Paola Saulino (attrice, influencer, creator content)    Dubai  6.4.2025

                        Intervista di Gianfranco Gramola

“A La Zanzara penso di aver ricevuto una certa visibilità, ma penso che anche io abbia contribuito a portare qualcosa alla trasmissione, perché quella trasmissione si nutre di personaggi nuovi, di pensieri nuovi, di cose divertenti e di novità”

 

Contatti  paolasaulinopr@gmail.com

Paola Saulino nasce a Napoli, studia al liceo classico e frequenta un corso di teatro danza. Successivamente si iscrive alla facoltà di Scienze della Comunicazione laureandosi con lode in Performance e Arte Contemporanea per poi specializzarsi con gli stessi risultati in Imprenditoria per l’Industria dello Spettacolo. Negli anni universitari continua a studiare recitazione esibendosi in spettacoli e repliche. Concluso il percorso di studi decide di trasferirsi a Roma dove conquista l’indipendenza economica esibendosi nei night club e nell’ambito delle performance erotiche. In questi anni frequenta la scuola di Ivana Chubbuck ed ottiene una borsa di studio che la porterà a seguire i corsi presso la sede di Melrose Avenue a Los Angeles. Nel dicembre del 2016 lancia l’appello del No al referendum costituzionale che susciterà l’interesse e l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media italiani. Decide di tornare in Italia e nel 2017 parte il suo famoso pompatour. Questo evento di rilevanza internazionale segna il primo momento di popolarità e la porta a imporsi su Instagram come sex influencer e fotomodella glamour. Attualmente con più di un milione di followers è tra i 200 influencer più credibili e seguiti in Italia . Dopo aver ottenuto piccoli ruoli in tre film a Los Angeles e in due cortometraggi in Italia, nel 2020 ha un ruolo gratificante in un film drammatico di Rai Cinema. Appassionata di calcio ha creato, prodotto e realizzato tre format per il suo profilo Instagram: “La Porn Cup” (per i mondiali di Russia 2018) “Il fallo della settimana” (per le stagioni 2018-19 e 2019-20) e “Il mettilo dentro” (consigli per il fantacalcio per la stagione 2019-20 e in corso) tutti basati sui doppi sensi sessuali. Provocante e provocatrice, Paolina è eclettica e versatile, amante del mondo della radio, lavora per sei mesi a Radio Italia anni 60 e si diletta nella poesia erotica declinata al suo modo di recitare ispirato a Carmelo Bene.

Intervista

Ora sei a Dubai. Vacanza o per progetti lavorativi?

Io vivo a Dubai e passo una parte dell’anno qui. Io sono una persona molto itinerante, quindi non sono la classica persona che sta fissa in un posto, però a Dubai casa o comunque seconda casa, perché sono italiana ma ho la residenza qui. Passo gran parte dell’anno qui o in altre parti del mondo e io ho deciso di impelagarmi in un progetto imprenditoriale importante, cioè di aprire la mia società di comunicazione. La Company è aperta a tutti gli effetti e sono già al terzo rinnovo. L’ho voluto fare qua perché questa cosa mi consente di avere già un orientamento internazionale e Dubai è un posto molto internazionale. Io sapevo che volevo iniziare un percorso imprenditoriale mirato anche a parlare in inglese, a rivolgermi quindi ad un pubblico internazionale, certamente è molto più lungo il percorso e sicuramente più difficile. Però valutando tuti gli altri posti sicuramente Dubai era quello più vicino all’Italia,  dove conoscevo più gente e dove ci sono più italiani su cui potevo in qualche modo fare più affidamento nella community locale. Un posto che è sempre in grande espansione e molto vicino allo sport, tra cui il moto sport che sto seguendo, la Moto Gp in particolare attraverso la mia società di comunicazione. E’ molto aperto anche al calcio e quindi mi sembrava il posto giusto per lavorare, chiaramente la concorrenza è altissima, quindi è tutto difficile. Avevo valutato altre parti del mondo, come Londra che mi piaceva molto, ma aveva molte cose che non mi piacevano, Dubai era il posto giusto, un po’ per il clima, un po’ per aver conosciuto un po’ di gente e un po’ perché sono anche introdotta in termini di rete, di connessione. In Italia ci ritorno a pillole e questo me la fa apprezzare ancora di più.

Come ti definisci, influencer, creator o cosa? In cosa consiste in tuo lavoro?

La mia figura è complessa. Sicuramente sono una influencer ma anche una creator content e non mi dispiace nulla delle definizioni che mi danno, dalla soubrette a show girl, sono stata anche attrice perché la mia formazione è assolutamente attoriale, proprio accademica. Qualcuno mi definisce ancora attrice, rappresenta un po’ il passato  per me, però lo sono ancora. Come ti dicevo prima la definizione più corretta per indicarmi è creator content, perché quando io ci metto la faccia sono un’attrice, sto facendo il mio personaggio e sono presente da sola nei miei format. Diciamo che potrei definirmi creator content nel momento in cui faccio l’autore, il produttore e l’attrice, perché i contenuti sportivi li penso, li immagino, li scrivo e li creo io, quindi sono un’autrice a tutti gli effetti. Sono una creatrice di idee, partorisco i miei format. Il passaggio successivo sarà la conduzione, perché mi piacerebbe fare l’intervistatrice, la conduttrice ed è una cosa che mi si addice parecchio, ma sono anche imprenditrice, perché li produco io i miei format, per creare  quello che sto facendo io, non mi muovo come persona fisica, io mi muovo come azienda con la mia società, per quanto micro io quello che faccio per me è con la Paolina Entertainment, quindi sono anche produttrice. Poi quando appaio devo pensare anche a cosa mettermi addosso, come truccarmi, quindi sono anche una stylist, semplicemente perché essendo la mia un’azienda piccola e lavorando per me, non è che ho tutte le figure di questo mondo, non sono la Metro Goldwyn Mayer (risata), quindi mi devo arrangiare, devo ammortizzare i costi, quindi faccio tutto io e mi ritrovo a fare le fotocopie di quello che ho scritto, alla stylist. Quindi sono una creatrice di contenuti a tutti gli effetti. Le tre chiavi principali sono attrice, autrice e produttrice. Come produttrice non sono Flavio Briatore, ma da qualche parte si deve cominciare. 

Com’è nata la tua passione per il mondo dello spettacolo? Hai artisti in famiglia?

Nessun artista in famiglia. Avevo nove anni e un parente  mi disse: “Ma tu cosa vuoi fare da grande?” io dissi “L’attrice” e ricordo ancora l’umiliazione di come i miei parenti presenti risero a questa cosa, pure mio padre in maniera denigrante, come se fosse una cosa impossibile, assurda. Alla fine ho fatto l’attrice per bisogno di essere vista e ascoltata. Ho cominciato giovane, ho fatto teatro, danza, mimo, ho studiato 4 anni alla scuola di teatro, quindi una formazione molto accademica. Non so se ero Eleonora Duse francamente (risata), però qualche cosa c’era di bello e immagino sempre che prima o poi nella mia vita io possa raccontare attraverso un’opera cinematografica un pezzo della mia storia. Era necessario però togliere tanta sovrastruttura, cioè tanta nefandezza perché io veramente facevo l’attrice per  essere vista, per essere ascoltata, quindi secondo me andavano scardinate queste pagine pesantissime e quindi tra poco probabilmente sarà il momento. Mi piace sempre immaginare quell’opera, quel film, quel momento pure circoscritto dove potrò   raccontare qualche cosa di me.   

 

I tuoi genitori ti hanno incoraggiata nella tua scelta professionale o avevano in mente un futuro diverso per te?

Non c’è stato un appoggio e non credo neanche che non avessero i mezzi. L’unica cosa che mi porto dietro di questa mancanza è che mi sono sempre arrabbiata di essere arrivata un po’ tardi sulla tabella di marcia, di essere in ritardo. Poi ho fatto pace con questa cosa perché io sono una che si impegna, che lavora tantissimo, che non ha paura e che è piena di volontà e il sogno mi mantiene in vita, però per raggiungere risultati è molto diverso. E’ chiaro che non si possono paragonare i risultati di chi li ha raggiunti avendo il sostegno e la protezione di una famiglia d’origine, con chi fa le cose da sola, di chi è buttata nel mondo nel mare magnum  delle difficoltà, nel mondo del lavoro senza sapere niente. La cosa che mi dispiace è di essere un po’ in ritardo, però ho dovuto prima fare un percorso proprio di costruzione.

Con quali miti sei cresciuta? Chi sono stati gli artisti di riferimento?

Mi viene da dire subito Carmelo Bene. E’ stata forse la prima grande ispirazione della  mia vita, sia nel modo di agire, sia nel modo di recitare e il modo di interpretare il suo personaggio. Carmelo Bene senza dubbio è stato uno spaccato tra quello che era un mix di idee e quello che sarei potuta diventare. Però c’è stata molta attenzione anche  al mondo del corpo. Io tra l’altro sono laureata in arte contemporanea e ho fatto due tesi, la triennale poi la magistrale, ed entrambe le ho fatte su artisti, raccontando appunto gli studi e le opere di artisti che hanno utilizzato il corpo. Sicuramente ci sono molte altre figure, come Pina Bausch, coreografa e ballerina. Io ho fatto teatro e danza, nonostante non abbia il physique du role, però mi ha fatto piacere aver fatto pure questa parentesi. Da Pina Bausch a  tutto quello che è l’arte contemporanea vera e propria verso la performance, quindi sicuramente ode a Marina Abramovic, che è stata un’icona. Non solo per l’opera in se, quanto il messaggio e per il personaggio a cui mi sono ispirata. Ci sono dei personaggi che tu dici “Io posso diventare qualcosa in questa direzione” e quando si è molto giovane, puoi essere tutto, puoi essere ancora tutto, tutto quello che c’è, lo puoi diventare ancora. Ci sono queste figure che si insinuano e ti danno delle direzioni seppure confuse, perché ognuno va verso una direzione. Però Marina è fondamentale, anche in termini di destrutturazione, di provocazione e anche di innovazione, cioè di nuovi linguaggi.  

Cinema, teatro, radio, social. In quali di questi ambienti ti senti più a tuo agio?

Attualmente mi sento più a mio agio in radio. Mi piace molto la radio e penso che in futuro debba approdare alla conduzione di podcast. Penso che fare radio mi rappresenti, perché parlare è proprio la mia skill. I social sono un po’ la mia confort zone, anche se sono sempre in eterno movimento, in cambiamento, quindi attualmente mi trovo bene in radio e social, però fare teatro e cinema, sono alfabeti completamente diversi, perché sono tempi lunghissimi, sono attese importanti. Io in questo momento ho un’attività frenetica, non so quanto sarei disposta a chiudermi di nuovo in un teatro per fare delle prove, è tutta un’altra dimensione ed è un lavoro molto profondo. In questo momento la mia vita è troppo accelerata per fare cinema e teatro, però in futuro non li escludo.       

Sei spesso ospite da Cruciani a La Zanzara, trasmissione che ti ha dato molta visibilità. Quali sono i temi che ami approfondire maggiormente?

A La Zanzara penso di aver ricevuto una certa visibilità, ma penso che anche io abbia contribuito a portare qualcosa alla trasmissione, perché quella trasmissione si nutre di personaggi nuovi, di pensieri nuovi, di cose divertenti e di novità. I temi della sessualità sono sicuramente quelli che mi hanno dato visibilità e al pubblico piace sentirmi discettare questi temi, non escludo però degli agganci con la politica, dei punti di contatto con la comunicazione legata alla politica, perché penso che anche questo sia piaciuto in passato e non escludo una riproposizione di questi temi. E trovo sempre magico il collegamento tra la sessualità e la politica.

Sei diventata famosa per le tue provocazioni e anche per le foto bollenti. Qual è il successo professionale di cui sei più fiera?

Il successo professionale di cui vado più fiera, forse non è venuto ancora. Diciamo che mi rende molto fiera l’idea che dal 2016 ad oggi, sono ancora qua, cioè faccio ancora questo come lavoro, mi sono evoluta e sono cresciuta professionalmente. Non è semplice durare per nove anni credimi Gianfranco, soprattutto nell’era del digitale. Quindi la cosa di cui vado più fiera è sicuramente l’aver attraversato il tempo ed essere ancora presente. Poi probabilmente dovessi indicare un momento, io ho raggiunto un milione di follower su instagram attraverso i miei tutorial su come fare sesso. Questo durante la quarantena. Quindi l’idea di avere raggiunto un milione di follower da sola, anche se poi sono stata bannata da instagram con questo account. Mi prendo il primato di essere un soggetto singolo un po’ diverso dalla massa, perché io ho raggiunto questi numeri realmente senza l’aiuto della televisione, di solito questi numeri li raggiungono quelli che fanno talent o reality, che hanno accesso ad un pubblico vastissimo. Io quel pubblico vastissimo l’ho acchiappato io, l’ho ingarrato io e ho indovinato un modo di comunicare. L’ho fatto tutto da sola e soprattutto senza una strategia, cioè facendo esattamente quello che io ad intuizione reputavo valido in quel momento. Dopo il 2020 c’è stato l’avvento dei management, c’è tutta una struttura, un sistema legato ai social, quindi il successo più grande è aver realizzato tutto assolutamente da sola, raggiungendo milioni di follower non arrendendomi mai.

Com’è nata la decisione di creare un profilo su Only Fans, per esibizionismo o per soldi? 

Io lavoravo come influencer e avevo un account instagram che si chiamava profilo che si chiamava insta_paolina e fui bannata. Lavoravo come influencer e avevo anche i mie contratti e stavo bene. Quando mi hanno bannato l’account c’è stato proprio un po’ di tristezza da parte mia e c’è stato un tentativo di recuperare questo account per otto mesi, ma non è stato così, di conseguenza ero rimasta senza lavoro e senza account. Per esprimermi e per continuare a fare dei contenuti, non potendo aprire subito un account instagram, ho aperto un account onlyfans, perché  dovevo guadagnare qualcosa. Anche quello è un mondo, una struttura, una piattaforma complessa, non è semplice e tutto da sola, ho preso e mi sono aperta onlyfans che non è semplice.

E’ vero che su only fans si guadagnano molti soldi?

In teoria si possono fare molti soldi, ma non tutti ci riescono, perché non è semplice. Dipende da chi sei, da come e cosa comunichi e io sconsiglio onlyfans a chi fa un altro lavoro. E’ assurdo, ti rovini perché non sei neanche pronto a questo tipo di esposizione. Secondo me onlyfans lo deve fare chi fa l’artista e allora vive di quello e fa quello, altrimenti non si fanno soldi e ti esponi soltanto attirandoti ovviamente le critiche perché di solito onlyfans si collega al mondo della sessualità. Quindi molto spesso le persone aprono onlyfans credendo di fare soldi, non è così e ti sputtani soltanto. Non è così banale, non è così semplice, onlyfans è una cosa molto complessa, devi essere veramente un personaggio per guadagnare dei soldi, ma non è facile.

Hai mai pensato di scrivere un libro con le tue esperienze professionali e private?

Più volte ho pensato di scrivere un libro. Anche lì bisogna pensarlo bene, che tipo di libro voglio scrivere per rappresentarmi al meglio. C’è bisogno di fare uno studio e sono in una fase dove devo mettere insieme un po’ di idee, avere molto focus e lucidità. Magari lo farò ma devo capire in che direzione andare. Potrebbe essere qualcosa di piccante, di esperienze personali e professionali, potrebbe essere anche di gossip, ma non ho le idee molto chiare. 

Quanto conta per te l’estetica? Hai dei complessi? 

Per me la bellezza è un fatto, va rispettata e l’estetica è bella. Io sono molto orientata  a gestire il passare del tempo più che a essere super bona, a capire come attraversare il tempo nella maniera migliore e che la mia immagine possa essere apparentemente giovane più a lungo possibile. Non ho particolari complessi e come tutte le donne ci sono dei giorni in cui ci vediamo belle e giorni in cui ci vediamo meno belle. Vorrei sempre avere meno cellulite, essere più magra, essere più alta, però nel complesso la mia figura la vedo molto sexy, mi piace molto il mio viso. E’ importante l’estetica, ma per me non è tutto. Una bella immagine la trovo interessante, la bellezza è un fatto, la valuto molto nella vita, sono attratta dalla bellezza però per quanto mi riguarda non è tutto, è una parte ma non è nei primi posti nelle mie priorità.    

Il tratto principale del tuo carattere? O meglio un tuo pregio e un tuo difetto?

Sono diretta e quello lo considero un pregio, non ho molti filtri. Qualcuno lo può definire un difetto forse. Il difetto può essere che sono ritardataria, vendicativa e tutto sommato vedo più difetti però verso la mia persona. Per esempio tendo a dare una seconda possibilità e questo per me è un difetto. Invece per gli altri, la mia disorganizzazione, i miei ritardi, non li dimentico e quindi posso essere vendicativa. 

Ho letto che sei stata bullizzata. Invidia, cattiveria o cosa? (sfogati)

Sicuramente c’è l’idea che nell’immaginario collettivo viene bullizzato il debole, il fragile, in realtà ci sono anche delle persone forti come me, che sono sempre munite di una bella personalità, di una bella armatura, di una bella corazza. Ma anche le persone forti possono essere bullizzate, c’è da fare questa specifica. Io sono sempre dalla parte dei più deboli, dei più fragili, però c’è anche da dire che uno sia forte, perché la forza e gli strumenti anche critici se li è guadagnati. Io me la sono guadagnata la mia forza, non è che nasco forte. Questo non significa che essendo forte ci debba essere il diritto di attaccarmi e di bullizzarmi. Tu mi chiedi se la causa di questo è la cattiveria o l’invidia. No, secondo me la causa è l’ignoranza, è questa la verità e l’ignoranza va a braccetto totalmente con il maschilismo. Posso essere attaccata per certe mie frasi abbastanza spinte che ho detto nel 2016, nel “pompa tour”, ma io mi rendo conto che posso essere attaccata, lo so benissimo, perché è chiaro che l’esternazione è forte, magari anche invitante per alcune passioni femministe. Però magari io avevo un’ideale dietro, un progetto, una mia idea. Nel momento in cui io faccio questa cosa, arrivano “Le Iene” e mi intervistano e di conseguenza trovano un intellettuale, perché io faccio un discorso approfondito, ho una ragione anche sociale, filosofica che mi ha portato a quello. Loro all’epoca facevano un taglia e cuci, registrarono altre scenette successivamente per poi tagliare e incollare e farne un pezzo simpatico, però accusandomi di voler utilizzare i social per promuovere me stessa. I social ora sono un mezzo di promozione e per darti visibilità, prima non c’era proprio questo. Ero accusata di essere una che usava i social quando poi la grammatica è cambiata a tal punto dove si erge a genio della comunicazione colui che sa usare  i social per promozione. Io ero stata pioniera ma attaccata per la mia innovazione. Se voglio utilizzare i social per dire al mondo che ci sono, qual è il problema? Quando le Iene videro che comunque io mi proponevo come intellettuale, fecero questo taglia e cuci, tutto bello, simpatico e mi brollarono, mi nascosero anche la faccia e quindi non dandomi visibilità in tutti i sensi, anzi a togliere ad una donna l’identità. Nel momento in cui vai a brollare la faccia ad una persona, dopo che ti sei accordato per fare l’intervista, si vede che tu le stai togliendo l’identità. Appena incontri una donna, che ha un pensiero, attaccabile o meno, condivisibile o meno, tu non solo l’attacchi immaginando che non stia facendo una cosa denigrante o fuorviante per il pubblico ovvero utilizzare i social per la promozione di se stessa, questo archiviamolo, ma addirittura le togli la parola, il pensiero, le togli la faccia e quindi l’identità, perché? Si vede che c’è maschilismo e ignoranza, perché appena si vede una donna che ha un pensiero, che vuole esprimere anche una filosofia anche con atti provocatori, si tende a sminuire, si tende a semplificare, si intende a togliere. Io nasco nell’ignoranza e i mezzi me li sono costruiti perché ho voluto studiare, mi sono battuta per migliorarmi, per andare all’università. Sto cercando di evolvermi e penso che per arrivare al pubblico vasto io debba unire all’intellettualismo il linguaggio terra terra. Penso che io possa essere il ponte adatto visto che vengo veramente dall’ignoranza, ma ho voluto fare qualcosa per me, per migliorarmi e quindi credo di essere il ponte perfetto per divulgare messaggi. Poi magari era un’idea grezza, stiamo parlando di dieci anni fa, quando veramente la comunicazione sui social non dico era agli albori, ma quasi, era un’altra epoca. Ma anche attraverso gli attacchi, le critiche però si sarebbero creati degli approfondimenti. No, l’obiettivo è sempre quello di ridurre una donna pensante, sminuire, ridicolizzare, rimpicciolire, motivo per il quale dopo dieci anni che arrivano delle donne giovani che fanno delle provocazioni, attualmente vengono accettate. Sono accettate innanzitutto perché c’è un alfabeto differente, la grammatica è cambiata e anche proprio nel pubblico è cambiato il modo di valutare i social come mezzo di promozione e di  comprendere il linguaggio della provocazione. Prima non esisteva, io quando provocavo venivo bullizzata, ora si erge a genio della comunicazione colui che sa usare i social come esperimento di promozione. Ma in realtà delle giovani donne che si propongono in maniera provocatoria, attualmente vedo che non hanno gli strumenti intellettuali, perché non hanno studiato e perché non hanno una proprietà di linguaggio. Rimangono quindi delle persone che non riescono ad approfondire, perché non sono soggetti pensanti, sono dei prodotti carini e confezionati magari dal sistema, dai management e dalle agenzie, questi prodotti più semplici da gestire, cioè che non vanno verso un pensiero più profondo, più critico ed essendo semplici, sono più controllabili. E la donna controllabile, piace e quindi è molto più utilizzabile dalla televisione e dalla stampa. Le si da più lustro perché non è un pericolo. Una donna pensante e che non è controllabile nel suo flusso di parole e di pensiero, è un pericolo, mentre la donna che non è capace di pensare, che va là con la provocazione che gli hanno scritto, a fare la carina e a dire la  stronzata senza approfondire e non offre un pensiero, non è un pericolo. Ma la Tv e la stampa le ama perché sono controllabili. Quindi sono stata bullizzata? Si, per l’ignoranza e il maschilismo e c’è una volontà di ridurre il soggetto femminile pensante perché fa paura e perché non è controllabile. 

  

Perché sei stata due anni in silenzio invece di raccontare quello che ti era successo?

Io ho dovuto fare anche un percorso su me stessa, mi sto conoscendo di più, quindi a volte è necessario stare in silenzio per capire che cosa sta succedendo dentro di te, cosa stai capendo. Le cose hanno bisogno di tempo per maturare, quindi ora come ora ho sentito questa esigenza. Io intervengo se ho qualcosa da dire, se non ho gli strumenti per dirlo o non ho qualcosa da dire, sto zitta. Io non sono mossa dalla volontà di apparire, io sono mossa dalla volontà di contribuire, di fare qualcosa di bello per la società, per i giovani. Quindi sicuramente stavo conoscendo me stessa, evidentemente dovevo sedimentare qualcosa dentro di me, quindi quello che ora sono in grado di dire probabilmente è un analisi lucida di quello che è accaduto nel 2016. Ma ero una ragazzina, ora sono una donna, quindi sono cambiati gli strumenti, sono cambiate le consapevolezze, sono cresciuta, sono emotivamente integra, sono adulta e non è che sono stata zitta rispetto a quello che mi era successo. Evidentemente dovevo fare un percorso emotivo, personale, più profondo. A parte che io sono sempre stata presente e attiva, non è che ho chiuso i social o mi sono assentata, ma ho portato avanti tutte le mie cose, però nell’ultimo anno e mezzo ho fatto poca comunicazione, perché mi sono dedicata molto alla mia attività di imprenditrice, mi sono focalizzata molto sull’azienda, ho girato molto, ho seguito la Moto Gp, ho fatto un altro tipo di attività. Però avevo esigenza di dare una cornice alla mia azienda, ci vorrà tempo, però per un anno e mezzo mi sono dedicata a questo. Credo che le ultime comunicazioni siano stare inerenti allo scudetto del Napoli, un anno e  mezzo fa, quando girai nuda intorno allo stadio Maradona e a vedere la partita. O meglio non nuda ma praticamente dipinta, cioè con un body painting. Quella è stata la mia ultima volontà di comunicare qualcosa.         

C’è mai stato qualcuno che ti ha detto: “Ma chi te l’ha fatto fare ad esporti così?”.

Certo, la mia famiglia, molto amici, è ovvio ma non è che puoi spiegare un sogno a chi non ce l’ha mai avuto. Io sono mossa da ideali e più volte ho detto che sono sola, mi sono sentita sola. Non c’è stato nessun appoggio, non c’è stato niente. La solitudine è una cosa che non auguro neanche al mio peggior nemico.

Hai mai avuto il dubbio di essere finita in un gioco più grande di te?

Si, qualche volta l’ho pensato, soprattutto all’inizio. Poi ho anche pensato che il gioco grande arriva a chi lo può reggere, non è stato affatto facile, perché sono stata veramente sopraffatta, soprattutto all’inizio. Quindi ho pensato di essere finita in un gioco più grande di me e senza accorgermene, soprattutto quando ho toccato i temi della politica, ho capito che lì avevo toccato qualcosa di grande che era arrivata anche all’orecchio di chi la politica la faceva e questa cosa era quasi sfuggita di mano, perché non vi erano reali accordi, però tutti pensavano che ci fosse un collegamento tra me e certe fazioni politiche per fare poi l’esternazione contro la riforma costituzionale. Si, l’ho pensato soprattutto all’inizio e attualmente penso a chi me lo  ha fatto fare o di aver fatto una cosa più grande di me, soprattutto per l’attività imprenditoriale, perché l’attività imprenditoriale significa che i soldi non sono tuoi ma sono della tua azienda, devi capire quello che devi fare, devi investire e devo dire che nell’ultimo anno e mezzo, in un’altra maniera, non pubblica, ma relativamente alla mia società di comunicazione, da imprenditrice ho detto: “Potevo starmene, carina carina, a spendere i miei due spicci per me, invece mi sono messa  in un gioco più grande di me, giocando a fare l’imprenditrice”. Io sono fatta per evolvermi, per abbracciare le sfide.

Ora il tuo cuore batte per qualcuno?

Si, ma ogni tanto ho dei ripensamenti, evidentemente non è la persona giusta. Batte per qualcuno, c’è una persona a cui penso però siccome è passato del tempo, ogni tanto ho dei ripensamenti.

In amore sei più lepre o cacciatore?

Penso di essere più lepre, mi piace soprattutto all’inizio fare molto la femminuccia. Però purtroppo faccio molta fatica con i giovani di oggi che sono sempre più lepri. Uomini cacciatori purtroppo sono sempre di meno e quindi mi scoccio in un mondo dove gli uomini vogliono fare le femmine. C’è poca relazione fra i giovani e quindi poco sesso, i rapporti sono molto filtrati dal digitale, non sanno come ci si approccia nella vita reale. Gli uomini hanno perso molto l’istinto del cacciatore, si sentono molto femmine, molto lepri e quindi si aspettano la donna cacciatrice e che la donna faccia l’uomo. Io, dell’uomo che potrei innamorarmi, vorrei non dico rispettare i ruoli perché sembra una cosa anacronistica, però rispettare le energie del maschile e del femminile, perché è bello sentirsi donna anche attraverso la protezione dell’uomo, così come la donna mette in campo un’accoglienza diversa rispetto a quella che non riesce a fare l’uomo. Per tanto rispettare poi questo tipo di energie che sono ancestrali secondi me sono alla base di un equilibrio. Mi piacerebbe essere lepre, ma purtroppo  in questo mondo di uomini cacciatori ne vedo sempre di meno.  

   Sei stata più tradita o più hai tradito?

Mi avvalgo della facoltà di non essere mai stata realmente impegnata, quindi non posso realmente avere le corna o averle messe, perché un fidanzamento importante io non l’ho mai avuto. Da questo punto di vista nessuna ha tradito nessuno. Però evidentemente gli uomini che ho frequentato avevano altre relazioni, altre conoscenze e io devo dire che quando ho incontrato qualcuno, non essendo mai stato il mio compagno, non ho mai perso la curiosità nei confronti degli altri partner papabili.  

Sei una bella ragazza. La dichiarazione d’amore più divertente che hai ricevuto?

Le dichiarazioni di approccio vengono sempre dai napoletani. C’era un ragazzo che con la macchina fece una sgommata venendomi contro e mettendomi paura e io feci un gesto di paura e lui: “Peccato, saresti stata veramente un buon investimento”. Poi ci sono state tante cose molto divertenti che solo a Napoli possono succedere. In termini di catcalling, io penso che la dove c’è un po’ di inventiva e di creatività umoristica, non mi sento offesa in quanto donna.

La cosa più cattiva che hanno detto o scritto su di te?

La cosa più cattiva è quando faccio i miei format sportivi sul calcio o sul moto GP, mi scrivono che io mi voglio portare a letto tutti i calciatori e tutti i piloti. Anche se fosse, non avrei la forza di farlo (risata). E’ chiaro che se frequenti un ambiente e stai in determinate situazioni, puoi incontrare un ragazzo che ti piace e quindi si può creare una comunicazione, una relazione. Sui social mi scrivono: “Ti sei portata a letto tutta la serie A? Ora passi alla premier league perché alla serie A non ti vuole più nessuno? Mo’ sei passata ai motori perché quelli del calcio te li sei portati a letto tutti?”. Nel mio format sportivo c’è un personaggio che recita una parte, è una cosa inventata e non corrisponde alla realtà. Sono dei punti in comune con la realtà perché tu trai spunto dalla vita, ma è un personaggio, quindi significa escludere totalmente la parte creativa, inventiva, la parte artistica che poi non è spontanea ma è creata, è ragionata. Significa escludere totalmente quella parte e questo mi dispiace moltissimo perché se tu il format lo vedi non in base a quello che ci può essere dietro, all’idea, alla creatività e anche all’ironia, ma lo vedi solamente al fatto che io possa fare un format per portarmi a letto qualcuno dello sport di cui sto parlando, lo trovo una cattiveria maschilista e ignorante. Perché se io volessi veramente portarmi a letto qualcuno, mi basterebbe scrivergli un messaggio invece di architettare tutta questa struttura che oltre tutto mi costa tanti soldi. Io spendo tanti soldi ma soprattutto spendo giornate intere per creare i video e quindi se veramente fossero mirati a portarmi a letto qualcuno, sarebbe veramente un grosso problema. 

Hai mai avuto degli stalker o dei fan invadenti, fastidiosi?

Per fortuna non ho mai avuto stalker o dei fan invadenti e fastidiosi. Molto spesso  delle persone sui social sono particolarmente aggressive, forti e poi mi è capitato di incontrarle dal vivo e mi chiedessero l’autografo o la foto. Veramente incredibile. Io sono molto forte e quando mi espongo al pubblico sono una donna molto dura, è raro che io ti faccia un viso dolce. Sono critica, seria e questo la gente lo avverte, non c’è molta gente che si avvicina a me perché sono molto severa. La parte squinternata, la parte burlona, la dedico veramente a pochissime persone e questo arriva e lo faccio proprio per proteggermi, perché la gente non si possa prendere troppa confidenza. Mi è capitato tempo fa sul treno che uno mi chiedesse la foto, si mise a parlare di calcio e andai sul suo profilo instagram e in un suo messaggio mi augurava di morire sotto la lava del Vesuvio (risata).

Reality, favorevole o contraria?

Contraria. Non amo le dinamiche dei reality e probabilmente non amerei neanche le persone che ci propongono come concorrenti, anche se non si può fare di tutta un’erba un fascio. Un reality bisognerebbe sfruttarlo molto bene, il ché è molto difficile, perché bisognerebbe avere un progetto molto solido, concreto e secondo me bisognerebbe avere anche un management, perché bisogna poi condividere un progetto. Sono contraria perché io devo mandare avanti la mia struttura di comunicazione e quindi se dovessi partecipare ad un reality, significherebbe fermarsi e lasciare a terra del lavoro, dunque dei soldi. Io ho sempre fatto tutto da sola, ma nella vita mai dire mai, pero bisognerebbe avere un progetto preciso e concreto che attualmente non c’è per includere un reality.      

Qual è il tuo punto debole?

Il mio punto debole è lo stesso della mia forza, cioè l’indipendenza. Sono un po’ pasoliniana in questo, ho l’indipendenza che è la mia forza e anche la generatrice della mia tristezza, della mia solitudine che è la mia debolezza.  Però sto lavorando molto per equilibrare tutto questo e devo dire  che sto lavorando in un’ottima direzione quindi mi faccio molti complimenti.

Hai mai pensato di scrivere un libro autobiografico?

Come ti dicevo prima, un libro lo vorrei scrivere, Un libro autobiografico si, però c’è bisogno di qualche anno in più. A volte si è troppo giovani per scrivere un libro autobiografico, però le cose sono cambiate e si può anche ammiccare a questo genere. Bisogna avere un progetto specifico per il libro, sicuramente sto ragionando anche in questa direzione e bisogna capire che sapore dare al libro. Magari si potrebbe fare una specie di ibrido tra le esperienze professionali e personali e di narrativa sulla mia storia, ma anche una specie di saggio. Cioè quello che ho imparato da queste cose e mi piacerebbe lasciare una testimonianza di quello che ho capito. Quindi a partire dalla mia storia narrativa, con un punto di vista di prima persona e addizionare una parte saggistica per dare una cornice socio economica culturale digitale ed essere un po’ giornalista e testimone di quello che ho vissuto. Cerco di essere molto studiosa e quindi cerco di capire quello che mi è successo contestualizzando fattori come l’epoca, il momento, la comprensione del pubblico, quindi mi piacerebbe dare una cornice narratologica alla mia storia, cercando di includerla in uno scenario più ampio per spiegarlo.   

Ho letto che sei buddista. Com’è nata in te questa filosofia religiosa?

Mi sono convertita al buddismo in America, attraverso una cerimonia che tra l’altro è molto bella, però già avevo degli agganci, già avevo praticato a Napoli inizialmente con il mondo buddista. Recitavo, andavo agli incontri, poi mi sono ritrovata in America ma già lo conoscevo il buddismo, ho trovato un ragazzo che è stato il mio maestro e mi sono convertita. Ma non è una dottrina che ho seguito molto, a Roma ho partecipato ai gruppi buddisti, dopo mi sono un po’ allontanata. Non sono molto costante in queste cose, diciamo che più che religiosa io sono molto spirituale. Però il buddismo è una filosofia che amo molto, sarò sempre un po’ buddista ma non è l’unico approccio mio, ripeto più che religiosa sono spirituale.  

Cosa pensi sia la cosa più affascinante di te?

Le cose più affascinanti di me, che arrivano subito, sono il sedere, i fianchi e “le zizze”. Ho un punto vita con i fianchi molto materni e questo corpo da porca incorniciato da una faccia dolce, una faccia delicata, dalla pelle chiara in armonia con il resto del corpo.

Ricevi molte lettere dai fan? Ti scrivono più gli uomini o le donne?

Mi scrivono indifferentemente maschi e femmine. Mi arrivano tante mail, molti messaggi privati, qualcuno molto bello e spesso le lettere sono molto lunghe e si descrivono. Mi raccontano come io possa essere stata d’aiuto a loro. Di solito mi chiedono dei consigli per risolvere dei problemi relativi a delle relazioni o alla sessualità, ai giovani che sono diventati un po’ più grandi e non hanno ancora fatto la loro prima volta. Spesso le donne mi fanno i complimenti per come ho trattato dei temi come il femminismo, per avere aperto loro gli occhi. Poi da quando ho aperto la mia azienda ci sono persone che si propongono per lavorare, mi mandano il curriculum da tutte le parti del mondo. Si presentano dicendo che hanno visto il mio lavoro, che sono interessati, che vorrebbero portare un loro contributo alla mia azienda. Arriva veramente di tutto un po’, ma la maggior parte sono problemi d’amore, di relazioni e molte donne mi scrivono di tradimenti subiti. 

Quali sono i consigli che ti chiedono più spesso?

A parte quelli sul sesso, molti mi chiedono dei consigli romantici relativi alle relazioni, se tornare dopo un tradimento, come fare per proporsi al ragazzo o alla ragazza di cui si ha una cotta, cioè se dirlo o se non dirlo di essersi innamorato. Poi mi chiedono anche come si fa ad essere così forti rispetto alle critiche sui social, come si fa a fregarsene del giudizio e come diventare forti. Su questo non si possono dare consigli, sono percorsi molto lunghi. “Vorrei essere come te, vorrei fregarmene come fai tu” mi dicono.   

Con il successo social sono cambiate le tue amicizie?

Si, sono cambiate le amicizie, nel senso che io ho molti conoscenti ma pochi amici. Le amicizie sono cambiate nel senso che molta gente, soprattutto nei momenti di popolarità, mi si avvicinava. Io sono una rivelatrice di falsità, quindi alzo molti muri, metto molti confini per proteggermi. C’è molta falsità, le persone legate all’apparenza, a farsi la foto con te, la storia con te sono cose che non mi importano per niente. Amo molto meno la dimensione social di quello che non si possa credere, cioè per me i social sono un lavoro. L’apparire sterilmente non mi interessa. Anche i ragazzi mi piacciono quelli che si esprimono poco sui social, che si danno poco in pasto perché amo molto la disciplina e la riservatezza, soprattutto nei maschi. Ho una sola amica che è rimasta nel corso degli anni, l’amica di sempre. Molte amicizie che sono nate durante il periodo dell’esposizione social, sono poi finite dopo qualche anno.    

Hai un sogno nel cassetto?

Certo che ho dei sogni nel cassetto, non mi basta un appartamento arredato Ikea, tra cassetti, cassettiere, cassettoni e armadi. Ne ho tanti, qualcuno da illusa che è veramente un sogno, e qualcun’altro realizzabile. I cassetti sono fatti per essere aperti e diciamo che qualche sogno è un obiettivo. Due o tre li tengo proprio a portata di mano, così quando apro il cassetto, li vedo. Mi sto mobilitando e sto lavorando in quella direzione per realizzare questi sogni, questi obiettivi.

Com’è nata la passione per il calcio e soprattutto per il Napoli?

La passione per il Napoli è nata perché quando sei a Napoli vivi in un ambiente maschile, con tanti amici, con i miei fratelli, è molto difficile non risentire del Napoli, del tifo che c’è, che fa parte della vita quotidiana. Quindi Napoli è una piazza molto fertile, fervida per questo genere di cose. Il calcio è parte della nostra vita. La passione per il calcio è nata per i calciatori, non mi nascondo dietro ad un vetro, li vedevo con dei fisici da boni. A me piacciono i ragazzi con un bel fisico e a me piaceva vedere questi giocatori aitanti, tutti sudati che correvano su e giù per il campo di calcio. Era un bel vedere, era un piacere guardare queste partite con questi fusti, proprio per un istinto. Poi guardando oggi, guardando domani mi sono appassionata al Napoli, ho cominciato a capirne di più di calcio e poi è diventata una storia e la vuoi seguire. Però verso i giocatori del Napoli provo poca attrazione.  

La cosa più pazza che hai fatto per il calcio?

Di pazzie ne ho fatte tante, perché io ho girato gli stadi di tutto il mondo, quindi mi sono sempre sobbarcata le spese dei viaggi e dei biglietti. Sono andata ovunque e ho anche documentato un po’ tutto quello che ho fatto e l’ho fatto non per lavoro ma veramente per passione. Io ho speso tanti soldi per il calcio, perché  ho visto le finali dei Mondiali, finali degli Europei, finali di Champions League e ho girato il mondo. Quando vado in una città nuova, la prima cosa che vado a vedere è lo stadio e mi informo se c’è un derby o una partita importante, mi prendo del tempo, mi compro le magliette delle squadre locali. Io faccio queste cose con il cuore perché sono appassionata. Però la pazzia pubblica più eclatante è il fatto di aver messo su da sola la macchina della performance per la vittoria dello scudetto del Napoli di due anni fa, quindi aver intercettato due artisti che mi hanno dipinto tutto il corpo e avevo organizzato tutta la struttura, con i bodyguard. Avevo avvertito la stampa e avevo da manager di me stessa, organizzato una macchina per poter fare quella performance, riuscendo a dare il massimo di quello che potevo, però stare nuda in mezzo alla strada il giorno dei festeggiamenti per lo scudetto, non è stato proprio facile, anzi è stato difficile e avevo anche un po’ di paura della reazione del pubblico, anche se avevo i miei bodyguard. E’ stata un esperimento che ho gestito tutta da sola e francamente è stata una bella prova per me, non semplice.

Se il Napoli vincesse lo scudetto, come festeggeresti? Quale pazzia ti inventeresti?

Come sempre sono scaramantica e non mi piace parlare prima, anche se quest’anno i dati ci sono per poter parlare di scudetto, quindi è molto possibile. Non ho ancora realmente pensato a cosa fare quest’anno per la vittoria dello scudetto, per il semplice fatto che quest’anno avendo dedicato tanto tempo anche al lavoro, a seguire i motori in particolare alla Moto GP, non mi sono dedicata molto a seguire il Napoli o la serie A in generale. Però dico che le vittorie vanno celebrate e qualcosa per celebrare sicuramente la farò e vi dico, come sempre “vi sorprenderò”.