Stefano
Palatresi (musicista e direttore d’orchestra)
Roma 9.1.2024
Intervista di Gianfranco Gramola
“Gigi Proietti era credibile sia quando interpretava Edmund Kean che quando
raccontava le barzellette. Frizzi era molto generoso, aveva una grande umanità,
una grande sensibilità, doti che Fabrizio ci ha lasciato”
Stefano
Palatresi è nato a Cerreto Guidi (Firenze) il 26 dicembre 1960. Da sempre
appassionato di musica, si diploma al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze,
diventa noto al grande pubblico nel 1985 quando lavora alla trasmissione
“Quelli della notte”. Nel 1987 debutta con la propria orchestra in Tv nel
preserale di Rai 1 “Ieri, Goggi e domani” con Loretta Goggi. Nel 1988
partecipa al Festival di Sanremo nella sezione "Nuove Proposte",
classificandosi al secondo posto con il brano “Una carezza d'aiuto”. Nel
1995 partecipa al Festival di Sanremo nella sezione Campioni, in un terzetto
chiamato Trio Melody, di cui facevano parte anche Gigi Proietti e Peppino Di
Capri, con il pezzo “Ma che ne sai...” (...se non hai fatto il piano-bar),
scritto da Claudio Mattone. Dal 1997 al 2001 dirige l'orchestra nella
trasmissione musicale di Rai 2 “Furore”, condotta da Alessandro Greco. Dal
2006 al 2008 dirige l'orchestra nella trasmissione Piazza Grande, condotta da
Giancarlo Magalli su Rai 2. Nel 2010 su Rai 1 dirige l'orchestra della puntata
pilota della trasmissione “Non sparate sul pianista” con Carlo Conti. Dal
febbraio 2012 il programma va in onda con la conduzione di Fabrizio Frizzi e
Palatresi dirige ancora l'orchestra. Nel 2012 con la propria Orchestra partecipa
alla trasmissione di Raiuno “Attenti a quei due” con Paola Perego e Biagio
Izzo. Nella stessa stagione sempre a capo dell'orchestra partecipa al programma
di Rai 1 “Non sparate sul pianista con Fabrizio Frizzi”. Dal 2013 al 2016
dirige l'orchestra del Festival di Castrocaro per Rai 1. Nella notte del
capodanno 2018 dirige l'orchestra per il programma Rai “L'anno che verrà”.
Dal 2020 è il musicista con la sua orchestra della trasmissione “I fatti
vostri” di Rai 2. Dal 2019 cura la parte musicale, e suona al pianoforte nel
programma “L'Italia con voi” su Rai Italia. Il 31 Dicembre 2023 dirige
l'orchestra del programma “L'anno che verrà” su Rai Uno, diretta musicale
da Crotone che dà il benvenuto al 2024.
Intervista
Stefano,
mi racconti com’è nata la tua passione per la musica?
La passione è proprio tipica di quel bambino
che in parrocchia comincia a cantare. Ero intonato e una suora ha consigliato ai
miei genitori di farmi prendere delle lezioni di pianoforte perché ero
predisposto alla musica. All’età di 10 anni cominciai le lezioni di
pianoforte e da lì è iniziato tutto il mio grande amore per la musica.
Con quali miti della musica sei cresciuto?
Ho avuto vari miti perché in adolescenza ero
full immersion nella musica classica stando in Conservatorio, quindi Chopin mi
emozionava più di tutti, studiando pianoforte. Il mio obiettivo era quello di
suonare il concerto numero 3 di Rachmaninoff. Poi chiaramente mettendo su una
band suonavamo il pop, un tipo di musica che mi è sempre piaciuto e da lì ho
preso una sbandata per Steve Wonder, per Gino Vannelli e tutta quella soul music
tra gli anni ‘70 e gli inizi anni ’80 e la musica fusion per poi prendere
un’altra sbandata per il jazz. Sono un onnivoro perché amo tutti i generi di
musica.
I tuoi genitori
come hanno preso la tua scelta di dedicarti alla
musica?
L’hanno presa molto bene anche perché
dimostravo loro di fare dei progressi, anche veloci. Una volta finite le medie
feci l’esame di ammissione al Conservatorio, quindi mi giocai lì la carta e
una volta che mi presero in Conservatorio, anche i miei genitori presero
coscienza che la musica potesse diventare
il mio mestiere e mi hanno sempre sostenuto.
Riccardo
Cocciante ha detto: “I talent musicali usano i giovani poi li abbandonano”.
Condividi il suo pensiero?
Che
c’è uno sfruttamento dei talenti per poi
non accompagnarli fino in fondo, forse un po’ è anche vero, ma è anche vero
che la vera essenza è che la tv possa fare da Mangiafuoco per certi ragazzi che
magari aspirano a fare questo mestiere. Parlando di talent musicali la cosa più
importante è proprio la mancanza di autori, di canzoni di successo rispetto al
passato. Dalla fine anni ’70 in poi il numero di successi è sempre stato in
diminuzione. Anche se comunque ci sono dei giovani che stanno uscendo grazie a
questi talent e a Sanremo di Amadeus, scoprendo e facendoci conoscere nuovi
talenti. Il decennio dal 2010 al 2020 è stato un po’ avaro di successi che
rimarranno nella storia della musica italiana.
Hai
lavorato con molti artisti. Un tuo ricordo di Gigi Proietti e di Fabrizio
Frizzi.
Parliamo
di due persone a cui ho voluto molto bene proprio per la loro personalità, al
di là della figura di artista. Era un gigante come sappiamo Gigi Proietti, come
lo era Fabrizio Frizzi in altre corde chiaramente. Intanto con Gigi è stato un
onore dividere il palcoscenico, visto la mia grande stima. Lui era amatissimo da
tutti e mi faceva tenerezza il fatto che lui era spesso indeciso sulle scelte da
fare. Quando eravamo a cena si parlava anche di progetti da realizzare. Era un
grande maestro del teatro, uno dei più grandi del ‘900, uno dei pochi che
sapeva bene mischiare l’alta scuola di
teatro ai grandi testi. Era credibile sia quando interpretava Edmund Kean che
quando raccontava le barzellette. Per quanto riguarda Fabrizio Frizzi,
nell’ultima produzione che abbiamo fatto insieme,
che era “Non sparate sul pianista” vivemmo veramente una grande
intesa professionale, condividendo il successo e quella trasmissione fu
veramente una cavalcata bellissima, in un clima molto sereno, molto divertente,
anche professionale, perché uno deve avere la responsabilità di tutto il
lavoro che serve per la puntata. Lui era molto generoso, aveva una grande umanità,
una grande sensibilità, doti che Fabrizio ci ha lasciato.
Che
ricordi hai della band notturna di Renzo Arbore?
Io
con Renzo Arbore ho avuto la fortuna di debuttare nel 1984, quindi a novembre
sono 40 anni di televisione, con quell’orchestra che si chiamava “I senza
vergogna” ed era la trasmissione che festeggiava i 60 anni della radio.
Infatti quest’anno si festeggia il centesimo anno della radio.
Per me è stato un inizio scioccante in positivo perché in
quell’occasione ho avuto modo di stringere la mano e di fare due chiacchiere
con i giganti dello spettacolo, da Mike Bongiorno a Dario Fò, da Alberto Sordi
al Quartetto Cetra, da Corrado a Roberto Murolo e la lista è molto lunga. Ho
avuto la possibilità di debuttare in un programma molto importante. Da lì mi
è sempre piaciuta la televisione e non l’ho mai lasciata.
Ad
un giovane che si avvicina alla musica, che consigli vorresti dare?
Di
studiare molto e bene perché oggi non c’è più spazio all’improvvisazione.
Bisogna essere molto preparati e per fare musica, oltre alla passione bisogna
lavorare bene e sodo, studiare tanto, niente è affidato al caso ma alle proprie
capacità. Per quanto riguarda la mia carriera, se io non avessi studiato al
Conservatorio, se non avessi avuto una preparazione anche scolastica per quello
che è la musica, io forse avrei avuto difficoltà a fare il mestiere che faccio
adesso.
E’
appena iniziato l’anno nuovo. Cosa ti auguri per il 2024?
La
prima cosa è la salute, sembrerà banale dirlo, ma è così. Poi mi starebbe
bene anche ripetere il 2023 perché è stato un anno molto bello. Ho lavorato
molto e sono molto impegnato in tanti progetti e questo mi da carica. La cosa
che mi sorprende da una parte è che vivo sempre lo stesso entusiasmo di quando
iniziai nel lontano 1984.
Hai
mai scritto o dedicato una canzone a tua moglie?
Si,
una canzone strumentale, senza testo.
Parlando
della tua gavetta, come sei arrivato a Roma?
Io
ho un passato da piano bar, avevo 20 anni ed è successo che nei primissimi anni
’80 mi capitò un ingaggio in Sardegna dove conobbi Antonio e Marcello. Loro
all’epoca suonavano in un locale, il “Country Club” di Porto Rotondo, che
era un locale molto frequentato. Poi loro si trasferirono a Roma e mi chiamarono
per fare delle sostituzioni perché loro andavano a fare il festival di Sanremo.
Mi chiamarono a Roma per sostituirli nelle serete dove loro erano a Sanremo. Così
sono venuto a Roma per un paio di giorni, poi è andata bene e mi hanno tenuto
per tutta la stagione, poi una seconda stagione e sono stati Antonio e Marcello
che mi hanno trascinato nel programma di Renzo Arbore nel lontano 1984 con il
mio complesso “I senza vergogna” e quindi devo molto a loro, come devo molto
a Renzo Arbore e a Claudio Mattone. E’ stata tutta una serie di incontri che
ho fatto nella vita e che si sono rivelati molto importanti per la mia carriera.