso a sciare a Fai della Paganella. Ci vieni anche tu?
Si!
Lui è un appassionato e anche Rocco devo dirti. Personalmente è da qualche
anno che non scio più, perché non lo so, mi sono un po’ stancata. Ho sciato
talmente tanto da ragazzina. Invece loro sono due sciatori e ovviamente su è un
altro mondo. Poi Claudio veniva a Fai ancora prima di conoscermi e ha degli
amici lassù e si trova molto bene. Vengo
anch’io a Fai, ma non scio più. Respiro aria buona, aria pulita.
Da
ragazzina andavi a sciare in Bondone o in Paganella?
In
Bondone, ma da piccola andavo spesso in Folgaria. Lì ho imparato a sciare, però
adesso anche con Rocco spesso andiamo in Alto Adige, perché anche lì ci sono
delle piste meravigliose.
Della
cucina locale cosa apprezzi?
Mangio
di tutto e mi manca molto soprattutto la polenta. Qualche volta la faccio per
gli amici, organizzo delle cene proprio a base di polenta perché è una cosa
che mi manca tantissimo e ovviamente quando parliamo di polenta, si parla di
polenta e coniglio, polenta e spezzatino o con gulasch e crauti.
Anche
Claudio si adatta un po’ alla cucina trentina?
Claudio
è una buonissima forchetta e lui adora queste cose, e poi anche i vini. Io sono
una grande appassionata di vini e lo è anche la mia famiglia, per cui ci sono
dei buonissimi rossi.
Il
tuo rosso preferito?
Il
mio rosso preferito è il Teroldego, è unico. A Roma faccio tanto di quel
reclame del Teroldego (risata).