Maurizio Seymandi
(autore, paroliere e conduttore TV)
Milano 3.12.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
“Ora sono molto contento di non fare più
niente, perché nella vita ho lavorato veramente tanto e ho sempre fatto tutto
da solo, perché nelle trasmissioni ero l’autore, il regista, il presentatore
e molte volte improvvisavo lì per lì”
Maurizio Seymandi è nato nel 1937 in Libia,
allora colonia italiana. Rientrò con la famiglia in patria dopo pochi mesi
dalla nascita, risiedendo a Milano. Trasferitosi per motivi di salute a Nervi,
tornò nel capoluogo lombardo per iscriversi all'Università Cattolica. Nel 1958
entrò alla Rai per concorso, inizialmente come sonorizzatore, poi come autore
di testi per programmi radiofonici e televisivi durante gli anni sessanta e
settanta, collaborando con Marcello Marchesi. Negli anni '60 inizia l'attività
di paroliere, utilizzando lo pseudonimo Senofonte: il suo maggiore successo
l'ottiene con ...che tu mi baciassi (su musica del Maestro Mauro Casini), che
Edda Ollari presenta al Cantagiro 1966. Nel 1974 iniziò la sua collaborazione
giornalistica con il settimanale TV Sorrisi e Canzoni, diretto da Gigi Vesigna,
occupandosi della musica leggera. Nel 1977 creò la trasmissione televisiva
Superclassifica Show, inizialmente in onda su una serie di emittenti locali
sparse in tutta Italia, poi su Canale 5. Seymandi condusse la trasmissione fino
al 1995, dopo di che tornò alla radio, con sporadiche apparizioni in
televisione.
Intervista
Mi racconti i tuoi inizi e il tuo
incontro con Marcello Marchesi?
Sono secoli fa, ricordi lontani Gianfranco
(risata). Allora lavoravo in Rai e lì ho conosciuto Marcello Marchesi, che era
un grande autore. Era reduce dai successi di “Il signore di mezza età”
(1963, ndr) e il nostro incontro è nato da una storia molto divertente. Si
faceva una trasmissione con Mike Bongiorno all’Auditorium C ed io ero il
responsabile di questa trasmissione. Quella sera, tra il pubblico, avevo
invitato anche mia madre, che si era seduta in prima fila. Con Marcello Marchesi
avevamo appuntamento per dopo la trasmissione. Lui si era seduto in prima fila,
accanto a mia madre. Nel fuori onda della trasmissione ho detto qualcosa, non
ricordo bene cosa e il pubblico si è messo a ridere e Marcello Marchesi rivolto
a mia madre, non sapendo chi era, disse: “Quel ragazzo mi piace. Vorrei averlo
come figlio e quasi quasi lo adotterei”. E mia madre: “Però prima deve
chiederlo a me, perché lui è mio figlio”. E’ stata una cosa divertente.
Insieme a Marcello abbiamo studiato tante trasmissioni e ne abbiamo fatta una
dove c’era Tony Renis e Gisella Pagani, che si chiamava “Ma perché …
Perché si”. Poi abbiamo fatto parecchie cose anche in radio, inoltre lo
aiutavo nelle sue attività, specialmente nella pubblicità. Io gli davo alcuni
spunti, anche se era un uomo che non aveva di certo bisogno di me, però non
disdegnava di ascoltare gli altri. Poi
lui ha avuto la disavventura con Gisella Pagani, si era
innamorato di lei e lui era sposato con una ricca signora della borghesia
milanese, che stava in un bellissimo appartamento di fianco al San Babila. Lui
invece, per lavorare, aveva preso un monolocale a fianco della portineria nello
stesso palazzo. Lui mi convocava
alle 6.30 del mattino, perché diceva che erano le ore migliori per lavorare. A
me stava anche bene, perché alle 9
dovevo andare in Rai, perché ero funzionario e autore “illegale” (risata),
perché in Rai non si poteva firmare. Anche per quello me ne sono andato via
dalla Rai per andare a Sorrisi e Canzoni Tv e ho fatto altre cose.
Con Superclassifica Show arriva il grande
successo. Com’è nata l’idea?
Sorrisi e Canzoni una volta pubblicava solo i
programmi della Rai e c’era l’idea di pubblicare i programmi anche delle
televisioni libere. Il direttore Gigi Vesigna mi ha detto: “Prima di decidere
quali programmi pubblicare, fai una specie di inchiesta in Italia, sulle
emittenti libere”. Io ho cominciato ad andare in giro a suonare alle varie
emittenti e alcune non avevano dietro niente. Sono arrivato alla Tv di Lecco che
si chiamava Telespazio Lecco. Ho consigliato loro di cambiare il nome della
Tv, perché non piaceva, e poi parlando mi dissero che facevano dei programmi
locali, cose popolari, toccando quelli che erano gli avvenimenti della zona. Ho
chiesto loro perché non facevano un programma musicale, di intrattenimento con
degli ospiti. Mi hanno risposto: “Chi è il cantante o l’ospite famoso che
viene ad esibirsi fino a Lecco?” e lì mi è scattata l’idea. Ma quante
emittenti ci sono che non possono permettersi questo? Ma se facessi io una
trasmissione musicale così? Allora ho chiamato il direttore Gigi Vesigna e gli
ho raccontato la mia idea. A quei tempi non c’era canale 5, c’era, ma come
emittente e si chiamava TeleMilano. Era un venerdì e Vesigna mi disse “Ci
vediamo lunedì, che vengono anche i Campi, così gliene parli”. I Campi erano
i produttori di Sorrisi e Canzoni Tv. Io fra venerdì e lunedì mi sono
preparato e ho messo giù una specie
di scaletta della trasmissione come la pensavo io. Scrivendo queste righe, ho
scritto quello che poi è diventato il testo della sigla della trasmissione,
perché in quella sigla c’era tutto quello che volevo fare, le mie idee. In
pratica volevo riportare tutti i personaggi
e anche la superclassifica delle canzoni. La superclassifica sul giornale la
curavo io ed era una specie di rassegna di dischi in uscita, una sorta di
critica e presentazione del disco e io questa rubrica volevo portarla in
trasmissione, insieme alle interviste ai cantanti che avevano un disco in
uscita. Doveva essere una promozione del giornale che diventa uno spettacolo, un
programma televisivo. Una volta a settimana si presentava un film in uscita ed
era un po’ di più di un trailer e poi intervistavo il regista o il
protagonista e pian piano è nata la trasmissione. Il produttore Campi mi ha
detto: “L’idea è bellissima, ora devo partire per Parigi. Fai un
numero zero e poi vediamo”. Io non sapevo dove andare a fare il numero
zero e a quei tempi fare una produzione era difficile, anche perché non
c’erano le telecamere professionali che ci sono oggi. Poi mi è venuto in
mente un certo Pino Callà, fotografo, che aveva già fatto delle collaborazioni
per Capodistria e talk con Vittorio Salvetti, quello del Festivalbar. Io facevo
una trasmissione in radio con Mike Bongiorno dove avevo la rubrica “Le
avventure di un fotografo” e intervistavo i fotografi. Ho chiamato Pino Callà
chiedendogli se era in grado di mettermi su una produzione per una trasmissione
che volevo fare. Al momento tentenna, poi mi ha detto di si. Abbiamo fatto la
trasmissione numero zero. Sono andato a Parigi a presentarla a Campi, il
produttore. A Lui è piaciuta e mi
disse: “Fai un giro e vediamo se in un mese almeno 20 emittenti accettano di
mandarla in onda”. Le emittenti non dovevano pagare nulla, dovevano solo
trasmetterla. Io sono partito con Pino Callà e in un mese non avevamo 20
emittente pronte a trasmettere la trasmissione, ma 82. Fra queste 82 c’era
anche Tele Milano, la televisione di Berlusconi. Era il 1976 e nel giro di un
anno siamo arrivati a 106 emittenti che dovevano mandarle il sabato e la
domenica in replica, ma in realtà le mandarono in onda tutti i giorni. Era
successo anche che una TV sarda aveva dato questa trasmissione ad una emittente
privata americana, in cambio di alcuni programmi americani.
Maurizio Seymandi intervista Paul McCartney
Si vedeva anche in Australia?
Si, perché Mino Reitano era andato a fare
una tournée in Australia e si era portato dietro alcune cassette di
Superclassifica show e le mandavano in onda nei club italiani e poi, siccome era
una trasmissione via cavo, andava in onda in tutta l’Australia. Fatto sta che
un anno Franco Rosi, che era un imitatore e la voce del Telegattone, è andato
in Australia per una tournée e mi ha portato con lui. Non pensavo di essere
popolarissimo in quel paese, perché la trasmissione piaceva moltissimo e
piacevano molto le canzoni italiane, come piacevano anche negli Stati Uniti. Poi
nell’80 Berlusconi ha comprato Sorrisi e Canzoni e ha detto “Però compro
anche Seymandi (risata)”. Io Berlusconi l’ho incontrato una volta e mi ha
detto: “La domenica ci divertiamo sempre con la tua trasmissione”. Lui la
vedeva a Tele Milano. “La voglio per canale 5, perché va benissimo” ha
detto. E così è stato, poi ho lasciato perdere perché volevano trasformarla
in una cosa troppo pubblicitaria e io ho detto: “No, grazie”.
Un tuo ricordo di tre personaggi con cui
hai lavorato? Mario Riva, Gino Bramieri ed Enzo Tortora.
Io sono entrato in Rai nel 1958, a Roma, e
con Mario Riva ho fatto il programma “Botta e risposta”, con la regia di
Silvio Gigli. Allora c’era soltanto la radio e Riva era venuto a presentare la
trasmissione. Mi ricordo che in quella trasmissione abbiamo presentato un
cantante che era Tony Dallara, che allora era a fare il militare a Roma. Io
facevo la trasmissione per le forze armate e lui era venuto a vederla ed era in
mezzo al pubblico, anche se lui era abbastanza noto. Mario Riva ha poi fatto
altre cose, altri programmi, ma siamo sempre rimasti in ottimi rapporti. Gino
Bramieri è stato un mio grande amico. Mi è stato vicino anche quando ci sono
stati dei momenti difficili con la Rai. Partecipava spesso alle
mie trasmissioni e non voleva mai niente. Io scrivevo per Gino Bramieri
alcune cose per “Batto quattro”, un programma radiofonico. Lui faceva molte
serate e raccontava le barzellette e io gli scrivevo i collegamenti fra una
barzelletta e l’altra. Eravamo amici e ci trovavamo a Roma e poi
ci vedevamo a Milano. Ho vissuto anche il suo dimagrimento, quando ha
perso 50 chilogrammi. Gli sono stato vicino anche in clinica perché c’è
stato parecchio. Piantavo il lavoro di registrazione per andare a trovarlo.
Enzo Tortora?
Io sono stato per tanti anni in un collegio
di Nervi (Genova), dai Padri Somaschi. Una sera sono andato a vedere una rivista
per universitari ed era guidata da Enzo Tortora, che era genovese. L’ho
conosciuto in quell’occasione, avevo 18 anni. Due anni dopo l’ho incontrato
a Roma, quando faceva radio e lui si ricordava di me. Poi con lui ho fatto per
tanti anni “Il Gambero”, che era una trasmissione radiofonica che ha avuto
un successo incredibile. Quando poi Tortora venne epurato dalla Rai, non ricordo
per quale motivo, la trasmissione l’ha condotta Franco Nebbia, sempre in
radio. Poi sono stato vicino a lui quando ha fatto Portobello. Tortora era una
persona molto intelligente, sciolto, elegante, un signore. Dietro i suoi
spettacoli c’era sempre una certa cultura, ma non una cultura da troppo
erudito o di quello con la puzza sotto il naso. Era uno che aveva capito come
coinvolgere il pubblico, la gente.
Tra le tante interviste che hai fatto, ce
n’è una che mi ha incuriosito molto. Quella che hai fatto a Francesco
Cossiga.
Con Cossiga è stato divertente. Sono andato
a trovarlo quando era Presidente della Repubblica, al Quirinale. Da anni avevamo
una rubrica su Sorrisi e Canzoni che si chiamava “I magnifici 7” e ogni anno
si nominava il politico più importante, il regista, l’attore, lo stilista, lo
scrittore più importante. Fra i politici avevamo scelto Francesco Cossiga.
Sapevo che era difficile andare ad intervistarlo, perché al Quirinale non ti
facevano entrare con le telecamere. Quell’anno fra i giornalisti aveva vinto
il premio Enzo Biagi, che aveva una rubrica su Sorrisi e Canzoni. Lui ci aiutò
ad entrare al Quirinale e fece entrare anche la troupe con le telecamere. Sai
che all’entrata ci sono i corazzieri, quelli sull’attenti, fermi, che non si
scompongono. Appena sono entrato, mi hanno dato la mano dicendomi: “Noi la
domenica la guardiamo in Tv e ci divertiamo molto”. In quel giorno, era la
vigilia di Natale, c’era anche Silvio Berlusconi, che era andato a portare un
omaggio a Cossiga. Ho intervistato Cossiga e alla domanda: “Lei, dopo che ha
finito il mandato di Presidente della
Repubblica, cosa ha intenzione di fare?”. E Lui, spiritoso: “Se mi da una
mano potrei lavorare con lei”. E io gli ho detto: “Guardi Presidente,
fatalità c’è presente Berlusconi, lo chieda direttamente a lui”. E siamo
scoppiato tutti a ridere. Poi dopo ho ripreso l’intervista ed è stata
un’esperienza molto bella. Poi è venuto anche Enzo Biagi. Ho un bel ricordo
di quel giorno.
Altre interviste molto simpatiche?
Con le mie interviste cercavo sempre di
divertirmi. Nella mia rubrica televisiva, non so se te lo ricordi, alla fine
dell’intervista al cantante, lanciavo il disco. Una cantante
che non l’aveva capito, pensava che l’avessi buttato via veramente.
Era Anna Oxa che disse: “Non faccio interviste con Seymandi, perché alla fine
butta via il mio disco”. Io ho risposto in modo scherzoso: “Io butto via te,
così non se ne parla più”. (risata)
Perché non scrivi un libro dove racconti
le tue esperienze radiofoniche e televisive, i tuoi incontri, le tue interviste
e i tuoi ricordi?
Me l’hanno chiesto, ma fra le cose più
importanti, che sia un pregio o un difetto non lo so, c’è la pigrizia. Sono
molto contento di non fare più niente, perché nella vita ho lavorato veramente
tanto e ho sempre fatto tutto da solo. Io nelle trasmissioni ero l’autore, il
regista, il presentatore e facevo tutto e molte volte improvvisavo lì per lì.
E mi sono ritrovato molto stanco e
ad un certo punto ho detto “basta”. Potrei fare delle cose divertenti, però
preferisco farle qui, a casa mia. Ho una casetta sul lago di Garda, dove mi godo
la pensione. Ho 83 anni, 3 figli 5 nipoti. Se mi chiamano in qualche
trasmissione come ospite, ci vado per parlare dei vecchi tempi. Ogni tanto mi
chiamano nella trasmissione “A tambur battente”, dell’amico Daniele Perini
e io ci vado volentieri.