Matilde Benedusi (attrice e musicista)
Roma 12.5.2023
Intervista di Gianfranco
Gramola
E’ in uscita la serie "Vivere non è
un gioco da ragazzi" di Rolando Ravello. Il primo episodio lo vedremo in
prima serata il 15 maggio su Rai Uno
"Il set di “Vivere non è un gioco
da ragazzi” è stata un’esperienza incredibile, però anche pesante perché
affronta anche tematiche tragiche, perché il mio personaggio vive delle
situazioni spiacevoli e difficili"
Matilde Benedusi è nata a Milano. Da alcuni
anni vive a Roma dove frequenta il corso di Arti e Scienze dello Spettacolo alla
Sapienza. Oltre alla recitazione, nutre da sempre una forte passione per la
musica: suona il violino dall'età di tre anni, il pianoforte e la chitarra,
principalmente ama cantare. Ha studiato canto pop e jazz e ha anche frequentato
un corso di musical per cinque anni. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo album
su Spotify dal titolo "Better Days to Come", i cui brani sono scritti,
cantati, suonati e arrangiati da lei. Oltre a scrivere canzoni, ha in progetto
un libro sulla teatro-terapia in carcere, con l’obiettivo di lavorare
nell'ambito del teatro sociale. Nel 2018, ha recitato nel cortometraggio "Not(e)
for a dreamer" di Enrico Poli, vincitore del Fashion Film Festival di
Londra. Oltre alla serie in uscita "Vivere non è un gioco da ragazzi"
di Rolando Ravello che vedremo in prima serata su Raiuno, l’abbiamo vista nel
film di Aldo, Giovanni e Giacomo, "Il grande giorno". Fra circa un
anno, uscirà un lungometraggio indipendente dal titolo "Ferragosto",
per la regia di Elmar Imanov e Adel Oberto di cui è co-protagonista.
Intervista
Mi fai una sintesi della seria
“Vivere non è un gioco da ragazzi” di cui sei co - protagonista e quale è
il tuo ruolo?
La serie parla della vicenda di Lele che è
il protagonista, un ragazzo di 17 anni, interpretato da Riccardo De Rinaldis,
che ha una famiglia di umili origini ma con dei saldi principi, quindi un clima
felice in casa, i genitori sono interpretati da Nicole Grimaudo e Stefano Fresi.
Io interpreto Serena che è l’oggetto del desiderio, l’amore di Lele, che
apparentemente è inarrivabile, una ragazza che ha una vita perfetta, ma
in realtà nasconde varie fragilità ed è essenzialmente chiusa, anche nei
riguardi di Lele, nonostante lei ne sia innamorata. E’ molto chiusa, distante,
si apre poco al mondo delle relazioni e durante la serie, avviene un vero e
proprio percorso di crescita, di responsabilizzazione, in cui riesce a superare
i complessi che ha, che riguardano soprattutto il rapporto con il padre, la
sfera intima, anche sessuale, l’abuso
di droga che è legato alle sue insicurezze.
Dopo questa serie, quali sono i tuoi
progetti, i tuoi obiettivi?
Io spero di lavorare perché sto facendo
molti provini, però per ora non ho niente di confermato, niente in uscita.
Mi racconti quando è nata la tua passione
per la recitazione e con quali miti sei cresciuta?
I miei miti, sarà molto banale, però è
sicuramente Anna Magnani però l’ho scoperta dopo, perché la mia passione per
il cinema è nata in realtà da
giovanissima, avevo 5 anni e quindi conoscevo molto poco il cinema degli anni
’60. Adesso lo studio all’università. Quando avevo 5 anni sapevo tutto a
memoria il primo film di Harry
Potter, perché avevo letto tutti i
libri e sentivo la doppiatrice di Hermione Granger, Letizia Ciampa, che aveva un
timbro di voce molto simile al mio di quando ero bambina e io sapendo tutte le
scene a memoria, ripetevo le scene continuamente
e a questo punto mia mamma mi ha detto: “Ti andrebbe di fare un corso
di teatro?”. Ovviamente ho detto di si e da allora non ho più smesso di
recitare.
Foto di Giulia Bertini
La passione per la musica, invece com’è
nata?
E’ nata contemporaneamente, perché da
piccola ho iniziato a suonare il violino, però ero più interessata al canto.
Ho iniziato a cantare in un coro mentre ho
iniziato parallelamente il corso di teatro, quindi sono due passioni nate
insieme e ho sempre cercato di non trascurare né l’una né l’altra. Sono
due passioni che vorrei coniugare a livello lavorativo.
Come hai vissuto l’esperienza
con Aldo, Giacomo e Giovanni nel film
“Il grande giorno”?
Dopo il set di “Vivere non è un gioco da
ragazzi” che è stata un’esperienza incredibile, però anche pesante perché
affronta anche tematiche tragiche, perché il mio personaggio vive delle
situazioni spiacevoli e difficili, l’esperienza
con Aldo, Giacomo e Giovanni che è venuta subito dopo, mi ha dato non un
senso di superficialità, ma di leggerezza nel senso positivo. Eravamo sul lago
di Como e ci siamo divertiti tantissimo. Io sono subito diventata amica di
Giovanni Ansaldo, che interpreta lo sposo, poi nel film cerco di sedurlo. Quindi
c’era un clima sereno e divertente. Massimo Venier è stato carinissimo e per
questo film ha vinto il David. E’ stata una bellissima esperienza sotto ogni
punto di vista.
Hai mai pensato seriamente a lavorare in
teatro?
Tantissimo, difatti mi piacerebbe fare
entrambi. Ho frequentato sia un corso di teatro, sia un corso di recitazione
cinematografica, ma anche corsi di musical, proprio perché
sono le cose che mi piacciono di più. Però al teatro ho pensato
maggiormente.
Come autrice delle tue canzoni, che metodo
usi? Prima il testo e poi la musica o viceversa?
Le mie canzoni nascono in contemporanea, so
che sembra strano. Poi spesso ci sono delle parole che suonano meglio di altre e
allora le cambio. Per esempio l’argomento della canzone spesso nasce perché
su una melodia mi piace come suona una determinata parola e da lì quella
diventa la parola chiave per svilupparci una storia, un testo.
C’è un momento della giornata più
fertile per scrivere le tue canzoni?
Sicuramente la sera, purtroppo sono una
ragazza molto poco mattutina (risata) quindi il mio tempo libero per scrivere o
sviluppare i miei progetti è sicuramente la sera.
L’ambiente che ti circonda, influisce
sul tuo estro artistico?
Sicuramente si, anche perché sono cresciuta
in una famiglia che ha sempre avuto a che fare con l’arte. Mia mamma è
un’artista e dipinge, mio papà è un ingegnere ma suona in una band e scrive
canzoni da una vita. Mio fratello è trombettista e anche lui scrive canzoni
insieme a me e abbiamo un duo. Ho due sorelle grandi che si occupano di altro
però l’ambiente che mi circonda è impregnato di arte e quindi mi ha
influenzato molto in senso positivo. Adesso vivo a Roma con due coinquilini
attori miei coetanei e questo sicuramente mi aiuta nell’estro artistico.
Per lavoro ti sei trasferita a Roma. Come
ricordi l’impatto con la Città Eterna?
Roma è stata una città che mi ha accolto
fin da subito e mi ha fatto sentire a casa e ho capito dal momento in cui ho
messo piede qui che vi avrei vissuto per sempre. Amo viaggiare e vorrei vedere
tutti i paesi del mondo prima di morire, però Roma è proprio una città in cui
amo vivere e lo so che è atipico da parte di una milanese, però è così. Roma
ha un clima tutto suo, molto bello, la gente è accogliente, carina. Mi piace
tutto di Roma perché la trovo una città meravigliosa.
La cucina romana ti ha conquistato?
Mi ha conquistato assolutamente, poi io
mangio poca carne in realtà, non perché sia vegetariana. La cucina romana è
anche a base di carne, però i saltimbocca alla romana sono buonissimi. Se mi
capita una cena fuori, li mangio molto volentieri. Però adoro i primi e a Roma
c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Cosa ti piace e viceversa di Roma?
Mi piace il fatto che è grande e varia, nel
senso che se un giorno ti capita di uscire alla Garbatella e andare a ponte
Milvio, ti sembra di stare in due città completamente diverse e questo è un
lato sia positivo che negativo. Da un lato positivo perché
hai la possibilità di esplorare vari ambienti, il lato negativo è che
essendo una città molto grande, a volte è difficile spostarsi. Quindi hai gli
amici di quartiere e sei paradossalmente un po’ più chiuso nella tua zona.
Come ti dicevo prima Roma ha un clima che mi piace ed è molto diverso da quello
di Milano. Le persone mi piacciono molto, è una città molto accogliente, la
gente si ferma a scambiare quattro chiacchiere. Certo Roma ha i suoi problemi,
come la spazzatura, la pulizia anche
se c’è da dire che Roma è una città difficile da gestire, perché è
enorme. Anche i trasporti lasciano
un pochino a desiderare.
Roma per un’artista, cosa rappresenta?
Un punto d’arrivo o un punto di partenza?
Entrambi, secondo me. Nel senso che se uno si
trasferisce a Roma sente l’arte nell’aria, non so come dire. Io vado in giro
e conosco attori, sceneggiatori, registi, scenografi, ma non solo gente di
cinema ma anche scrittori, cantanti ed è una città molto viva artisticamente,
è piena di iniziative culturali, di eventi, manifestazioni, concerti. Quindi è
un punto di partenza per chi vuole iniziare sicuramente, però io lo vedo anche
come punto di arrivo. Io parlo proprio a lungo termine, in un futuro remoto
penso proprio di stabilirmi qui. Se uno ha una vita lavorativa solida in ambito
artistico a Roma, cosa ti serve di più? Niente.