Giancarlo Magalli (presentatore) Roma
18.4.2005
Intervista di Gianfranco Gramola
Il
conduttore che si affeziona alle partner
Giancarlo
è come lo si vede in Tv: simpatico, pacioccone, spiritoso, a volte pungente a
volte molto divertente e molto professionale. L’ hanno definito
“tappabuchi”, perché quando una trasmissione non va bene o il conduttore si
dà alla fuga, chiamano lui a “tappare” la falla televisiva. Nato
a Roma il 5 luglio 1947, sotto il segno del cancro, inizia a lavorare nei
villaggi turistici (come Fiorello) facendo l’animatore. “ L’abitudine
di fare battute
– spiega Magalli, - l’ho ereditata
anche da questo lavoro
e dal cabaret e quindi mi è venuta spontanea
anche quando mi sono trovato in video
“. Nel ’77 entra in Rai
e come autore si occupa di programmi come “Non stop – Radio ombra –
Patatrac – Pronto, Raffaella? – Illusioni, musica, balletto e altro “.
Nelle vesti di conduttore invece lo troviamo in “ Pronto, chi gioca? –
Pronto, è la Rai? – Fantastico 10 – I fatti vostri – Ciao weekend –
Papaveri e papere – Mille lire al mese – I cervelloni – Domenica In –
Subbuglio – Piazza Grande –
ecc… “.
Ha
detto:
-
Mio padre e la mia prima moglie volevano che facessi l’assicuratore, per avere
il lavoro sicuro. La noia mi stava
massacrando. Poi ho rotto con mio padre, ho lasciato mia moglie e sono andato in
affitto in un monolocale.
-
Per me che sono un amante dei bucatini all’amatriciana è stata una sofferenza
fare dieta. Ma mia moglie ormai aveva l’impressione di non avere sposato un
solo Magalli, ma due.
-
Vista la mia stazza, anziché un vestito Armani avrei potuto indossare un
modello “Armadi”..
-
Per anni ho firmato e condotto programmi di qualità e ho ricevuto in cambio
solo irriconoscenza. Ho visto preferire alla mia esperienza personaggi venuti
dall’esterno con contratti miliardari.
-
Aspetto che a febbraio in Rai passi la Zucchet (azienda di derattizzazioni) e
che faccia una bella disinfestazione.
- Il
mio sogno era di fare il vigile. Non so proprio perché, ma stare in mezzo al
traffico a dirigere le auto mi ha sempre affascinato. Tanto che ho fatto anche
il vigile volontario.
- I
dirigenti Rai? Passano come meteore, anzi come meteoriti, visti i
danni che fanno.
- In
Rai ho visto persone girare con in tasca l’Unità e il giorno dopo il Secolo
d’Italia. I giornali cambiano col tempo e la situazione. Mai farsi beccare col
giornale sbagliato.
- In
piazza Monte Grappa a Roma c’è un palazzo Rai (ex Philips) che è come una
casa di riposo per i dirigenti inutili. Hanno l’ufficio, il computer, la
segretaria, lo stipendio e il telefono. Hanno tutto tranne qualcosa da fare.
Curiosità
-
E’ sposato con Valeria Donati (farmacista), da cui ha avuto la figlia
Michela. Ha un’altra figlia, Manuela, avuta da un precedente matrimonio, che
lavora nel campo delle assicurazioni.
-
Vive nel quartiere residenziale dell’ Olgiata, nella splendida villa che ha
acquistato da Serena Grandi.
-
Suo zio Angiolino, giornalista in pensione, possiede una collezione di santini.
Sono oltre 20.000 le “immagini”, alcune in pergamena risalgono al 1600.
- Ha iniziato a lavorare nel mondo dello
spettacolo scrivendo i pezzi per Pippo Franco.
-
Ha frequentato il Collegio Nazareno conseguendo la Maturità Classica nel
1966.
Intervista
Lo
incontro alla Rai, nello studio 1 di via Teulada, 66 prima della puntata di
Piazza Grande. Ci accomodiamo nel camerino accanto a quello di Adriana Volpe.
Magalli si spaventa alla vista della mia lunga lista di domande, ma gli prometto
che sarò breve anche perché mancano 15 minuti
all’inizio del programma e Michele Guardì, il regista, gira negli
studi, cercando
disperatamente Magalli.
Giancarlo,
che rapporto hai con la tua città natale?
Il
mio rapporto con Roma è un rapporto
da romano. Sono romano de Roma da sette generazioni. Io ci sono nato, ci vivo e
sono abituato a viverci con tutti i pregi e i difetti di questa città. I
difetti che sono il traffico, una certa mentalità così, un po’
approssimativa che la gente scambia per menefreghismo. Probabilmente se fossi un
turista o se venissi a trasferirmi da un’altra città a Roma, avrei qualche
difficoltà ad ambientarmi. Essendoci nato invece ci sono abituato e mi ci trovo
molto bene. Roma è come quelle donne belle
e capricciose. Il fatto che sono belle aiuta a superare i capricci. Roma è così.
Quando
sei via per lavoro, cosa ti manca di Roma?
Mi
manca l’atmosfera, mi manca il sapermi muovere e mi manca una città che sento
mia. Però poi mi fa piacere tornarci, anche se io sono uno a cui piace molto
anche partire. Non sono di quelli così morbosamente attaccati alla propria città.
Quando posso vado volentieri fuori.
Esiste
una Roma da buttare, Giancarlo?
In
tutte le città ci sono cose che non vanno bene. Roma comunque è una città che
ha un certo disprezzo per le regole, una città in cui le cose sono sempre un
po’ approssimative, in cui gli appuntamenti hanno sempre un margine di
mezz’ora. Ecco, questo tipo di atteggiamento sicuramente lo butterei via.
Ma
qual è il fascino di Roma?
La
sua età millenaria in cui ha saputo conservare la sua bellezza in strati
successivi. C’è una Roma imperiale, quella barocca, quella dell’800, quella
umbertina. Ci sono queste “Rome” sovrapposte e sono tutte belle. Roma è una
città fatta di tanti strati, di storia, di bellezza. Roma è una città che,
camminandoci, si sente il passato, si sente la storia e si vede la sua bellezza,
periferie a parte. Le periferie sono tutte brutte. Ma il centro di Roma lo trovo
molto bello, tant’è vero che vengono da tutto il mondo per visitarlo.
Per
un’artista, Roma cosa rappresenta?
Per
uno che fa un determinato lavoro
Roma è sempre un posto buono dove lavorare, perché Roma è anche cinema,
teatro e Tv, così come Milano è pubblicità, per esempio, che fa sempre parte
della televisione. Quindi se uno vuole fare pubblicità deve andare a Milano e
se uno vuole fare Tv e cinema è bene che stia a Roma. Io mi sono trovato a nascerci, quindi mi ritengo fortunato.
Tu
Giancarlo hai avuto sicuramente tante soddisfazioni. Qualche delusione?
Vabbè…
Quelle vanno e vengono.
E
con l’Azienda Rai, come va?
Con
la Rai ho un rapporto come con un amante, non riesco mai a farla diventare mia
moglie (risata). La Rai è un amante e come tutti i rapporti a volte sono più
focosi, più appassionanti rispetto a quelli con la propria moglie. A volte ci
sono anche rapporti di freddezza. E poi c’è sempre la consapevolezza che ci
si può lasciare senza rimpianti, senza obbligazioni, da un momento all’altro.
Cose che con una moglie non puoi fare. Ecco, il mio rapporto è questo, cioè più
passionale che con una moglie, però con la possibilità che tutto finisca da un
giorno all’altro come a volte è successo, perché la Rai è fatta di nomine,
di persone e a volte le persone cambiano e chiaramente cambiano anche i
rapporti.
Il
complimenti più bello che hai ricevuto?
Io
ho fatto tanti spettacoli e facendo il Mezzogiorno, ad esempio, il complimento
più bello me lo fece un signore. Mi disse che lui quando sarebbe uscito di
casa, sapeva che la moglie avrebbe guardato me in televisione e non era geloso
di questo, anzi, era contento che avessi tenuto compagnia alla moglie in una
maniera efficace ed intelligente, senza però farla innamorare. Quindi non era
geloso ed era contento che restassi a tenerle compagnia.
A
chi vorresti dire “grazie”?
Un
grazie nella vita c’è sempre qualcuno a cui dirlo ed io ne ho parecchi a cui
dire “grazie”. Da Gianni Boncompagni che è stato il primo a credere che io
potessi fare il conduttore. A Michele Guardì con il quale da tanti anni
facciamo cose di reciproca soddisfazione, vedi I fatti vostri – Piazza grande
– Mille lire al mese – Papaveri e papere. Insieme abbiamo fatto tanti
programmi belli e molto seguiti. Poi, per chi fa questo lavoro, sa benissimo che
il grazie più grande va al pubblico.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Non
ho sogni ambiziosissimi, anche perché in questo periodo fare le prime serate,
s’è visto recentemente, è pericoloso e si rischia di rovinare una vita di
buoni successi. Oggigiorno basta un insuccesso per finire in disgrazia. E la
prima serata, oggi come non mai, è un momento buono per andare male, perché è
un momento difficile e bisogna fare programmi fatti in un certo modo. Poi non ci
sono i soldi, non c’è il tempo, mancano gli autori ed è facile sbagliare.
Quindi il mio sogno nel cassetto è rimanere a fare quello che sto facendo,
perché mi diverto, lo faccio bene e arrivederci.
Grazie
infinite, Giancarlo. Ci vediamo dopo, nello studio 1, nel tuo “Piazza
Grande”.
Ti
aspetto, Gianfranco. Ciao. Salutami il Trentino.