Jerry Calà (attore) Verona 20.6.1999
Intervista di Gianfranco Gramola
Un veronese con il pallino dei ristoranti
Jerry Calà (Calogero, per l’anagrafe) è nato a
Catania il 28 giugno del 1951, però è veronese d’adozione. La
sua carriera inizia cantando e suonando con I Gatti di Vicolo Miracoli, nelle
cantine e successivamente nelle discoteche sul Garda. Poi arriva la televisione
e il cinema. In televisione inizia
con “Non stop” poi nell’82 si stacca dai “ Gatti “ e continua da solo
la carriera. La filmografia è lunga. Il suo primo film è “ Arrivano i Gatti
“, seguito poi con :” Una vacanza bestiale – I fichissimi – Bomber –
Al bar dello sport – Sapore di mare – Vacanze di Natale -
Vacanze in America – Yuppies e Yuppies 2 – Rimini Rimini –
Abbronzantissimi 1 e 2 – Ragazzi della notte “.
Ha
detto:
-
Ho
imparato a suonare la chitarra perché ero chiuso in casa con il morbillo.
-
Sono
uno dei Gatti e credo di essere un gatto, perché ho tutte le caratteristiche:
sono sornione, ho il passo felpato, ho sette vite ( si riferisce all’incidente
avvenuto nel ’94 in cui rischiò di morire ) e mi piacciono le gattone ( si
riferisce a Mara Venier ).
Curiosità
-
Si
è sposato con Mara Venier a Las Vegas nell’85.
- Jerry
Calà è socio di due ristoranti: I Tre Camini di Costermano, in provincia di
Verona e “La Taverna degli Amici”, in piazza Margana a Roma (specialità
della casa sono le fettuccine Tor Margana).
-
Assieme
ai Gatti ha inciso qualche disco di successo, fra questi :” Copa la vecia –
Capito “.
Intervista
Eccolo al telefono dalla sua casa di Verona.
Com’è il suo
rapporto con Roma?
Il
mio rapporto è ottimo perché ci vivo alternativamente a Verona, città dove
vivono i miei famigliari. Io ho una casa nel centro di Roma, perché io amo
molto il centro. Per cui diciamo che ho un ottimo rapporto con la Capitale, come
lo ho con Verona, la mia città natale. Quasi
tutti i weekend vengo a Verona, mentre il resto della settimana lo passo nella
Capitale.
Il
suo rapporto con la cucina romana?
Ottimo
anche quello. Tant’è vero che ho aperto con un amico, un ristorante nel
centro di Roma, a piazza Margana, che si chiama “La taverna degli amici”,
quindi più buono di così. Nel ristorante facciamo molta cucina romana,
cercando di farla bene, un po’ più leggera di quella autentica, tradizionale
ed è un locale che sta andando piuttosto bene. E’ situato in un angolo
caratteristico e tranquillo di Roma.
C’è
un angolo di Roma a cui lei si sente legato?
Si!
Campo dei Fiori, perché ci ho abitato per molti anni, cioè fin dall’inizio
del mio soggiorno a Roma, ed è una piazza bellissima, perché è come essere in
un paese. Ci si conosce tutti. Vai giù la mattina e ti salutano tutti , gli
artigiani, quelli del mercato, una bella atmosfera. E’ un microcosmo molto
colorito e molto interessante. Un pezzo di Roma ancora molto genuino.
Quando
ti sei stabilito a Roma e come ricordi l’impatto?
Io
mi trasferii a Roma agli inizi degli anni ’80, perché dal cabaret, cioè
quando lasciai i Gatti di Vicolo Miracoli, passai al cinema e quindi da Milano,
obbligatoriamente mi trasferii a Roma e devo dire che fu un impatto, diciamo non
certo traumatico. Poi, all’inizio, quando uno arriva gli sembra sempre di
essere in vacanza. Poi, ahimè, abitandovi, chiaramente vieni a contatto con
quelli che sono i problemi della città di Roma, tipo il traffico, tipo una
certa elasticità degli orari agli appuntamenti, questa usanza di discutere
tutto a tavola, anche di lavoro, mentre noi
siamo abituati un po’ a separare le cose. Però devo dire che poi alla fine
diventa anche una maniera piacevole di vita, è un po’ meno stressante di
quella di Milano, ecco.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Ma,
quello che provo quando arrivo a Verona dopo una lunga assenza, la stessa cosa.
Io mi sento a casa in tutte e due le città. Poi, come bellezza, le trovo molto
vicine, capito! Il Tevere e l’Adige, l’Arena e il Colosseo, ecc., solo che
Verona è una dimensione più vivibile, mi piace di più passeggiare in centro,
perché a Roma c’è più caos.
Come
trovi i romani?
Già, i romani veri, genuini è difficile trovarli.
Quando hai la fortuna di trovarli, devo dire, che sono delle persone veramente
di cuore, spiritosissime e simpaticissime. Specialmente tra gente comune, nel
senso buono, diciamo. Le battute che dicono i romani sono veramente inimitabili.
Mentre invece la borghesia romana quella non è tanto simpatica.
Cosa
ti preoccupa di più nel futuro di Roma?
E’
il pericolo del collasso della città, perché se non fanno veramente qualcosa
di serio a livello di traffico, veramente, è una città che, oltre al collasso,
rischia di diventare inquinata come Los Angeles. E’ un problema serio.
D’altra parte non ha la possibilità, come a Milano, di avere una rete così
forte di metropolitana perché sotto terra c’è l’antica Roma, gli scavi, ed
ogni metro trovi dei reperti storici e allora si blocca tutto. Veramente se non
trovano delle idee nuove, delle soluzioni alternative sarà sempre peggio.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Non
ho grandi sogni nel cassetto. Basta la salute!
Progetti?
Adesso
sto girando una Fiction televisiva, in 4 puntate che si chiama “anni ‘60”,
con la regia dei fratelli Enrico e
Carlo Vanzina.
Nel 2000, anno del Giubileo, pensi di restare a Roma o
scappare come tanti dei suoi colleghi?
No,
no, io me lo voglio vedere, perché penso sia una cosa unica. Poi io avendo la
casa in centro, se c’è troppo casino, mi chiudo in casa. Penso comunque che
sarà molto interessante vedere questo incontro di popoli.