Lilian Longin
(illusionista) Molveno
(Tn) 8.6.2024
Intervista di Gianfranco Gramola
“L’improvvisazione
conta tantissimo perché nelle difficoltà ho sviluppato le mie competenze e
tante volte da un errore nasce qualcosa di interessante”
Liliana
Longin, nata a Montebelluna, coopera nel mondo dello spettacolo da circa 20 anni
e con tanta perseveranza e volontà è riuscita a concretizzare la professione
di illusionista, parallelamente sta portando avanti il percorso di studi di
"scienze dell'educazione "per completarsi e consolidare le proprie
competenze.
Intervista
Come ti
sei avvicinata al mondo della magia?
Tutto parte
circa 20 anni fa, quando avevo finito le scuole superiori. Sapevo di avere
qualche attitudine verso il mondo dello spettacolo, però essendo nata in un
paesino in provincia di Vicenza, non sono mai venuta a contatto con tanti
spettacoli. Poi un giorno è arrivato il circo nel mio paese ed ero curiosa di
vedere un po’ com’era la vita circense dietro le quinte e sono rimasta
affascinata e senza accorgermene mi sono avvicinata a questo mondo. Ho seguito
il tour di questo circo anche perché nel frattempo è nato l’amore fra me e
un ragazzo del circo e abbiamo fatto le nostre tournée per sette anni in
Europa. Siamo partiti dall’Italia, poi siamo
stati in Danimarca, abbiamo fatto il Festival di Montecarlo, poi siamo stati a
Parigi dove ho collaborato con le
Folies Bergère, in Germania, ecc…
Che ruolo
avevate tu e il tuo ragazzo all’interno del circo?
Io e lui
avevamo il numero dei pappagalli addestrati. Siccome ero partita un po’ tardi
perché anche per fare l’acrobata o il contorsionista, si sa che bisogna
cominciare fin da piccoli, allora mi sono approcciata con la magia che già mi
intrigava perché all’epoca seguivo Silvan e mi piaceva scoprire come potevano
essere queste illusioni. Un giorno mia nonna mi ha fatto un regalo, mi ha
regalato un libretto postale con i soldi per comprarmi il vestito da sposa e io
invece ho comprato l’attrezzatura per iniziare un po’ la carriera nel mondo
magico. Ovviamente non è tutto così semplice, perché ci vuole tanto
allenamento e mi sono affidata a delle persone esperte che mi hanno costruito un
numero che fosse adatto a me. Abbiamo fatto un duro lavoro di prove ma me l’ha
confezionato molto bene e poi da lì ho iniziato a lavorare alle feste, nelle
piazze e ho fatto la mia bella gavetta e da allora sono passati già
vent’anni.
Il tuo è
un nome d’arte?
Il mio nome
è Liliana Longin, mentre il nome d’arte è “Lilian, The Queen of the
Flowers”, la regina dei fiori, perché il numero era caratterizzato dai fiori,
tutti rilegati a mano, fatti di piuma. Per cui l’effetto era entrare che non
c’era niente sulla pista o sul palco e lasciare tutta una esplosione di fiori
colorati che dessero quell’impatto visivo molto forte.
Illusionista,
prestigiatore e mago sono la stessa cosa? Come ti identifichi?
Secondo me
quello della magia è un mondo un po’ in divenire, nel senso che io mi sono
avvicinata al mondo dello spettacolo con il circo poi sono approdata nella
magia. Adesso sto studiando "scienze dell'educazione "perché mi rendo
conto che attraverso l’arte comunichi e quindi bisogna comunicare le cose
correttamente, abbiamo in mano una
responsabilità, per cui adesso mi definisco operatrice del mondo dello
spettacolo, un mezzo per arrivare al pubblico, perché il pubblico poi è una
comunicazione bidimensionale perché ti risponde e attraverso questa
comunicazione si genera qualcosa. Quindi non ho ancora una identità, cioè
sono formata ma con la voglia ancora di conoscere, di crescere, di espormi, di
mettermi in gioco, di rivoluzionare tutto perché gli anni passano e non
possiamo fermarci sempre nel mondo della magia. Il mondo della magia deve essere
modificato a tal punto che sia plasmato con la mia crescita interiore.
Ti ho
visto in una foto con Arturo Brachetti. Come l’hai conosciuto?
Nella foto
con Brachetti ero a Padova. Noi la chiamiamo la famiglia della magia, perché
siamo un club a cui ti iscrivi e dove si fanno vari congressi e conferenze, dove
ti trovi a vedere colleghi negli
spettacoli, per cui si crea quel legame di condivisione. Io ho sempre seguito
Arturo Brachetti nei suoi spettacoli perché lui è molto bravo. E’ il numero
uno sia nella costruzione dei suoi spettacoli ma anche nella personalità, per
cui appena c’era l’occasione facevo due chiacchiere con lui perché è una
persona molto disponibile.
Hai mai
usato la tua arte per conquistare un ragazzo?
A dire la
verità, no. La mia ambizione è quella di conquistare il pubblico non il
ragazzo, perché il ragazzo se lo conquisto, lo conquisto con le mie attitudini
di donna.
Quante ore
al giorno dedichi alla magia?
Inizialmente
tutto il giorno perché c’è la costruzione del numero e anche nel congegnare
l’attrezzatura e quindi andare in giro e trovare costruttori, studiare il
costume adatto, la sarta, comprare la stoffa e poi tecnicamente devi provare
anche il numero, per cui è un lavoro in cui non c’è un’ora o due ore. Può
esserci una settimana di intenso lavoro, poi fai una pausa, ora l’allenamento
l’ottengo lavorando, però già con una settimana ferma perdi un po’
l’allenamento perché la pratica è proprio nel farlo.
Hai girato
mezzo mondo, da Montecarlo, a Parigi, in Danimarca, Grecia. Qual è il pubblico
più caldo che hai notato?
Sicuramente i
Paesi del nord anche se sembrano più freddi. Calcola che noi la stagione la
facevamo da marzo - aprile, quindi nel periodo che si stavano sciogliendo le
nevi, per cui quando arrivava il circo, arrivava la vita. Il pubblico che ho
conosciuto lì era un pubblico che partecipava, era un pubblico che aveva
bisogno di relazionarsi con gli altri ma anche con il divertimento perché
uscendo dall’inverno chiaramente c’era proprio la voglia di stare con gli
altri. Noi facevamo due spettacoli al giorno con il tutto esaurito, ogni giorno.
Nel tuo
lavoro, oltre al talento e la tecnica, quanto conta l’improvvisazione?
Conta
tantissimo perché nelle difficoltà ho sviluppato le mie competenze. Non puoi
improvvisare se di base non hai l’auto controllo delle emozioni, perché
comunque sei esposta al pubblico. Tante volte da un errore nasce qualcosa di
interessante e me lo devo ricordare, per cui l’improvvisazione è
fondamentale, non si deve andare in panico e lo spettacolo continua, qualunque
cosa succeda.
Durante i
tuoi spettacoli hai mai avuto degli inconvenienti o qualcosa che è andato
storto?
Si, nel senso
che non ho mai avuto grosse difficoltà da dire “prendo e me ne vado, mollo
tutto”. C’è stato che si è rotto una cerniera o un dolore perché mi si
stava conficcando un ferro di un vestito ed ero lì che soffrivo con il sorriso,
c’è stato il vento che mi ha buttato giù l’attrezzatura. Tutti piccoli
inconvenienti che ho risolto ponendomi sempre nell’autenticità con il
pubblico e quindi poi quell’autenticità ti premia perché può succedere.
Il mondo
della magia è un mondo prevalentemente maschile o ci sono anche delle donne che
si fanno largo in questo ambiente?
Siamo in
poche in Italia e il mondo della magia è visto come maschio. Abbiamo ancora
l’idea di uno stereotipo di mago maschio, però in realtà ci sono delle donne
che nel loro piccolo si sono conquistate bene il loro spazio perseverando,
credendoci, investendo, tenendosi informate e aggiornate, partecipando agli
eventi, ai club e alle conferenze e quindi facendosi vedere in giro.
Hai mai
lavorato per solidarietà, per beneficenza?
Si,
soprattutto all’inizio anche perché c’era proprio il bisogno di farsi
conoscere e allora univo l’utile al dilettevole. Ricordo la manifestazione
“Cioccolando “ di Padova dove hanno raccolto i soldi per la pediatria. Sono
molto sensibile a queste tematiche e dove mi sentivo, l’ho sempre fatto.
A chi
volesse avvicinarsi al mondo della magia, che consigli vorresti dare?
Innanzitutto
di affidarsi a delle persone competenti, per cui iscrizioni ai club, magari se
vedi un bravo mago che fa uno spettacolo, avvicinarsi e fargli delle domande
soprattutto, tra virgolette, i maghi di un’altra generazione hanno il piacere
di trasmettere questa arte perché quello che si faceva una volta adesso non si
fa più. E’ tutto veloce, su internet ma quando un mago doveva imparare un
segreto si faceva migliaia di chilometri per andare a scoprirlo dall’altro
mago più anziano. L’importanza di quel gesto è quello che caratterizzava il
lavoro perché non possiamo pensare di creare un lavoro in cinque minuti. Quindi
affidarsi alle persone giuste, iscriversi ai club e pensare che è un lavoro
serio che si può fare con professionalità, anche con le varie tutele da
professionisti, con le cooperative, con la partita iva in modo tale da
tutelarsi. L’importante quando si affronta questa professione è che
bisogna crederci. Io all’inizio facevo mille lavori prima di arrivare a
fare solo questo perché nulla ti viene regalato.
Quali sono
i tuoi progetti e le tue ambizioni?
Adesso come
progetto più tosto è che ho ripreso gli studi, mi sono iscritta
all’università perché voglio proprio riuscire ad entrare a livello sistemico
attraverso l’arte perché secondo me l’arte nell’educazione è
fondamentale e non viene mai presa in considerazione, per cui con un titolo di
studio avrà più credibilità. Quindi unirò l’esperienza con lo studio per
creare qualcosa che può essere anche un’innovazione. Poi mi sono rimessa in
gioco con Zelig, mi hanno convocava a Milano ed è stata una bella esperienza
perché io non sono comica però lì mi sono studiata a memoria un testo
particolare. Comunque ho una base solida e ho potuto quindi immedesimarmi in
qualcos’altro e sono riuscita non a vincere il concorso però ad uscirne
egregiamente bene. Lì ho conosciuto il mago Forrest e il mago Raoul Cremona ed
è stato un bel ritrovarsi.