Incoronata Boccia (giornalista e conduttrice)        Cagliari 18.6.2024

                              Intervista di Gianfranco Gramola

“Vorrei dire grazie al grande esempio che ho avuto da mia madre, una grande donna, forte, una donna che ha cresciuto due figlie dandoci un grande senso del dovere e io per questo le dico grazie. Mia madre ha sempre fatto delle grandi ramanzine a me e a mia sorella ricordandoci i valori del dovere, del sacrificio e dell’onestà”

Incoronata Boccia è nata ad Abbasanta (Oristano). Una volta completate le scuole superiori si trasferisce a Roma per proseguire il proprio percorso di studi, si iscrive infatti presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza dove consegue la laurea. È durante questo periodo che Boccia inizia a interessarsi al giornalismo, decide quindi di intraprendere una carriera in questo settore e in seguito debutta in televisione alla conduzione del Tg5. Nel 2001 entra nella redazione del programma di Rai 1 “La vita in diretta”, condotto in quel periodo da Michele Cucuzza, dove lavora come inviata coprendo grandi eventi di cronaca. Successivamente Incoronata Boccia torna a occuparsi di notizie collaborando con il TGR, al quale lavora in veste di inviata ma anche di conduttrice, è proprio all’interno del notiziario regionale che la giornalista ricopre per la prima volta un ruolo autorevole ovvero quello di vicecaporedattore. Nel 2022 presenta il talk show “Uno mattina Weekly” insieme a Carolina Rey e a Fabio Gallo e inoltre lavora al programma radiofonico “Ben detto” per il quale cura e conduce il tema del giorno di attualità e politica. Nel frattempo, grazie ai suoi traguardi professionali, Incoronata Boccia inizia anche a lavorare come docente presso l’Università Niccolò Cusano di Roma dove insegna, nel corso di master,  Comunicazione nella Pubblica Amministrazione. Nel 2023 la giornalista inizia a ricoprire il ruolo di vicedirettrice del Tg1 e l’anno seguente conduce il programma Rai 100 anni di notizie, una trasmissione creata per celebrare il centenario dalla nascita della radio nel quale si ripercorrono le notizie più importanti del secolo.

Programmi

2000 – Tg5 (programma televisivo)

2001 – La vita in diretta (programma televisivo)

2001 – TGR (programma televisivo)

2022 – Uno mattina Weekly (programma televisivo)

2022 – Ben detto (programma televisivo)

2024 – 100 anni di notizie (programma televisivo)

Intervista

Com’è nata la passione per il giornalismo? Chi te l’ha trasmessa?

Me l’hanno trasmessa i libri, la letteratura. I romanzi come “Piccole donne” quando ero bambina dove c’erano appunto queste figure femminili come Josephine “Jo” March che faceva la scrittrice. Io ero mossa da questo desiderio di scrivere, di scoprire il mondo e raccontare quello che mi circondava, di indagare sulla storia delle persone, sui racconti di vita delle persone. Crescendo poi le letture di Oriana Fallaci e le grandi giornaliste della Tv che con i loro racconti mi hanno suggestionata, impressionata, affascinata e fatto desiderare di fare il loro stesso mestiere. Comunque nasce per la passione per la scrittura e per la letteratura e poi successivamente è subentrata quella per l’immagine e quindi per il mezzo televisivo dove c’era possibilità di raccontare per immagine talvolta quello che neanche mille parole possono descrivere.

I tuoi genitori come hanno preso la tua scelta professionale?

Sembrava un sogno irrealizzabile, uno di quei sogni che suonava un po’ come “Voglio fare la ballerina, voglio fare l’attrice”, quindi con un po’ di prudenza, con un po’ di cautela ed era una dissidenza che sentivo anche nei professori. Alle scuole superiori ricordo un mio professore che mi disse: “Ma tu sei molto brava anche nelle materie scientifiche, non puoi sprecare le tue capacità”. Fare la giornalista era  un’aspirazione difficilmente realizzabile perché ero figlia di persone che non lavoravano in questo ambiente e non ho nessun famigliare giornalista. Il professore mi disse; “Concentrati su università, su facoltà che ti daranno la possibilità di lavoro.  Vai a fare ingegneria”. E io invece “no”, cocciuta, finito il liceo decisi di partecipare  alle selezioni per la facoltà di scienze della comunicazione che allora erano a numero chiuso e partecipai alle selezioni di Siena e di Roma, in due città perché pensavo che sarebbe stato difficilissimo superare il concorso, i test di ingresso, e non mi fidavo di me stessa e andai in queste due città, anche se speravo in Roma. Eravamo 8 mila persone per 200 posti, sono riuscita ad accedere sia alla facoltà di Siena che a quella di  Roma e a quel punto nessuno in famiglia mi poteva più negare di andare a proseguire questa strada.

Dalla Sardegna a Roma. Come ricordi l’impatto con la Città Eterna?

E’ una città bellissima, è una città dove quando andavo in gita con mia madre da piccolina, forse un po’ sognavo di viverci e di lavorare lì. Ricordo la grande insegna del Messaggero, del Tempo, quindi queste redazioni che io guardavo dall’esterno con grande ammirazione. Anni intensi, bellissimi dove la sensazione era quella di una montagna da scalare. Venivo da un piccolo paese del centro della Sardegna, quindi profondamente provinciale e la grande città era una sfida. Avevo quella forza, quella energia paesana che devi dimostrare qualcosa di più ed è stato quel voler dimostrare di essere capace, di essere più all’altezza e più capace degli altri a conquistarmi un posto lì che poi mi ha dato la possibilità di iniziare questo mestiere.         

Hai lavorato con Enrico Mentana.

Prima di fare l’inviata a “La vita in diretta” io devo i miei inizi a Enrico Mentana. Io ero una studentessa modello, quasi prodigio, fra virgolette, perché ho terminato gli esami in scienze delle comunicazioni in meno di due anni invece di cinque. Quindi ebbi un discreto clamore sulle cronache dell’epoca ed Enrico Mentana mi diede la possibilità di iniziare a lavorare nel suo TG5, quindi io a 21 anni ho varcato le soglie di una vera redazione come TG5 dove facevo un po’ di cronaca, dove facevo molti turni notturni e quindi ho iniziato praticamente il mestiere. Dopo due anni ho avuto la possibilità di lavorare con Michele Cucuzza a “La vita in diretta”.

Come inviata a “La vita in diretta”, ci sono stati dei fatti di cronaca che ti hanno coinvolta emotivamente?

Come inviata l’episodio, la cronaca che più mi ha scossa e che manterrò per sempre nel mio cuore è stata quella del terremoto di San Giuliano di Puglia, dove 27 bambini e una maestra rimasero sepolti nella loro classe durante il terremoto. Non ci fu nessuna vittima in quel paese se non i bambini di quella scuola, perché l’edificio  sprofondò e quindi raccontare il dolore delle mamme, dei famigliari. Ricordo che gli scavi andarono avanti per tutta la notte con le foto cellule che illuminavano questa scuola che era ormai sepolta, ma c’era però la speranza di riuscire a salvare qualche bambino, di riuscire ad estrarre qualche bambino ancora vivo da queste macerie. Quello è stato l’episodio per me più toccante, più difficile da raccontare. Ancora non ero mamma, probabilmente oggi avrei avuto ancora più difficoltà a testimoniare quello che stava succedendo.      

Quali sono gli ingredienti di un buon giornalismo?

La curiosità innanzitutto perché è quella che muove il senso del nostro mestiere. Quindi la voglia di scoprire, di indagare, di capire. Poi l’onestà intellettuale, la fedeltà e l’onestà a raccontare ciò che effettivamente è. Naturalmente non esiste l’obiettività assoluta, nessuno ha una cartina tornasole perfetta del reale. Il reale è sempre anche interpretazione, perché il mio occhio vede qualcosa di diverso dal tuo, ciascuno di noi ha un punto di vista che è leggermente deforme da quello anche di chi sta a fianco. Però l’onestà intellettuale nel raccontare in modo pluralista, in modo completo quanto più possibile quello che si racconta. E poi una grande passione perché questo è un mestiere fatto anche di grande sacrificio. Talvolta lo si dimentica perché si viene abbagliati dalle luci della ribalta, dalla visibilità soprattutto per chi fa giornalismo televisivo. Invece è un mestiere fatto talvolta di turni impietosi, che inizia prima dell’alba o finiscono a notte fonda, dove quando segui una storia o un evento, devi lavorare decine di ore di seguito, senza fermarti, quindi ci vuole passione che è fondamentale.

Ospite in una trasmissione, riguardo all’aborto hai espresso la tua opinione dove hai detto che si scambia un delitto per un diritto, scatenando delle polemiche. Qual è stata la critica che ti ha fatto più male? 

Mi ha fatto male che qualcuno abbia messo in discussione non tanto la mia opinione, quanto il mio ruolo, cioè che io potessi continuare ad essere una giornalista del servizio pubblico con un ruolo dirigenziale anche importante. Questo lo trovo molto grave perché lo trovo davvero un atto censorio gravissimo perché la libertà d’opinione, la libertà di pensiero deve essere rispettata per tutti. Io mi batterò sempre perché le persone che la pensano in modo anche diametralmente opposto a me, abbiano la libertà di esprimere le loro opinioni. Penso che sia il sale della democrazia, che sia l’elemento fondante della democrazia. Quindi mi ha fatto molto male che qualcuno volesse non solo censurare il mio pensiero che può essere discusso ed era un pensiero volutamente espresso con parole forti per provocare un dibattito, una riflessione, ma che qualcuno abbia messo per questo in dubbio le mie capacità di poter esercitare poi il mio ruolo quando faccio il telegiornale, quindi quando non esprimo una mia opinione, ma racconto agli altri le opinioni degli altri, mi ha dato fastidio che qualcuno abbia messo in “forse” questa mia capacità di adempiere in modo corretto, in modo imparziale, in modo consono ai doveri del servizio pubblico il mio ruolo. Io non sono mai venuta meno al mio ruolo di giornalista di servizio pubblico quando organizzo il telegiornale o quando devo dare la voce agli altri. Quando esprimo una opinione, esprimo solo il mio pensiero che non è una linea editoriale, ma una opinione personale. Un conto è il ruolo da commentatrice, da opinionista e un conto è quello che poi dobbiamo fare quando invece raccontiamo agli altri il dibattito pubblico e politico.

Come giornalista ti senti più apprezzata, ammirata o invidiata?

Invidiata, no. Io penso che il giornalista abbia un ruolo fondamentale e che sia anche culturalmente importante elevare i temi di dibattito, porre all’attenzione pubblica alcune tematiche. Quindi io non penso di essere invidiata, non penso di essere neanche ammirata, penso semplicemente di essere una giornalista che fa il suo mestiere, che ha la fortuna di poter trattare di argomenti che talvolta interessano le persone che ci guardano, ci ascoltano.

Come riesci a conciliare lavoro e vita privata?

E’ complicato, una gran fatica, ma è anche una grande sfida. Io ho due figli, uno di 14 anni e uno di 16 che stanno a Cagliari, quindi i miei giorni liberi li trascorro in parte in aereo per raggiungere la mia famiglia. Ci vuole una buona dose di equilibrismo, però mi accomuna la quotidianità di tante donne che cercano di tenere tutto assieme.

Quali sono le tue ambizioni?

Continuare a fare quello che faccio sempre al meglio, di farlo bene e di onorare la Rai, che è la più grande industria culturale italiana, con la mia opera, con la mia professionalità. Continuare a fare la giornalista a tutto tondo. Mi piace naturalmente la dimensione del telegiornale, la sfida nel dare le notizie per primi quando è possibile, comunque sempre in modo attendibile, autorevole e credibile, quindi la credibilità del servizio pubblico e mantenere questo patto con i telespettatori del telegiornale, la sfida nel dare le notizie per primi quando è possibile, comunque sempre in modo attendibile, autorevole e credibile, quindi la credibilità del servizio pubblico e mantenere questo patto con il telespettatore, però mi piace molto anche ogni tanto, come ho avuto la possibilità con il programma “100 anni di notizie” ritagliarmi degli spazi di approfondimento che sono quelli che ti fanno avere anche un respiro un po’ più lungo sulla visione a tutto tondo dell’attualità.

Oltre al lavoro curi delle passioni nella vita?

Sono una lettrice abbastanza vorace, ho questa passione per la lettura, poi mi piace tutto quello che è arte, il cinema, la musica e poi la corsa o  meglio, prima le corse ora le camminate. Sono una grande camminatrice ma non riuscendo più a fare palestra ora mi godo Roma e la mia Cagliari quasi tutti i giorni con grandi camminate che riescono a farmi raccogliere i pensieri.

A chi vorresti dire grazie?

Vorrei dire grazie al grande esempio che ho avuto da mia madre, una grande donna, forte, una donna che ha cresciuto due figlie dandoci un grande senso del dovere e io per questo le dico grazie. Mia madre ha sempre fatto delle grandi ramanzine a me e a mia sorella ricordandoci i valori del dovere, del sacrificio e dell’onestà. Quindi affidarci sempre e solo alle nostre forze, alla nostra capacità e al nostro impegno per ottenere qualcosa. Penso che questo sia un grande insegnamento, quindi ringrazio molto mia madre per questi principi formativi ed educativi. Poi ringrazio le tante persone che mi hanno aiutato nel corso della mia carriera, che hanno creduto in me, che mi hanno dato opportunità, che mi hanno insegnato, che mi hanno fatto crescere e quelle persone sono davvero tante.