Maria
Laura Baccarini (attrice) Roma 1.5. 2004
Intervista di Gianfranco Gramola
Una brava e bellissima artista a 360
gradi
Il sito ufficiale è www.marialaurabaccarini.com
Maria
Laura Baccarini è attrice, ballerina e cantante ed è nata in una famiglia di artisti:
una nonna grande attrice, Laura Carli, e un padre attore e direttore di
doppiaggio. Nel
1985 entra a far parte del corpo di ballo della trasmissione "Pronto chi
gioca". Il suo debutto teatrale avviene nell’ 1986 con lo spettacolo
"Piccoli Equivoci" e nel 1990, anno del primo allestimento italiano di
uno dei più famosi musical americano, "A Chorus Line". "A
Chorus Line"( 1990 - 92 ), ripreso poi anche
nella primavera del 1998, segna l'inizio di una lunga e bella collaborazione con
la Compagnia della Rancia e Saverio Marconi, che la porterà ad interpretare,
sempre da protagonista, "Il giorno della tartaruga" (1992-93), nella
parte che fu di Delia Scala, e "Cabaret" (1993-95), in un ruolo che fu
di Liza Mannelli. "Cabaret", oltre ad un grosso successo personale,
rappresenta un momento di grande crescita professionale che spinge Maria Laura
verso nuovi percorsi. "Gigi" (1995-97), ad esempio, le offre
l'opportunità di lavorare con attori del calibro di E. Calindri, L. Feldman, I.
Barzizza. L'esigenza di confrontarsi con realtà tearali diverse da quella
italiana la porta a viaggiare. Nel 1991 è la protagonista di "A Chorus Line" all' University Theatre di New York e nel
1992 è "Anita" nel tour europeo (versione inglese) di "West Side
Story". Nel 1998 presenta a Roma un recital dal titolo "Tutto
il mondo va in cerca d’amore". Poi è "Sonia Walsk", la
protagonista di "Stanno suonando la nostra canzone" (1998-2000), per
la regia di Gigi Proietti, che sarà regista anche della divertente farsa
"Taxi a due piazze" (2000-02). Quello con Proietti è un
incontro fondamentale per la sua carriera che le ha dato l'opportunità di
maturare e migliorarsi professionalmente.
Riccardo Biseo e Stefano Bontempi ( rispettivamente direttore musicale e
coreografo di "Stanno suonando..." ) sono altri due incontri
molto importanti per Maria Laura Baccarini, per il valore che loro hanno
saputo dare al suo lavoro.
Intervista
Com’è
il tuo rapporto con Roma?
E’
la mia città, la amo ma non perché è la mia città. Ho un rapporto quasi da
turista, direi, perché il mio lavoro mi porta sempre a stare lontano, a
viaggiare, poi però mi godo molto i periodi di non tournèe, quando me ne sto a
casa. Adesso poi che abito a Trastevere da 3 anni è una grande gioia. La
apprezzo proprio come l’apprezzano i turisti.
C’è
un angolino di Roma che ami particolarmente?
Più
che angolino è un pezzo di Roma, anzi una piazza, piazza Navona, per me rimane
un granello di Roma. E’ il posto dove vado a sedermi quando mi sento giù di
morale. E’ un salotto.
Cosa
ti manca di Roma quando sei via?
In
parte il suo essere, in qualche modo, una grande provincia, perché in fondo
Roma, pur essendo la capitale, è una città nella quale si vive il quartiere,
come fosse un piccolo paese. Io dovunque vada ad abitare faccio amicizia con
chiunque, i bottegai, i negozianti, si chiacchiera con loro, si familiarizza,
insomma. Un tempo ho abitato vicino a via dei
Carotami e avevo tutti gli amici antiquari, artigiani, ecc. che poi sono
veramente preziosi, perché sono quelli che sono rimasti di una certa romanità
che sta scomparendo, quindi è l’aspetto più bello di questa città, poi,
vabbè, l’elemento scontato che è la sua bellezza, ma anche il colore del
nostro cielo che fa contrasto con il giallo ocra dei palazzi, è introvabile uno
scenario così.
I
romani come li giudichi?
Sono
persone molto dirette, molto schiette però sono molto pigri. Quello è un
difetto un po’ imperdonabile a volte perché la pigrizia causa il degrado di
un gioiello che abbiamo. La colpa più grande che abbiamo noi romani è quella
di non amare abbastanza la nostra bella città. La amiamo molto a parole, mi ci
metto dentro anch’io, ma chiaro, a fatti meno. Quando si tratta di difenderla siamo tutto fuoco e fiamme, ma a
fatti concludiamo poco.
Come
vivi la Roma by night?
La
Roma by night, ce l’ho sotto casa che mi scorrazza dalla sera alla mattina e
pure di notte (risata) anche perché abito vicino a Santa Maria in Trastevere,
dove di notte, quattro generazioni fanno le vasche, su e giù (altra risata),
però nonostante questo mi piace tutto, il rumore, il movimento, la vita. Non mi
infastidisce. Quando vedo che mi irrita, chiudo le finestre. Ho i doppi vetri
nella camera da letto e se voglio dormire, dormo tranquilla, altrimenti non c’è
problema.
Per
un’artista Roma cosa rappresenta?
E’
come fosse il salotto dove conversare, dove fare dei progetti, è forse più un
salotto per sognatori che non per persone che concretizzano, perché Roma non
aiuta molto a realizzare i propri sogni, perché lavorarci è complicato, però
forse è il posto giusto dove progettare i propri sogni perché la sua bellezza
ispira in qualche modo a sognare e ad
immaginare delle cose bellissime. Quindi credo che per chi crea sia il
limbo ideale, però purtroppo per
realizzare penso che ci vogliano città più dinamiche di Roma. Perché Roma è
congestionante, ahimè, dalla lentezza del suo traffico, da mille difficoltà,
dalla burocrazia e un po’ anche dalla filosofia dei romani.
Quali
sono state le tue più grandi soddisfazioni?
E’
quella di poter contare sulla mia professionalità ovunque sia. Cioè sia essere
in Italia che in Francia , Inghilterra o in America. Ho avuto la riprova delle
mie esperienze professionali che quello che ho costruito va bene in tutte le
parti del mondo ed è apprezzabile e stimabile. Io faccio un mestiere che in
Italia è abbastanza relativamente nuovo, perché il musical è un genere che
non fa proprio parte della nostra tradizione e poi mi sono messa alla prova
andando a lavorare fuori
dall’Italia, e ho visto che anche all’estero ho avuto molte soddisfazioni e
continuo ad averne e tutto questo mi da una grande sicurezza. Sono contenta che
quello che ho costruito è qualcosa di solido, di valido.
Com’è
nata la tua passione per lo spettacolo?
E’
nata, in realtà, dallo sport. Io ero in Nazionale di ginnastica ritmica e per
fare lo sport in maniera seria ho dovuto fare una escalation di agonismo molto
serio, molto intenso. Io non ho mai amato le gare, non ho mai amato
l’agonismo, ma amavo le audizioni. Noi, in realtà non avevamo i grandi
appuntamenti tipo i mondiali, gli europei come tutte le nazionali . Alla fine di
ogni ritiro facevamo degli spettacoli, le esibizioni, quello era il momento in
cui la mia adrenalina saliva a mille e davo il meglio di me e quindi sin da
allora avevo capito che il pubblico mi dava una grande energia, mentre invece i
giudici alle gare mi
terrorizzavano. Quella era la prima avvisaglia che il mio rapporto con il
pubblico sarebbe continuato nella mia vita.
Che
futuro speravano per te i tuoi genitori?
Fortunatamente
ho avuto dei genitori che mi hanno sempre incoraggiata. Mia nonna è ancora viva
ed ha 96 anni, è stata una grande attrice di prosa, si chiama Laura Carli e con
lei l’immagine del teatro non era affatto demonizzato. Io avevo come modello
la mia nonna, che fino a 86 anni guidava sull’autostrada in tournee,
viaggiava. Quindi il teatro era simbolo di dinamismo, di vivacità mentale e
culturale. Quindi nessuno in famiglia mi ha fermata, anzi mi hanno incoraggiata
perché hanno visto che era la cosa che mi piaceva fare, e penso che mi
avrebbero incoraggiata, penso, qualsiasi fossero stati i miei interessi. Però
siccome ho scoperto che questo è quello che amavo di più fare, se non fosse
stato il mio lavoro, sarebbe stato il mio hobby.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
(risata)
Diciamo più che altro quello che ho ricevuto più recentemente e che ho trovato
molto originale e molto carino. Un amico, un collega attore è venuto a vedermi
e mi ha detto: “Sai, ti ho guardata all’inizio dello spettacolo e ho pensato
che non mi ricordavo che tu fossi così piccola!” - in scena io sono vicina a
Luca Barbareschi che è grandissimo - “Più
andava avanti lo spettacolo - continuava il mio amico - e più diventavi
grande!” (risata). Questo è stato un bellissimo complimento e molto originale.
Gaffe?
Non
me ne vengono in mente. Sicuramente ne ho fatte.
Il
tuo tallone d’Achille?
L’emotività.
Sono molto emotiva. Per me i grossi appuntamenti mi vedono molto nervosa. Però
con gli anni so utilizzare la mia emotività anche a mio favore. Se l’emotività
da una parte mi rende più fragile dall’altra mi rende un interprete più
sensibile. Da una parte è un punto debole ma dall’altra è uno strumento.
Quali
sono le tue paure?
L’impossibilità
di comunicare quello che sento e quindi non poter fare le cose che amo e non
poterle dire a qualcuno. Questo mestiere è un grande strumento di comunicazione e un pochino mi dispiace perché mi rendo conto che oggi il pubblico non
ama tantissimo pensare e a concentrarsi. La paura è quella di essere obbligata,
in futuro, a fare delle scelte di progetti a cui non credo solo perché
funzionano commercialmente.
Hai
dei complessi?
Sono
piena di complessi. Chi fa il teatro penso sia pieno di complessi. Di tutti i
tipi. Io in fondo sono abbastanza estroversa e anche timida, quindi il fatto di
aver scelto di fare l’attore sia un modo di esorcizzare le proprie
insicurezze. Mi sono vista brutta tutta la vita, che brutte gambe che ho, poi,
in scena, le gambe le tiro fuori e non me ne preoccupo. Poi ogni tanto mi
arrivano dei complimenti che compensano il tutto. Poi, a volte i
nostri complessi sono inesistenti, sono legati a cose che non sono vere.
Che
rapporto hai con la fede?
Molto
forte e molto privato. In realtà la Fede è una cosa che sento con grande
forza, ma non legata a un punto religioso preciso. Io ho un forte contatto con
la spiritualità, credo nella reincarnazione e credo in tante altre cose. Non mi
torna il conto cioè non credo che alla fine di una vita, noi si abbia concluso
veramente qualcosa. Sarebbe troppo stupido essere qui al mondo per arrivare a
capire, anzi iniziare a capire le cose quando si è alla fine. C’è
senz’altro, secondo me, l’opportunità di diventare qualcos’altro.
Ricevi
molte lettere dai fan?
In
realtà, oggi, con Internet, riceviamo tante cose che a volte non sappiamo di
ricevere. Grazie ad una mia cara amica, che è una navigatrice folle ho scoperto
dei forum delle chat line, e ho scoperto tante persone che sognano il mio
mestiere e ti dirò che mi lusinga molto perché le persone che mi scrivono,
sono persone che hanno un senso critico, non sono persone che ti vedono e ti
ammirano solo perché conoscono la tua faccia. Per una che fa teatro gli
ammiratori sono per sempre quelli che prendono la macchina e, in qualche modo,
fanno uno sforzo per venirti a vedere. Penso che un ammiratore di teatro valga
100 ammiratori televisivi, ma proprio per mancanza di passività. Sono
ammiratori molto attivi e ammirabili.
Hai
un sassolino nella scarpa che vorresti togliere? Uno sfogo?
Uno
sfogo? Quello lo tengo per le persone che mi amano (risata) anche se poi bisogna
stare attenti a sfogarsi, perché puoi dire delle cose che poi ti penti di aver
dette. E’ giusto sfogarsi e tirar fuori quello che ti rode, ma è anche giusto
tirarlo fuori e buttarlo nella spazzatura.
Come
vivi il successo?
Il
successo è una parola che mi mette una grande soggezione. Io credo che quello
che io vivo non sia successo, ma realizzazione. Sono una professionista
realizzata perché so fare questo lavoro con grandissima passione e quindi mi
appaga moltissimo quello che faccio. Lo spettacolo che sto facendo in questo
momento, Chicago (con Lorenza Mario e Luca Barbareschi) è uno spettacolo che
sognavo da un sacco di anni, perché lo conoscevo, l’avevo visto a Londra,
e conoscevo il testo da ben 14 anni, anche perché è stato il primo
libretto che ho comprato a New York durante il mio primo viaggio e pensavo che
non l’avrebbero mai fatto in Italia. E’ stata una bella opportunità di
realizzare qualcosa che amavo moltissimo.
Quanto
ti influenza l’oroscopo nella vita quotidiana?
Niente.
Non lo leggo mai e, se per caso lo
leggo, lo leggo in maniera scherzosa. Credo però che un esame molto più
attento e scientifico sia interessante. Credo sinceramente che gli astri abbiano
un influsso sulla nostra energia, ma proprio perché è scientifico. Non credo
negli oroscopi dei giornali. Credo che esistano delle presenze spirituali che ci
possano aiutare in qualche modo, con i quali esseri siamo in contatto, ma
soprattutto per uno scambio. Nessuno ti dice la verità, sei tu che la devi
cercare. C’è qualcosa che ti può aiutare nel tuo cammino, ma tutti i nostri
errori, le nostre esperienze, i nostri passi del nostro cammino hanno un perché.
Delle volte non lo vediamo subito, ma lo capiamo con un po’ di ritardo.
Un
sogno nel cassetto?
Devo
dire che li sto tirando fuori tutti dal mio cassetto. Sono sempre molto
accessibili i miei sogni. Non sogno mai cose inarrivabili, ma neanche troppo
modeste, sogno cose vicine alla mia realtà. Diciamo che sono una persona che ha
fatto in modo di perseguire i propri sogni, poi io non li ho mai lasciati nel
cassetto. Poi studiando e lavorando i sogni si realizzano.
A
chi vorresti dire grazie?
Di
grazie dovrei dirne tante e a tanti. Oggi sento di dover ringraziare la compagna
di lavoro che ho
accanto Lorenza Mario, perché per due donne è sempre molto difficile andare
d’accordo e condividere lo spazio in scena e tutto quello che concerne dietro
le quinte. E devo dire che ho avuto vicino una persona veramente di rara
generosità, di bellezza, di professionalità e che ha un carattere
meraviglioso. Lorenza è una compagna che ha reso questo viaggio già bello,
bellissimo. Quindi un grazie ad un’amica molto speciale.
Progetti?
Sto
per andare in Francia a fare dei concerti, fra i quali ci sarà anche
l’Auditorium di Parigi concerti di repertorio classico, di musical, cioè
Porter, Ghershwin, ecc... E’ un esperienza molto bella e interessante. E’ un
progetto che è avvenuto con molta naturalezza, perché hanno sentito una mia
incisione. Mi hanno contattata ed è stata una cosa semplice, più semplice a
volte di quelle che succedono nel mio paese, devo essere sincera. Spero che
questo sia solo l’inizio perché io amo molto avere percorsi paralleli, cioè
alla mia carriera in Italia mi è sempre piaciuto affiancare un percorso nel
resto d’Europa. Quindi spero che questa sia un’altra avventura, poi la
Francia è un paese che mi piace e che amo molto. Spero che mi si apra
un’altra parte importante e interessante. Come si dice: "Finché c’è vita
c’è speranza" (risata).