Marco Travaglio (giornalista e scrittore)
Milano 20.9.2008
Intervista e foto di Gianfranco Gramola
Un giornalista con le palle
Marco Travaglio a Molveno (Trento),
alla presentazione del suo libro "Le mille balle blu" (6 luglio 2006).
Marco Travaglio è nato a Torino il 13
ottobre del 1964. Ha iniziato la carriera giornalistica a “Il
nostro tempo”, storica testata cattolica. Ha lavorato con
Indro Montanelli a “Il Giornale”
e lo ha seguito quando questi, in rotta con il proprietario Silvio Berlusconi,
ha fondato “La Voce”.
Attualmente Travaglio è collaboratore de La Repubblica, L’Espresso, Micromega.
Ha una rubrica quotidiana su L’Unità, dal titolo Bananas, in cui segue le
vicende politico-giudiziarie. E' noto per essere uno dei più rigorosi cronisti
delle indagini e dei processi di Mani Pulite. Su questi temi ha scritto “Il
processo. Storia segreta dell’inchiesta Fiat” (con Paolo Griseri e Massimo
Novelli, Editori Riuniti, 1997) - "Il manuale del perfetto impunito" - "Come delinquere e vivere felici" (Garzanti, 2000) – “L’odore
dei soldi” (con Elio Veltri, Editori Riuniti, 2001). Proprio la presentazione
di quest'ultimo libro, dedicato alle origini della fortuna di Silvio Berlusconi,
durante una puntata dello show “Satyricon”, è stata al centro di feroci
polemiche ed è costata al conduttore Daniele Luttazzi, la presenza in RAI.
Attualmente ha una rubrica nel programma televisivo di Michele Santoro “Anno
zero” ( www.annozero.rai.it
). E’ sposato e ha due figli.
Libri (alcuni sono stati scritti a quattro mani con dei
colleghi)
Storia del razzismo (1993) – Palle
mondiali (1994) – Stupidario del calcio italiano
e altri sport (1994) – Il pollaio delle libertà (1995) – Il
mestiere di sindaco (1996) – Il processo. Storia segreta dell’inchiesta
Romiti (1997) – Meno grazia, più giustizia (1997) – Il manuale del
perfetto impunito (2000) – La sentenza Andreotti (2000) – La repubblica
delle banane (2001) – L’odore dei soldi (2001) – Mani pulite. La
storia vera (2002) – Giustizia e impunità ( 2003 ) – Lo chiamavano
impunità (2003) – Bravi ragazzi (2003) – Bananas (2003) – Il
modello TAV (2004) – Montanelli e il Cavaliere (2004) – Regime (2004)
– L’amico degli amici (2005) – Intoccabili (2005) – Bananas 2, la
vendetta (2005) – Inciucio (2005) – Le mille balle blu (2006) –
Onorevoli Wanted (2006) – La scomparsa dei fatti (2006) – E continuavano
a chiamarlo impunità (2007) – Uliwood Party (2007) – Mani sporche. 2001
– 2007 (2007) – Se li conosci, li eviti (2008) – Il rompiballe (2008) – Il bavaglio (2008).
Ha detto
- Com'è pensabile che un Presidente del
Consiglio, alla domanda "Dove ha preso i soldi?" o "Che rapporti
aveva con la mafia?", risponda:"Mi avvalgo della facoltà di non
rispondere?". Almeno davanti ai cittadini, davanti ai suoi elettori avrebbe
il dovere di dire qualcosa. Invece niente, zero!
- Io
sono un giornalista, non un politico. Metto in fila i fatti.
- Di insegnamenti di Montanelli ne ho sempre
in mente due. Il primo è quello di scrivere considerando che l'unico vero
padrone del giornalista è il pubblico cui sono rivolti gli articoli. Questo è
importante perché permette di mettersi nell'ottica di chi legge, evitando così
di scrivere per compiacere qualcuno in particolare. Il secondo e forse il più
importante, Indro me lo ha ripetuto più volte: con chi ha il potere, il
giornalista non deve mangiarci mai nemmeno una pastasciutta, per mantenersi il
più imparziale possibile e per non mettere a repentaglio lo spirito critico.
- Ho lavorato otto anni con Montanelli e
credevo di essere di destra, nel senso che la destra era Montanelli. Quando ho
visto la destra all'opera, ho deciso che non potevo essere di destra. Di
sinistra non lo ero prima e non posso esserlo adesso, visto che la sinistra ha
spianato la strada a Berlusconi. Non sono più niente. In un paese normale
voterei per i conservatori. Ma la destra di Montanelli era già minoritaria
prima. Senza di lui è praticamente in estinzione.
- Gianfranco Funari era così bravo che, da
quando aveva osato schierarsi con Mani Pulite, spiegare al popolo i danni fatti
dalla corruzione alle tasche di ogni cittadino e rendere popolare la figura di
Antonio Di Pietro, non aveva più trovato un posto da nessuna parte.
- C’è chi nasconde i fatti a se stesso per
paura di cambiare opinione.
- In Italia chi fa domanda per un concorso pubblico
deve garantire di non avere condanne né procedimenti penali. Se invece ne ha,
si butta in politica.
Curiosità
- Ha conseguito
la maturità classica al Liceo Salesiano Valsalice
di Torino e si è laureato prima in Lettere Moderne con indirizzo storico e,
poi, in Storia Contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell'Università degli Studi di Torino.
- Ha collaborato con diversi quotidiani e
periodici, fra cui Sette, Cuore, Il Messaggero, Il Giorno, L’Indipendente, Il
Borghese e L’Espresso. Sul quotidiano L'Unità, cura
una rubrica satirica originariamente intitolata "Bananas" che con
l'avvento del governo Prodi ha cambiato nome in "Uliwood Party".
- Il 14
marzo 2001 durante un'intervista nella trasmissione Satyricon, ideata e condotta
da Daniele Luttazzi, ha presentato il suo libro “L’odore dei soldi”,
un'inchiesta sull'origine sospetta dell'arricchimento di Silvio Berlusconi, due
mesi prima delle elezioni; successivamente lo showman che lo aveva ospitato,
viene allontanato dalle reti televisive.
- Si
definisce un “liberale” da sempre; o meglio, come lui stesso afferma "liberal
- montanelliano".
- Nel 2007 la sua rubrica sull’Unità ha
portato il suo autore a vincere il Premio Satira di Forte dei Marmi.
- Ha un fratello, Franco, che di mestiere fa
il regista e compositore di musical e ha collaborato con oi più grandi del
teatro italiano: Saverio Marconi, Dario Fo’ e Tato Russo.
- Ha ricevuto dalla DJV, l'associazione dei
giornalisti tedeschi, il premio 2009 per la libertà di stampa, per il suo
coraggio critico e l'impegno dimostrato in Italia.
Intervista
E’ sempre al centro di polemiche, perché
tocca temi abbastanza scottanti e perché “pizzica” i potenti, soprattutto
quelli che le raccontano grosse o ne fanno di cotte e di crude, come se niente
fosse. E’ sempre stato uno che non accetta compromessi e soprattutto la realtà
quando viene manipolata ed inoltre odia i voltagabbana, sia nel campo
giornalistico che in quello politico. Beppe Grillo ha detto che la memoria
dell’informazione in Italia, al giorno d’oggi è Marco Travaglio. E io
aggiungo anche che è un giornalista serio, coerente e pignolo. D’altronde,
con un maestro come Montanelli non poteva essere altrimenti.
Com'è il tuo rapporto con Roma, Marco?
La adoro, ma non ci vivrei mai. Troppo
caotica. Sono abituato a Torino, che si attraversa in venti minuti.
Quando ci sei stato la prima volta e come
ricordi l'impatto?
Ci andai in gita scolastica, al liceo,
qualche giorno. Vidi tutti i monumenti e le basiliche possibili. Poi non ne ho
mai più visitato nemmeno uno.
I romani come li trovi (pregi e difetti)?
Troppo caciaroni e approssimativi. Non sono
il mio tipo.
Tradiresti la tua città per andare a
vivere all'ombra del Cupolone?
Mai! Tradirei Torino solo per Palermo. O
Gerusalemme.
Com’è nata la passione per il
giornalismo? Chi te l’ha trasmessa?
Quella ce l’ho fin da ragazzino. Leggendo i
giornali, soprattutto quelli di Montanelli, i suoi articoli, mi è venuta la
voglia di fare il giornalista.
Hai qualcuno in famiglia che ti ha un
po’ influenzato in questa scelta?
No! In famiglia fanno tutt’altro lavoro.
Ma i tuoi genitori che futuro sognavano
per te, Marco?
Loro sognavano che facessi quello che volevo
io, quello che sognavo di fare e quindi mi hanno lasciato completamente libero
di scegliere.
Avevi degli idoli da ragazzo, a parte
Montanelli?
Lui e basta.
L’articolo che ti ha creato più
critiche?
(risata)
Ce ne sono stati così tanti?
Quasi tutti, Gianfranco.
A lettere anonime e minacce, come sei
messo?
In continuazione. Oramai sono una cosa
normale e ci sono abituato. Quelle più belle, le appendo dietro la scrivania.
Hai mai pensato ad usare uno pseudonimo,
specialmente agli inizi, per firmare i tuoi articoli?
No! Assolutamente, no.
Tornando indietro, rifaresti tutto lo
stesso percorso lavorativo o cambieresti qualcosa?
No, no! Rifarei tutto quello che ho fatto.
Sono stato fortunatissimo.
Ti hanno mai censurato?
Ci hanno provato, ma non ci sono riusciti.
Ad un ragazzo che vuole fare il
giornalista, che consigli daresti?
Di farlo. Se uno si sente portato poi va
immediatamente a capire che cosa vuol dire farlo. Poi se ha resistenza, resiste,
altrimenti molla tutto e cambia mestiere, perché vuol dire che non era portato
per fare il giornalista.
Cos’hai sacrificato per arrivare al
successo, per diventare famoso?
Io non so se sono arrivato al successo,
Gianfranco. Sicuramente ho sacrificato tantissimo tempo libero e il tempo per
gli hobby. Ho rubato un po’ di tempo anche agli amici e alla famiglia, però
sempre cercando di mantenere un minimo di equilibrio, anche se non sempre ci
riesco.
Il complimento più bello che hai ricevuto
e da chi?
Quando Berlusconi ha detto a “Porta a Porta”, che Marco Travaglio è un animale a se stante.
L’hai calcolato un complimento?
Si! Un bellissimo complimento.
Che rapporto hai con la Fede?
Ci credo.
Praticante?
Si! Abbastanza.
Un domani come vorresti essere ricordato?
Come un rompiballe che ha fatto qualcosa di
buono e che ha fatto sapere alla gente qualcosa che la gente non sapeva.
Un tuo pregio e un tuo difetto?
Non lo so, Gianfranco (risata), perché mi
conosco meno di quello che pensi. Sicuramente il pregio è quello di
infischiarmene di tutto e di tutti e raccontare semplicemente quello che vedo.
Difetti ne ho tanti, troppi…
Su un’isola deserta con Andreotti o
Berlusconi?
Per carità, Gianfranco…
Sei dell’idea che è meglio soli che
male accompagnati?
No! Ma se proprio dovessi scegliere,
sceglierei il più simpatico, il più cazzaro e cioé Berlusconi. Il Senatore
Andreotti è di una noia mortale.
Quali sono le tue paure?
Sicuramente la morte, mia e alle persone a
cui voglio bene.
Hai dei rimpianti?
No!
Se ti trovassi faccia a faccia con
Vittorio Sgarbi, cosa gli diresti?
Niente! Lo ignorerei, come ho sempre fatto.
Ho visto lo spiacevole episodio ad “Anno
zero” in cui Sgarbi ti insultava. Mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Il modo migliore per smontarlo è quello di
ignorarlo, credimi.
Reputo Sgarbi una persona intelligente,
però quando inizia ad insultare la gente non lo sopporto.
Non so se sia intelligente.
A chi vorresti dire “grazie”?
A tantissime persone. Ai miei genitori, a mia
moglie, a Montanelli che è stato il mio primo direttore, ai responsabili dei
giornali dove ho scritto che mi hanno lasciato libero di scrivere e ad altre
tantissime persone.
Hai un sogno nel cassetto, Marco?
Continuare a fare quello che sto facendo.
Il più voltagabbana di tutti, chi è?
Beh! E’ una bella lotta, Gianfranco. I tre
quarti degli editorialisti del Corriere della Sera, il direttore del Giornale,
Giordano, che da comunista e diventato berlusconiano, politici come Bondi, come
Adornato, ecc… Ne ho un elenco sterminato di voltagabbana, Gianfranco.