Marcello Cirillo (cantante) Roma
24.3.2009
Intervista di Gianfranco Gramola
Un'artista simpatico e disponibile
Marcello a teatro, nei panni di Don Bosco
Nel 1958, a San Nicola di Caulonia (RC), a
due passi dal mar Ionio, nasce Marcello Cirillo. Nel 1976, a Roma, in uno studio
di registrazione si incontrano, per caso, Antonio e Marcello. Nasce così la
loro collaborazione artistica. I locali più alla moda di tutta Italia si
contendono il duo, che ben presto diviene formazione "leader"
conquistando un primato assoluto sul mercato della musica "dal vivo".
Nel 1983, "I signori della notte", come vengono definiti Antonio e
Marcello, sono chiamati da Gianni Ravera a Sanremo: il festival segna il loro
trionfale debutto sulla grande scena televisiva e l’anno dopo sono chiamati da
Renzo Arbore a "Cari Amici Vicini e Lontani", programma televisivo
"revival", sulla storia della radio e dei suoi personaggi. Nel 1985
sono protagonisti ancora con Renzo Arbore, di uno dei programmi di maggior
successo nella storia della televisione italiana: "Quelli della
notte". Per Antonio e Marcello è la consacrazione definitiva. L’anno
seguente il duo partecipa al programma televisivo "Fantastico"
abbinato alla lotteria Italia. Sono protagonisti della serata evento che vede un
nuovo ritorno sulla scena televisiva di Renato Carosone. Nel 1989 si registra la
prima grande "performance" internazionale del duo. Antonio e Marcello
si esibiscono in concerto a Londra nella mitica cornice della "Royal Albert
Hall". Nel 1990 inizia l'esperienza della TV quotidiana: Michele Guardi,
autore e regista televisivo, li invita come ospiti fissi a "I Fatti
Vostri". La colonna sonora del programma recherà la loro firma per cinque
anni consecutivi. Nel 1994 partecipano, dal Canada, alla grande maratona
televisiva di beneficenza per "Telethon" e nel 1995 Antonio e Marcello
lasciano il programma "I Fatti Vostri" per un tour internazionale che
li vede protagonisti negli Stati Uniti, in Canada, in Europa e nei più
prestigiosi locali italiani. Nel 1996 scrivono una commedia teatrale dal titolo
“Affari di casa” per la regia di Tonino Pulci, della quale sono i
protagonisti insieme ad un'orchestra di 34 elementi, che debutta a Taormina Arte
96/97. Nell’anno seguente esce nei circuiti specializzati un Cd sulla canzone
napoletana tradotto in quattro lingue del quale sono anche autori. Antonio e
Marcello vengono premiati a Londra per il loro Cd che si classifica al primo
posto nella sezione "Cultura e intrattenimento". Nel 1998
intraprendono una tournee teatrale con la commedia "Affari di casa".
Nel 1999 dopo 25 anni di sodalizio artistico con Antonio, Marcello riprende da
solo il cammino artistico e partecipa come showman alla trasmissione
"Mezzogiorno in famiglia" su Rai 2, per le regia di Michele Guardi e
l’anno dopo Marcello Cirillo viene riconfermato come intrattenitore a
"Mezzogiorno in famiglia" e conduce al fianco di Michele Guardi la
trasmissione di Rai 1 "Nientepopodimenochè". Presenta dal treno la
maratona televisiva di beneficenza per "Telethon". Nel 2001 Marcello
promuove 5 concerti, che cura come regista e autore, sempre con la Provincia di
Roma, patrocinati dall'Unicef e dal Telefono Azzurro dal titolo "Un mondo
di solidarietà" che trattano i problemi dell'infanzia (carta Unicef sul
diritto all'infanzia) realizzando il primo concerto presso il Teatro
dell'Oratorio Pontificio di San Pietro, con un messaggio pastorale inviato dal
santo padre, papa Giovanni II. Nel 2002 viene riconfermato nella trasmissione
"Mezzogiorno in famiglia" e l’anno seguente firma come regista ed
autore una serie di eventi patrocinati dall'Unicef per la raccolta di materiale
scolastico per Santa Croce di Magliano, un paese colpito dal terremoto. Nel 2004
conduce con Tiberio Timperi e Adriana Volpe "Le stelle a mezzogiorno"
su Rai 2 e l’anno dopo, riconfermato alla conduzione della trasmissione di Rai
2 “Mezzogiorno in Famiglia”, presenta Telethon dal Teatro Delle Vittorie, e
per radio due è protagonista di 2 eventi uno dal Belgio ed un altro dall'Armenia
dove canta la grande tradizione italiana. Nel 2006 lo troviamo ancora alla
conduzione di Mezzogiorno in Famiglia, ancora Telethon dal Teatro Delle
Vittorie, ancora Radio due e realizza un suo sogno diventando direttore
artistico della sua scuola di musica "Bottega del suono" (2007 è sempre su Rai 2,
sempre a “Mezzogiorno in famiglia” insieme a Timperi e la Volpe per la regia
di Michele Guardì, ed è anche autore e conduttore insieme a Claudio Rossi
Massimi di una trasmissione radiofonica su Radiodue dal titolo "Di che
Vizio Sei?". Inoltre è autore e regista di 2 spettacoli con Annalisa
Minetti e Manuela Villa, uno dal titolo “Gospel italiano”, un tour di musica
sacra nelle basiliche italiane e l’altro dal titolo “Cinema cinema…canzoni
dal grande schermo”, uno spettacolo sul grande cinema internazionale e le
canzoni che lo hanno aiutato ad essere immortale. Nel 2008/09 è nel cast di
“Mezzogiorno in famiglia”, insieme ad Adriana Volpe e Tiberio Timperi, con
la regia del mitico Michele Guardì.
Ha detto
- Magalli
lo adoro, perché credo sia il conduttore più intelligente, più ironico e più
colto della televisione italiana.
- Non seguo i reality. Ho guardato l’Isola,
perché c’era Manuela Villa, che è un’amica.
- Con la religione avevo chiuso a 17 anni,
quando è morto mio padre, ma quando alcuni anni fa è mancata mia madre, ho
sentito la necessità di riavvicinarmi a Dio.
- La mia famiglia è meravigliosa, io però
sono il ministro senza portafoglio perché sono negato nella gestione del
denaro.
Curiosità
- Marcello ha recitato a teatro nei panni di
Don Bosco, raccontando la storia del santo, i sogni, la nascita degli oratori e
le prime missioni. Una vita ricchissima di eventi e di episodi del “santo
educatore”.
-
- Il papà, oltre ad insegnare, faceva anche
il giornalista, era corrispondente dalla Calabria per il Messaggero di Roma.
Intervista
Parliamo della tua carriera artistica. Chi
ti ha trasmesso la passione per la musica. Marcello?
Sicuramente mio padre. Lui era insegnante e
aveva il “vizio” della fisarmonica. In famiglia ci divertivamo tutti a fare
i cori e lui a suonare la fisarmonica. Fin da ragazzino in casa respiravo
musica, mangiavo pane e musica.
Ricordi il tuo debutto artistico?
Come no, Gianfranco. Avevo 17 anni ed è
stato con un disco che avevo fatto e che si chiamava “Tu, dolce tu”.
Hai mai pensato ad un nome d’arte?
Io ce l’ho avuto un nome d’arte ed era
orrendo. Si chiamava “Marcello Dopo” (risata).
Chi ha avuto questa fantasia?
E’ stato un discografico maldestro.
La tua più grande soddisfazione
artistica, qual è stata Marcello?
Credo che la più grande soddisfazione sia
quella di oggi. Quella di cantare, ballare e recitare in teatro “Don Bosco”.
Era quella che sognavi?
Era quello che sognavo, caro Gianfranco. Io
penso sempre all’oggi e al domani e quindi non guardo mai indietro. Come
soddisfazioni ti potrei dire che ho suonato al Royal Albert Hall di Londra o che
ho fatto concerti in tutto il mondo e che ho avuto grandi emozioni, però quella
di mettere in scena Don Bosco è stata più grande ancora. Quando ho debuttato
nel mitico teatro Sistina, qui a Roma, per me è stato come toccare il cielo con
un dito.
Il complimento più bello che hai
ricevuto?
E’ una domanda molto difficile. Ti dico che
ne sto ricevendo moltissimi in teatro. C’è però un complimento che mi ha
dato più soddisfazione, Gianfranco. C’è un giornalista che mi ha colpito
molto in una sua recensione sul giornale, perché nei miei confronti non era ben
disposto ed era una persona che pensava “ Ecco che arriva il solito
personaggio televisivo, che mette il suo nome in cartellone, ecc…”. Invece,
alla fine del suo articolo, ha detto delle cose meravigliose su di me. Si è
ricreduto e questa forse è la cosa che più mi ha fatto piacere e che mi ha
dato molta soddisfazione.
Hanno scritto anche cose cattive?
Come no! Hai voglia. Penso che sia una cosa
normale. Non puoi piacere a tutti. Poi ci sono giornalisti e giornalisti,
Gianfranco. Io faccio una televisione popolare ed entro nelle case in maniera
garbata e quindi da certi giornalisti vieni etichettato. Ma alla fine è il
pubblico che ti giudica. Io faccio teatro, faccio un sacco di concerti, ecc… e
alla fine è il pubblico che ti premia. Non è possibile che quando facevo
“Quelli della notte” con Renzo Arbore, ero un genio e adesso improvvisamente
non valgo più.
Quali sono i tuoi idoli?
Musicalmente amo molto Elton John, invece nel
mondo del teatro ho una grande ammirazione per Domenico Modugno, per Johnny
Dorelli e per Massimo Ranieri. Sono i miei veri miti.
Quando non lavori, quali sono i tuoi
hobby, Marcello?
Il mio hobby è la musica. Sono anche il
direttore artistico di due scuole importanti a Roma, quindi sono sempre in mezzo
ai ragazzi. I miei hobby sono tutti legati al mio ambiente e quindi insegno come
si canta, come ci si comporta sul palco, ecc…
A chi vorresti dire “grazie”?
Prima di tutto devo dire grazie a Renzo
Arbore, poi sicuramente a Ravera che mi ha portato a Sanremo. Un grazie speciale
a Michele Guardì e un grazie alla mia famiglia che mi ha sostenuto, anche se
all’inizio mi volevano dottore, come gran parte della mia famiglia che sono
laureati. Ma è arrivata questa grande passione per la musica, che ci vuoi fare?
Eri la pecora nera della famiglia.
Si! All’inizio ero la pecora nera e poi
sono diventato l’angelo bianco (risata).
Parliamo di Roma. Com’è il tuo rapporto
con la città eterna?
Con la capitale ho un rapporto molto forte,
perché Roma ha la grande capacità di non farti mai sentire ospite. Ti fa
sentire un cittadino, uno di loro, un romano, un abitante di Roma. Nonostante io
ci sia venuto da emigrante, sicuramente non con la classica valigia di cartone
da emigrante, perché i miei genitori erano dei professionisti, però mi sono
subito sentita a casa.
Con i romani come ti trovi?
Come mi trovo? Ho sposato pure una romana de
Roma (risata). I romani, oltre che alla solarità, hanno una grande ironia,
Gianfranco. Sdrammatizzano qualsiasi cosa, anche sul negativo la buttano sul
ridere. Hanno questa grande capacità di sdrammatizzare tutto anche con una
battuta, in modo che ti fanno tornare il sorriso.
Cosa ti hanno detto a casa, quando ti sei
rotto il piede?
Mia figlia mi ha detto: "Papà, perché non
ti fai dare il permesso per il centro, come invalido?" ( risata ). Mi ha
tirato su il morale.
Di Roma cosa ti dà fastidio?
In questo momento mi da molto fastidio la
solitudine che c’è nelle periferie. Mi dà fastidio che il fatto che molti
politici hanno decentrato tutto sulla parte centrale di Roma, sul centro
storico, cercando di non decentrare gli interessi. Ecco perché io ho creato
questi due centri di musica in periferia, cioè una a Formello e una sulla via
Tiburtina. Nelle periferie c’è bisogno di punti di aggregazione. Questo mi dà
veramente fastidio. Roma potrebbe essere veramente la capitale del mondo, però
ci vorrebbe un po’ più di sforzo da parte dei politici.
Cosa ti manca di Roma quando sei via per
lavoro?
A parte che io vivo un po’ una vita da
privilegiato, perché con il fatto che mi conoscono, anche se sono in giro, mi
fanno sentire a casa, come fra amici. Una cosa che mi manca della quotidianità
è la battuta che ti viene fatta quando vai al bar per un caffè o dal
giornalaio.
Come vedi la Roma odierna?
Roma è un po’ un osservatorio sul mondo,
un po’ come Napoli. Diciamo che al romano scivola un po’ tutto addosso e che
potrebbe trasformare, come ha fatto Napoli con alcune tragedie, tutto in musica,
in arte. Roma la vedo così, come un osservatorio sul mondo, che ha vissuto una
grande epoca e certe volte vive un po’ di ricordi. L’ impero romano c’è
stato e basta.