Maria Grazia Capulli (giornalista)     Roma 6.6.2007

                   Intervista di Gianfranco Gramola

Una giornalista con uno stile principesco e due occhi magnetici

E’ nata a Macerata il 15 agosto del 1960. Ha studiato all' università di giornalismo di Camerino ed è iscritta all'albo dei giornalisti professionisti dal 5 marzo del 1992. Il suo primo programma è stato “Prima edizione”, nel 1989 e nel  1996 è approdata al TG2 assunta da Clemente Mimun. Attualmente conduce il Tg 2.

Ha detto:

Con il libri sono curiosissima e ogni nuovo titolo mi affascina. Il risultato è che comincio anche dieci libri contemporaneamente e poi arrivo alla fine di quei tre o quattro che di solito riescono a catturarmi completamente. Il mio punto di riferimento è Noam Chomsky, ma da adolescente ho apprezzato molto  Pirandello e Moravia. Un libro che ho molto amato invece è  Martin Eden di Jack London. Nelle sue pagine sembra pulsare tutta la fragilità.

- Ho un terzo nome: in realtà io avrei dovuto essere “Maria Francesca Grazia Capulli”, ma all’anagrafe hanno combinato un pasticcio. Adesso sto valutando se correggerlo e ripristinare lo stato originario delle cose.

- In redazione passo per rompicoglioni proprio perché sto attentissima all'uso della singola parola. Quando usano espressioni trite e ritrite, luoghi comuni, io sono la maniaca che le cambia.

- Mi fa schifo anche usare le parole inglesi. Io voglio esercitare il mio senso critico. Mi sento un manichino. Voglio tornare a fare la giornalista, a scoprire e a raccontare storie.

- Io non sono in quota di nessuno partito. Non sono stata raccomandata, non faccio parte di cordate. Non frequento salotti mondani, nemmeno se mi invitano.

- E' stato molto carino con me Robert Redford. Mi ha fatto una quantità incredibile di complimenti. E' una bella persona ed ha lo sguardo sereno, dolce.

Curiosità

- E’ laureata in Storia della Lingua Italiana, con il massimo dei voti e lode.

- E’ soprannominata la “Grace Kelly” del giornalismo.

- La sua grande passione per i libri e la lettura l’ha portata a essere perfetta curatrice e conduttrice della trasmissione di Rai2 “Neon Libri”.

Quando è a casa ascolto musica, fa meditazione trascendentale, legge filosofia e cerca di andare a fondo nelle cose.

Intervista

L’appuntamento con Maria Grazia Capulli, la più bella giornalista della Tv nazionale, è per le due del pomeriggio, nel suo ufficio romano di Saxa Rubra.

Tu sei di Macerata. Quando ti sei trasferita a Roma e come ricordi l’impatto?

Mi sono trasferita a Roma dopo il ’90. L’impatto è stato bellissimo, perché Roma è una città molto affascinante e seducente ed è una città che non può non entrarti subito nel cuore. E’ una città che ha un’anima e quest’anima si è subito messa in contatto con la mia. C’è stata subito una sorta di unione.

In quale zone hai abitato?

Ho abitato quasi sempre nella zona nord di Roma, esattamente zona Fleming.

Dalle parti di viale Cortina D'Ampezzo?

Esatto. Gianfranco. 

Non è che desideri andare ad abitare, che so, all’Eur oppure in centro?

No! Amo molto la zona nord di Roma. Ci sono affezionata.

Ami la cucina romana?

Si! Sono un’appassionata di cucina. Mi piace molto cucinare e mi piace molto anche mangiare e devo dire che a Roma si mangia molto bene dappertutto e poi è anche carino andare a scoprire nuovi posti, non solo quelli del centro.

C’è un angolino di Roma che ami particolarmente?

Io amo molto il senso della scoperta, cioè non c’è un luogo in particolare. Ce ne sono tanti, però ultimamente mi rifugio spesso nelle chiese. Ci sono delle chiese a Trastevere molto belle, che hanno anche una storia particolare che trasmettono delle emozioni. Come quella del Pantheon. Comunque mi piace molto tutta la zona di Trastevere che sembra di vivere dentro una fiaba, nella Roma di una volta.

Cosa ti manca di Roma quando sei via?

Non mi manca niente in particolare, perché poi alla fine non ho una sorta di attaccamento alle cose. Forse mi manca un po’ la confusione, però ogni tanto staccare la spina fa bene (risata).

I romani come li trovi?

I romani li trovo molto comunicativi, molto socievoli e molto aperti. Roma è una città che ti accoglie subito ed io ricordo che i primi giorni che ero a Roma, quando entravo in un caffè, il cameriere ti faceva il caffè e ti metteva la tazzina con la faccetta che sorride. Questo mi ha colpito, cioè il fatto di  voler comunque strapparti sempre un sorriso. C’è molta attenzione, secondo me, poi alla fine nei confronti dell’altro, checche se ne dica.

Esiste, secondo te, una Roma da buttare?

Io direi che più che una Roma da buttare, esiste una Roma da migliorare. Come in tutte le città il problema di Roma è un po’ nelle periferie, che però non vanno mai buttate, nel senso che comunque anche quella Roma lì, ha un significato. Vanno migliorate, questo si, con la diffusione di libri, di centri per i ragazzi, di collegamenti con il centro. Forse un posto così grande, con periferie grandi come una metropoli, in una città come Roma vanno migliorate, perché anche le periferie dovrebbero in qualche modo interagire con il centro e diventare una sorta di centro diffuso. Non ci dovrebbe essere, secondo me, questa divisione di secondo livello di città.

Adesso come adesso, tradiresti Roma con un’altra città?

(risata) Si! Ho fatto un periodo di corrispondente per la Rai a Parigi e ti dico che se c’è una città che mi affascina molto è proprio Parigi.

Non dirlo a me che ci sono stato in viaggio di nozze.

E’ una bellissima città da scoprire e da vivere. Forse si, tradirei Roma per Parigi.

Com’è nato l’accostamento verso il mondo del giornalismo?

Da sempre, cioè da quando ero ragazzina sognavo di fare il medico o la scrittrice. Poi ho fatto l’Università e mi sono laureata in Lettere. Ho insegnato per un po’ di tempo il greco e il latino a scuola, poi avendo la passione per la scrittura, ho iniziato a collaborare con il quotidiano Il Messaggero delle Marche e dell’Adriatico e da lì è iniziato tutto. A volte nella vita le cose capitano così, per  caso, per destino. Ci sono delle persone che vogliono fortissimamente una cosa, fanno di tutto e di più per ottenerla. Io no, sono una che lascia che le cose se devono accadere, accadano. Anche se non recrimino il lavoro che faccio, perché mi piace molto.

Hai mai pensato, in un momento nero, di mollare tutto e di cambiare lavoro?

No! Comunque, se succedesse, ci sono tante cose che mi piacciono molto. Per esempio penso sempre che devo dedicarmi in maniera più piena alla scrittura, a dei romanci che ho incominciato e che non riesco mai a finire per via del lavoro. Poi mi piace molto l’arte, mi piacciono molto i giardini ed ho una grande passione per la natura. Mi piace occuparmi di paesaggismo, dell’architettura e del paesaggio. Adoro gli animali e dedico un po’ del mio tempo agli animali in difficoltà. Mi piace molto il design, la storia contemporanea del design, ecc…

La cosa più cattiva che hanno detto o scritto su di te?

Particolarmente cattive, no. Hanno sempre scritto cose carine di me. Una cosa che mi ha fatto rimanere male, al suo tempo, è stato quando avevano messo in piedi un finto sondaggio sulle gaffe. Mi hanno eletta fra le prime e mi ha fatto rimanere male, ma non tanto per la cosa in sé, che poteva anche essere simpatica e che si poteva prendere con una risata, ma che poi ho scoperto il retroscena, cioè che era stata tutta una cosa fatta ad arte, tutta una montatura per mettermi in difficoltà in un periodo particolare della mia vita, fatta da una persona che non voglio neanche nominate. Mi è dispiaciuto il retroscena, perché è brutto quando ti fanno le cattiverie e ti fanno del male.

Ti hanno “incoronata” la Grace Kelly del giornalismo. E’ vero?

Si! Ogni tanto me lo dicono (risata). Non posso che apprezzare questo complimento. Anche perché Grace Kelly è stata una donna di grande classe e di grande fascino e facendomi questo complimento non può che farmi piacere.

Qual è il tuo tallone d’Achille?

Forse la pigrizia (risata).

Nonostante tutte le tue passioni, i tuoi hobby sei pigra?

Si! Mi sento di fare tante cose, però poi per colpa della pigrizia, nel lato pratico mi tiro sempre indietro nelle cose (risata).

In un’intervista hai detto che sei un po’ cristiana e un po’ buddista. Cosa volevi dire?

No! Io ho un rapporto molto forte con la Fede, nel senso che credo che la spiritualità sia la parte più importante della mia vita, come forse dovrebbe esserlo di tutti. Credo e sono profondamente cristiana, ma non sempre mi riconosco nei diktat della chiesa cattolica, nel senso che credo nei valori profondi poi ci sono delle sovrastrutture che forse andrebbero un po’ riviste. Del buddismo mi piace molto la filosofia. Più che una religione, il buddismo lo vedo come  una filosofia di vita e mi piace molto questo senso di vicinanza e di fratellanza con il creato, con questo rispetto verso le creature non umane, questo rispetto per i più deboli. Sono cose che fanno parte della mia vita e le ho ritrovate in questa filosofia. Ma d’altronde c’è anche nella religione cristiana è che lì spesso viene dimenticata e messa un po’ da parte.

Quali sono le tue paure, Maria Grazia?

Una volta ero molto ipocondriaca e avevo paura delle malattie. Ho passato dei brutti momenti ma ho superato anche quelli. Ho paura della stupidità umana, quella che spesso fa danni e che poi sfocia in cattiveria. Ho paura di quel senso di onnipotenza che a volte hanno le persone e che li spinge a calpestare i diritti dei più deboli. Ho molta paura di questo e mi spaventa che le generazioni future troveranno un mondo sempre peggiore, sotto il segno di non valori, come il consumismo, della smania di avere, la smania di apparire, la smania di avere degli obiettivi che poi non danno la serenità. Ho paura di un mondo così. Ho paura della mancanza di tolleranza nei confronti dell’altro, del diverso. Sono cose che mi fanno paura.

Un consiglio a chi volesse avvicinarsi al mondo del giornalismo?

Se uno sogna di fare il giornalista, deve avere prima di tutto una grande passione. E poi imparare a guardare la realtà con i propri occhi, senza lasciarsi guidare o condizionare dalle idee altrui. Imparare a capire le cose e ad esercitare un grande spirito critico, che è una cosa che dovrebbero avere tutti i giornalisti e non, cioè non essere mai supini o passivi di fronte alle cose e soprattutto conservare o ritrovare il senso e la capacità di indignarsi di fronte alle cose che non vanno, perché ormai passa tutto in  una sovrana indifferenza. Mi piacerebbe vedere le persone tornare ad indignarsi di fronte alle cose non giuste.

Hai un sogno nel cassetto?

Ho imparato da tempo a fare poco affidamento ai sogni, caro Gianfranco (risata). Il sogno più grande è che gli uomini imparassero a rispettare le creature più deboli e che non accadesse ancora, come diceva Ennio Flaiano, che tutti corrono in soccorso del vincitore. Mi piacerebbe che imparasse ad essere più dalla parte dei vinti.

Mi sembra che hai tante cose ed esperienze da raccontare. A quando un libro autobiografico?

Autobiografico, mai! (risata)  Sto scrivendo delle cose, dei racconti, quello si, ma non su di me.