Paolo Cevoli (comico e cabarettista)
Bologna 6.2.20124
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Con Bisio mi trovo molto bene. Lui mi ha
sempre detto prima di salire sul palco "Non dirmi le battute che
farai" e io gli rispondevo "Come faccio a dirtele, non le so nemmeno
io" e così funzionavamo benissimo”
Il sito ufficiale del comico romagnolo è www.paolocevoli.com
Pietro Paolo Cevoli è nato a Riccione il 29
giugno 1958. A partire dall'età di undici anni, durante tutte le estati tra un
anno scolastico e l'altro, aiuta i genitori nella gestione dell'albergo di
famiglia nella natìa Riccione. Frequenta l'Università di Bologna tra il 1979 e
il 1983 e si laurea in giurisprudenza. Dopo la laurea lavora come gestore al
Grand Hotel di Rimini. Nel 1986 si sposa con Elisabetta Garuffi, da cui ha due
figli, Giacomo (1988) e Davide (1990). Nel 1990 si trasferisce a Bologna con la
famiglia. Nello stesso anno partecipa al concorso per giovani comici “La
Zanzara d'Oro”, dove risulta terzo classificato dopo Antonio Albanese. È la
prima esperienza come comico-caratterista. Tra il 1990 e il 1991 partecipa come
ospite (15 puntate) al Maurizio Costanzo Show. Nel frattempo continua il suo
lavoro "ufficiale". Seguendo le orme del padre, diventa imprenditore
ed apre un locale investendo tutti i propri risparmi. Il locale comincia ad
essere frequentato da personaggi dello spettacolo, tra cui Gino e Michele, che
si accorgono che Cevoli è molto bravo ad intrattenere gli ospiti, mostrando una
particolare brillantezza nel raccontare barzellette, e decidono di invitarlo ad
esibirsi in un locale di Milano, lo Zelig, palestra per volti più o meno noti
del cabaret. Inizialmente Cevoli declina l'invito, poi accetta (2001). Dal
locale passa direttamente alla trasmissione televisiva su Italia 1 del lunedì
sera, dove porta alla ribalta quello che diventerà il suo personaggio più
conosciuto, Palmiro Cangini, assessore di un immaginario comune romagnolo
(2002). Per tutto il decennio è ospite fisso di Zelig e protagonista di tour
estivi. Nel 2008 è stato testimonial del "Banco farmaceutico" ed ha
girato uno spot televisivo, andato in onda anche gli anni successivi. È poi
apparso in uno spot per Kerakoll insieme a Claudio Bisio. Cevoli vive tuttora a
Bologna con la moglie e i figli. Ha continuato e continua con successo a fare
spettacoli, ma il suo lavoro "ufficiale" è quello di consulente nel
settore della ristorazione. Nel novembre del 2021 e del 2022 torna ad esibirsi a
Zelig con il personaggio dell'assessore Palmiro Cangini. Nel 2023 partecipa alla
terza edizione di LOL - Chi ride è fuori su Prime Video.
Libri
Cent'anni di Roncofritto (2002), Premio Forte
dei Marmi - Mare mosso bandiera rossa (2003), Premio Flaiano - Maiali &
menaggement (2004) - Si vive solo 200 volte, scritto con Patrick Fogli (2008) -
La Penultima Cena (2011), testo del monologo teatrale che lo stesso Cevoli ha
portato in giro per l'Italia a partire dal 2010 - Manuale di marketing romagnolo
(2021) - Il sosia di LUI: La vera storia del falso Mussolini (2023).
Teatro
Roncofritto global show (2003-2004) -
Motonave Cenerentola (2003-2004) - Ah che bel vivere! (2005-2006) - Disco
Paradise '77 (2009-2010) - La Penultima Cena (2010-2012) - Musica Maestro
(2011-) - Il sosia di Lui (2013-) - Perché non parli (2015-) - La Bibbia
raccontata nel modo di Paolo Cevoli (2017-) - Andavo-ai-100-allora (2023-2024).
Ha detto:
- Il segreto per far ridere le persone? Per
me, semplicemente essere se stessi.
- Mi piace scrivere, sono anche un lettore
appassionato. Forse è la cosa che amo più fare. Avere una bella storia da
raccontare, mettersi lì a scriverla, vivere a fianco dei personaggi è molto
bello e gratificante.
- Io, durante la pandemia, ho iniziato a
stare sui social, e per me è stato un grande mezzo di comunicazione con gli
altri e soprattutto con i giovani.
- Bologna l’ho conosciuta alla fine degli
anni ’70, quando sono venuto per studiare giurisprudenza. Mi ero aggregato a
una comitiva di amici di Riccione. Erano dei buontemponi, un po’ patacconi. E
devo dire che la città mi ha subito stregato.
Curiosità
- E’ sposato con Elisabetta Garuffi,
stilista di moda di un brand di abiti da sposa (Tosca spose), e ha due figli:
Giacomo e Davide.
- Paolo Cevoli ha una laurea in
giurisprudenza.
- Oltre all’attività di comico svolge
anche quella di consulente nel settore della ristorazione.
Intervista
Da albergatore a comico con una laurea
in giurisprudenza. Com’è nata la tua passione per il cabaret? Avevi qualche
artista in famiglia che te l’ha trasmessa?
Ufficialmente nessun artista in famiglia, ma
il vero estroverso era il mio babbo Luciano, lui era un artista dentro in realtà.
Considera che io in confronto a lui sono introverso, e questo già ti dice che
tipo era mio padre. Sempre col sorriso, amava fare divertire i clienti,
soprattutto quelli tedeschi. Quando mio babbo parlava in tedesco i clienti
ridevano tantissimo, non so se per quello che diceva o per gli strafalcioni che
tirava.
Tu sei romagnolo. Quanto hanno contato le
tue origini nella tua comicità?
Beh direi tutto. Io ho costruito la mia
comicità su un modello vero, l'albergatore romagnolo, come erano i miei.
Qualche anno fa ho fatto una serie web, su commissione della Regione Emilia
Romagna, che ho voluto intitolare Romagnoli DOP, perché credo che il vero
patrimonio della Romagna siano proprio le persone, che custodiscono quel senso
del lavoro e della positività che quasi nessuno ha in Italia.
Quanto ti è stata utile per la tua
comicità l’esperienza come albergatore?
Io in realtà come albergatore ho lavorato
fino a 25 anni, e principalmente d'estate. Ed era il mio babbo che faceva ridere
tutti i clienti. Forse la volta che ho fatto più ridere è stato quando ero
piccolo, mio babbo Luciano mi mandò in sala per la prima volta, con un vassoio
di spaghetti al pomodoro, e io appena entrato in sala, sbilanciato dal peso del
vassoio e dal calcio nel culo del mio babbo, per non fare cadere gli spaghetti
me li sono buttati addosso. Lì si che hanno riso.
I tuoi genitori come hanno preso la tua
scelta di dedicarti al mondo dello spettacolo?
Ah per loro l'importante era che lavorassi.
Mio padre finire le elementari mi ha fatto un discorso che me lo ricordo ancora
da quanto è stato profondo. Mi ha detto: "Paolo, adesso sei andato a
scuola abbastanza, è il momento di iniziare a lavorare. Perché vedi, il
lavoro, per quanto ... che se tu lavori poi, nella vita, che si deve lavorare,
insomma .... tu lavora." e con questo meraviglioso discorso è iniziata la
mia carriera lavorativa.
Parliamo del tuo spettacolo teatrale
“Andavo a 100 all’ora”. Com’è nata l’idea di questo spettacolo? Il
testo è tutto tuo o hai dei collaboratori?
Il testo è mio e di Federico Andreotti, il
mio autore e collaboratore. L'idea è nata dai nipoti, perché ho pensato molto
a quando il mio nonno mi raccontava la storie di quando lui era giovane, e mi
sono immaginato che cosa raccontare io ai miei nipoti, "com'era quella
volta".
Sei in tournée in giro per Italia? Il
pubblico più caloroso?
Il pubblico romagnolo, senza dubbio.
Quali sono le tue ambizioni, i tuoi
obiettivi artistici?
Direi che in questi anni mi sono tolto
moltissime soddisfazioni, la mia ambizione era la pensione, ma ci sono arrivato
l'anno scorso, quindi direi che il grosso è fatto.
Parliamo dei tuoi inizi. Il mondo dello
spettacolo era come te lo immaginavi o ti ha un po’ deluso?
Non me lo immaginavo in realtà, io ci sono
capitato per caso, perché tutti mi dicevano che facevo ridere. Feci un
tentativo e arrivai terzo al concorso "La Zanzara D'oro", dopo Antonio
Albanese. A quel punto Bisio e quelli di Zelig mi dissero "Hai questo
talento che sei un coglione, perché non ne approfitti? In tv quelli come te li
cerchiamo come il pane" e allora sono andato.
Fra colleghi hai notato più complicità e
amicizia o molta competizione?
Dipende dai contesti, a Zelig c'era
sicuramente più competizione, ma sempre la
voglia di fare bene e di portare a casa la serata con successo, da parte
di tutti. Per il resto ho solo buoni amici nel mondo dello spettacolo.
Come hai vissuto l’esperienza di Zelig
con Bisio e la Incontrada e a quale collega ti sei più legato o ti senti ogni
tanto?
Con Bisio ci troviamo molto bene. Lui mi ha
sempre detto prima di salire sul palco "Non dirmi le battute che
farai" e io gli rispondevo "Come faccio a dirtele, non le so nemmeno
io" e così funzionavamo benissimo. Come colleghi con molti, anzi, quasi
tutti è rimasto un rapporto di stima e affetto reciproci. In particolare con
Maurizio Pagliarani (Duilio Pizzocchi) e con Andrea Sasdelli (Giuseppe
Giacobazzi), siamo rimasti molto legati, dall'estate scorsa stiamo anche
portando nelle arene uno spettacolo insieme.
Palmiro Cangini - Teddi Casadey – Lothar,
ecc… come nascono i tuoi personaggi?
Penso un mix tra immaginazione e realtà,
sicuramente dalle cose che vedo succedere o da persone che mi incuriosiscono.
La quotidianità è fonte di ispirazione
per le tue gag, per i tuoi spettacoli?
Si, si basa tutto su quella per me. Io alla
fine descrivo la realtà e racconto la mia storia.
Oltre al talento e l’esperienza, quanto
conta l’improvvisazione nel tuo mestiere?
Dipende, per me è fondamentale, perché io
ho questo talento che parlo senza dire niente, quindi per forza sul palco c'è
sempre una parte di improvvisazione per me.
Professionalmente, che momento è della
tua vita?
Molto positivo, sento tanto il calore delle
persone, e non è scontato. Dovete pensare che durante il covid, per due anni, i
teatri sono rimasti chiusi, quindi che io sia ritornato e riesca a fare il mio
lavoro, e sia anche amato dal pubblico penso sia la cosa più bella in assoluto.
Teatro e televisione. In quali di questi
due ambienti ti senti più a tuo agio o pensi di dare il meglio?
Decisamente il teatro, perché sento
l'affetto della gente in sala. E' un ambiente che non cambierei mai.
So che ami leggere ma anche scrivere. Dopo
“Il sosia di Lui, la vera storia del falso Mussolini” hai già in mente di
cosa parlerà il tuo prossimo libro?
Non so se ne scriverò un altro, ma se sarà
sicuramente sarà un altro di quei libri meravigliosi che ha una caratteristica
ben precisa "non c'è bisogno di leggerlo, basta comprarlo".
Se uno dei tuoi nipoti volesse seguire la
tua strada, che consigli gli daresti?
Studia. E' il consiglio che do a tutti quelli
che sanno che cosa vogliono fare. Alla fine tu devi puntare ad essere il
migliore in quello che fai, in tutti gli ambiti. Quando sono arrivato a Zelig,
Gino e Michele mi hanno detto "Paolo tu devi studiare teatro, non fermarti
qui, Zelig è un punto di partenza, non un punto di arrivo" e questa cosa
è stata fondamentale per me, ho preso un regista, Daniele Sala, che mi ha
insegnato tutto.
Tre aggettivi per definirti?
Bello, alto e muscoloso.
I romagnoli
sono famosi nel mondo anche per la loro cucina. Un peccato di gola che
ogni tanto ti concedi?
Mi piace molto mangiare, è una passione che
mi ha trasmesso la mia mamma Marisa. Lei stava in cucina tutto il giorno alla
pensione quando ero piccolo e il mio babbo quando arrivava in sala con le
lasagne della mia mamma diceva sempre "Guardate le lasagne della Marisa,
pensate che quando le ha tirate fuori dal forno si muovevano ancora"
Oltre al lavoro e alla famiglia, curi
delle passioni nella vita, degli hobby?
Vado in palestra, faccio Yoga e faccio la
doccia ghiacciata, ormai da tantissimi anni. E poi leggo molto.
Hai mai lavorato per solidarietà, per
beneficenza?
Si, spesso. Due anni fa è uscita una mia
serie web che ho intitolato "Capriole, storie di fallimenti e di
rinascite", in cui racconto le storie e intervisto ragazzi che hanno
toccato il fondo e sono ripartiti. Questa serie è servita per una raccolta
fondi che è andata a favore di cinque realtà italiane che lavorano con ragazzi
in difficoltà.