Jessica Testa (giornalista, autrice e
musicista) Roma
8.11.2024
Intervista
di Gianfranco Gramola
“Credo fermamente che la musica sia una
materia che nelle scuole dovrebbe entrare molto di più di quanto non lo sia in
questo momento, perché dal punto di vista culturale è fondamentale. Dovrebbe
avere lo stesso valore che in Italia ha la storia dell’arte”
Jessica Testa è giornalista, violinista e
autrice. Ha collaborato alla nuova edizione de “La storia del rock” (Hoepli,
2022), “1973 – L’anno cruciale della musica raccontato in 73 dischi
leggendari” (Arcana, 2023), “Manuale di storia della popular music e del
jazz” (Volontè & Co, 2022) e curato le ricerche per “SHE'S A WOMAN –
Storie di coraggio, orgoglio, amore e (dis)onore di 33 regine della musica”
(Rizzoli Lizard, 2023). È redattrice di Jam TV dal 2016.
Intervista
E’ uscito il libro “Nice to Rock
You”, un’opera condivisa con Ezio Guaitamacchi e Leonardo Follieri. Com’è
nata l’idea di questa opera?
E’ nata ormai un paio di anni fa perché io
e Leonardo Follieri molto banalmente cercavamo un’idea per cimentarci in un
podcast solo che lavorandoci anche ci siamo resi conto che la storia del rock è
stata un po’ raccontata in tutte le salse, quindi cercavamo un punto di vista
un po’ nuovo, un po’ originale, un po’ diverso e mi è venuto in mente che
spesso mi sono chiesta leggendo anche le biografie dei vari artisti, dei
musicisti storici, come fossero nate certe collaborazioni. Ho provato a buttare
giù qualche riga sull’incontro tra i Velvet Underground di Lou Reed e Andy
Warhol. Ne ho parlato con Leonardo e a lui l’idea è piaciuta molto e la cosa
divertente e che poi questo podcast è stato realizzato. Quando l’ho
presentato a Ezio Guaitamacchi, che è l’altro autore del libro, insieme a
Leonardo Follieri, a lui l’idea del podcast non era piaciuta per niente e
quindi mi ha detto: “Perché non provi ad allungare questo testo e se
riusciamo a trovare storie di questo tipo, secondo me viene fuori un bel
libro”. Ezio è il direttore della collana musicale della Hoepli per cui siamo
arrivati a quella conclusione e abbiamo presentato il progetto alla Hoepli che
c’ha creduto e alla fine il progetto si è trasformato in un libro.
Tra i protagonisti della storia del rock
ci sono un paio di storie che ti hanno colpito?
Tra quelle che ho scritto e scelte io, ci
sono quelle di alcuni dei personaggi che amo di più. Nella seconda sezione c’è
quella delle coppie sia nella vita che nell’arte, la storia che mi piace
moltissimo è quella di Johnny Cash e June Carter perché me li ha fatti, tra
l’altro, molto umanizzare, hanno due storie singolarmente molto particolari e
molto travagliate e una coronazione di una storia d’amore e artistica che
secondo me ha un grandissimo valore musicale e anche culturale per gli anni in
cui hanno vissuto. Altra storia a cui sono molto legata è quella di Tina Turner
perché è un personaggio che ammiro moltissimo dal punto di vista musicale ma
anche da quello umano perché credo sia stata una donna che ha tirato fuori un
grandissimo coraggio nella sofferenza e comunque nonostante questo è riuscita a
non sacrificare il suo immenso potenziale artistico. Certo è diventata famosa
grazie al suo compagno Ike Turner, però lei
poi ha trovato il coraggio di cambiare un certo tipo di vita. Quindi sicuramente
queste due storie sono due punti del libro a cui sono molto legata, poi ce ne
sono moltissime anche tra quelle di cui si sono occupati Leonardo Follieri e
Ezio Guaitamacchi.
Mi racconti com’è nata la tua passione
per la musica? Hai artisti in famiglia?
Sono cresciuta in una casa di musicisti, di
grandissimi appassionati di musica. Non ti so dare un inizio di questa passione
perché davvero è una cosa che mi accompagna da sempre. Poi io ho fatto un
percorso classico, mi sono diplomata in conservatorio per cui sono immersa nella
musica da sempre. Mio padre è un grandissimo appassionato di progressive rock e
lui sicuramente è stato un motore da sempre per me, poi è un grandissimo
conoscitore di musica. Tra l’altro è un po’ l’anello di congiunzione tra
me ed Ezio Guaitamacchi perché
quando ero ancora una studentessa liceale Guaitamacchi dirigeva “Jam - Viaggio
nella musica” e io ero una di quelle adolescenti che usciva da scuola e
comprava la sua rivista. Poi ho avuto la fortuna di studiare con lui e adesso di
collaborare con lui, per cui è un percorso che non ha un vero e proprio inizio,
ma per fortuna ancora prosegue.
Sei anche musicista. La scelta del violino
com’è nata?
Non saprei risalire a com’è nata questa
passione. Mio nonno era un fisarmonicista e quando
ero piccola lui mi incantava con la sua fisarmonica e quello che ha fatto è
stato di mettermi dietro ad un pianoforte. Poi crescendo probabilmente volevo
uno strumento forse molto banalmente che fosse anche più semplice da portare in
giro con me e quello del violino è un suono che mi ha sempre affascinato. Poi
non è che ho cominciato prestissimo a suonarlo, avevo 11 anni quando ho
cominciato a studiare violino. Ricordo che feci l’esame di ammissione al
conservatorio e l’esame di violino andò bene e da lì è partito un percorso
che non mi ha più abbandonato, perché lo suono ancora e devo dire che non
avrei potuto fare scelta migliore perché è lo strumento che è più affine a
me.
Quante ore al giorno dedichi alla musica?
Alla musica suonata fino a pochi anni fa,
dedicavo molto più tempo perché volevo studiarla in maniera più approfondita.
Adesso sono molto concentrata sulla musica scritta e studiata più che altro
perché poi le ore della giornata
sono limitate quindi non riesco a fare tutto contemporaneamente. Però lo studio
della musica è costante perché sotto questo punto di vista sono un po’
monotematica, quindi o ne scrivo o la studio sulle note, o la studio sullo
strumento, quindi il mio studio è incentrato su quello.
Qual è l’ora più fertile per scrivere
la tua musica?
La mattina perché io non sono mai stata una
che va a dormire tardi la sera, fin dai tempi della scuola. C’erano molto miei
compagni di scuola al conservatorio che magari facevano molto tardi la sera, io
invece sono consapevole del fatto che ad un certo punto della giornata il mio
cervello si spegne e la musica la posso solo ascoltare perché mi accompagna
appunto a fine giornata, senza troppo impegno. Quindi sicuramente le prima ore
della giornata sono quelle che mi hanno fatto studiare meglio lo strumento e che
ad oggi mi fanno scrivere con molta più concentrazione.
Cosa ne pensi dei talent musicali?
Penso che purtroppo non si dà spazio e
visibilità sufficiente a dei ragazzi che in un mondo frenetico come quello di
oggi sicuramente rischierebbero di non averla. Però secondo me il lato negativo
è far credere a questi giovani che hanno il sogno della musica che sia
l’unico modo per aver successo e che quel tipo di musica che viene propinata
dai media in generale, che sia la televisione o che siano i social, sia
l’unico modo possibile. Invece resta tutto in superfice, quindi si perde un
po’ l’obiettivo che poi alla fine resta sempre quello dello studio e
dell’approfondimento che è una cosa fondamentale. La musica si deve studiare
per conoscerla perché altrimenti non si può fare bene fino in fondo. Va
studiata a tutti i livelli, non dico necessariamente mettersi davanti ad una
partitura e saper leggere le note, ma studiare, assimilare, ascoltare molto.
Invece purtroppo i talent oggi fanno
passare molto più immagine, molto
più visibilità patinata e questo un pochino mi dispiace perché vedo che i
giovani che vogliono affrontare quel tipo di percorso, vedono se stessi già nel
mondo musicale e magari rischiano di sbagliare i passi. Quindi forse
bisognerebbe ricordare loro che la cosa fondamentale è lavorare su se stessi,
studiare e approfondire per migliorarsi quotidianamente.
Come giornalista lavori a Jam Tv?
Si, in questi ultimi anni ho avuto una
rubrica che ho curato solo io e adesso stiamo facendo molto lavoro di redazione
tutti insieme. Lavoriamo molto su questo format che va in diretta una volta alla
settimana, il martedì che si chiama “Music Room” che abbiamo impostato
anche in maniera televisiva e devo dire che ci impegna molto durante la
settimana. Noi lo chiamiamo il salotto virtuale in cui si parla di musica,
quindi ogni martedì noi lo dedichiamo ad un’artista, ad un disco storico, ad
una ricorrenza. Per cui durante la settimana facciamo ricerche relative a quel
tema, intervistiamo personaggi che hanno gravitato intorno al protagonista della
puntata, quindi è un bel lavoro di approfondimento che ci sta dando anche un
po’ di soddisfazione.
Hai delle ambizioni o un sogno artistico?
Quello che sogno è quello di continuare a
scrivere di musica. Ho rivalutato molto, sempre per il discorso che ti facevo
prima riguardo ai talent, l’insegnamento. Mi è capitato di fare qualche
lezione di musica, di storia della musica nei licei e credo fermamente che deve
essere una materia che nelle scuole dovrebbe entrare molto di più di quanto non
lo sia in questo momento perché dal punto di vista culturale è fondamentale.
Poi adesso il rock ha compiuto 70 anni per cui cominciamo ad essere un po’ in
quella prospettiva storica che ci permette di guardare le cose alla giusta
distanza, per cui dovrebbe avere lo stesso valore che in Italia ha la storia
dell’arte. Ci stiamo avvicinando a passi molto lenti però sono fiduciosa,
quindi il mio sogno artistico è di continuare a scrivere musica e raccontare la
storia della musica e poi portare sempre con me il mio violino e suonare il più
possibile.