Manuela Bollani (attrice e cantante)
Lido di Camaiore (Lucca) 13.1.2023
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Prima di una esibizione mi dico “Li amo
tutti!”, pensando al pubblico. Mando un pensiero d’amore verso il pubblico
perché è quello che mi aiuta a stare in scena, nel senso che mi mette nella
giusta disposizione per mettermi in gioco, rendermi vulnerabile e poter dare il
più possibile”
Manuela Bollani studia e si diploma in
Musical Theater (BSMT, Bologna 2006), Recitazione e Regia Teatrale (Accademia
Armata Brancaleone, Massa 2012), Tecnica Vocale e Canto Moderno (Certified
Master Teacher in Voicecraft EVT, 2010; Popular Music Vocals Teaching,
University of West London 2015; Vocal Music System, Milano 2016). Dal 2016 segue
percorsi di Public Speaking, Pnl, Coaching e Crescita Personale. Nel 2014 si
laurea con lode in Lingue e Letterature Straniere con una tesi in
Psicolinguistica sulla musicalità del linguaggio (Università di Firenze) e
intraprende successivamente un dottorato in fonetica sperimentale (Università
di Pisa). Presenta i suoi studi sulle relazioni tra musica, ritmo e linguaggio
in vari contesti: Convegno Lucca in Voce 2014, Convegno dell’Associazione
Italiana Scienze della Voce 2015, Convegno La Voce Artistica 2015, Festival
MelosMente 2019. E’ vocal coach e insegnante di musical, interpretazione ed
espressività scenica per varie compagnie e accademie teatrali e musicali. Nel
2013 collabora come vocal coach con la Compagnia Stabile del Russian Drama
Theatre di Vilnius (Lituania), durante la residenza teatrale Iugte. Dal 2017
sperimenta il suo progetto MusiLingua, laboratorio pratico per la creazione di
linguaggi paraverbali, in vari contesti: Kataklò Athletic Dance Theatre
(Milano), Ada Laboratorio Teatrale (Lucca), Momo Dance School (Viareggio),
Festival MelosMente (Forte dei Marmi). E’ ideatrice del percorso di formazione
e sviluppo personale ESCITI!, dedicato a tutti coloro che vogliano esprimere se
stessi e comunicare efficacemente in pubblico.
E’cantante, attrice, regista e assistente alla regia in numerose
produzioni teatrali: cantante-attrice per Festival Gaber 2013-19 (Le Strade di
Notte), Produzioni Rockopera 2008-20 (Abbadream, Jesus Christ Superstar, The
Wall Live Orchestra), Produzioni IperFormers 2015-19 (Cenerentola e i Rintocchi
del Cuore, Il mio Grosso Grasso Matrimonio Gayo, Rent), Compagnia
A.A.Brancaleone 2009-12 (Domanda di Matrimonio, La Strana Coppia, Lisistrata);
assistente alla regia per Wizard Produzioni 2013 (Sugar: A Qualcuno Piace Caldo
- il musical); regista per compagnia A.A.Brancaleone (Provaci Ancora, Sam);
regista e produttore esecutivo per compagnia Music Hall 2007-08 (Rent – il
musical). Nel 2017 scrive il suo primo lavoro inedito C’era una Svolta, un
One-Woman Show musicale e ironico, che ribalta gli stereotipi del mondo delle
favole. Dopo il debutto al Teatro Pacini di Pescia, C’era una Svolta ha
riscosso un buon successo di pubblico in altre piazze importanti, tra cui il
Caffè Chantant de La Versiliana, il Teatro Puccini di Firenze e il Family
Festival di Cagliari. Manuela ha presentato alcuni brani di C’era una Svolta
nell’edizione 2019 di Zelig Time su Zelig TV. Nel 2020 propone il suo nuovo
spettacolo Molesta – Humour and Music Show, un’irriverente riflessione sui
rapporti di coppia e i ruoli di genere. Nel 2022 è protagonista di una puntata
di Via dei Matti Numero Zero su Rai 3, format tv con Stefano Bollani e Valentina
Cenni.
Intervista
E’ nata prima la passione per il
canto, per la recitazione o è una conseguenza?
Sono due passioni che sono nate insieme. La
musica è un linguaggio espressivo potentissimo e il teatro mi ha sempre dato la
spinta per stare sul palco, ovvero l’esigenza di raccontare. E’ nato tutto
insieme perché all’origine di tutto c’è la mia grande passione per il
Musical che è un genere che racchiude sia il linguaggio musicale che quello
teatrale.
Con quali miti, modelli sei cresciuta?
Riguardo il mondo del Musical, i miei
preferiti sono “Cabaret”, “Chicago” e tutti gli spettacoli che hanno
quell’atmosfera da nightclub. Mi piacciono molto anche “Wicked” e
ovviamente i titoli più noti come “Jesus Christ Superstar” e “Cats”.
Quando poi ho cominciato a scrivere per conto mio, sicuramente il mio
riferimento è stato quello del teatro-canzone, quindi Giorgio Gaber e tutti gli
artisti a lui affini, perché in qualche modo ripropone i linguaggi del musical
in un repertorio individuale.
I tuoi genitori come hanno preso la tua
scelta di lavorare nel mondo dello spettacolo?
L’hanno presa bene anche perché avevo mio
fratello Stefano che faceva già il pianista. Lui è più grande di me e quindi,
nei riguardi dei genitori, aveva già in qualche modo spianato la strada a
livello di vedute per cui la musica, il teatro e l’arte in generale potessero
essere viste come lavoro e non solo come passione.
Manuela Bollani in mezzo al fratello Stefano
e a Valentina Cenni
Prima di una esibizione hai un rito
scaramantico?
Non particolarmente, ho una sorta di mantra, una cosa
che mi dico, ovvero “Li amo tutti!”, pensando al pubblico. Mando un pensiero
d’amore verso il pubblico perché è quello che mi aiuta a stare in scena, nel
senso che mi mette nella giusta disposizione per mettermi in gioco, rendermi
vulnerabile e poter dare il più possibile.
Dopo una esibizione temi più il giudizio
del pubblico o della critica?
Temo il mio di giudizio (risata). Anche perché
il giudizio degli altri mi arriva nel momento in cui una parte di me dice:
“Cavolo, hanno ragione”. Dovendo scegliere tra pubblico e critica, non
saprei. Probabilmente quello della critica è un giudizio più tecnico e invece
quello del pubblico potrebbe andare più sul gusto personale. Ad ogni modo,
rimango dell’idea che il giudizio che temo di più sia il mio, quello del mio
giudice interiore: se si incavola, allora è un problema.
Una tua ossessione professionale?
Direi il perfezionismo, ma sto cercando di smettere!
In particolare, tutto quello che riguarda l’uscire con un prodotto artistico,
che sia un video o un singolo, mi mette a dura prova. Però su questo ho
lavorato tanto e quindi inizio ad amare anche gli errori e le imprecisioni. Va
bene così, fanno parte del gioco.
Nel 2020 hai messo in scena “Molesta”.
Com’è nata l’idea di questo music show?
E’ nata da una costola dello spettacolo
precedente che era “C’era una svolta”, difatti ci sono alcune parti che in
qualche modo richiamano lo spettacolo che ho messo in scena nel 2017, dove metto
in discussione le etichette di buono e cattivo e gli stereotipi di genere,
ovvero cosa ci si aspetti da un uomo o da una donna. Quest’ultima tematica è
stata ampiamente sviluppata nello spettacolo successivo, cioè “Molesta”, in
cui si parla di maschile e femminile come energie da integrare in ognuno di noi,
i rapporti tra i sessi vengono riletti in questa chiave e viene quindi proposta
una parità di genere non scontata.
Qual è il momento della giornata più
fertile per scrivere le tue opere?
Questa è un’ottima domanda perché sarebbe
interessante riuscire a definirlo. Per scrivere non saprei, sto ancora facendo
delle prove. I momenti in cui mi arrivano le idee migliori di solito sono la
notte e quando sono sotto la doccia e in entrambi i casi sono situazioni che
rendono problematica l’elaborazione immediata di quell’idea. Quindi cerco di
prendermi degli appunti e rimando il momento della scrittura vera e propria.
L’ambiente che ti circonda influisce sul
tuo estro artistico?
Direi di si. Gli artisti si trovano spesso
nel caos creativo però mi rendo conto che, quando poi arrivi a dare una forma
alle cose, può aiutare molto il fatto che anche
fuori ci sia ordine. Scrivere per me è creare l’ordine a partire dal
caos, riuscire a dare una forma al caos e questo è esattamente quello che
succede anche in casa.
Hai un fratello musicista affermato. Fra
voi c’è una sana competizione oppure una solida collaborazione?
Non c’è competizione, anche perché
abbiamo sempre lavorato in ambiti diversi. Magari un confronto costruttivo,
quello si, a livello di spunti e ispirazioni. Per quanto riguarda la
collaborazione, ci piace trovare il modo di lavorare insieme quando si può
creare una buona occasione che vada al di là della parentela. Nelle situazioni
in cui abbiamo collaborato, come può essere nella trasmissione “Via dei Matti
Numero Zero” o in alcuni spettacoli dal vivo, c’era proprio il piacere di
fare qualcosa insieme.
Quali sono le tue ambizioni?
Sicuramente ripartire in maniera più
costante con gli spettacoli dal vivo, mi piace molto sentire il pubblico vicino.
Un’altra mia ambizione è quella di lavorare in televisione e arrivare quindi
nelle case delle persone. Mi piacerebbe avere un mio format che possa dare
spazio ai vari linguaggi artistici che amo.
Sei favorevole o contraria ai talent
musicali?
Sono sicuramente dei buoni trampolini di
lancio ma, oltre a non amare la competizione, quello che più mi lascia
perplessa di alcuni talent è come vengono gestiti i partecipanti. In alcune
situazioni ho la sensazione che vengano semplicemente “usati” per il
programma e credo che alcune dinamiche potrebbero andare a danneggiare la
carriera stessa dell’artista che sta partecipando.
Oltre al lavoro, curi delle passioni nella
vita?
Si, queste passioni fanno comunque parte del
mio lavoro ma riguardano una sfera non strettamente artistica. Sono appassionata
di tutto ciò che riguarda lo sviluppo personale, sono pranoterapeuta e sto
frequentando un corso per diventare Counselor. Ultimamente ho integrato questi
aspetti con la mia esperienza come insegnante di canto, recitazione ed
interpretazione e ho creato un percorso, che si chiama “Esciti!”, dedicato
alle persone che vogliono esprimersi al meglio nella vita ed in particolare
esporsi di fronte al pubblico.