Giorgio Borghetti (attore - doppiatore)   Roma  28. 4. 2006

                  Intervista di Gianfranco Gramola  

Lo sport, la sua grande passione

Giorgio Borghetti nasce a Roma il 23 gennaio 1971. Muove i primi passi nel mondo dello spettacolo nel 1981 prestando la sua voce ad Elliot, il bambino  di E.T . Porta a termine gli studi nel 1989 conseguendo la maturita' scientifica, ma nel frattempo prosegue la sua attivita' di doppiatore: sua la voce di Peter Pan (1986) e del giovane protagonista de "L' attimo fuggente" (1989) interpretato da Robert Sean Leonard, che ha doppiato anche in "Molto rumore per nulla" (1993); E' stato scelto da Silverio Blasi per uno sceneggiato tv "Inverno al mare" (1986) e da Bruno Corbucci per un ruolo nel film "Kamikaze" (1987). Ha partecipato allo spettacolo teatrale "Foto di classe" (1988) per la regia di Mino Caprio. Ha studiato dizione e recitazione con Rodolfo Bianchi, attore e direttore di doppiaggio, con il quale ha doppiato molti film da protagonista tra i quali "Stonewall", "Dobermann", "L'odio", "Sotto gli ulivi", "Pane e fiore", "East is east ", "Central do Brazil". L'incontro con Riccardo de Torrebruna, attore, regista e scrittore, del quale ha seguito due seminari di "Analisi del testo" (1998-2000) e nel cui studio di acting ha studiato per tre anni (dal 1998 al 2000), ha segnato una svolta nella sua attivita' professionale. Nel 1998 e' stato scelto da Rossella Izzo e da Massimo Spano per un piccolo ruolo rispettivamente nella fiction "Una donna per amico" e nel film tv "Game over". Nel 1999 e' stato uno dei protagonisti maschili della fiction "Le ragazze di piazza di Spagna 3". Riccardo de Torrebruna ha firmato la regia di due spettacoli teatrali di cui Giorgio Borghetti e' stato tra gli interpreti principali: "Il  viaggio di Pallina Rossetti" e "Lungo viaggio verso la notte". Nel 2000 ha lavorato nella soap "Ricominciare" e nella serie tv "Tequila e Bonetti". Nel 2001/2002 e' stato il protagonista maschile di "Incantesimo" e partecipa a  "Cuccioli" fiction per la Rai in 6 puntate ( regia di Paolo Poeti ). Il 26 gennaio esce per Rai2 lo sceneggiato in 4 puntate "Tutti i  sogni del mondo" con Alessia Mancini e Serena Autieri. Il 1 ottobre 2002 debutta al Teatro Sistina con il musical "Bulli e Pupe" , con Marina Massironi e Serena Autieri.  Nel 2003 inizia le riprese de "Il Capitano" serie TV in sei puntate per RAI 2, insieme ad Alessandro Preziosi, Gabriella Pession e Giuliano Gemma. Nel 2004 è il nuovo protagonista maschile di "Carabinieri 4" fiction di Canale 5, nel ruolo  del magistrato Carlo Cesari. Compagni di lavoro sono:  Alessia Marcuzzi, Roberto Farnesi e  Paolo Villaggio.

Ha detto:

- Lo sport mi ha insegnato ad incassare vittorie e sconfitte.

- All’inizio ho avuto tante di quelle porte sbattute in faccia da far impallidire e scoraggiare chiunque.

- Ho sempre avuto la passione per la montagna e volevo trasformarla in lavoro diventando maestro di sci.

- Io un sex symbol ? Non lo sapevo.

- Mi piace andare in barca a vela. E’ stata mia moglie a trasmettermi la passione per il mare.

Curiosità

- Si è sposato il 22.6.2002 con Serena Tucci. Dopo la separazione, vive con la sorella di Alberto Tomba.

Intervista

Nel ruolo del magistrato Carlo Cesari in Carabinieri 4, Giorgio Borghetti mostra un carattere da duro, un po’ burbero, misterioso e di poche parole. Nella realtà è un  simpaticone, allegro e semplice, uno con i piedi ben saldi in terra nonostante la grande  popolarità avuta grazie alla sua bravura in teatro, nel doppiaggio e soprattutto in Tv. Un ragazzo innamorato della vita, dello sport (sci, tennis, pallavolo, golf, ecc…) e soprattutto della moglie che adora e di cui ha una grandissima stima.

Ricordi la Roma della tua infanzia, Giorgio?

La Roma della mia infanzia era la Roma di un ragazzino che giocava a pallone sotto casa come quasi tutti i bambini, con delle amicizie molto carine, molto salde che comunque un po’ sono rimaste nel tempo. Allora io vivevo in una zona non molto centrale di Roma quindi l’amicizia era ancora più salda. Il rapporto fra la gente  era più saldo, più forte, più concreto.

Attualmente com’è il tuo rapporto con Roma?

Il mio rapporto con Roma è di amore eterno. Roma città eterna diceva il film e il mio è un amore eterno. Io ho proprio il bisogno di tornare a Roma, ogni volta che vado fuori e il mio tornare a Roma significa lasciare la macchina al parcheggio e camminare per Roma, vedermi tutti gli scorci, gli angoli particolari, i monumenti, i palazzi, le sue piazze, ecc… Devo dire che con il Giubileo abbiamo avuto la fortuna di aver abbellito Roma. Mi hanno raccontato, che hanno dato dei fondi anche per abbellire del palazzi privati, quindi Roma è sbocciata, è un fiore. Quando sono lontano da Roma vado in crisi d’astinenza e te lo dico con tutta franchezza. Questo per farti capire quanto gli voglio bene.

Qual è il tuo angolo preferito di Roma?

Il mio angolo è quello dove per tanti anni ho abitato, cioè quella che ti dicevo prima, che è una zona periferica, zona Boccea, a nord di Roma.

Boccea. Sono stato una settimana nelle prigioni militari di Forte Boccea.

Sei stato a Forte Boccea? Ma che t’hanno carcerato? Che hai fatto, Gianfranco?

No! Facevo la guardia ai tempi del militare (risata). E dopo Boccea?

Dopo Boccea sono andato ad abitare da solo e ho trovato una casa nel quartiere Trieste, un quartiere un pochino più nobile, più d’elite. Adesso abito al Fleming che è una zona anche un po’ d’elite, tipo i Parioli.

Ami la cucina romana?

Purtroppo non sono un grande estimatore delle cose tipiche, tipo la pajata, la coda alla vaccinara, la trippa, le cervella fritte. Io non amo quei sapori troppo forti della vecchia cucina romana, però la carbonara e l’amatriciana certo li adoro. Il mio piatto preferito però resta sempre la pasta alla gricia, cioè l’amatriciana in bianco o la carbonara senza l’uovo, chiamala come ti pare.

Il pregio del romano?

Il  pregio del romano è che è una persona molto socievole e aperta. Tu guarda solo quando è morto il Papa e tutta quella folla di pellegrini che sono venuti a Roma. Ma veramente i romani hanno aperto le loro case per ospitare le persone e mandarle in bagno, perché i bagni pubblici dei bar e dei ristoranti non ce la facevano a sopportare il carico della gente.

E il difetto?

Il difetto del romano che poi a volte può anche essere un pregio è che a volte è un po’ troppo “caciarone” e che si sente quando c’è, capito? Quando c’è un gruppo di romani è impossibile non accorgersene, perché fanno troppa caciara e la gente dice: ” Ecco, so’ arrivati i romani”. Il difetto del romano è quando rischia di essere troppo invadente.

Giorgio, come vivi la Roma notturna?

Io sono uno per nulla mondano e non esco quasi mai. Difatti un mio amico carissimo che fa la sicurezza in un locale, quando mi vede in giro pensa: "Oddio, Giorgio, che succederà? Cambia il tempo?" , perché è una cosa strana che io vada per locali. La mia Roma by night possono essere le passeggiate per  quello che ti dicevo prima, cioè per vedere qualche scorcio o qualche angolo di Roma molto suggestivo. Anche perché Roma, come in tanti altri  posti, l’organizzazione è quella, gli amici sono quelli e vedi sempre le stesse facce e ti rompi le scatole o meglio ti annoi.

Qual è stata la tua più gran soddisfazione professionale?

Quella l’ho avuta poco tempo fa, a marzo, che ho ricevuto il mio primo premio ufficiale, il San Valentino e sono stato molto contento perché io m’ero proposto in compimento del mio 35° anno di avere un riconoscimento, un premio e l’ho ricevuto. Una bella soddisfazione. Non c’è che dire…

Ma i tuoi genitori che futuro sognavano per te?

Non penso che avevano delle gran aspettative, nel senso che mi hanno sempre  lasciato fare quello che volevo. Io ho iniziato da piccolo con il doppiaggio (faceva la voce di Elliot in  E.T. di Spielberg (1982), n.d.r.) e quindi già in qualche modo potevo avere la strada avviata, perché  avevo questa “vocazione” che potevo fare e potevo continuare e loro erano contenti. Poi quando ho invertito e spostato quello che era il mio obiettivo, cioè quello di fare l’attore, loro mi hanno sempre appoggiato. Qualunque scelta che io ho fatto nella mia vita, i miei genitori sono sempre stati con me. Ho avuto e ho dei genitori molto presenti che mi hanno sempre fatto capire la loro presenza nel momento del bisogno. Genitori esemplari.

La cosa più cattiva che hanno scritto su di te?

Forse il fatto che dicono in continuazione il fatto che io stia desiderando un figlio, volendo un figlio… Tutto ciò che riguarda la mia privacy è una cosa a cui tengo molto anche perché sono una persona  riservata. Ti racconto  un fatto, Gianfranco. Tempo fa ho rilasciato un’intervista in cui si parlava di figli e io ho detto che sono ancora giovane, non so, vedremo, prima o poi la mia famiglia si allargherà, ecc… Uscì il giornale e il titolo era:” Sul set amo la Marcuzzi ma voglio un figlio da mia moglie Serena”. Questa è una cosa che ho gradito poco.

Il complimento più bello che hai ricevuto?

Ne ho ricevuti tanti ma la cosa che più mi fa piacere è quando le persone apprezzano la mia disponibilità quando sto tra le persone, la mia grande naturalezza e la mia spontaneità che però può diventare come un boomerang, perché a volte alle persone tu dai un dito e poi si prendono tutto il braccio. Tempo fa sono andato al teatro Sistina a vedere lo spettacolo di Alessandro Preziosi :”Le tre caravelle” e all’intervallo non puoi capire la gente che è venuta da me e che faceva la fila per gli autografi. Ad un certo punto è venuta una signora e mi ha detto:” Io non mi voglio complimentare con lei né per la sua bellezza né per la sua bravura, ma per la sua grande disponibilità”. Questo è un bel complimento, cioè il fatto che la gente mi veda come una persona disponibile e socievole.

Com’è il tuo rapporto con la Fede?

Io credo in un qualcosa che è nell’aldilà. Non posso credere che la nostra vita si esaurisca in questo spazio che noi abbiamo, tra la nascita e la morte. Credo in un qualche cosa nell’aldilà ma ho qualche dubbio sulla chiesa e sui dogmi della chiesa. Sono uno che per pregare non c’è bisogno che vada in chiesa. Prego anche durante un viaggio in macchina o semplicemente mentre guardo un bambino che gioca al pallone.

Qual è la chiave del tuo successo?

Penso che sia un equilibrio, un equilibrio che io ho trovato e che cerco di trovare giorno dopo giorno facendo una grande ricerca su me stesso. Questo mestiere è una sinusoide, per chi ha studiato matematica come me. Vai su, poi c’è un momento di stanca e vai già poi tocchi il fondo e poi risali e poi riscendi. Il mio segreto forse è quello di non esaltarmi quando le cose vanno bene come è stato il periodo di “Incantesimo”, e di non deprimermi quando le cose vanno male. Ad esempio dopo il musical “Bulli e pupe” ci sono stati sette mesi che il telefono non squillava, nessuno mi chiamava e nessuno mi cercava. 

“Bulli e pupe” al Sistina, vero?

Si! Ero con Serena Autieri, Marina Massironi e Gianfranco Fino. Il gruppo era quello e devo dire che è stata una bella esperienza.

Hai un sogno nel cassetto?

Un mio sogno nel cassetto, non lo nego, sarebbe quello di fare cinema e ricevere un David di Donatello o un riconoscimento importante per il cinema, senza snobbare la televisione o il teatro. Fare  un film per il cinema e comunque continuare a lavorare bene e fare delle belle cose.

C’è qualcuno che vorresti ringraziare?

Prima di tutto me stesso e lo dico perché mi sono fatto tutto da solo e poi, come dicevo prima, i miei genitori che mi hanno sempre supportato in tutto quello che ho fatto.