Licia Colò (conduttrice tv e scrittrice)            Sarnonico (Trento)  11.8.2023

                         Intervista di Gianfranco Gramola

“I miei sogni sono quelli di avere il privilegio di lavorare in televisione, portando nelle case di tutti tematiche che accendano la luce sulla bellezza e sulle cose positive di questo pianeta, perché purtroppo viviamo in un periodo storico dove di cose brutte ce ne sono tantissime e la gente è condizionata in maniera negativa”

Licia Colò è nata a Bussolengo il 7 luglio 1962. E’ nota al grande pubblico come presentatrice di programmi di viaggi tra cui Alle falde del Kilimangiaro e per la sua attività di divulgazione scientifica. È autrice di vari libri che raccontano di animali e delle sue esperienze in giro per il mondo. Il suo sito personale, che ha subito un restyling nel 2016 diventando Animali e ambiente, contiene un blog incentrato sugli animali e sull'ambiente. Dal 9 ottobre 2019 conduce su LA7 il suo nuovo programma Eden - Un pianeta da salvare, per il quale riceve il Premio Flaiano per il miglior programma culturale.

Alcuni dei suoi libri

Sognando il Kilimangiaro. 14 itinerari per il mondo (2001) - Alle falde del Kilimangiaro. Il giro del mondo in 80 paesi (2004) - Animali e animali (2004) – Cuore di gatta. Una storia d'amore (2007) - L'ottava vita. I nostri animali vivono per sempre (2008) - C'era una volta una gatta e altre storie di animali rimasti nel cuore (2010) - Per te, io vorrei. Ti racconto che il mondo può essere bellissimo (2013) - Leo, Dino e Dreamy. Alla ricerca della medusa eterna (2014) - Il Pianeta. Istruzioni per l'uso (2020) - L'aragosta vive cent'anni (2021).

Ha detto:

- Mi commuove vedere certe coppie di anziani …. Gente che per una vita ha portato all’altro il caffè a letto.

- Io non guardo a quello che fanno gli altri: finché potrò fare questo lavoro, andrò avanti con le unghie e con i denti.

- Cerco sempre di ritagliare uno spazio per me dopo il lavoro. Quando riesco, torno a Casal Palocco, mi metto gli auricolari, prendo i bastoncini e vado a camminare almeno per un’oretta. Mi rilassa molto.

- Da Alberto Castagna ho imparato una cosa: ascoltare. Lui ascoltava davvero le persone, si interessava ai loro problemi non per posa ma per sincera empatia.

- Se ci fossero mille Greta Thunberg saremmo in un mondo migliore. E’ riuscita a far parlare di ambiente, a smuovere le coscienze, a rompere le scatole. 

Intervista

“Eden, un pianeta da salvare” è il nome del tuo programma. Quali sono i problemi più urgenti per salvare il nostro pianeta?

Domanda difficile, Gianfranco. Le soluzioni non le ho, perché sono troppe, l’unica cosa che mi sento di dire è che bisogna partire da un cambio di mentalità generalizzato, perché noi continuiamo a ragionare come se il pianeta fosse infinito, come se le risorse fossero infinite. Per cui se non si parte da un cambio di mentalità da parte di tutti, a mio avviso si va poco lontano.

Ho letto un’intervista che hanno fatto a Margherita Hack dove alla domanda su chi minaccia la sopravvivenza del pianeta,  ha risposto: “L’imbecillità umana”. Condividi?

Sicuramente, anche perché Margherita Hack è un mio mito, quindi figurati se non potrei condividere il suo pensiero.

Cosa ne pensi dell’imbrattamento delle opere d’arte, dei palazzi storici e delle fontane da parte dei disobbedienti climatici?

Io non condivido il metodo, è un dato di fatto che se i ragazzi scendono a protestare per strada, hanno un certo tipo di attenzione, se poi fanno queste azioni eclatanti, ne hanno un’altra. Ripeto, io non condivido questo, perché poi alla fine deturpano il patrimonio dell’umanità. Però allo stesso tempo torniamo al punto di partenza, cioè a quello che dicevo all’inizio, nel senso che bisognerebbe cambiare mentalità. Perché è così grave danneggiare un monumento, una fontana e non è grave danneggiare la nostra casa comune, perché alla fine loro fanno qualcosa che dovrebbe allertare la gente sul danneggiamento alla casa comune. Io sono più per metodi più rispettosi, più democratici, però a quanto pare con i miei metodi si va poco lontano.

Da più di 30 anni ti occupi di natura. Qual è la tua filosofia di vita riguardo all’ambiente?

La semplicità e il non cercare sempre e per forza qualcosa di più, perché noi sembriamo gli incontentabili. L’essere umano sembra un incontentabile, non parliamo di gente di umanità che  lotta per la sopravvivenza, perché quello è un altro discorso, ma quando pensiamo al consumo delle risorse della terra, non pensiamo alla gente che lotta per sopravvivere, pensiamo ai paesi più industrializzati. Ecco quindi che torniamo al discorso della gente che non si accontenta mai e vuole sempre di più. Non sapersi accontentare significa distruggere completamente le risorse che abbiamo.

Far conoscere e apprezzare la natura, il mondo animale per te è una passione, una missione o semplicemente un lavoro? 

No, un lavoro no. Per me è una passione ed è diventata un po’ anche una missione e poi per ultimo è anche un lavoro, perché ho avuto la fortuna di fare un lavoro che amo molto. Quando mi alzo la mattina non dico: “Oddio, devo andare al lavoro”, ma lo faccio con gioia e passione perché mi piace.

Da anni conduci in TV trasmissioni sulla natura. Qual è il segreto del tuo successo? Cosa ti rende credibile?

Forse il fatto che sono sempre stata coerente, perché comunque ho intrapreso una strada che era il 1989 di divulgazione sull’ambiente, sugli animali e sul rispetto della vita e quindi sono passati tanti anni da allora. A quei tempi non se ne occupava nessuno, c’era soltanto Piero Angela che faceva Quark, mi sembra ed era un programma scientifico che si avvaleva di documentaristica di primo livello, però non esistevano programmi televisivi dove c’era un conduttore che andava sul posto e raccontava e denunciava magari diverse realtà. Io ho iniziato in anni dove l’ambientalismo esisteva ovviamente ma non in televisione. Quindi a livello televisivo sono stata la prima a occuparmi di queste tematiche. Poi nel tempo sono  rimasta coerente a me stessa. Spero di essermi un po’ evoluta, nel senso che sono invecchiata, però poi alla fine è come un cardiologo, che si specializza, poi diventa sempre più bravo grazie all’esperienza.

Quali sono le tue ambizioni e i tuoi progetti autunnali?

I miei sogni sono quelli di avere il privilegio di lavorare in televisione, portando nelle case di tutti tematiche che accendano la luce sulla bellezza e sulle cose positive di questo pianeta, perché purtroppo viviamo in un periodo storico dove di cose brutte ce ne sono tantissime, forse di più di ieri e quindi la gente è sicuramente condizionata in maniera negativa. Come dice il proverbio “cresce di più un seme di gramigna che un seme di orchidea”, quindi il brutto purtroppo, anche se non è bello da dirsi, vince sul bello. Noi dobbiamo quindi metterci assolutamente dalla parte del bello e provare a farlo volare lontano.

Nella tua carriera hai avuto modo di incontrare diversi personaggi illustri. Un tuo ricordo di Maurizio Costanzo e di Piero Angela.

Maurizio Costanzo per me è stato un maestro, perché ho avuto la fortuna di lavorare con lui nel 1986, quando condussi al suo fianco Buona Domenica ed è stato senza dubbio il personaggio che mi ha insegnato di più a livello professionale. Piero Angela lo conoscevo ovviamente, ma non c’ho mai lavorato insieme, ma lo ritengo un maestro della divulgazione. Quindi io l’ho osservato, l’ho ascoltato attentamente e ho tentato di fare tesoro di quelle che erano le sue capacità.

Ora sei in vacanza in val di Non. Hai dei luoghi del cuore in questa valle?

Io ho conosciuto la val di Non grazie alla mia famiglia, quindi diciamo che questo è il luogo dove la mia famiglia mi ha fatto vivere dei momenti particolarmente spensierati. Io quando vengo in vacanza qui, non sono una che gira tantissimo perché per me la vacanza, visto che viaggio tutto l’anno, non è andare in giro, ma stare a casa. Difatti gli amici mi dicono: “Dai, che facciamo oggi?”. Per l’amore del cielo, io voglio proprio stare ferma a casa, a meditare, a scrivere e a far volare la fantasia in mezzo alla natura e siccome ho una bicicletta e ci sono tante piste ciclabili in val di Non, mi piace abbandonare la macchina e usare la bicicletta per quanto è possibile. Quindi non è che ho tantissimi luoghi del cuore. Il mio luogo del cuore è la mia casa perché rappresenta il mio passato, anche se uno dovrebbe guardare al futuro. Però quando uno non ha più le persone care, si attacca ai ricordi. Poi il valore della val di Non a mio avviso, è comunque una valle ancora poco turistica paradossalmente, perché la gente si è concentrata molto sulle mele, ma rispetto alle altre valli, essendo molto aperta e ampia, io la ritengo veramente molto bella e con un potenziale turistico che non è stato sfruttato ed egoisticamente parlando, mi va bene così.

La val di Non è famosa per le mele e dove ci sono frutteti ci sono pesticidi. Questo perché il consumatore vuole la mela perfetta. Cosa ne pensi?

Penso che con il passar del tempo, qualche passo in avanti si è fatto, perché il biologico sta prendendo sempre più piede. Purtroppo è una questione culturale e quindi se la gente vuole la mela perfetta, alla fine viene offerta al consumatore la mela perfetta che però richiede magari degli strumenti non così etici. A me spiace, io vivo in una zona dove non ci sono meleti, sono più in alto, però le mele in val di Non sono un tesoro per tantissime famiglie, quindi non dico di essere contro  i meleti. Credo che gli stessi coltivatori dovrebbero un attimino pensare non solo al discorso economico, ma anche alla propria salute, alla propria casa. Non è che se faccio una grigliata in cucina, poi butto tutto l’olio bollente sul pavimento, perché comunque è la mia cucina e quindi cerco di comportarmi bene dentro la mia casa. 

A proposito di Trentino, cosa ne pensi della faccenda dell’orsa che ha ucciso quel ragazzo della val di Sole?

Io credo di essere tra i pochi che hanno preso posizione sui social, in televisione e in radio. Personalmente non  sono stata favorevole alla introduzione degli orsi in Trentino, perché mi sembrava un territorio troppo antropizzato per poter mettere degli orsi. Però poi quando nel 2000 è nato il progetto che ho seguito attentamente, prevedeva tutta una serie di cose che nel tempo non sono stare fatte, quindi sono stati introdotti ma non sono stati fatti i punti per passare da una parte all’altra del territorio, la gente non si è comportata in maniera corretta con gli orsi. Senza entrare nel dettaglio, non c’è stato uno sviluppo del progetto coerente come doveva esserlo dall’inizio. Purtroppo adesso il problema c’è, ammazzare gli orsi che sono stati catturati non è corretto perché oramai sono stati catturati e allo stesso tempo non ritengo giusto tenerli in quel carcere che è Casteller. Visto che il danno l’abbiamo fatto, dobbiamo pensare a metterci riparo. Sono i tecnici, gli etologi, gli esperti di orsi che devono mettersi all’opera.