Giancarlo Del Re (giornalista)    Roma 20.12.1998

                      Intervista di Gianfranco Gramola

Dalle “Avventure in città” sul Messaggero, a Giuseppe Gioacchino Belli

 

(breve presentazione tratta dal suo libro “Roma della gente”)

Giancarlo Del Re, nato a Roma nel 1931 da famiglia mista per origini e tendenze, ebbe l’infanzia travagliata da un’asma di tipo proustiano e dalla mancanza di termosifone, scarpe nuove e pony. La sua adolescenza fu selvaggia e debitamente repressa, la sua gioventù sobria e fervente. Quando prese coscienza della propria disponibilità alle fatiche del tribuno, del paladino e del vagabondo, abbracciò la carriera di giornalista, conferendogli la non comune dignità di una specchiata posizione fiscale e promettendogli un placido futuro da pensionato.  E’ soggettista e sceneggiatore cinematografico, si è cimentato nella regia realizzando un documentario sulla psicanalisi della corrida. E’ stato intrattenitore radiofonico di genere riflessivo – confidenziale, ha scritto testi per voci altrui, ha collaborato all’emissione televisiva di un racconto in quattro puntate, di un reportage filmato di sei ore e di una dozzina di musicals. E’ giornalista e lavora al Messaggero. Da anni ha una rubrica quasi quotidiana, dal titolo “Le avventure in città”, dove racconta in modo umoristico e sarcastico degli episodi cittadini della realtà romana, fra l’ironico e il buffo, il tutto condito da un ottimo romanesco. Ha pubblicato due libri con le sue “Avventure in città”. La prima è stata pubblicata dal Messaggero (ha vinto il premio Bordighera per la Letteratura Umoristica) e la seconda dall’editore Mursia. E’ separato e ha un figlio: Pietro.

Ha detto:

- Da molti anni, prima che arrivassero i “vu cumprà”, passava tra gli ombrelloni il “tellinaro” che offriva la sua merce in uno sgocciolante sacco di juta.

- I nostri ben pagati parlamentari, non solo hanno l’ingresso gratuito allo stadio, bensì fruiscono gratis di molto altri servizi costosi, fra questi anche quello della bolletta del telefono.

- Sappiamo la situazione del traffico romano e tutti noi ne siamo responsabili. E’ asfissiante, frastornante e rallenta, quando non paralizza, la vita attiva della città.

Intervista

Giancarlo è nella sua casa di via Nazionale, a due passi dalla stazione Termini.

Com’e la Roma della tua gioventù, Giancarlo?

Io della mia infanzia ricordo la guerra, perché sono nato nel ‘31 , quindi quando scoppiò la guerra, la seconda guerra, io avevo una decina di anni. Quindi ho dei ricordi abbastanza drammatici. Ricordo la preoccupazione dei miei genitori e uno strano affrettarsi intorno a 1000 problemi. Poi la gioventù è stata una gioventù del dopo guerra, cioè in un paese poverissimo e un farsi avanti in mezzo a mille difficoltà.

Com’era quella Roma lì?

Era una Roma molto diversa da quella di oggi. Specialmente il centro, dove c’è tutta la storia di Roma. Era in realtà un quartiere borghese, di una borghesia schiva, attenta ed era una città molto più semplice e sicuramente meno volgare di quella di adesso.

Hai sempre abitato in via Nazionale?

Io sono nato in via del Corso ed ho vissuto per 25 anni in via Frattina e quindi sempre nel centro storico. Poi sono stato per un periodo a Vigna Clara e poi ho avuto alcuni traslochi provvisori. Infine mi sono trasferito a via Nazionale, il posto dove vivo adesso.

Com’è attualmente il rapporto con la tua città?

Il mio con Roma è un rapporto difficile, perché è una città difficile da viverci. Io amo molto il mio rione, perché io abito in questo antico rione romano che si chiama Esquilino ed è vicinissimo alla stazione Termini. E’ un quartiere – tribù, dove tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti e sanno i fatti degli altri. E’ come un piccolo paese, dentro una metropoli.

E il tuo rapporto con la cucina romana?

E’ buono. Io mi diletto anche un po’ di cucina e ogni tanto faccio qualcosa. Ma la cucina romana si fonda su cose un po’ pesantine da fare. La matriciana, ad esempio, è un piatto che non si può definire dietetica, no? Poi questo piatto non è romano de Roma, perché viene da Amatrice. Poi ci sono tutte quelle che sono le interiore, le animelle, la pajata, ecc… poi c’è l’agnello, l’abbacchio che a me piace molto e che è una prelibatezza tipica romana. Ma io principalmente amo le paste, che a Roma le fanno in mille maniere. Ad esempio, per Natale, una pasta tipica romana è quella con il tonno e un altro piatto da magro, per chi non vuole mangiare carne è un grande fritto di verdure, ricotta e altri ingredienti,

Come giudichi i romani?

Una precisazione da fare è “ gli abitanti di Roma”, perché di romani veri non si può parlare. Sono profondamente maleducati, furbetti, fanno un egoismo puerile e questo mi riferisco in modo particolare a chi usa la città con i mezzi non pagando il biglietto sul bus e sulla metro, parcheggiano in doppia e terza fila e fuori posto. C’è proprio una sorta di inciviltà profonda e questo va detto e io non mi sono mai stancato di dirlo. La maggior parte dei guai della città è stata per colpa dell’incuria, dell’egoismo e del menefreghismo di chi vuol fare il furbetto.

Avranno anche qualche pregio?

Io direi che sono tolleranti per i difetti altrui, ma questo per farsi perdonare i propri. Si! Sono tolleranti gli abitanti di Roma, ma devono esserlo per forza. Ripeto che parliamo degli abitanti di Roma, non dei romani. Il romano vero è una cosa che forse neanche io ho conosciuto, perché Roma ha continuato a cambiare sangue, a cambiare pelle.

Cosa provi nel tornare a Roma dopo un viaggio?

Beh! Mi piace, perché ritrovo la città più bella del mondo.

C’è una zona a cui ti senti legato?

Si! Come ti dicevo prima, il posto dove abito, per un fatto sentimentale. Per un fatto monumentale, invece io amo molto la Roma barocca e quindi piazza di Spagna, piazza Navona e tutti quei posti così.

Quali sono i mali di Roma che più ti feriscono?

Torniamo al carattere dei romani “abitanti di Roma”, Gianfranco. C’è il dissenso totale che poi è una ruota, è un’inversione a catena, con degli utenti della città così disattenti alla verità delle cose, così strafottenti e naturalmente va da sé che i vigili urbani siano delle carognette, pure loro. Come ogni città, Roma ha i vigili che si merita, perché non c’è un rapporto di correttezza. Sai che Roma è anche la capitale d’Italia, capitale degli evasori fiscali e questo ti dà l’idea di come è corruttrice questa città.

Ami la poesia romanesca?

Io amo molto il Belli, soltanto Giuseppe Gioacchino Belli, il grande poeta dialettale di Roma. L’altra poesia romanesca non mi interessa.  

Un consiglio ai turisti che verranno a Roma per il giubileo?

E’ una domanda che è quasi impossibile rispondere. Che devo dire. Verranno? Rovineranno Roma e la renderanno peggio di quella che è? Ma non per colpa loro, ma delle infrastrutture che saranno insufficienti.  Roma ha quattro milioni di abitanti, a parte la zona monumentale e devono arrivare nella durata di un anno, circa 30 milioni di pellegrini. Io mi chiedo dove “pisceranno”, dove andranno a pisciare. Capito?  

Un tuo sogno nel cassetto?

Non lo so. Ho passato tanti sogni e poi più che sogni li vedo come progetti. L’età dei sogni è finita, caro Gianfranco, è passata. Sogno appresso alla musica, quindi sogni astratti. Io sogno quando ascolto musica. Forse un sogno potrebbe essere scrivere un libro che non ho ancora scritto, ma quello può essere un progetto e non un sogno.