Monica Scattini (attrice) Roma 4.2.2009
Intervista di Gianfranco Gramola
Una simpatica bionda a Trastevere
L'attrice con il suo compagno Roberto
Brunetti, detto er Patata
Monica Scattini
è nata a Roma il 1 febbraio del 1957, da Luigi, regista e da Dianella. Nei suoi svariati ruoli, ha spesso interpretato lo stereotipo della
toscana benestante. Bionda, prosperosa, aria un po’ svampita, esordisce sul
grande schermo alla fine degli anni ’70 in parti di sfondo. Il successo arriva
con ruoli comici dal sapore agrodolce e un po’ sopra le righe, dopo più di un
decennio. È l’originale zia Ornella nel minimalista “La famiglia” (1987)
di E. Scola, calcolatrice Milena nel feroce “Parenti serpenti” (1992) di M.
Monicelli, moglie in crisi nel divertente “Maniaci sentimentali” (1994) di
S. Izzo, esuberante Nicoletta nella commedia “Simpatici & antipatici”
(1998) di C. De Sica, languida Amalia nel letterario “Nora” (2000) di P.
Murphy, tentativo non del tutto riuscito di ricercare un ruolo dai risvolti più
drammatici. Nel 2003 è l’intensa interprete di “Scacco pazzo”, primo
lungometraggio di A. Haber tratto dall’omonima commedia di Vittorio Franceschi.
Poi arrivano i fratelli Vanzina che la vogliono in “Vip” e nella fortunata
serie di “Un ciclone in famiglia”. Oltre ai tantissimi film, ha lavorato
molto anche a teatro.
Filmografia:
Fatti di gente per bene (1974) – Blue
nude (1977) – Affare Concorde (1979) – Un sogno lungo un giorno (1982)
– Dancing Paradise (1982) – Malamore
(1982) – Lontano da dove (1983) – Ballando ballando (1983) –
Un ragazzo e una ragazza (1984) – Rimini Rimini (1987) – Il
mistero del panino assassino (1987) – La
famiglia (1987) – Incidente di percorso (1988) – Love dream (1988) –
Provvisorio quasi d’amore (1989) – La bocca (1990) – Tolgo il disturbo
(1990) – Il richiamo della notte (1992) – Parenti serpenti (1992) –
Un’altra vita (1992) – La vera vita di Antonio H. (1994) – Anima
fiammeggianti (1994) – Maniaci sentimentali (1994) – Uomini, uomini,
uomini (1995) – Selvaggi (1995) – Il cielo è sempre più blu (1995)
– Un paradiso di bugie (1996) – Bruno aspetta in macchina (1996) –
Stressati (1997) – Simpatici e antipatici (1998) – In principio erano le
mutande (1999) – Vacanze di Natale 2000 (1999) – Nora (2000) – Film
(2000) – Come si fa un Martini (2001) – Scacco pazzo (2003) –
Aspettando Godard (2008) – Vip ( 2008 ) – Un ciclone in famiglia (fiction
2005 – 2008).
Teatro: Incanto
(1974) – Feydeau e Courteline (1975) – Là per incontrarci con Macbeth (1976) – D’amore si muore (1985) – Anima bianca (1988) – Scacco
pazzo (1990) – Mistero dei bastardi assassini – Alle donne piacciono le
canzoni d’amore (1993) – Iglu (1997) – Tributo a George Gherswin: Un
americano a Parigi (2000) – Metti una sera a cena (2002).
Ha detto:
- Ho vissuto per sette anni in America dove
ho studiato alla scuola di Lee Strasberg e per mantenermi ho fatto la cameriera,
la modella e collaboravo anche con Rai Corporation per alcuni programmi per gli
italiani in Amarica.
- Vorrei fare la protagonista, magari in una
commedia. Si sa che in Italia vieni fuori in un ruolo e poi sei costretta a fare
sempre quello, perché viene meno la fantasia, la voglia di rischiare. Mi
piacerebbe fare, non so, "Irma la dolce", un personaggio cosi.
- Come mai parlo così bene il toscano? Perché
la mia mamma Dianella e mia nonna, sono nate a Firenze e mio nonno è di Prato.
- Al primo appuntamento con Roberto, siamo
andati a giocare a biliardo: da quel momento non ci siamo più lasciati.
Curiosità
- È
fidanzata con l'attore Roberto Brunetti, meglio conosciuto come "Er
Patata".
- Nel
2007 ha ricevuto il premio “La Rosa d’Argento”
al Cinefestival di Monterosi, cittadina che si trova in provincia di Viterbo,
organizzato dal regista e sceneggiatore Abiel Mingarelli.
- E’stata
sposata con Giancarlo Neri.
- A casa sua, tutto è maculato: lampadari,
tappeti, lenzuola, tazze, cuscini, sedie e persino lo spazzolino da denti.
- Ha ideato il primo corso introduttivo su
tutti i segreti del cinema, della televisione e del teatro e l’ha chiamato
"Dreamhouse". L’attrice ne cura la direzione artistica, e il
resto viene organizzato dall’Associazione Sei Tu, con il contributo
dell’Imaie (Istituto per la Tutela dei Diritti degli Artisti Interpreti
Esecutori).
Intervista
Al telefono, più che romana, sembra proprio
una toscana verace. Gentile e simpatica, è in compagnia dell’inseparabile
compagno Roberto, detto er Patata, un romano pacioccone, come quelli “de ‘na vorta”, quelli dal cuore in mano. Sono una
bella copia e in qualsiasi trasmissione vanno, portano allegria.
Com’è nata la passione per lo
spettacolo, Monica?
Cominciamo proprio dai primordi. Io da bambina
volevo fare l’attrice, perché il mio papà, Luigi, ha fatto il regista per
tanti anni e ha fatto tanti film e spesso andavo sul set, dove è poi nata
questa passione. Mio papà non voleva, perché sapeva quanto si soffre e quanto
si deve lavorare per fare questo mestiere e quindi cercava di farmi fare altre
cose. Alla fine, ho studiato e ho fatto quello che volevo io.
Qual è stata la tua più grande
soddisfazione artistica?
Quando ho vinto il Donatello con “Maniaci
sentimentali” è stata una bella soddisfazione. Ho appena finito di lavorare
nel film “Nine” dove recitano star internazionali come la Loren, la Kidman e
Daniel Day Lewis. Diciamo che questo lavoro che faccio con tanta passione e
tanto amore, piano piano mi da tante soddisfazioni.
Qualche critica?
Critiche o cose cattive, sinceramente non è
che ne ho avute di così tremende da star male. O almeno non le ricordo e se non
le ricordo, vuol dire che non erano proprio critiche.
I tuoi genitori non volevano che tu
facessi il cinema. Ma che futuro sognavano per te?
Come ti dicevo prima non volevano che facessi
cinema, quello davanti alla telecamera. Mi hanno fatto fare altri mestieri, però
dietro alla telecamera, cioè come aiuto regista, l’aiuto operatore, l’aiuto
scenografa, ecc… ho fatto tutti i lavori del cinema. Però io sognavo di fare
questo e alla fine sono tutti e due molto felici della mia carriera e che io
faccia questo mestiere.
Il complimenti più bello che hai
ricevuto?
Ne ho ricevuti tanti. Ad esempio Christian De
Sica me ne ha fatti tanti, perché abbiamo fatto tante cose insieme, tanti film
e anche due anni di tournèe in teatro insieme, con “Un americano a Parigi”
e di me ha sempre detto cose molto belle, specialmente alla fine dello
spettacolo, quando uscivamo per gli applausi. Diceva che ero brava, che ero
un’attrice straordinaria, brillante, ecc… Quelle cose lì fanno molto
piacere e ti danno veramente una grande carica. Dette da un collega così, è
ancora più gratificante.
Qual è il tuo punto debole?
Che sono un po’ pigra (risata). Invece un
mio pregio è che sono molto solare, una inguaribile ottimista, per cui riesco
sempre a vedere il buono nelle cose. In questo mondo che va a rotoli, penso che
questo sia un grande pregio.
Hai un sassolino nelle scarpe che vorresti
togliere?
Chi non ce l’ha? (risata). I mie sono
piccolini e allora li sopporto. Tanto ci sono abituata.
A chi vorresti dire grazie?
Sicuramente a mio padre e a mia madre. Faccio
come quelli che prendono l’Oscar, che per prima cosa ringraziano i loro
genitori (risata). Poi Scola, Monicelli, Dino Risi e tutti questi grandi che
mi hanno fatto fare delle esperienze meravigliose. Io ho avuto la grande
soddisfazione e l’onore di lavorare con questi mostri sacri del cinema
italiano. Poi un grazie anche a Simona Izzo, che con il suo film “Maniaci
sentimentali” vinsi il David di Donatello. Ce ne sono tante di persone che
devo ringraziare, Gianfranco.
Un collega che ti è rimasto nel cuore?
Alessandro Haber con cui ho fatto tante cose,
tanti film e poi anche teatro. Con lui in teatro ho fatto “Scacco pazzo”, un
bellissimo spettacolo, con la regia di Nanny Loy. Poi Alessandro ha voluto
mettersi alla prova come regista, ha debuttato con un piccolo film, che però
non ha avuto molta fortuna perché è uscito, il distributore è fallito, sono
uscite poche copie. Però era un bellissimo film.
Com’è il tuo rapporto con Roma, Monica?
Ottimo, nel senso che ci sono nata,
battezzata a San Pietro. Ma la mia famiglia non è romana, nel senso che mia
mamma è toscana e la sua famiglia pure. Gli Scattini sono di Bergamo, però io
ci sono nata qui a Roma, ci sono cresciuta, ho fatto le scuole, poi sono andata
a vivere per sette anni a New York. Comunque Roma è la mia città di
riferimento e anche del cuore, sicuramente. Il mio compagno è romano de Roma,
che vuoi di più?
In quale zona di Roma hai passato
l’infanzia?
Sono nata vicino a piazzale degli Eroi, via
Cipro e poi più avanti mi sono trasferita a Vigna Clara. Adesso però sto a
Trastevere.
C’è un angolo di Roma che ami
particolarmente?
Nel cuore ho Trastevere, perché ci vivo da
15 anni, anche se c’ho vissuto anche prima, in vari periodi. Ho vissuto in
tante zone di Roma. Diciamo che Trastevere è un angolo che amo molto. Qui sto
bene, ho gli amici, la mia vita e come diceva Roberto prima, è come un piccolo
villaggio, un paese dove ci conosciamo tutti ed è a dimensione umana. Qui sei
una persona, non un numero.
Parlando di Trastevere viene in mente
Porta Portese. C’era l’idea di spostare questo mercato in periferia. Tu che
ne dici?
Non sono d’accordo. Perché il mercato
domenicale di Porta Portese è un pezzo di storia di questa città e soprattutto
di questo quartiere. Non da fastidio a nessuno, la domenica si sa che c’è, le
strade sono chiuse ed è un piacere andarci, girare a piedi tra le bancarelle e
quindi mi chiedo il perché spostarlo. Penso che se lo spostano in periferia,
Porta Portese non sarebbe più lo stesso, non si chiamerebbe più così e
perderebbe anche un bel po’ del suo fascino.
Cosa ti manca di Roma quando sei via per
lavoro?
Io, al contrario del mio compagno Roberto,
quando sono via da Roma, non ho grandi nostalgie, nel senso che mi piace il
posto dove vado e voglio godermelo, non voglio pensare solo a Roma. Mi piace
molto viaggiare e quindi cerco di scoprire la bellezza del posto dove sono in
vacanza. Senza nulla togliere a Roma della sua bellezza e della sua storia
millenaria, quando vado in vacanza, guardo anche di staccare dal quotidiano. Poi
quando ritorno, mi godo la mia Roma e casa mia.
I romani come li trovi, pregi e difetti?
Sono schietti, sono ironici e spiritosi. I
romani sono così. O li ami o li odi (risata). Non c’è via di mezzo. A
tanti stanno antipatici. A me piace
questa ironia, la spacconeria tipica romana, il dialetto che trovo molto allegro
e simpatico. A parte che sono tutti belli i dialetti italiani. A me piacciono
molto. Poi dei romani che ti devo dire, ne ho uno come compagno e mi trovo
benissimo.
Per un’artista Roma cosa rappresenta?
Rappresenta tutto, specialmente il cinema,
perché a Roma si fa il cinema e un po’ di televisione, mentre per la moda,
uno deve andare per forza a Milano. Quindi un’attrice che vuole sfondare, ha
più probabilità a Roma, se ne ha le qualità. L’industria cinematografica
è nata ed è sempre stata a Roma, no? Basta dire Cinecittà. Adesso
lavora più per la televisione, perché dentro sono tutti studi televisivi.