Nadia Mayer (ex modella e agente immobiliare)
Roma 8.1.2025
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Vorrei dire grazie a mia mamma
principalmente, perché non ha avuto una vita facile. Lei per i suoi figli ha
lottato come una tigre, con una grande dignità, è stata una grandissima
lavoratrice e mi ha insegnato il senso del dovere e del lavoro”
Nata a Trento nel 1964, Nadia Mayer vive a
Roma da anni dove lavora nel settore immobiliare. Nel 2023 ha fondato
un’agenzia immobiliare chiamata Mayer Real Estate. Sul sito della sua agenzia
si legge: “Opero nel settore immobiliare da molti anni, adottando una politica
di correttezza e trasparenza, cercando sempre empatia e fiducia per una
collaborazione certa”. Nadia Mayer ha cinque figli Marialuce, Mariachiara,
Anastasia, Andrea e Luca, e sui social condivide spesso le foto della sua bella
famiglia. Nel maggio del 2023 Real Time, infatti, decide di realizzare una
trasmissione sul mondo immobiliare romano per mostrare al proprio pubblico come
si acquista una casa in una grande città come Roma. Grazie al suo charme e la
sua eleganza Real Time sceglie Nadia Mayer come uno dei volti al centro del
programma. Ha un suo programma televisivo “Casa a Prima Vista” dove ad
accompagnare Nadia nella sua avventura nel reality tv ci sono i suoi
inseparabili colleghi Blasco Pulieri e Corrado Sassu.
Intervista
Sei nata a Trento. I tuoi genitori sono
trentini?
Mamma padovana e papà invece di Trento.
Che ricordi hai della tua infanzia
trentina?
Mamma mi ricordava che abitavamo di fronte ad
un maneggio, non mi trovava mai e io stavo sempre in mezzo ai cavalli e agli
animali. Era una simbiosi che avevo fin da piccola e poi ho un ricordo
meraviglioso di una boxer che da bimba, mi ha detto mamma, eravamo inseparabili.
Praticamente è stata la mia tata. Da sempre sono molto legata agli animali
perché credo che siano creature che hanno il
diritto di avere il massimo rispetto da parte nostra, cosa che oggi
purtroppo non c’è.
Com’è nata la decisione di andare a
vivere a Roma?
Sono venuta a Roma per amore. Ero venuta in
vacanza a Roma per trovare i miei zii, mio cugino mi portò in un locale e
incontrai lì quello che poi è diventato mio marito.
Come ricordi l’impatto con la Città
Eterna?
Bene, però io mi sentivo molto una
provinciale, nel senso che abituata a Vicenza, città dove ho vissuto, tutta
organizzata e a misura d’uomo, Roma mi ha inghiottito con i suoi spazi, con le
sue piazze e la sua gente. Da noi è normale fare amicizia subito, qui a volte
venivi un po’ fraintesa, quindi questa mia apertura socievole non veniva vista
sempre bene. Questa è un impressione che ho avuto da subito, però io sono
sempre stata solare e accomodante, poi con il tempo questa mia impressione è
passata.
In quali quartieri hai vissuto?
Io ho vissuto fortunatamente dietro mamma
Rai, in piazza Mazzini. Sono cresciuta lì perché c’eravamo appoggiati da una
zia, facevamo i fidanzatini. E’ in zona Prati, che io amo molto, tutta la mia
vita da mamma si è svolta lì, con le scuole dei miei bimbi quindi ho un bel
ricordo di quel quartiere che considero la mia seconda casa.
Cosa ti manca del Trentino?
Io sono molto nordica. Ho vissuto a Trento ma
anche a Vicenza, altra cittadina meravigliosa dove c’è più senso civico. La
Città Eterna è caput mundi, però non si ha il piacere di conservarla come
tale. Io mi accorgo in giro che la gente butta le sigarette per terra, la carta
per terra, senza alcun rispetto per questa città, come anche nel resto
d’Italia. Non ne siamo gelosi, abbiamo l’oro sotto i piedi e non ce ne
rendiamo conto. Questo mi dispiace molto perché non c’è il rispetto per
questa città. Non dico che aspiro al Trentino ma quasi, dove la natura fa da
padrona.
Cucini piatti trentini o romani tipo
matriciana?
No, non cucino quelle cose. Non sono mai
stata un’amante della carne perché all’età di 21 anni è scattato in me un
qualcosa vedendo un film e non ho più mangiato niente di animale, perché
purtroppo nel piatto vedo l’agonia, non vedo cibo.
Neanche i gnocchetti verdi trentini, fatti
con le biete o gli spinaci?
I gnocchetti si e anche una buona
pastasciutta, poi io sono una buona bevitrice, quindi brulè a go gò. Papà mi
ha fatto crescere con il cartizze a tavola, quindi figurati. Però bisogna saper
bere bene, poco ma buono.
Ho letto che hai iniziato a lavorare
facendo la modella. Era un tuo sogno?
No, anche quello è iniziato per caso, perché
da bambina un fotografo a Vicenza mi vide, mi chiese se poteva farmi delle foto,
con l’autorizzazione della mamma, e le feci. A quei tempi si facevano ancora i
famosi campionari con i rappresentanti e finii per fare gli showroom per la
Marzotto, da lì cominciai a girare Padova e i vari showroom e mi sono tolta
delle belle soddisfazioni lavorativamente parlando. Non era nei miei progetti
però ti dicono “Tutta questa bellezza è un dono, usala”, nel senso buono
del termine e ho cominciato a fare degli spot pubblicitari, qualche particina
nei film, parti molto piccole e ho lavorato per diverse agenzie e riviste. Poi
mi sono sposata e dopo il terzo figlio ho dovuto per forza di cose abbandonare
quel sogno perché io volevo essere presente per i miei bimbi.
I tuoi genitori avevano in mente un futuro
diverso per te?
No, diciamo che i miei genitori mi hanno
lasciata molto libera di scegliere il mio futuro e di fare le mie scelte, nel
bene e nel male, di sapere che se si sbagliava o se succedeva qualsiasi cosa,
come quando avevo lasciato casa per il fidanzato, che poi è diventato mio
marito, mia mamma mi ha sempre detto: “La porta è sempre aperta, fai le tue
esperienze e sii felice”. Questa credo sia la cosa più bella che un genitore
possa dirti e questa cosa l’ho trasmessa anche ai miei figli. Quindi mia mamma
mi ha lascata libera di scegliere e di formarmi e poi purtroppo quel cassetto
con i miei sogni è stato chiuso, ho
cresciuto i miei figli però poi io sono una donna un po’ esplosiva, non
riesco a stare ferma e mi sono reinventata e ho riaperto quel cassetto pieno di
sogni e di desideri in maniera
ponderante e quindi mi sono detta: “Ok, i figli sono grandi, ora penso a
me”.
E ti sei dedicata alla vendita di
immobili. Com’è nata questa decisione?
Quando c’erano le riviste di mobili, mi
piaceva guardare le case e tutto ciò che riguardava la casa. Da piccola e anche
da sposata continuavo a dipingere i muri, spostare i mobili e mio marito quando
rientrava era terrorizzato e pensava “Chissà mia moglie oggi dove ha messo il
salone” (risata). Dopo cinque figli per forza dovevo reinventarmi dei miei
spazi e continuavo a trasformare la casa perché la vita è un continuo
cambiamento e proprio in quel caso credo di aver sperimentato al massimo gli
spazi che avevo a disposizione per cinque figli, ma non è stato facile.
Probabilmente questo mi ha dato la visione di quello che possono essere gli
spazi in una casa e tutto ciò che appartiene alla casa, alla famiglia, dove si
racchiudono sogni e desideri, riuscire poi a realizzare l’acquisto di una casa
non è così scontato, perché c’è gente che fa fatica a fare un mutuo di 250
mila euro. Io a volte dico di tenere i piedi per terra perché non è tutto oro
ciò che luccica. Bisogna essere umili e il mio lavoro mi porta poi ad avere
grande soddisfazione quando riesco a far contenta una famiglia che sta
iniziando un percorso e riuscire a far comprare una casa per loro un sogno,
magari di un prezzo con un budget diverso e questo mi fa felice. Non diventerò
mai ricca Gianfranco (risata).
Basta la salute.
Quella è la ricchezza più grande, tutto il
resto è lusso. Io quando alzo gli occhi al cielo, dico sempre che è una bella
giornata, comunque sia e ringrazio sempre chi da lassù ci guarda.
Per diventare agenti immobiliari bisogna
fare delle scuole o basta una leggera infarinatura?
No, c’è un patentino, bisogna frequentare
un corso dove ci sono docenti di finanza, di diritto, di economia, quelli che ti
spiegano l’estimo, le valutazioni dei terreni, delle
particelle e le responsabilità che sono dell’agente immobiliare perché
è una professione, non è un mestiere. Non dico che aspirerei, come in America,
dove l’agente immobiliare è considerato quasi come un avvocato, ma io
aspirerei che ci fosse più rispetto per questa professione, il problema è che
ci sono sempre quei quattro furbi di mezzo e poi senti dei proprietari che sono
stati truffati e lì mi sento male. Non riusciamo ad essere onesti, è una cosa
pazzesca. La trasparenza, l’onestà, la lealtà dove sono andati a finire?
Sono valori che stanno scomparendo ed è una cosa tristissima, però sono
convinta che la professionalità, la serietà e la trasparenza alla fine paga,
perché alla fine è una selezione naturale. A me arrivano telefonate dove mi
dicono: “Signora mi ha parlato molto bene di lei la signora Lucia, quella a
cui ha fatto acquistare casa. Ho una casa da vendere, mi può aiutare?”.
Quello è il riconoscimento più
bello, è il modo giusto, vuol dire che sto facendo una cosa giusta e questo mi
piace.
In base a cosa consigli un appartamento,
una casa ad un cliente?
Innanzitutto le esigenze famigliari, cioè se
hanno bambini cerco di capire bene le zone dove ci sono le scuole vicine e anche
la metropolitana e quindi i servizi devono esserci se hanno dei bambini piccoli.
Poi il lavoro, la logistica dove uno lavora, quindi valutare un ventaglio di
zone, valutare anche come la sera si trasforma un quartiere, perché oggi è
molto importante questo, perché di giorno ci sono gli uffici e la sera si
svuotano e può essere anche pericoloso uscire, quindi ci sono delle valutazioni
giuste da fare. Poi ovviamente per me una cosa imprescindibile al di là del
piano dell’altezza dell’appartamento è la luminosità, perché quella è
fondamentale, se si ha la fortuna di non avere una casa con delle mura portanti
e se si ha voglia di fare una ristrutturazione, quindi di poter eventualmente
riconfigurare gli spazi e di capire
oggi giorno quanto è importante nei condomini se ci sono delle pendenze, se ci
sono delle criticità importante perché poi purtroppo una volta che acquisti un
appartamento in un condominio e ci sono delle situazioni quasi insanabili
diventa difficile. Difatti io non seguo solo due assemblee nel condominio, ne
vado a chiedere tre all’amministratore perché vado a ritroso per cercare di
capire se c’è qualcosa che non va, perché le persone ogni tanto omettono le
cose, ma io vado a scavare, vado a capire. Questo rientra nell’onestà e nella
trasparenza. Comprare un appartamento o una casa non è come comprare un vestito
che se non ti piace, lo lasci là o lo vendi magari a vintage (risata).
Com’è nata l’idea di “Casa a prima
vista”?
Dico sempre che anche questo è un regalo di
mia mamma, che non c’è più da tre anni. E’ un suo dono poi è un regalo di
un mio amico che mi ha detto: “Nadia, guarda che ti stanno cercando perché
vogliono farti un provino”. Ho fatto il provino ed è andato bene, dopo due
mesi mi hanno chiamato a Milano e mi hanno detto che mi avevano preso con quei
due scappati di casa (risata), che sono Blasco Pulieri e Corrado Sassu, che sono
le mie spalle. Il successo secondo me di questa trasmissione è che la casa è
un argomento che interessa tutti, perché è un po’ il nostro rifugio, è un
po’ l’idea delle quattro mura da lasciare un domani ai figli. Ma credo siano
state veramente brave le persone che hanno scelto sei personalità così
diverse, perché questo fa la differenza. Perché cos’è la normalità? La
normalità è la differenza tra di noi. C’è Marianna che è la bella donna
austera, c’è Gianluca il milanese che è un po’ eclettico nella sua
personalità, Ida è la classica napoletana solare, io rappresento, se vuoi,
l’eleganza e le buone maniere e meno male (risata), Blasco è un po’ naif,
quindi è un po’ un cantastorie nella sua visione storica in cui rappresenta
le case, Corrado invece è il tipo del “volemose bene e finiamo a tarallucci e
vino”. Quindi è un mix che secondo me funziona tantissimo e credo che il
successo sia dovuto proprio anche a questo. Poi ovviamente anche il fatto della
sfida, perché noi già l’idea della sfida, piace.
Clienti Vip ne hai avuti?
Si, non faccio nomi perché vige la
riservatezza, perché la cosiddetta privacy per me ha un valore. Un paio di
calciatori, non ti dico di che squadra e poi vediamo il futuro cosa mi porterà.
Io sono aperta a cambiamenti, ad esperienze che fanno parte del poter crescere,
perché non si finisce mai di crescere e di imparare. Vediamo un po’ questo
2025 che cosa ha in pentola per me.
Ho visto una tua foto insieme a Ronn Moss,
il Ridge di “Beautiful”. Hai lavorato con lui?
Lui era diventato testimonial di Radiosa
(abiti da sposa) dopo di me e in quel frangente ci siamo conosciuti.
Tornando al 2025, come lo affronti, con
serenità o preoccupazione?
Sono una mamma quindi un po’ di
preoccupazione per i miei figli c’è sempre. Morirò con il pensiero, nel
senso che speri sempre di vederli sereni, ma sono cinque, sono tanti Gianfranco
(risata), poi due sono lontani ma li sento tutte le mattine perché sono la mia
vita. Io devo iniziare la mia giornata sentendo le mie ragazze che sono fuori.
Non ho aspettative, nel senso che vivo ogni giorno come un dono, sono innamorata
della vita nel senso che ogni giorno mi può portare ad incontrare belle sfide,
belle persone e fare veramente incontri in toto, non solo per quanto riguarda
l’immobiliare, perché il lavoro è importante però il vissuto è diverso
secondo me, perché non si vive solo di lavoro, si vive anche di tante altre
cose. Per il 2025 mi aspetto di fare bene e che tutti ritrovassero un po’ più
di umanità e quella sana gentilezza che non costa nulla, quello sguardo
gentile, quel sorriso in più che può far solo bene. Una predisposizione
dell’animo a volersi un po’ più bene, altrimenti diventa tutto così
faticoso.
Oltre al lavoro curi delle passioni nella
vita?
Sono appassionata di musica e la mia giornata
non inizia se non accendo la radio la mattina. Sono degli anni sessanta, quindi
adoro tutta la musica degli anni ‘60 - ‘70 - ‘80 come le grandi canzoni
italiane, le grandi melodie. Quando sono un po’ malinconica ascolto Mina, però
tendo ad essere un po’ nera dentro, quindi mi piace la musica black. Poi ho la
passione per l’orto, mi piace da morire ed è una passione che ho ereditato
dai miei nonni. L’orto è un anti stress, a volte sto delle ore nell’orto e
mi perdo dentro ai profumi, ai sapori, all’odore della terra. Ho da sempre una
grande passione per i cavalli e quando posso vado a vederli, perché mi
piacciono molto.
A chi vorresti dire grazie?
Vorrei dire grazie a mia mamma
principalmente, perché non ha avuto una vita facile perché papà era un
despota e non era una persona facile, una persona un po’ pesantuccia. Ho visto
mia mamma soffrire tanto e io le dicevo sempre che non subirò quello che hai
subito tu. Però lei mi ha insegnato la dignità, tanta, a valanghe, è
anacronistico perché oggi ci si vende per una crema, fammi dire questa battuta.
Lei per i suoi figli ha lottato come una tigre, con una grande dignità, è
stata una grandissima lavoratrice e mi ha insegnato il senso del dovere e del
lavoro. Queste sono cose che porto con me e devo dirle davvero grazie perché mi
ha insegnato quei valori secondo me fondamentali. Non so cosa sia fortunatamente
l’invidia e anche la gelosia, perché fin
da piccola eravamo una famiglia normale, umile, però il senso di gioia che mi
dava mamma non mi faceva sentire
altre mancanze. Mi ha insegnato anche il saper rinunciare, perché lei
indubbiamente ha rinunciato a se stessa, forse anche troppo. Crescendo le
dicevo: “Tu ti devi alzare la mattina, ti devi preparare, ti devi mettere
anche un filo di trucco”, lei mi rispondeva: “Ma io sto a casa, cosa mi
trucco a fare?” e io: “Non fa niente, mamma ti devi preparare come se
uscissi, devi farlo proprio per te stessa, non devi per forza essere sciatta”.
Questo io l’ho capito molto prima di lei, per fortuna (risata). Quindi dico
semplicemente ai miei genitori “grazie”.