Franco
Oppini (attore)
Roma 14.12.2023
Intervista di Gianfranco
Gramola
“In
gennaio uscirà il libro che ho scritto proprio sulla storia dei Gatti di Vicolo
Miracoli e avrà per titolo “Chiedile chi erano i Gatti”, parafrasando un
po’ il titolo di una canzone degli Stadio “Chiedile chi erano i Beatles”,
senza volerci paragonare ai Beatles”
Il cast di Taxi a due piazze” in scena
al Teatro Parioli dal 26 dicembre al 7 gennaio con la regia di Chiara Noschese.
Franco
Oppini inizia la propria carriera di comico nel 1971, a Verona, dopo essersi
diplomato al Liceo ginnasio statale Scipione Maffei, che frequenta assieme a
Umberto Smaila, di cui è compagno di classe. Assieme a questi, Jerry Calà,
Gianandrea Gazzola, Ninì Salerno e Spray Mallaby, forma I Gatti di Vicolo
Miracoli. Rimane in pianta stabile nel gruppo fino al suo scioglimento, nel
1985, nella formazione a quattro più celebre. Oppini debutta
cinematograficamente nel 1976, con un piccolo ruolo nel film diretto da Bruno
Corbucci in Squadra antifurto, a fianco di Tomas Milian e Lilli Carati, dove
viene tuttavia doppiato da Massimo Giuliani. La carriera cinematografica vera e
propria si sviluppa però sotto l'ala di Carlo Vanzina, che lo dirige in
Arrivano i gatti (1980) e Una vacanza bestiale (1981) e che successivamente
tornerà a dirigerlo in Selvaggi (1995). In seguito allo scioglimento de I Gatti
di Vicolo Miracoli, la sua carriera si divide tra cinema, televisione e teatro.
In televisione prende parte al varietà Quo vadiz?, diretto da Maurizio
Nichetti, al programma Un fantastico tragico venerdì e, dal 19 maggio al 14
giugno 1997, a Striscia la notizia che conduce a fianco di Gerry Scotti. Recita
poi in numerose serie e miniserie televisive, a cominciare da Colletti bianchi
del 1988, dove viene diretto da Bruno Cortini al fianco di Vittorio Caprioli.
Nel 2009 lavora con Quelli che il calcio, trasmissione condotta da Simona
Ventura e interpreta Il Signore di Campireali nella serie televisiva in costume
Il falco e la colomba, diretta da Giorgio Serafini. Esordisce a teatro nel 1990,
prendendo parte alla piéce Skandalon di Memè Perlini, dove interpreta un ruolo
drammatico. La carriera teatrale si sviluppa in seguito partecipando a lavori
quali Re Lear e La vita è un canyon. Nell’anno 2016/2017 ha intrapreso un
rapporto musicale con i Terapia Band per le sue serate di cabaret cantato. Nel
2023 fa un cameo nel film Tic toc e attualmente è in teatro con Taxi a due
piazze (2023), di Ray Cooney.
Ha
detto:
-
Mia moglie Ada è una donna molto intelligente ed è diventata subito amica
della mia ex moglie Alba Parietti. E’ stata addirittura lei
a invitarla ala nostro matrimonio.
-
La Tv dà anche una gioia effettiva. Alcuni programmi considerati spazzatura
sono un mezzo per mettersi in luce, se si è veri e si hanno basi solide. Il
tempo lo conferma.
-
Il motivo per cui un tempo un programma sfornava tanti talenti veri è perché
esisteva una cosa che si chiamava “gavetta”. Prima di arrivare in
televisione noi artisti ci esibivamo
ovunque: dalla strada ai locali dove il pubblico era esigente, la gente pagava e
quindi pretendeva di ridere.
-
Chiamarmi artista mi riempie di orgoglio e di paura, perché artista è un
termine pesante da avere sulle spalle, direi un artigiano dello spettacolo, ecco
preferisco chiamarmi così.
Intervista
Ciao
Franco, mi racconti qual è il tuo ruolo nella commedia Taxi a due piazze?
Il
mio ruolo è quello di uno dei due mariti della tassista, perché questa è la
prima volta che questa commedia viene presentata al mondo al femminile, perché
finora era sempre stata rappresentata al maschile. Cioè c’era un tassista che
aveva due mogli e quindi due case, in questo caso c’è una tassista che ha due
mariti e quindi c’è un po’ questo ammodernamento della drammaturgia che
tempo fa, mi sembra nel 1984, quando l’aveva rappresentata Johnny Dorelli non
si poteva pensare ad una tassista con due mariti. Adesso un po’ la rivincita
femminile porta in scena una tassista con due mariti. Io sono uno dei due
mariti, il marito più coccolone, più esoterico, che invade la casa di fumi
salvifici e che cerca quindi di coccolare la moglie. In confronto dell’altro
marito che è più giovane, più passionale, però lei è innamorata di tutti e
due.
Con
Barbara D’Urso, la tassista e tua moglie in scena, siete amici da molti anni.
Come l’hai conosciuta e com’è il vostro rapporto?
Noi
ci conosciamo da quando lei aveva 18 anni. Io avevo un cascinale sul lago di
Garda, ad Affi e lei venne a casa mia ospite insieme a Memo Remigi, il suo
compagno di allora. Da allora la nostra amicizia è sempre andata avanti e più
avanti mia moglie ha collaborato con lei per dieci anni come astrologa nella
trasmissione Pomeriggio 5 e quindi i nostri rapporti si sono rinsaldati, ci
siamo incontrati spesso anche tramite mia moglie.
Quindi quando lei mi ha chiamato per fare questa commedia ho accettato
molto volentieri, anche se dall’altra parte avevo avuto una proposta molto
interessante, cioè di fare il Grande Fratello, però c’era questa commedia e
non ho potuto dire di no perché avevo un grande rapporto di amicizia con
Barbara che mi considero come un fratello. Ho accettato volentieri l’invito e
questa avventura teatrale sta andando benissimo
da due anni. Teatri minimo 800/850 posti sempre pieni, un record perché si fa
fatica a riempire 300/400 posti in un teatro e invece noi abbiamo sempre il
tutto esaurito.
Da
tanti anni sei a teatro e in televisione. Avevi degli artisti in famiglia che ti
hanno trasmesso la passione per lo spettacolo?
No,
assolutamente no. Mio padre era uno che amava molto la lirica, ci faceva sentire
le arie più belle, le romanze, ecc … Nessuno in famiglia aveva velleità
artistiche e neanche mio fratello. Avevo uno zio che suonava il violoncello, però
era uno zio abbastanza alla lontana. Sono stato il primo artista in famiglia e
direi che la scintilla è scattata quando un professore del liceo classico di
Verona, il Scipione Maffei, ci ha portato con la classe a Milano a vedere “I
giganti della montagna” con la regia di Giorgio Strehler e con Turi Ferro in
scena. Devo dire che a 17 anni ho visto questa rappresentazione
straordinariamente bella, con questa scenografia bellissima, le luci, questi
attori, grande regia e la cosa mi è
rimasta dentro fino a che pian piano, giocando e scherzando, ho cominciato a
salire sul palcoscenico, sempre a Verona con la compagnia di Enzo Maria Caserta
e lì mi sono forgiato. Poi l’avventura meravigliosa con i Gatti di Vicolo
Miracoli che è durata tantissimi anni, fino al 1991/1992. Quindi la cosa è
partita spontaneamente, sempre divertendomi e sempre con grande professionalità
e cercando di farla al meglio. Mia madre voleva che prendessi la laurea in
legge, ero a metà degli esami, ma poi il lavoro mi ha chiamato in giro per
l’Italia e non potevo più seguire la laurea. Poi mia madre ai primi servizi
sui rotocalchi ha visto le foto, si è messa l’anima in pace e mi ha detto:
“Ho capito che questa è la tua vita”.
Chi
dei Gatti di Vicolo Miracoli ha avuto l’idea di mettere su il gruppo?
Capita
a fagiolo questa domanda, perché in gennaio uscirà il libro che ho scritto
proprio sulla storia dei Gatti di Vicolo Miracoli e avrà per titolo “Chiedile
chi erano i Gatti”, parafrasando un po’ il titolo di una canzone degli
Stadio “Chiedile chi erano i Beatles”, senza volerci paragonare ai Beatles,
per carità. L’idea di metter su il gruppo dei Gatti è nata a me e a Smaila
che una sera, andando a vedere i Gufi, al teatro Nuovo di Verona, ci siamo messi
lì a chiacchierare e a dire: “Che
bello sarebbe fare una cosa del genere” e abbiamo cominciato a pensare a
questo progetto. Poi avevo coinvolto i componenti di allora e all’inizio
eravamo in sei, io, Umberto Smaila, Ninì Salerno, Jerry Calà, Gianandrea
Gazzola e Mallaby Spray che era una ragazza di Verona però di origine inglese e
che cantava benissimo. Poi pian piano siamo andati avanti su questa strada ma
senza avere tante pretese, perché eravamo abbastanza spontanei e ci hanno
scoperti che praticamente cantavamo in piazza Salvatore (Dorè) Modesti, il
marito di Gabrielle Farinon, la famosa annunciatrice televisiva, che ci vide e
ci propose di andare a Roma. Lui era a Verona per lavoro e doveva fare una
pubblicità sulla sicurezza stradale e ci segnalò. Poi siamo andati a Roma per
fare dei provini e poi a Milano dove abbiamo incontrato il Mago Zurlì, il
mitico Cino Tortorella che ci ha portati al Derby Club, il mitico regno del
cabaret milanese. Da lì è cominciata la nostra carriera e tutto questo l’ho
raccontato nel mio libro che uscirà nel gennaio 2024.
Cinema
e teatro. In quali di questi due ambienti pensi di dare il meglio?
Dipende
sempre dalla proposta, perché giustamente hai detto cinema e teatro, la
televisione non l’hai nominata. La televisione non l’ho messa da parte, anzi
in televisione se c’è da fare il mio mestiere di attore, la faccio e l’ho
fatto in una puntata della quarta serie di “Provaci ancora Prof”. Se c’è
un ruolo in una fiction televisiva, ben venga, basta che sia un prodotto, un
ruolo che mi piace fare e che mi coinvolga artisticamente ed emotivamente.
Quindi per quanto riguarda il cinema e il teatro è la stessa cosa, il discorso
non cambia, cioè dipende sempre dal progetto. In teatro io ho fatto anche due
Shakespeare, due Goldoni, un Moliere e quindi ci sono anche degli autori che ti
solleticano dal punto di vista artistico, magari molto di più di quello che
succede nel cinema dove non sempre c’è questo livello di scrittura come i
grandi classici. Il cinema italiano in questo momento
credo che sia in un buon periodo, con delle buone cose e con dei grandi
attori. Però io sono attratto di più dal teatro e in teatro le occasioni sono
più molteplici e anche più varie.
Ho
letto che una volta avevi una scuola di recitazione.
Quando
abitavo a Milano dirigevo una scuola di recitazione sul lago Maggiore, con un
mio collaboratore e mio amico. La scuola è andata avanti per un po’ di tempo,
poi mi sono trasferito a Roma e quindi non ho più potuto seguire l’Accademia
dei Laghi. Ma mi piace molto insegnare e incontrare i giovani attori e mettere
al loro servizio la mia esperienza. E’ una cosa che mi soddisfa molto perché
c’è una grande voglia di imparare da parte di questi ragazzi. Ho più di 50
anni di esperienza nel settore e quindi posso permettermi di insegnare qualcosa
(risata).
Hai
lavorato con molti personaggi famosi. Due parole sui Vanzina, Teo Teocoli e
Massimo Boldi.
Con
Boldi non ho mai lavorato, ho
lavorato con Teocoli nella serie televisiva “Colletti bianchi” e poi Teocoli
e Boldi li conoscevo dai tempi del Derby Club, perché loro erano lì a
lavorare quasi fissi e quindi abbiamo instaurato una bella amicizia. Con
Carlo Vanzina ho lavorato nel film “Selvaggi”. Con Carlo ero legato in
maniera particolare perché il primo film di successo che fecero Carlo Ed Enrico
Vanzina fu il nostro film “Arrivano i Gatti”, quello che ci lanciò
nell’olimpo del cinema e che lanciò anche loro come registi e autori, perché
il loro film fu campione d’incassi tipo
i film di Checco Zalone di adesso
Come
hai conosciuto Carlo Vanzina?
Un
giorno mi chiama al telefono e mi dice: “Ciao Franco, come stai? Verresti a
fare un film con me? Faremo 4 settimane ai caraibi e due in Sardegna?”.
“Guarda – dissi io – non voglio neanche sapere il ruolo che farò io,
vengo perché mi fido di te e di tuo fratello Enrico”. Ho accettato a scatola
chiusa e abbiamo fatto “Selvaggi”. Con Teocoli avevamo un rapporto di lavoro
e siamo stati buoni amici e con Boldi ci conosciamo da tanto tempo ma non ho
avuto il piacere di lavorarci insieme.
Hai
sposato un’astrologa. Prima di un lavoro o di firmare un contratto, chiedi un
consiglio alle stelle?
Ada
non è una persona invasiva, se c’è qualcosa di negativo, passa e dice:
“Lascia perdere, oggi non è la giornata giusta”. Se io le chiedo: “Questo
contratto può andare bene? Questa situazione è positiva?”, allora lei si
mette lì, studia un po’ le stelle e mi dice il suo parere. Per esempio mi può
anche dire quando firmare un contratto di una cosa importante. Io non sono uno
che ci ha creduto tanto nell’astrologia ma mi sono dovuto ricredere perché in
effetti dipende dall’interpretazione che da l’astrologo. Mia moglie Ada è
un’astrologa molto professionale, che studia molto, si applica molto
e poi ha una intuizione, una sensibilità che le permettono di essere
sempre molto precisa. Come dicono a Roma “Ce coje” (risata).
Si
avvicina Natale. Cosa chiedi a Gesù Bambino?
Oggi
noi attori abbiamo un problema perché l’INPS sta facendo un’operazione e
chiede indietro dei soldi che secondo loro non dovevano darci. Ma si parla di
cifre abbastanza pesanti che se io dovessi ridare indietro, avrei serie
problematiche economiche. Questa è una risoluzione che è stata proposta in
parlamento, che è stata accettata come risoluzione del governo, però
contemporaneamente il governo di questa cosa sembra che voglia occuparsene si e
no. Questa è la situazione di noi attori e ti assicuro che prenderemo delle
decisioni che ne parleranno anche i giornali perché è una cosa molto
grossa. A parte questo, che riguarda la mia categoria,
è chiaro che la cosa che ti salta all’occhio è la situazione delle
guerre in Ucraina e in Israele. Ma è mai possibile che ancora adesso che siamo
nel 2023 ci sia questo cancro delle guerre, che uccide tanti innocenti, tanti
bambini, tanti anziani ed è sempre in quei paesi bistrattati da secoli. E’
una cosa allucinante e non so cosa si possa fare e penso che neanche
l’intervento di Gesù bambino possa fare qualcosa. La cosa che più mi assilla
e mi rattrista e la situazione delle guerre e non vorrei vivere questi anni in
questo modo. E’ brutto arrivare alla mia età e vedere ancora queste cose e
soprattutto è bruttissimo per le nuove generazioni che nascono in un periodo di
guerre.