Sydne Rome (attrice) Roma 2.1.2009
Intervista di Gianfranco Gramola
Un'americana innamorata del cupolone e della
cucina romana
Sydne Rome è nata il 17 marzo 1951 a Akron
(Ohio, USA). Dopo l'esordio come modella, interpreta il primo film a 18 anni:
Some Girls Do (1969) di Ralph Thomas. In seguito si trasferisce in Europa,
stabilendosi in Italia e proseguendo la carriera d'attrice, affiancando anche
esperienze televisive (la serie TV Quo Vadiz - 1984). Fra le pellicole
cinematografiche di maggior rilievo da lei interpretate si ricordano Che? (1972)
di Roman Polanski, 40 gradi all'ombra del lenzuolo (1976) di Sergio Martino, Il
mostro (1977) di Luigi Zampa, Gigolò (1979) di David Hemmings, ed il
documentario Formula 1 - La febbre della velocità (1978) in cui l'attrice
intervista i campioni della formula uno degli anni Settanta. Appare più volte
anche sulle copertine del mensile italiano Playboy (1980-1983). Nel 1983,
sull'onda del successo dell'americana Jane Fonda, decide anche lei di
promuoversi in tutta Europa con un corso di ginnastica aerobica. Anche Canale 5
le affida un programma mattutino dedicato al fitness. Alla fine degli anni
Ottanta si trasferisce in Germania dove diviene una vera e propria celebrità,
conducendo trasmissioni e recitando in serie TV. Dopo aver passato un periodo
anche in Inghilterra, dal 2000 è tornata in Italia specializzandosi nella
fiction. Partecipa a Padre Pio - Tra cielo e terra (2000), San Pietro (2005),
Callas e Onassis (2005). E’ stata anche una cantante di successo (Angelo
prepotente - 1980). Personaggio poliedrico e poliglotta, è una delle poche in
Europa che abbia lavorato con successo e con padronanza della lingua in numerosi
paesi, dall' Italia alla Germania, dalla Francia alla Gran Bretagna.
Filmografia:
(1968) Vivio preferibilmente morti – (1969) Alcune ragazze lo fanno – (1970) La ragazza di latta – (1970)
Ciao Gulliver – (1972) Cos’ sia – (1972) Che? –
(1972) Un doppio a metà – (1974) L’arrivista – (1974) La sculacciata – (1975) Baby sitter – (1975)
Il pericolo è il mio mestiere – (1975) Toccarlo porta fortuna – (1976)
40 gradi all’ombra del lenzuolo – (1976) Pazzi borghesi – (1977) Il
mostro – (1979) Gigolò – (1980) L’uomo puma – (1981) Looping –
(1982) I dieci giorni che sconvolsero il mondo – (1986) Romanza final – Das Erbe der Guldenburgs – (1991) Die Hutte am See – (1994) In the
Heat of the Night – (1994) Todliches Netz – (1996) Beckmann und
Markowski – (1999) Terra dfe conons – (2000) Padre Pio, tra cielo e
terra – (2001) Angelo custode – (2001) Lourdes – (2003) Soraya – (2004) Rita da Cascia – (2005) Edda – (2005) San Pietro – (2005)
Callas e Onassis – (2007) Il nascondiglio.
Documentari
(1980) Speed fever.
Teatro:
(2002) Padre Pio da Pietrtelcina -
(2008-2009) Lo scopone scientifico.
Ha detto:
- Ho
fatto tantissimo cinema e ho scelto fortemente di fare televisione perché mi
piaceva cantare.
- Col
tempo sono diventata meno ambiziosa. Non mi interessa competere con la Parietti.
Ho imparato che nel mondo dello spettacolo ci vuole una bella dose di fortuna,
non bisogna prendersela ne' avere rimpianti.
- I miei vent' anni come sono stati? Erano
gli anni Settanta e per me e' stato un periodo magico. Ho lavorato moltissimo in
Europa e in tutto il mondo. Poi nel 1973 ho girato "Che" con Roman
Polanski. Il più bel ricordo.
Curiosità
- Il
padre era presidente di un'importante industria di materie plastiche di quello
stato.
- Nel 1973 è stata sposata con Emilio Lari e
dal 1988 è la compagna del Dr. Roberto Bernabei, geriatra (geriatria :
specializzazione medica nelle malattie tipiche della vecchiaia).
- Ha
scritto un libro dal titolo "Restar giovani, come fare", dove ha
cercato di comunicare, attraverso studi e ricerche effettuate all' Universita'
di Boston, come stare bene dopo i 60 anni.
- Ha posato per la copertina di Playboy.
Intervista
Mi puoi parlare brevemente del tuo ruolo
che interpreti nello spettacolo “Lo scopone scientifico”, in scena in questi
giorni al teatro Manzoni di Roma?
Si! Il mio ruolo è quello di una signora
anziana, molto ricca, americana che ogni anno viene a Roma per giocare a scopone
scientifico con due personaggi molto poveri, che vivono nelle baracche. Tutto
questo succede nel 1972 e queste due persone pensano che lei sia l’unica
opportunità per loro di uscire fuori dalla povertà. Questa è la mia parte.
Ma come è nata la tua passione per lo
spettacolo?
Da quando ero piccola. Sono nata nell’ Ohio
e non lo so perché, ma da quando ero piccola, 6 anni, 5 anni, io desideravo
fare l’attrice. Per tutta la mia vita ho seguito gli studi, la strada, il
teatro e tutto quello che offriva la mia vita per crescere come artista. Anche
l’Università l’ho fatta, in una scuola dove studiavo quello che sarebbe
“letteratura” in Italia che si chiama Belle Arti, mi sembra. E in gran parte
studiavo teatro. Non ho fatto altro in tutta la mia vita.
I tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Questo, cioè che potessi realizzare il mio
sogno perché ero talmente seria, talmente convinta e impegnata che speravano
che avrebbe funzionato. In un piccolo paese come
quello dove sono nata io, loro non avevano nessuna maniera di aiutarmi a
parte quello di seguirmi negli studi. Speravano e sognavano questo per me.
Hai mai pensato a un nome d’arte?
Io no, perché il mio nome è talmente strano
(risata) che non potrei immaginare uno più strano.
Non c’era bisogno insomma!
No, non c’era bisogno.
Quale è stata la tua più grande
soddisfazione artistica?
Ce ne sono state tante, forse una delle più
grandi soddisfazioni artistiche è questa cosa che faccio adesso, in teatro. Lo
devo dire sinceramente perché è un lavoro che volevo sempre fare ed è un
lavoro continuativo e in crescente, sempre. Fare l’attrice vuol dire creare un
personaggio, inventare un personaggio che non esiste e uno ha avuto tempo di
farlo e sta sempre insieme agli attori, gli artisti. Non è solo il successo che
da soddisfazione a un artista, è il lavoro che svolge artisticamente, che è
un’immensa soddisfazione. Non è solo la ricerca del successo che da questa
soddisfazione. Non è questo. Poi ho avuto naturalmente un’immensa
soddisfazione quando mi ha scelto Roman Polanski, nel 1972, per un film. Ma
quello era basato anche sulla recitazione, ho passato il provino. Tutto quello
che è superare se stessi, in un’ artista io la chiamo una grande
soddisfazione.
Il complimento più bello che hai
ricevuto?
(risata)
Il “Ti amo” da mio marito.
(risata)
Che rapporto hai con la fede?
Ho un rapporto molto forte. Io sono cresciuta
ebrea, in una famiglia credente e quando abbiamo deciso di sposarci io e mio
marito, che è anche lui un uomo di grande fede, ho voluto fare un anno nell’Università gregoriana, per capirne la
differenza. Lui è una persona molto religiosa, come la sua famiglia che è di
grande fede cattolica. Io dovevo capire la differenza qual’era, perché magari
loro avevano l’impressione che la mia fede e la fede cattolica avrebbe creato
problemi nel nostro rapporto, di stare assieme sempre. Allora ho studiato alla
gregoriana, che fra l’altro stava vicino a casa mia, per un anno e ho capito
molto sulla vicinanza dell’ebraismo e il cattolicesimo. Sono stata battezzata,
sono molto felice di averlo fatto perché ha messo una pace e una fiducia
immensa fra me e la mia famiglia e la famiglia di mio marito. Ho fatto felice
tante persone, per questa scelta e per me non era difficile, perché ho capito
che Cristo era una tale brava persona e non capisco perché non gli hanno
creduto sempre tutti quanti a lui ed essendo ebrea prima, non dovevo rinunciare
a quello che credevo, dovevo aggiungere solamente. Vivo questa fede non solo
nella mia famiglia, ma anche nel mio lavoro, perché cerco di scegliere progetti
che faccio io, dove c’è la presenza di Dio, dove non è una cosa
assolutamente fuori da quello che credo e mi do da fare anche per un gruppo che
si chiama Religion Today, che
sarebbe religione oggi, che è un festival del cinema composto da tutte le
religioni del mondo: buddismo, induismo, mussulmani, ebrei, ecc… che sono
rappresentate da queste fedi. Non solamente film religiosi come tanti, ma film
fatti da loro e che hanno un senso del loro percorso di vita. E ti accorgi come
siamo tutti vicini. Lo scopo di questo Festival è proprio questo, cioè di far
vedere come tutti siamo vicini, anche se abbiamo religioni diverse. Questo
impegno fa parte della mia esistenza, una parte importantissima di cui vado
fiera.
Tutti gli artisti hanno un sogno nel
cassetto. Qual è il tuo?
Sto cambiando idea man mano che cresco, sai
Gianfranco? Io volevo sempre fare il ruolo di Peter Pan (risata). Mi sa però
che devo trovare un altro sogno.
Tu sei americana, però vivi da anni a
Roma. Come ricordi l’impatto con la Città Eterna?
E’ stato un sogno. Dall’America cadi
dalla luna, perché siamo talmente diversi. Venire a Roma è stato un sogno, una
cosa meravigliosa, una canzone napoletana o meglio uno stornello romanesco (risata). Adesso Roma sta cambiando molto.
In quali zone hai abitato?
Ho abitato in centro, vicino al Pantheon e
adesso abito in zona Prati, da ben 25 anni. Sono romana di adozione.
Attualmente com’è il tuo rapporto con
la Capitale?
Vivo molto la città di Roma. Vivo tutto ciò
che ha da offrire. Dall’arte, ai sui magnifici ristoranti, ai parchi
bellissimi e verdi, alle scuole dove vanno le mie figlie, la chiesa dove vado
sempre, ecc… Ho un rapporto con un romano qualunque.
Vivi la Roma notturna?
No! Faccio il teatro. Come Roma notturna io
intendo i ristoranti che a Roma sono fantastici. Non ho una vita mondana. L’ho
avuta una volta, ma adesso non l’ho più.
Con i romani, come ti sei trovata?
(risata) I romani mi fanno ridere.
Perché sono gioiosi e solari?
No! Non sono né gioiosi, né solari. Sono
buffi, comici, nervosi e intolleranti della quotidianità. I romani sono però
anche speciali, perché sono diversi da tutti gli altri italiani. Ed io invece
di arrabbiarmi con loro, per i loro difetti, ci rido sopra. Tanti sono anche
drammatici , non li trovo affatto solari.
Il tuo rapporto con la cucina romana?
E’ meraviglioso. La faccio e la mangio
molto volentieri.
Sei un’ottima cuoca?
Dicono di si (risata). Mi chiedono sempre
il bis, il che vuol dire che sono brava.
C’è un angolo di Roma che ami
particolarmente?
Mi piace molto piazza Farnese, Campo de’
Fiori e via dei Banchi Vecchi e amo molto tutti quei posti che parlano di una
Roma vecchia, sparita. Anche la zona del Pantheon mi piace. In quel posto avevo
una casa e adoro ancora quel quartiere. Sono molto legata anche a tutte le zone
in cui ho abitato a Roma.
Esiste una Roma da buttare?
Si! Quella delle strade (risata). Troppo
piene di macchine, soprattutto in doppia fila e soprattutto piene di buche. Mi
sono fatta male l’altro giorno per colpa di una buca. Tutti mi dicono di fare
causa al comune di Roma. Mi sono lussata una caviglia e nella disgrazia mi è
andata abbastanza bene, perché il mio ruolo nello spettacolo, al teatro Manzoni,
è sempre dentro una sedia a rotelle (risata). Le buche a Roma sono micidiali,
sono molto profonde e mi sono fatta veramente molto male. Ancora non cammino e
sono già passate due settimane. Quindi odio le strade di Roma per via del
traffico e dei parcheggi scandalosi in seconda e terza fila e poi per via delle
biche pericolosissime. Vanno riparate. Penso anche che Roma abbia bisogno di
nuovi palazzi, perché è l’unica capitale del mondo dove non c‘è
rinnovamento. E’ chiaro che bisogna tenere intatta tutta l’antichità che
abbiamo, che è la bellezza di Roma, però penso che bisogna anche aggiungere
una bellezza moderna. Hanno fatto l’Auditorium e questo è bellissimo, ma
devono fare altre cose più belle, come hanno fatto a Barcellona, come a Berlino
e come altre grandi capitali del mondo. Tutte le capitali tutelano i loro tesori
artistici, il loro patrimonio, però devono anche avere una evoluzione.