Giampiero Ingrassia (attore)
Roma 8.10.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
Riapre il Sala Umberto di Roma con lo
spettacolo MAURIZIO IV
Intervista
Caro Giampiero, dopo il lockdown il
Sala Umberto riapre con lo spettacolo Maurizio IV. Mi racconti la trama e qual
è il tuo ruolo?
Apparentemente è la storia di un regista che
deve allestire una versione de “Il gioco delle parti” di Pirandello e gli
viene mandato un tecnico delle luci un po’ strano, che ha paura di salire
sulla scala, che non se ne intende moltissimo di luci, quindi si crea già un
rapporto di attrito sin dall’inizio.
Ma durante lo spettacolo il regista rimarrà affascinato dalle idee innovative
che questo personaggio gli dice durante il montaggio dello spettacolo.
All’inizio il regista è lui che comanda, anche in maniera autoritaria,
trattando male questo tecnico, ma durante tutto lo spettacolo succede che i
ruoli vengono ribaltati e quindi il tecnico prende il sopravvento, cioè lui
taglia e ricuce il copione dello spettacolo e da dei consigli. In realtà
nessuno dei due è un regista o un
tecnico delle luci e alla fine c’è un colpo di scena che ha radici ben più
diverse e lontane, rispetto a quello che si era visto fino a quel momento. Il
mio personaggio è questo Carmine, che è appunto il tecnico delle luci e che
all’inizio sembra un po’ spaesato, molto ingenuo, poi pian piano si rivela
essere diverso da quello che all’inizio appariva e con le sue idee conquista
la fiducia del regista e lo travolge, ecco perché il sottotitolo dello
spettacolo è “Pirandello pulp”, perché lui ha delle idee un po’ crude
che però affascinano il regista.
Il tuo compagno di palcoscenico e Gianluca
Guidi. So che siete molto amici.
Si, siamo amici da una vita e abbiamo
lavorato un sacco di volte insieme. Non siamo una coppia artistica tradizionale,
nel senso che ognuno ha una propria carriera. Però c’è grande voglia di
lavorare insieme e per questo motivo abbiamo chiesto a Edoardo Erba, che è
l’autore del testo, di scrivere un testo su di noi. Un testo con cui abbiamo
debuttato nell’estate del 2019 al Napoli Teatro Festival e poi lo abbiamo
ripreso nel marzo 2020, ma poi ci siamo dovuti fermare per via del covid e
quindi tre mesi buttati. Ricominciamo domani sera.
Sarete poi in tournée in giro per
l’Italia?
Non si sa ancora, speriamo che la situazione
covid non precipiti ulteriormente. Per adesso noi siamo al Sala Umberto di Roma
dal 9 al 25 ottobre e poi dovremmo avere qualche data, ancora da confermare e
saremo probabilmente nelle Marche.
Sei uscito dal laboratorio di Gigi
Proietti. Come ricordi quell’esperienza e chi erano i tuoi compagni di
laboratorio?
I miei compagni di corso che poi sono
diventati famosi sono Francesca Reggiani, Salvatore Marico e Franco Bertini, che
è commediografo e regista. Il ricordo di quel periodo è bellissimo, ero
giovane, avevo una grande voglia di iniziare a fare questo mestiere, iniziando
in una scuola di elite com’era quella di Proietti. Io ti parlo del 1983 e si
aveva la voglia di conquistare il mondo. C’era tanta curiosità e tanta voglia
di conoscere e scoprire questo mestiere e poi Gigi Proietti è stato un
insegnante numero uno. Sono dei ricordi bellissimi e indelebili.
In te vedi più genio o più talento?
Non penso assolutamente di essere un genio.
Diciamo che in me vedo più talento. Io sono sempre molto autocritico con me
stesso e trovo sempre un difetto e non mi sta mai bene nulla. E sono abbastanza
pignolo.
Tu hai lavorato nel cinema, in TV e in
teatro. In quali di questi ambienti pensi di dare il meglio?
Probabilmente in teatro, perché l’ho fatto
più degli altri settori, perché cinema ne ho fatto poco, televisione l’ho
fatta come conduttore, ma quello è stato un incidente di percorso, utile, molto
formativo, ma non è quello che volevo fare. Fiction qualcuna l’ho fatta, come
“Classe di ferro”, ecc … Ma sono passati un sacco di anni. Quindi penso
che nel teatro io riesco a dare di
più.
Un tuo ricordo di papà Ciccio Ingrassia e
di Franco Franchi.
Di loro due insieme mi ricordo che quando li
andavo a trovare, sul set o negli studi televisivi, c’era sempre un clima
molto divertente. Poi la gente era molto affascinata dal loro rapporto. Loro
scazzavano, però era come se si scazzassero per finta, era come se fosse un
ruolo creato per loro, fatto di discussioni, di litigate ma poi andavano
d’accordo e magicamente quando partiva il ciak era qualcosa di tangibile.
Quindi i miei ricordi di loro due sono bellissimi. I ricordi più intimi erano
quando si andava a mangiare insieme il sabato
o la domenica, con le famiglie. Non
si poteva stare tranquilli, soprattutto negli anni 70/80, quando loro avevano
avuto il boom, perché avevano un gran lavoro a firmare autografi e a fare le
foto con i fan.
Una tua partner di palcoscenico è stata
la più amata dagli italiani, Lorella Cuccarini …
Parlare di Lorella è come giocare in casa.
Lorella è un’amica, ci conosciamo da una vita, abbiamo finito l’anno scorso
questa fortunata tournée di due anni, dello spettacolo che abbiamo fatto
insieme. E’ sempre un piacere tornare a lavorare con lei. Tra l’altro
Lorella sarà a vederci a teatro al debutto di “Maurizio IV”. Siamo sempre
presenti l’uno con l’altra quando c’è un debutto teatrale, io vado ospite
alle sue trasmissioni. Se non lavoriamo insieme, come in questo momento, ci
vediamo in queste occasioni.
Cos’hai sacrificato per arrivare al
successo?
Ti sembrerà strano, ma non ho sacrificato
nulla, perché il successo arriva dopo anni di gavetta, dopo anni di lavoro, però
sono anni in cui tu vivi, perché non esiste solo il lavoro, per cui esistono i
rapporti famigliari e quelli con gli amici. Non sono mai stato uno che ha
pensato solo a lavorare, non sentendo più nessuno, concentrandomi solo sul
lavoro, perché io penso che prima dell’attore debba esistere l’uomo in
generale. Io ho sempre affrontato questo mestiere con molta leggerezza, ma non
superficialità, con i piedi per terra e umiltà. Noi, alla fine, siamo dei
racconta storie, il nostro intento è quello di raccontare bene una storia e
affascinare il pubblico. Creare emozioni, far ridere, far piangere, far
riflettere, questo è il nostro mestiere. Il successo arriva con calma. Il
successo e la popolarità sono due cose ben diverse. Il successo è fare bene
questo mestiere e campare bene di questo lavoro. La fortuna che io ho avuto è
quella di aver potuto scegliere cosa fare. Non sono mai stato obbligato per un
motivo o per un altro a fare uno spettacolo o a fare una fiction. Io ho sempre
scelto cosa fare e questo secondo me è una gran fortuna che non tutti hanno.
Tu hai una figlia, Rebecca. Se volesse
fare l’attrice, che consigli le daresti?
Lei già fa un corso di musical e canta
benissimo, molto meglio di me. Le piace molto questo ambiente perché ci è
nata, è sempre venuta con me, nei camerini teatrali e sul set. Quindi il DNA
sia del padre che del nonno c’é. Poi bisogna vedere, è piccola, ha 17 anni e
fa la IV Liceo, quindi c’è tempo. Come dicevo prima, frequenta una scuola di
musical e ha già fatto qualche spettacolo al Quirino, sai quegli spettacoli di
fine corso. E’ molto brava. Quello che le posso dire io è che se veramente
vuole fare questo mestiere, un mestiere naturalmente difficile, è di avere
sempre una grande passione e una grande curiosità nell’affrontare questa vita
di teatro e di cinema. Se vuole fare questo lavoro, contemporaneamente,
consiglio di frequentare il Dams, di fare qualcosa culturalmente più vicino
all’università. Ad esempio io ho lasciato perdere giurisprudenza per fare
l’attore, ma per me non è stato un gran sacrificio, perché non me ne fregava
nulla. Ho proprio sbagliato facoltà all’epoca. Avevo 18 anni e non sapevo
affatto che da grande avrei fatto l’attore. Però se lei prendesse qualcosa,
come il Dams, indirizzo Lettere o indirizzo Spettacolo, quelle cose sarebbero
anche formative dal punto di vista teorico e poi naturalmente frequentare una
buona scuola di recitazione e avere molta pazienza come attrice.
Quando non lavori, curi degli interessi,
degli hobby?
Sono diventato abbastanza casalingo,
Gianfranco. Quando non lavoro leggo un bel libro e poi tu sai che ho una grande
passione per la musica, mi piace comprare Cd e Blu-Ray. Ieri ho comprato quello
dei Queen e me lo sono visto con molto piacere. Diciamo che i miei interessi
sono il cinema, il teatro, i libri e la musica.
E il divano …
E il divano, bravo Gianfranco. E’ vero.
Sai, quando ero giovane, uscivo alle 10 di sera e rientravo alle 5 del mattino,
come tutti. Anche quando lavoravo. Fra un mese faccio 59 anni, quindi sono un
signore di mezza età e mi sono dato una calmata. Però non è una rinuncia. Io
penso che sia una cosa naturale, che dopo una certa età non ne puoi più di
discoteche e locali, l’essere invitato. Ora preferisco la cena con gli amici,
poche persone, in tranquillità.
Uno che vive a Roma ha più probabilità
di sfondare come attore o alla base c’è sempre il talento?
Alla base c’è sempre il talento, perché
moltissimi attori non sono romani, ma vengono da fuori. Però se uno nasce in un
paesino della Sicilia, se viene a Roma ha più probabilità, perché ci sono
scuole, c’è Cinecittà, ci sono i set cinematografici. Come se uno volesse
fare moda, è naturale che va a Milano. Però, come dici tu, di base c’è
sempre il talento, la bravura.
Il tuo rapporto con Roma, com’è
Giampiero?
Io la amo, ci sono nato, ci vivo e non la
cambierei con nessun’altra città del mondo, nonostante sia caotica,
nonostante sia diventata una metropoli difficile, vedi le buche, il traffico, lo
smog, ecc … Però tutte le grandi città hanno questi problemi.
Cosa ti manca di Roma quando sei in tournée
in giro per l’Italia?
Per fortuna che in tournée c’è sempre
quel giorno della settimana in cui torni a casa e quindi fai il pieno di aria
romana e poi riparti. Quindi devo dire che non mi manca niente di Roma, anche
perché non sto via per dei mesi. Diciamo che sono mesi intervallati. Comunque
c’è sempre la voglia di tornare a Roma, a casa.
In quali zone di Roma hai vissuto?
Ho vissuto sulla Tiburtina con i miei
genitori, poi da solo sulla Salaria.
Cosa ti da più fastidio di Roma?
Mi da fastidio il fatto che Roma dovrebbe
essere la capitale del mondo, invece ha un sacco di problemi. Non per fare
politica, ma queste cose sono dovute a varie situazioni vissute nel passato.
Pian piano si accumulano e chi arriva a governare Roma poi trova
un casino. La cosa che non ho amato e di cui un
po’ mi vergogno, era che prima del lockdown c’era tutto quel casino dei
rifiuti. Andavo in giro per Roma ed era una discarica a cielo aperto. Questa
cosa mi è dispiaciuta molto. Poi è arrivato il lockdown e magicamente i
cassonetti erano vuoti. Questa cosa non l’ho mai capita.
Perché i romani sono così solari e
simpatici? Merito del clima, del cibo?
Io penso che gli italiani siano simpatici e
cordiali, ognuno a loro modo. Poi dipende, se vai più giù sono più solari
perché hanno un altro clima, un altro modo di vivere. Vai un po’ più al nord
e sono un po’ più chiusi, però io penso che gli italiani siano
veramente un bel popolo. Non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, io amo
molto l’Italia, con tutti i suoi difetti.
Cosa ne pensi della ricandidatura della
sindaca Virginia Raggi?
Che Dio ce la mandi buona. Come dicevo prima,
non è facile fare il sindaco di Roma, perché è facile additare una persona,
però bisognerebbe poi trovarsi al suo posto. Io spero sempre che chiunque
arrivi ami la città. Questo è fondamentale.