Francesco Acquaroli (attore) Roma 26.8.2019
Intervista di Gianfranco Gramola
“Fare
l’attore è un mestiere molto difficile, molto provante. Hai davanti a te
delle prove molto difficili. Ad esempio una è quella di convincere gli altri
che tu sei un attore”
La sua pagina facebook è https://www.facebook.com/francesco.acquaroli
Francesco
Acquaroli è nato a Roma,
27 marzo 1962. Attore
teatrale, televisivo e cinematografico, in teatro ha lavorato con Luca Ronconi,
Elio De Capitani, Mario Missiroli, Giuseppe
Patroni Griffi e molti altri. In cinema debutta in Diaz,
non pulite quel sangue di
Daniele Vicari, e con il quale farà anche
Sole, cuore, amore,
Arance
& Martello di
Diego Bianchi,
Pasolini di Abel Ferrara, Era
d'estate di Fiorella
Infascelli, Mia
madre di
Nanni Moretti, Smetto quando voglio I
II e III di Sydney Sibilia, Gli
ultimi saranno ultimi di M.
Bruno,
Dogman di Matteo Garrone, I
migliori anni di Gabriele Muccino, Il
mio nome è Mohammed di Pascaljevich, Adults in the room di Costa Gavras.
E’ il protagonista del corto d’autore con la regia di Paolo Sorrentino. Vince il premio come
migliore attore non protagonista in “Sole,
cuore, amore” di Daniele Vicari al Festival di Bari. In
televisione partecipa a diverse serie tra cui Romanzo criminale - la serie, Rocco
Schiavone, Solo, Distretto di polizia,
Avvocato Porta, Squadra antimafia 7. Interpreta Samurai nelle serie Netflix, Suburra,
la serie (I , II e III stagione). Interpreterà
il ruolo di Ebal Violante nella serie americana Fargo. Dal 2018 sostiene
Medici Senza Frontiere, ha prestato la sua voce per lo spot video e radio della
campagna "Cure nel cuore dei conflitti".
Nel 2017 ha ricevuto il Premio Alberto Sordi - Miglior attore non
protagonista per il film “Sole, cuore, amore”. Dal 2003 è sposato con Barbara
Esposito, anche lei attrice.
Ha
detto:
- Sono
un’amante della letteratura russa, soprattutto del XIX secolo e Gogol era
straordinario nel saper esporre sotto un regime autoritario critiche politiche o
antropologiche, come in questo caso.
- Spesso mi capita di
interpretare il villain della situazione, per intenderci il cattivone, mentre
nella realtà sono una persona di tutt’altra pasta rispetto ai miei
personaggi.
- Roma? E’ come una madre piena di figli
maledetti, che nonostante tutto riesce a resistere.
- Se la polemica fosse il nostro petrolio, saremmo gli abitanti più ricchi del
mondo. Scaricare da parte dei politici la responsabilità sulle serie tv è al
limite del ridicolo.
Intervista
E' un periodo professionale fortunato e
frenetico, Francesco. Ho letto che sei impegnato in molti progetti e che a metà
ottobre sarai a Chicago dove sarai anche tra i protagonisti della quarta
stagione dell'acclamata serie americana "Fargo", nella quale
interpreti il ruolo di Ebal Violante, il consigliere della famiglia mafiosa
italiana Fadda. Mi racconti com'è nata la tua passione per la recitazione?
Io
vengo da una famiglia in cui si andava spesso a teatro. I miei non c’entrano
niente con il cinema, perché papà faceva l’avvocato penale e mamma era un
insegnante, però hanno sempre amato molto il teatro, quindi sono stato abituato
ad andare a teatro. Forse la passione è nata andandoci, trovando il teatro e
anche il cinema, dei luoghi dove mi sentivo a mio agio. Entrare in queste
storie, anche da spettatore, quindi anche solo con l’immaginazione, era
qualcosa che mi gratificava a tal punto che
arrivato al dopo liceo, quando si decide cosa fare da grandi, io mi sono
ritrovato con questa opzione. “Voi vedè che faccio l’attore?” e c’ho
provato. Ho frequentato la Scuola di Teatro La Scaletta dove insegnava Antonio
Pierfederici, con cui debutta in teatro nel 1987
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
No!
Mai. Me piace il mio (risata).
Quali
sono i tuoi attori di riferimenti?
Ho
sempre amato molto i grandi come Nino Manfredi, Alberto Sordi, Volontè e quelli
di teatro come Alberto Lionello, Mario Scaccia, con chi ho avuto il piacere di
lavorare, Edoardo De Filippo, Randone
tanti altri.
Poi, parlando di cinema, ci sono i grandi attori americani e inglesi come
Marlon Brando, Peter Seller, Al Pacino, Robert De Niro, Clint Eastwood. Sono
sempre andato moltissimo al cinema e quindi ho tanti artisti di riferimento.
Tu
fai teatro, cinema e tv. In quali di questi ambienti ti senti più a tuo agio?
Non
lo so. A parte qualche differenza tecnica, il lavoro è sempre lo stesso e mi
trovo bene in qualunque ambiente. Non ho grandi preferenze. Io amo molto il mio
lavoro e se potessi lavorare 365 giorni l’anno, credo come la maggior parte
degli attori, sarei molto felice, perché è un lavoro talmente appassionante
che tutto il resto ti sembra meno importante. Pure le vacanze sembrano meno
importanti.
Fra
colleghi hai trovato più rivalità o complicità?
Una
buone dose di entrambe direi Non mancano nessuna delle due.
La
tua più grande soddisfazione artistica?
E'
stata quella che un grande maestro come Costa Gavras mi abbia cercato, devo dire
che nel cinema è stata per me una grandissima soddisfazione. Penso che mi ha
visto in “Dogman”.
In
teatro?
Una
grande soddisfazione è stata quando hanno fatto una retrospettiva sul grande
autore norvegese Jon Fosse a Shanghai. Su cinque spettacoli che hanno scelto,
uno è stato quello che ho interpretato io
A
chi volesse fare l’attore, che consigli daresti?
Di
mettersi bene in contatto con se stessi, perché è lì che si sa, che si
capisce se questo mestiere è adatto per lui o no. Perché è un mestiere molto
difficile, molto provante. Hai davanti a te delle prove molto difficili. Ad
esempio una è quella di convincere gli altri che tu sei un attore, questo o ci
credi veramente oppure lascia perdere.
Hai
interpretato Samurai in “Suburra”, serie tv che ha avuto grande successo?
Perché, secondo te, “Suburra” è piaciuta tanto?
Semplicemente
perché è fatta molto bene, al di là di quello che racconta. Ci sono tante
storie che sono interessanti ma vengono raccontate male, quindi il pubblico
rimane freddo. Suburra è fatto bene a tutti i livelli, cioè è stato
progettato bene, è stato scritto bene e girato bene ed è stato recitato bene.
Quindi il pubblico queste cose le apprezza e poi ti premia.
A
chi vorresti dire “grazie”?
A
tantissime persone, Gianfranco.
Parliamo
un po’ di Roma, Francesco. In quale zone hai passato la tua gioventù?
Ho
passato la mia gioventù in zona Prati e poi ho girato un po’ tutta Roma. Ora
sono di nuovo tornato in una zona vicino a Prati.
Il
tuo rapporto con Roma, com’è?
E’
un rapporto di grande innamorato che ogni
tanto, come succede in amore, soffre perché vede il proprio oggetto d’amore
un po’ abbandonato a se stesso, che poi siamo noi che abbandoniamo Roma a se
stessa. E’ un amore un po’ sofferto, però è la mia città e la amo
nonostante tutto.
La
cucina romana l’apprezzi?
Si,
ma non è la cosa che apprezzo di più. E’ una cucina che apprezzo di più
d’inverno, perché è un po’ troppo pesante.
Di
Roma cosa ti manca quando sei via per lavoro?
A
parte mia moglie e i miei gatti ovviamente, di Roma mi manca la sua bellezza
travolgente. Io spesso uso passeggiare per Roma senza meta, per riflettere. E mi
metto a guardare le sue bellezze. Mi sembra di aver ereditato un regalo, un
patrimonio inaspettato. Mi sorprende sempre passeggiare per Roma.
Nominavi
i gatti, sei anche tu un gattaro come Anna Magnani?
Si,
devo dire che anche questo è un aspetto dei romani molto bello. Quasi tutti i
romani sono “gattari” come me e come la Magnani. Sta passione ce l’ho
sempre avuta.
(Ha due gatti di nome Willy e Polly, ndr)
Un
paio di consigli alla sindaca Raggi?
Solo
un paio? (risata) Io non ho votato Raggi, ma non mi sento si addossare tutte le
responsabilità ad una sola persona. Non essendo un amministratore politico non
mi sono mai messo di fronte a quanti siano i problemi da affrontare per riuscire
a risolvere tutti i problemi della nostra città. Certo pare strano che
raramente ci sia qualcuno che riesce a migliorare un pochino le cose. Non
capisco …