Massimo Dapporto (attore) Roma 20.2.2009
Intervista di Gianfranco Gramola
Un campione di riservatezza è
professionalità
Massimo Dapporto è nato a Milano l’8
agosto del 1945. Figlio di Augusta e del noto attore Carlo Dapporto, ha seguito
le orme paterne formandosi prima come attore di teatro e poi di cinema e fiction
tv. Nel 1987 ha interpretato il Tenente Fili dell'Esercito italiano nel film di
grande successo “Soldati – 365 all’alba” di Marco Risi, con Claudio
Amendola e Ivo Garrani. Nel 1988 è nel cast del film “Mignon è partita”,
con Stefania Sandrelli. Nel 1996 recita nel film “Celluloide”, con G.
Giannini e M. Ghini, con la regia del maestro Lizzani. Nel 1997 è stato
protagonista della serie tv “Un prete tra noi” interpretando Don Marco e nel
2002 è protagonista della fiction “Il commissario”. E’ Claudius nella
fiction-tv storica del 2004 “Imperium: Nerone”, con Laura Morante. Nel 2006
ha interpretato il giudice Falcone nel film-tv “ Giovanni Falcone, l’uomo
che sfidò Cosa Nostra”, diretto da Andrea Frazzi. Nella stagione televisiva
2007/08 è il protagonista di “Distretto di polizia 7”, nel ruolo del
commissario di polizia Marcello Fontana, per la regia Alessandro Capone e di suo
figlio Davide Dapporto.
Cinema:
All’ultimo
minuto (1973) – Il trafficone (1974) – Nerone (1977) – Sbitto, la tua
legge è lenta… la mia no! (1979) – Soldati-365 all’alba (1987) – Il
mistero del panino assassino (1987) – Tenerezza (1987) – La famiglia (1987)
– Mignon è partita (1988) – Disamistade (1989) – Venezia rosso sangue (Rouge
Venise) (1989) – Tre colonne in cronaca (1990) – L’alba (1990) – Tracce
di vita amorosa (1990) – Ma non per sempre (1991) – Una storia semplice
(1991) – Ultimo respiro (1992) – Per non dimenticare (1992) – Marciando
nel buio (1995) – Segreto di stato (1995) – Celluloide (1996) – Anni
ribelli (1996) – Con rabbia e con amore (1997) – L’apparenza (2003) -
Nicola, lì dove sorge il sole (2006).
Televisione:
Nucleo centrale investigativo (1974) –
Sarti Antonio brigadiere (1978) – Anna Kuliscioff (1981) – Storia d’amore
e d’amicizia (1982) – Uno + uno (1983) – Io e il duce (1985) – Il boss
(1986) – Diventerà padre (1987) – Come una mamma (1990) – Non siamo soli
(1991) – Una madre come te (1993) – Amico mio (1993) – Una bambina di
troppo (1994) – Mio padre è innocente (1997) – Un prete tra noi (1997) –
Amico mio 2 (1998) – Un prete tra noi 2 (1999) – Mio figlio ha 70 anni
(1999) – Ciao professore (1999) – Per amore per vendetta (2000) – Casa
famiglia (2000) – Il commissario (2002) – Per amore per vendetta II (2002)
– Casa famiglia 2 (2003) - Imperium: Nerone (2004) – Giovanni Falcone, l’uomo che
sfidò Cosa Nostra (2006) – Distretto di Polizia 7 (2007).
Teatro:
Le farfalle sono libere (1971) – Miles gloriosus (1971) -
Il ritorno a casa (1975) – Il Lorenzaccio (1975) – Rudens (1976) – La signora dorme a sinistra (1977) – Franziska (1977) – Cimbelino
(1977) – Le donne in Parlamento (1978) – Caffè teatro di piazza Navona
(1979) – Truculentus (1979) – Gli uccelli (1980) – L’avaro (1981) – Padron monsieur Moliére (1985) – Quadrifoglio (1987) – Mercanti
di bugie (1988) – Nina (1993) – Trappola per un uomo solo (1995) –
Il prigioniero della seconda strada (1996) – I due gemelli veneziani (2008/09).
Ha detto
- Mi piace essere riconosciuto per strada.
Sono una civetta, come tutti gli attori. Ma non sopporto l’invadenza. E così
a volte la mia disponibilità cala e sembro pure antipatico.
- A scuola ero un pessimo scolaro: andavo
male in latino, in greco e matematica. Non parliamo del voto in condotta e di
quante volte sono stato cacciato dall’aula e punito con grande severità.
- La cucina mi rilassa. Sono un maestro della
pasta e fagioli, con le cotiche, che sgrasso accuratamente. Ho ricevuto i
complimenti persino da alcuni amici del veneto e lì se ne intendono.
- Qualche anno fa ero molto più emotivo. Ora
non piango così spesso. Sono migliorato o forse peggiorato. Mi emoziono
soprattutto per le cose belle, spettacoli di danza, cantanti, ecc…
- Mio papà, prima di uscire dalla camera da
letto, passava in rassegna i santi e i santini e lanciava baci alla foto di
Padre Pio, di cui era molto devoto. Poi, essendo anche scaramantico, accarezzava
un corno rosso e spegneva la luce per 3 volte consecutive.
Curiosità
- Ha studiato dalla 1° media alla 1° liceo
al Collegio San Giuseppe di piazza di Spagna, una scuola privata gestita dai
Fratelli delle Scuole Cristiane.
- Ha prestato il suo volto per la pubblicità
del Caffè Kimbo.
- Ha
vinto il premio David di Donatello nel 1989, come attore non protagonista per il
film "Mignon è partita".
- La moglie Stefania, è proprietaria di un
negozio di abbigliamento per l’infanzia.
- Frequenta
abitualmente la chiesa degli Artisti, di piazza del Popolo, dove spesso recita i
brani del Vangelo.
- Ha
due fratelli: Dario e Giancarla. E’ sposato dal 1971 con Stefania Longo e
insieme hanno un figlio, Davide, che fa il regista e lo scrittore.
- Ha
avuto anche esperienze come doppiatore, essendo stato la voce del personaggio di
Buzz Lightyear nel film Disney “Toy Story”.
Intervista
Sono le 10. La sua addetta stampa, Viola, mi
ha detto di chiamarlo a quell’ora, a casa sua. In questi giorni è impegnato
al teatro Quirino di Roma, con lo spettacolo “I due gemelli veneziani” di
Carlo Goldoni, con la regia di Antonio Calenda.
Come ricordi il tuo debutto, Massimo?
Si! E’ stato il 9 gennaio del 1971. Eravamo
a Lucca ed io lavoravo con Andrea Giordana, in uno spettacolo che si chiamava
“Le farfalle sono libere” ed io avevo una parte piccola. Mi ero guadagnata
questa parte facendo un provino e andavo bene per il ruolo che cercavano e così
ho cominciato a lavorare. Ho lasciato l’Accademia dove stavo facendo il
secondo anno, alla Silvio D’Amico. Ho iniziato a lavorare e dopo cento
repliche si diventa professionisti.
Ma tuo papà Carlo, grande e simpatico
artista, sognava questo futuro per te?
No! Assolutamente, no. Quando gliel’ho
detto, ci è rimasto molto male. Lui sperava che continuassi all’Università.
Ero iscritto a Scienze Politiche per fare poi il giornalista. Ma il mio sogno
era quello di fare qualcosa altro, ma non sapevo esattamente cosa. Quello che
era certo era che all’Università avrei perso altri anni. Allora non ho fatto
il rinvio del servizio militare. Durante il servizio militare i miei commilitoni
mi lodavano, perché sapevo raccontare delle storie, delle barzellette e mi
chiedevano perché non facessi l’attore. Alla fine mi sono convinto e finito
il militare ho fatto l’esame di ammissione all’Accademia. Poi quando ho
detto a mio padre che avevo intenzione di intraprendere la sua stessa carriera
ci rimase male. Lui sperava di avere un figlio laureato, il primo laureato in
famiglia e invece il primo a laurearsi in famiglia è stato mio figlio Davide.
Hai mai pensato ad un nome d’arte?
No! Non ho pensato ad un nome d’arte anche
perché mio padre mi ha detto:” Il nome che porti da attore, spero sia
Dapporto, perché io non è che abbia fatto del male a qualcuno”. E quindi mi
sono tenuto il cognome mio.
Il complimento più bello che hai
ricevuto?
Il complimento più bello lo ricevo dal
pubblico, ogni sera, in teatro, che è quello di avere una credibilità, nel
senso che c’è tanta gente che viene a vedermi in teatro pensando di ritrovare
le stesse cose che vede di me in televisione. E invece, come tutti gli attori
che hanno una nascita e un origine teatrale, vedono che mi comporto in un certo
modo in televisione e con una tecnica particolare in teatro e quindi sono
tutt’altra persona. Per cui rimangono anche sorpresi dal fatto che in
televisione hanno visto solamente cose mie, toccanti, commoventi e in teatro
faccio commedie che portano alla risata. Adesso ad esempio, sto facendo Goldoni,
con “I due gemelli veneziani” e prima avevo fatto Moliere e prima ancora
avevo fatto degli autori contemporanei americani. E qualcuno del pubblico mi ha
detto:”Ieri sera mi hai fatto piangere in Tv e oggi mi fai ridere a teatro”.
Per me questo è un gran complimento, il fatto di trasmettere delle emozioni o
meglio di mutare le emozioni delle persone nel giro di due lavori a distanza di
poche ore.
Dopo questo spettacolo di Goldoni, che
progetti hai?
Dopo Goldoni, mi preparo per il prossimo
spettacolo, che sarà nella stagione invernale 2009. Il lavoro è di un autore
inglese e la regia è di Luca Barbareschi. Poi ho un paio di progetti per quanto
riguarda la televisione, progetti che porto avanti io e spero che almeno uno dei
due vada in porto. Ma non se ne parla fino a che non sono stati approvati.
Parliamo un po’ di Roma, Massimo, Com’è
il tuo rapporto con la Città Eterna?
Io sono nato a Milano, mio papà era di
Sanremo e mamma di Trieste, quindi con genitori di estrazione nordica. Mio padre
per motivi di lavoro si è trasferito a Roma, perché faceva tutta quella serie
di film a episodi, sui comici, degli anni 50/60. Io sto qui a Roma da quando
avevo 4 anni. Il mio rapporto con la città è buono perché ho lo stesso
carattere dei romani. Il carattere dei romani è bello, perché prendono il
lavoro e la vita senza nevrosi, con ritmi abbastanza lenti. Penso che avere
ritmi abbastanza agitati, alla fine porti all’infarto. Diciamo che a Roma ho
il mio mondo, non è che sono inserito nel tessuto cittadino se non come
usufruitore di questa città. Roma è una bellissima città, camminando trovi
numerosi monumenti raggruppati in pochi km, in poco spazio e ha un centro
storico meraviglioso.
Cosa ti manca quando sei via per lavoro?
Mi manca molto la mia casa. Una volta sono
andato in una città più grande di Roma, a New York e quando sono tornato a
casa, Roma mi sembrava una città di provincia, piccolina, molto graziosa con
tanti bei monumenti, tutti raccolti in modo che si può anche andare a piedi a
vederli. Parigi è diversa, perché per vedere i monumenti devi fare km a piedi
o con i mezzi.
Con la cucina romana, come ti trovi?
Qualche volta se voglio lasciarmi andare e
voglio stare un pochino appesantito faccio un’abbuffata di cose tipiche romane
e non. Mi piace la coda alla vaccinara, i bucatini alla matriciana, che sono di
Matrice, ma che ormai sono stati adottati da
Roma. Diciamo che mi piace mangiare bene.
In quale angolo di Roma ami rifugiarti nei
momenti liberi?
Se uno vuole, può andare ai Fori Romani, si
trova una pietra nobile, di quelle abbandonate, e tranquillamente si può sedere
a leggere il giornale, meglio ancora se in una giornata di sole, lontano dal
traffico. Altrimenti uno può andare all’Aventino, dove ci sono dei giardini
bellissimi, oppure nei pressi dell’Ara Pacis o nei giardini del Colosseo. Ci
sono tanti bei posti tranquilli in giro per Roma, tanti giardini con delle
panchine. Si sta bene anche nel giardino sotto casa, intendiamoci.
L’importante è che sia una giornata di sole, come oggi, che è bellissima.
Sembra quasi primavera, però da come dicono le previsione, dovrebbero arrivare
delle correnti fredde dal nord.
Non lo dire a me, che vivo in Trentino e
di freddo ne so qualcosa.
Lo sai che in aprile vengo a fare lo
spettacolo anche dalle tue parti, a Trento?
Torniamo a Roma. Di questa città cosa ti
dà fastidio?
Mi dà fastidio l’ignoranza. C’è tanta
gente che, con quello che succede, parliamo di stupri, furti, rapine e omicidi,
si sono incattiviti. La gente è pronta a farti del male, a reagire in una
maniera sproporzionata. C’è la caccia al rumeno, all’albanese, al
marocchino, ecc… Lo scandalo di
queste cose che succedono da anni in Italia, è una cosa che si doveva tamponare
molto tempo prima. Poi si torna sempre a dire che anche noi siamo stati un
popolo di immigranti, siamo andati in America e va bene. E’ vero, come è vero
che ci rimandavano indietro i delinquenti, invece noi accogliamo tutti e volte
gli accogliamo anche in maniera cattiva. Siamo intolleranti a volte. Però è
anche vero che c’è tanta brava gente anche fra gli esteri, come c’è tanta
delinquenza. Quindi mai fare di tutta un’erba un fascio. C’è da dire che ci
sono tante cose che non funzionano in Italia.