Rodolfo Laganà (comico) Roma 20.4.1998
Intervista di Gianfranco Gramola
Innamorato
di Roma e del tramonto visto dal Gianicolo
E’
nato il 7 marzo del 1957 a Roma, da papà Roberto e mamma Jolanda, sotto il
segno zodiacale dei Pesci. Inizia a frequentare il Laboratorio di esercitazioni
sceniche di Gigi Proietti e in seguito fa le sue prime apparizioni in
televisione in qualità di comico in diverse trasmissioni tra cui "Come mi
piace", "Al Paradise", "Europa Europa" e "Magazine
3" e nel 2000 è tra gli ospiti fissi della trasmissione "Domenica
In", nell'edizione condotta da Carlo Conti e Iva Zanicchi. La sua attività
principale è comunque il teatro, dove debutta nel 1989 accanto a Massimo
Ranieri in "Rinaldo in campo" di Garinei e Giovannini al Sistina di
Roma. La sua popolarità cresce grazie ad una serie di spettacoli da lui ideati
e interpretati: "Gonne", "Non solo gonne", scritto insieme a
Rocco Papaleo e Paola Tiziana Cruciani - con cui collabora anche dal 1999 al
2001 per lo spettacolo "Cose di casa" - "Galà Laganà",
"Vualà Laganà", "Raccordo Anulare World Tour" (il miglior
repertorio raccolto sotto il titolo di 'Greates Hits' portato in scena nella
periferia di Roma), "Smaranza" e "Rodolfo Laganà Show". Nel
1994 partecipa anche a "Alleluja brava gente" di Pietro Garinei, accanto a
Sabrina Ferilli e Massimo Ghini. Il debutto cinematografico risale al 1983 con
"Sing Sing" di Sergio Corbucci, ma le sue apparizioni successive sul
grande schermo non sono molte. Tra i film che lo vedono protagonista "Magic
Moments" (1984) di Luciano Odorisio, "I fobici" (1999) di
Giancarlo Scarchilli e "Febbre da cavallo - La mandrakata" (2002), di
Carlo Vanzina, sequel - a quasi trent'anni di distanza - del celebre film di
Steno.
Ha detto:
- Mio
padre è stato l’ultimo a farsi il bagno nel Tevere, mio nonno a dormire con
la porta di casa aperta, il bisnonno ad ottenere un contratto con una sincera
stretta di mano.
- Con
me stesso voglio essere tollerante, voglio stare un po’ qua e un po’ là.
Massaggio shiatsu e m’assaggio pure due fettuccine, perché io al mio corpo ci
tengo.
- Faccio
satira su questa babele di costumi in cui si mangia cinese, si balla
sudamericano con la musica comprata dai marocchini.
- Vengo
da una famiglia di laziali. Mio padre, mia madre, mia sorella e tutto il
parentato, sono tutti laziali sfegatati, scatenati ultrà. Io sono la pecora
giallo - rossa della famiglia.
- A
Roma siamo tutti stressati per i cantieri del Giubileo. Stiamo rifacendo la città
per i pellegrini del 2000. Ma se poi non viene nessuno?
Curiosità
-
E’ sposato con la fotografa Gloria Fegiz. Hanno un figlio.
- Ha
fatto la pubblicità per i materassi Permaflex.
- Ha
il terrore dell’ascensore e dell’aereo e nei suoi armadi tiene solo abiti
neri e moltissime camicie.
- Ha
conquistato sua moglie con una dichiarazione d’amore dal palcoscenico, durante
l’ultima replica di uno spettacolo estivo a Baia Sardina.
- La
sua filosofia di vita? Smaranza: per tutti quelli che hanno capito che nella
vita non è importante vincere, ma non partecipare proprio.
Intervista
Rodolfo
è nella sua casa trasteverina, dietro piazza Trilussa.
In
quale zona di Roma sei nato, Rodolfo?
Sono
nato a colle Oppio, una zona di Roma sopra via Merulana, vicino al Colosseo. Però
sono cresciuto a Cecchina, in campagna.
Come
ricordi la Roma della tua infanzia?
La
ricordo abbastanza bene. Era sicuramente meno caotica, con meno traffico e
quindi era molto più vivibile come città. Una Roma sempre immersa nella
storia. Ricordo che andavo con la scuola a vedere questi monumenti, questo mondo
fantastico della storia antica. Insomma ho passato mezza gioventù immerso nella
storia e continuo ad esserlo tutt’ora.
Attualmente
com’è il tuo rapporto con Roma?
Il
mio rapporto con Roma è molto forte. Considero questa città come un parente,
un famigliare. Mi sento molto protetto da questa città, ci vivo bene e ho un
rapporto molto sentito.
Sicuramente
da buon romano sei anche una buona forchetta, giusto?
Diciamo
che ho un buon rapporto con la cucina romana e lo si vede (risata). Io sono un
grande “magnone” e mi piacciono tutte le specialità romane, dai bucatini
alla matricina, ai rigatoni con la pajata, la coda alla vaccinara e tutti gli
altri piatti che non sto qui a elencare, perché me vie’ già fame. Poi ho la
fortuna di avere una moglie che cucina benissimo ed è romana, per cui immagina un po’ te, Gianfranco, la
gioia.
Trattoria
preferita?
Io
ho la fortuna di avere sotto casa una delle migliori trattorie di Roma, che si
chiama “ Checco, er Carettiere” che sta proprio dietro piazza Trilussa. Là
se magna bene. Fidate, Gianfrà. Ma Trastevere è piena de trattorie dove se
magna bene.
Sei
legato a Trastevere, il tuo quartiere?
Si!
Mi sento legatissimo, perché ci vivo e poi perché è un paese all’interno
della città. E’ proprio un’isola a parte. E’ ancora un quartiere che
mantiene le proprie tradizioni, dove ci stanno ancora i romani veraci. Adesso
sta cambiando anche questo pezzetto di Roma, però rispetto ad altri posti della
capitale, Trastevere ha conservato una caratteristica romana molto forte ed è
molto bello, perché è come vivere
in un piccolo paese, dove ci si conosce tutti. C’è il rito della
mattina del caffè, al bar, i commenti della giornata, la magica Roma,
ecc… Insomma è una cosa che mi piace moltissimo.
In
quale periodo della storia romana ti sarebbe piaciuto vivere?
Sicuramente
avrei voluto essere il massimo, cioè
l’Imperatore. I tempi di Giulio Cesare mi piacevano moltissimo. Infatti loro
avevano scoperto delle grandi tradizioni e tanti bei posti vicino Roma e se li
erano presi loro. Avevano un modo di vivere molto bello, molto allegro, molto
filosofico.
Quali
sono i pregi e i difetti dei romani?
Diciamo
che il romano non è molto amato e questa è una cosa che mi dispiace e che non
condivido. Vedi Gianfrà, i romani de Roma vengono identificati con il fatto che
a Roma c’è il potere e quindi la politica e allora tutta Italia guarda Roma
quasi come uno sfogo. I romani, fra l’altro, non solo pagano le tasse come
tutti, ma sopportano anche delle cose molto violente tipo le manifestazioni
continue, quasi odierne, il caos, il traffico, gli scioperi, ecc… Noi
sopportiamo forse più degli altri e poi non è che il governo perché sta a
Roma, poi ci fa lo sconto o ti fa vivere in maniera più facilitata, anzi….
E’ ancora più stressante ‘sto fatto. Un pregio dei romani, secondo me, è
che hanno sempre un certo modo di sdrammatizzare un po’ le cose, questa
filosofia che li accompagna ed inoltre hanno una grande generosità, un grande
“còre”, come si dice a Roma. Ed è una cosa forte, una sensazione molto
bella.
Cos’è
per te il Tevere, Rodolfo?
Per
me il Tevere è un punto di riferimento fondamentale, perché è un momento di
sfogo. Non ti senti mai solo, perché c’è il Tevere. Il Tevere risolve tutti
i tuoi problemi e ci puoi parlare, ti puoi sfogare. Ti dà la sensazione di
dormire sopra una grande cosa che ti sostiene e che ti sorregge. Il Tevere è
tutto, per noi romani. E’ la storia di Roma ed è la bellezza di questa città.
Tu pensa solo all’Isola Tiberina e ho detto tutto. Certo, bisognerebbe tenerlo
un po’ meglio, bonificarlo altrimenti non si potrà più chiamare “er
bionno Tevere”.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Non
vedo l’ora di arrivarci. Quando mi avvicino a Roma e sto sul raccordo anulare
mi sento molto felice perché mi sembra di ritornare dalla mamma. Ho la
sensazione come se Roma dicesse:” So’ qua. Viè, che mamma t’aspetta!”.
Provo una grande gioia, una grande emozione nel tornare nella mia amata Roma.
Difatti quando sto fuori, sono in crisi totale. Insomma non vedo l’ora di
tornare nella mia città perché per me è un grande sacrificio “uscire” da
Roma. Capito?
Da anni si parla di eliminare o spostare
il mercato domenicale di Porta Portese, che sta proprio nel tuo quartiere. Cosa
ne pensi?
Ma
il mercato di Porta Portese è un mercato funzionale, forse bisognerebbe
allargarlo un po’, perché è diventato una cosa talmente enorme che lì,
com’è adesso è un po’ piccolo, un po’ stretto. Bisognerebbe correggere
la viabilità del traffico, deviare le macchine e far diventare la zona del
mercato una grande isola pedonale. Porta Portese è un po’ come il Tevere,
perché si va per comperare delle cose e si va anche per parlare, per discutere.
Una volta succedeva che i grandi problemi di Roma si risolvevano un po’ a
Porta Portese, sotto la statua di Pasquino, in quel posto dove lasciavano le
famose pasquinate. Questa è storia. Porta Portese è sempre stato un
punto aggregante. Ricordo quando ci andavo con mio padre, io sceglievo i
maglioncini e mio padre parlava di politica con altre persone. Quante
discussioni. E’ un punto di ritrovo romano e non.
Cosa
vuole dire per te “essere romano”?
Per
me essere romano significa essere fortunato, innanzitutto, perché vivo in una
città dove la storia mi circonda, in qualsiasi cosa che faccio. Significa, come
dicevo prima, anche sopportare tante cose ingiuste proprio per il fatto di
essere romani. Si sa che Roma e i romani vengono identificati
nel potere e quindi anche Bossi ci ha dato una mano a farci odiare da
tutti, ma la cosa non mi tocca. Io comunque sono orgoglioso di essere romano.
Sia chiaro.
Un
suggerimento al sindaco per migliorare la Capitale?
Rutelli
mi piace molto, devo dire. Roma è cambiata e sta cambiando ancora, certo con
grande difficoltà perché i problemi sono sempre tanti. Non credo che al mondo
ci possa essere qualcuno che possa risolvere il problema del traffico. Però
vedo una Roma un po’ più ordinata, più pulita, con i monumenti
accesi, con delle cose nuove. Poi il Natale di Roma, con tante belle iniziative.
Insomma, grazie a Rutelli, Roma sta cambiando. In meglio, chiaramente.
Un
coniglio ai turisti che verranno a Roma in occasione dell’Anno Santo?
E’
quello di venire a Roma con lo spirito della cristianità, che distingue questa
città e farsi veramente un grande bagno di cultura, in questa straordinaria
città che offre veramente tante cose meravigliose.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Il
mio sogno nel cassetto è quello di vedere Roma come un grande Luna Park e
diventare il Luna Park d’Europa. Vorrei sentire la gente che canta gli
stornelli nelle vie e nelle stradine del centro e vorrei vedere una Roma portata
verso la cultura e lo spettacolo. Vederla più in quella direzione. Un mio sogno
è che questi Ministeri andassero via da Roma, dal centro soprattutto, perché
sarebbe la liberazione di questa città. Palazzo Chigi, palazzo Madama,
Montecitorio, ecc… , se levassero tutti ‘sti palazzacci sarei l’uomo più
felice del mondo e non solo io.