Gianni Ippoliti (conduttore e autore TV)
Roma 11.4.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
Nel mio lavoro conta l’agente potente, che
ti piazza dappertutto a contratti milionari. C’è quello che guadagna 100
volte quello che guadagno io e fa un quarto dello share che faccio io quando
faccio la mia rassegna stampa.
Io e Gianni Ippoliti davanti ai
cancelli della Rai di via Teulada
Gianni Ippoliti è nato a Roma il 22
febbraio del 1950. La
sua carriera in tv inizia nel 1977. Laureato in legge, ex arbitro di
calcio, autore e conduttore, è da sempre “un
indomito mediano dell'ironia televisiva”, come lo ha descritto un
giornalista.
Ecco
alcune delle trasmissioni in cui ha lavorato e/o partecipato:
Piccolo
Slam (1977) - Fresco fresco (1983) - Provini (GBR1985 - Italia 1, 1988) -
Dibattito! (1988–1990) - Scene da un matrimonio (Canale 5 1990–1996; Rete 4,
2012) ideatore - Non è mai troppo tardi (1990–1991) -
Q come cultura (1992–1993) - L'Edicola (1994) - La domenica sportiva
(1996–1997 - 2010) - La befana vien di notte (1998) - C'era due volte
(1999–2000) - Il paese delle meraviglie (2003) - Ballando con le stelle (2005)
concorrente - Alice (2006) - Ciak... si canta! (2008–2011) ideatore –
Unomattina in famiglia (dal 2011) - Le amiche del sabato (2013–2014) -
Zecchino d'Oro (2014) - Sabato in (2015-2016) - Detto fatto (dal 2016) - Italia
sì (Rai 1, dal 2018).
Intervista
Mi racconti
com’è nata la tua passione per la televisione e come sei arrivato al
piccolo schermo?
Da bambino, avevo circa otto anni, ero
affascinato dalle edicole. Desideravo fare il giornalaio perché mi piacevano le
notizie e l’informazione. Solo che da bambino non riuscivo a concepire il
mestiere di giornalista e quindi pensavo al giornalaio. Da giornalaio sono
passato ad uno che in tutte le sue espressioni televisive, editoriali, nella
stampa e negli spettacoli teatrali ha fatto sempre riferimento alla stretta
attualità. Riferendomi appunto alla stretta attualità è capitato di debuttare
nel 1977 su Rai1 nel programma “Piccolo Slam” con Sammy Bardot e Stefania
Rotolo. Io per primo ho portato dei personaggi che avevano dei film che stavano
per uscire e li facevo accomodare accanto a me. La primissima forma di passaggio
promozionale diciamo, che non aveva mai messo in atto nessuno. Poi dopo sono
passato a collaborare con il Tg2 Sport, che all’epoca lo sport era solo su
Rai2 e con me debuttava Isabella Ferrari, che aveva soltanto 15 anni, perché
curavo delle scene in costume, al seguito del Giro d’Italia. C’era lei e
Gianfranco D’Angelo. Poi da lì tutta una serie di esperienze che mi hanno
portato a condurre su Rai2 “Il barattolo”, un programma che l’anno prima
aveva visto il debutto di Fabrizio Frizzi. Poi ho continuato fino a lavorare
nell’emittente romana GBR con “Provini”, un programma che poi approdò nel
1988 su Italia 1 ed ebbe grande
successo. Nel frattempo ho fatto delle collaborazioni con Radio Corriere e Tv.
Ora festeggio 43 anni di carriera televisiva.
I tuoi genitori che futuro pensavano
per te?
Non avevano idea di cosa avrei voluto fare.
Io ho fatto il liceo Scientifico e poi mi sono laureato in Legge. Sapevano che
mi sarei districato nel corso della vita superando tutte le difficoltà, perché
io quando avevo 12 anni già lavoravo come impiegato all’ippodromo.
A Tor di Valle?
A Tor di Valle e a Capannelle. Quindi
studiavo e lavoravo.
Il mondo dello spettacolo era come te
lo immaginavi o ti a deluso?
Diciamo che non ci ho fatto neanche caso. Mi
sono tuffato in questa realtà. Io sono un situazionista, quindi non agisco, ma
reagisco alle cose. Non faccio vita mondana, non partecipo e questa è una mia
reazione alle cose.
Ho letto che avevi una rubrica su un
settimanale in cui mettevi in guardia i lettori dalle truffe. Com’è nata
questa idea?
Ho collaborato e collaboro ancora con la
Polizia di Stato, per la quale ho realizzato diverse campagne contro le truffe
agli anziani. Qualche anno fa, nel corso de “La vita in diretta” avevo un
piccolo spazio in cui con due attori mettevamo in scena le principali truffe,
proprio per dare la possibilità alle persone anziane di capire quali fossero le
dinamiche che i furfanti mettono in atto in questo o quel raggiro. Questo l’ho
fatto per tre anni ed era una cosa molto utile, un bel servizio, poi qualcuno ha
deciso di non proseguire. Quando cambia un responsabile di un programma vuole
sempre distinguersi e fare altre cose diverse dall’altro, anche se una cosa è
assolutamente da servizio pubblico, sparisce poi.
Ho letto che sei molto attivo in fatto
di solidarietà.
Io ho girato la campagna e sono stato
testimonial dell’AIDO, l’associazione donatori organi e per quanto è
possibile, do il mio contributo e lo faccio molto volentieri.
Oltre al lavoro in tv curi degli
interessi, delle passioni nella vita?
Ho la passione delle auto d’epoca. Ogni
volta che guido una di queste macchine mi sembra di tornare indietro nel tempo.
Se uno percorre su un auto che ha 70 o 80 anni un tratto di strada di campagna
dove non incontro nessuno, sembra di essere in un film.
Hai delle ambizioni o dei progetti che
vorresti realizzare?
Sopravvivere a tutto quello che mi circonda,
questo è il mio progetto di vita. Adesso sembra ancora più attuale,
drammaticamente attuale, però il mio unico progetto è questo.
Com’è avvenuta la tua collaborazione
con il programma di Marco Liorni “Italia Si”?
Perché avendo fatto le scene in diretta
quando Marco Liorni conduceva “La vita in diretta”, essendogli piaciuto il
mio modo di fare televisione, mi ha voluto come curatore di spazi di servizi che
secondo lui hanno un taglio particolare.
Nel tuo lavoro conta di più il talento,
la fortuna o la passione?
Nel mio lavoro conta l’agente potente che
ti piazza dappertutto a contratti milionari, sia
se vali o non vali, se sei capace e viceversa. Contano gli agenti, se tu hai un
agente potente, sei a posto. C’è quello che guadagna 100 volte quello che
guadagno io e fa un quarto dello share che faccio io quando faccio la mia
rassegna stampa.
Parliamo un po’ di Roma. Mi racconti
dove hai passato la tua infanzia?
I miei genitori abitavano in via Giovanni da
Procida, vicino a piazza Bologna, però la mia infanzia l’ho passata tutta
quanta nel quartiere Appio, dove ho frequentato sia la scuola media che il
liceo. Successivamente mi sono trasferito nel centro di Roma e abito al centro
del centro di Roma, in via della Lupa.
Quindi sei giallorosso, ossia della Roma
immagino …
Sulla tabella toponomastica c’è lo
scudetto della Roma, che hanno messo appunto quando la Roma ha vinto lo
scudetto, ora è un po’ rovinato perché non c’è stato modo di sostituirlo
con altri trofei.
Il tuo rapporto con Roma com’è?
Ottimo, nel senso che io amavo la città e
amavo soprattutto le fontanelle. La sera mi facevo dei giri per andare a bere la
varie acque della città. Roma ha una decina di acquedotti e io conoscevo di
ogni fontanella il tipo di acqua e il sapore di quell’acqua. Mi ricordo una
notte che mi prese la voglia di andare a bere l’acqua della fontana
dell’obelisco di piazza San Giovanni, perché
aveva un sapore tutto particolare. Altre due fontane dove vado spesso ad
assaggiare l’acqua di Roma, sono nell’angolo tra
via della Scrofa e via di Ripetta e una sera mentre stavo bevendo prima
da una e poi dall’altra fontana, sento una voce che dice “Ma allora è vero
che ti piace bere dalle fontanelle”. Mi giro e vedo Renzo Arbore e Luciano De
Crescenzo che mi stavano osservando perché si erano ricordati che in
un’intervista avevo detto che la
sera mi piaceva fare il giro delle fontane della città.
Cosa ti da più fastidio di Roma?
Com’è ridotta. Venti anni fa feci fare
tutta la pavimentazione di via della Lupa, dove ci sono i sampietrini. Era un
biliardo. Adesso c’è una media di tre persone al giorno che cadono perché
tutti i lavori che sono stati fatti per mettere la fibra, per le acque, le
fognature, per i telefoni, ecc. hanno dissestato la strada anche perché le
ditte non ottemperano a quanto scritto nel regolamento, cioè chi fa una buca e
non lascia il margine di almeno tre metri di strada intonsa, deve rifare tutta
quanta la strada. Invece poi arrivano degli pseudo operai che rimettono i
sampietrini alla bene e meglio e lasciano le strade in condizioni disastrose.
Tra un sampietrino e l’altro ci sono almeno quattro centimetri, dove ci va
tutta la sporcizia e dove non si riesce a pulire. Quindi la strada è sporca
perché le cicche e gli escrementi vanno a finire tra un sampietrino e l’altro
e rimangono lì. Nell’ultimo giubileo sono stati tolti i bidoni di ghisa,
quelli che avevano anche la conchiglia posacenere, perché non erano
ispezionabili e sono state sostituiti da queste buste di plastica che dovevano
essere provvisorie. I gabbiani bucano le buste dei rifiuti e tutto il contenuto
va a finire per terra e sono state
tolte anche queste buste di plastica che avevano un anello che le teneva, con il
risultato che uno che ‘passeggia e deve buttare un pezzo di carta, un
bicchierino di plastica li lascia appoggiati sui cornicioni. Non c’è nessuna
città del mondo, neanche del quarto mondo, in cui non ci siano i cestini al
centro. Io chiamai e feci un servizio quando venivano annunciati inasprimenti
per chi gettava mozziconi di sigarette a terra. Ma uno dove li deve buttare?
Chiamai l’Ama e mi dissero che tra lì e un mese avrebbero fatto delle mini
isole ecologiche con anche dei posacenere. Sono passati sei anni ma non è stato
fatto niente. Che rapporto può avere uno con la sua città che amava e che
adesso è ridotta così. Io ho la fortuna di vivere quattro giorni alla
settimana a Lecce, dove faccio delle trasmissioni e ho il mare Adriatico da una
parte, il mare Tirreno dall’altra e il mare Ionio tra i due mari e faccio una
vita più legata alla natura. L’unica consolazione di questo corona virus è
che ieri in terrazza ho trovato delle bellissime farfalle. Una cosa che non
vedevo da anni. C’è stata una riscoperta della natura, con animali che si
sono impossessati dei parchi. Vedere delle farfalle sulla mia terrazza mi ha
fatto tornare indietro nel tempo, a quando Roma era più vivibile, a quando
l’aria era pulita e tutto quello che dicono i nostalgici. Peccato perché non
c’è nessuna possibilità di tornare indietro.
Perché i romani sono così simpatici,
solari e ironici?
Hai dimenticato che hanno la battuta sempre
pronta. Essendo sempre stata Roma il centro del potere temporale e potere
politico, i romani ne hanno visto veramente di tutti i colori e alla fine
l’unico modo per reagire è quello di tirare fuori una dose di ironia, di
sarcasmo.
Tradiresti Roma per vivere in un’altra
città?
Si, ormai si, assolutamente. Io quando torno
a Roma da Lecce, quando dall’aeroporto di Fiumicino mi avvicino a Roma,
comincio a sentire il disagio di vedere tutto quello che si vede. C’è di
tutto, sporcizia, buche, macchine in terza fila. Non c’è un metro quadro a
Roma che sia percorribile con una bicicletta. Ci sono buche dappertutto. Ci sono
state ditte che hanno fatto dei lavori e poi non hanno rimesso a posto come
prima. Queste ditte sono sanzionabili, ma il comune non ha mai esercitato questo
potere. Uno come fa ad amare una città dove accadono cose così? E’ uno
sfregio continuo a tutto. Una vergogna.