Ugo Dighero (attore)
Roma 27.9.2019
Intervista di Gianfranco
Gramola
Dal 10 al 13 ottobre 2019 Ugo Dighero è al
teatro Brancaccino con "Mistero Buffo"
di Dario Fo
“Purtroppo in Italia la cultura non viene
considerata un gran che. Noi potremmo essere la Disneyland mondiale della
cultura, invece ci occupiamo di tutt’altro”. (Ugo Dighero)
Ugo Dighero è nato a Genova nel 1959.
Si forma a partire dal 1979 alla scuola di recitazione
del Teatro Stabile di Genova, presso la quale si diploma nel 1982. Inizia così
una lunga stagione teatrale, in primis assieme al Gruppo della Rocca, poi
sia per conto della Scuola, sia per la compagnia teatrale Oltre L'Immagine,
fondata insieme a Mario Jorio nel 1980 e operante fino al 1985. A partire dal
1986 e fino al 1997 lavora con il Teatro dell'Archivolto, ottenendo grande
successo di critica per l'opera Angeli e soli... siam venuti su dal niente....
Negli
stessi anni fonda con Maurizio Crozza il gruppo comico dei Broncoviz, con cui
nel 1989 firma popolari parodie di film trasmesse dal programma radiofonico Axillo.
Nel 1991 debutta in televisione su Rai 3 nella trasmissione Avanzi, alla
quale partecipa fino al 1993 proponendo sketch comici assieme agli stessi Broncoviz.
Con il gruppo lavora anche nella trasmissione Tunnel nel 1994, anno in
cui è nel cast del film Peggio di così si muore, sceneggiato da Dighero
e da Marcello Cesena. La
notorietà al grande pubblico aumenta nel 1998 quando entra nel cast della
trasmissione televisiva Mai dire Gol, condotta dalla Gialappa’s Band,
dove interpreta celebri personaggi, e contemporaneamente in quello di Un
medico in famiglia, fiction su Rai 1 di successo. Con la Gialappa's rimane
anche nel 1999, partecipando a Mai dire Maik e recitando nell'unico film
scritto e diretto dal trio comico, Tutti gli uomini del deficiente. Nello
stesso anno debutta come regista di spettacoli teatrali nell'opera Non ve lo
do per mille, il cui seguito esce nel 2000 con il titolo Non ve lo do per
mille 2: la vendetta!!. Nel 2000 rientra nel cast di Mai dire Gol, in
coppia con l'amico Maurizio Crozza. Nel 2001 interpreta il ruolo di Pino Puglisi
nella fiction di Rai 1 Mille giorni a Brancaccio e partecipa alle fiction
Sarò il tuo giudice e Padri, sempre per Rai 1. Su Radio 2
partecipa al programma Atlantis. Nel 2002 è nel cast della trasmissione Assolo,
su LA7. Negli stessi anni recita nei film 500! E Quore e intraprende una
fitta carriera televisiva, essendo nel cast di fiction di successo come Grandi
domani (2004), R.I.S. - R.I.S.
- Delitti imperfetti e A voce alta (2006). Nel 2009 rientra nel cast
di Un medico in famiglia (sesta stagione) nel ruolo dello zio
Giulio Pittaluga. Rimarrà nel cast della fiction fino all'ottava stagione. Tra
la fine del 2009 e il 2010 lavora a teatro in collaborazione con la Banda
Osiris, esibendosi in diverse città italiane. Nel 2013 partecipa al talent show
La terra dei cuochi, su Rai 1. In seguito è nel cast de Il
tredicesimo apostolo su Canale 5 (2013) e Grand Hotel, su Rai1
(2014). Nel 2017 torna al Teatro dell'Archivolto con Momenti di trascurabile
in/felicità, in coppia con Maurizio Lastrico.
Attualmente
è impegnato in diversi spettacoli teatrali:
“Mistero
buffo” di Dario Fo (monologo), “Alle
5 da me” di Pierre Chesnot insieme a Gaia De Laurentiis e "Tango
del calcio di rigore", regia e drammaturgia G. Gallione con Neri Marcorè,
Ugo Dighero, Rosanna Naddeo.
Intervista
Sei al Brancaccino dal 10 al 13 ottobre
con “Mistero buffo” del grande Dario Fo.
Uno spettacolo rivisitato da te. E’ un’opera che conosci bene, vero?
E’ rivisitato nel senso che
cambiando l’interprete, cambiano le metodologie. Questo spettacolo io
lo faccio da più di 30 anni. Ho cominciato a studiarlo da ragazzo, quando
facevo la scuola di teatro semplicemente come studio, perché ero rimasto
veramente fulminato. Quando Dario Fo ha fatto quel famoso rientro il TV con lo
spettacolo “Io sto con il mistero buffo” mi aveva affascinato molto questo
teatro di affabulazione, in cui
l’attore da solo, senza scene, senza luci, senza nulla, riusciva a raccontare
una storia interpretando tutti i personaggi, facendo la narrazione, facendoci
sentire gli odori e i rumori. Mi aveva veramente colpito e ho cominciato a
studiare come studio mio personale. Poi dopo un paio di anni ho cominciato a
proporlo e a farlo.
Farai una tournée con questo
spettacolo?
Quest’anno “Mistero buffo” lo faccio
poche volte, perché poi sono al teatro Golden con Gaia De Laurentiis che
riprendiamo “Alle 5 da me”, la commedia che abbiamo fatto l’anno scorso e
che portiamo avanti fino a dicembre. Poi a gennaio e febbraio riprendiamo lo
spettacolo che ho fatto l’anno scorso con Neri Marcorè che si chiama “Tango
del calcio di rigore” e poi sul finire della stagione teatrale, riprenderò
con “Alle 5 da me” e poi “Mistero buffo” al teatro Manzoni di Milano.
Mi racconti com’è nata la passione
per la recitazione? Hai artisti in famiglia?
Mio papà faceva l’attore, ma lo faceva
come diletto, non come professione. A Genova c’è questa grandissima
tradizione del teatro dialettale. Quindi sono stato abituato fin da ragazzino ad
andare a teatro e ogni tanto accompagnavo mio papà alle prove. Poi ho avuto dei
compagni di liceo appassionati di teatro che hanno cominciato a fare la scuola
di recitazione al teatro stabile di Genova. Mi sono incuriosito e sono andato a
vedere alcune prove e poi mi sono iscritto anch’io e da lì è partita la mia
carriera.
Agli inizi hai mai pensato ad un nome
d’arte?
No. Sinceramente no.
Il mondo della spettacolo, della
recitazione era come te lo immaginavi?
E’ un mondo affascinante, come tutto in
Italia, che ha le sue devianze e le sue problematiche,
ma niente di diverso che non si incontri in qualche altro ambiente. Purtroppo in
Italia la cultura non viene considerata un gran che. Noi potremmo essere la
Disneyland mondiale della cultura, invece ci occupiamo di tutt’altro. Però è
un mondo che mi è piaciuto subito, mi è interessato, sia il teatro, che la
televisione e il cinema. Per mia fortuna ho avuto modo di frequentare tutte e
tre le grammatiche, per cui ho sempre lavorato con grande entusiasmo.
Teatro, cinema, televisione. In quali
di questi ambienti pensi di dare il meglio?
Sicuramente il teatro, nel senso che in
teatro è impossibile barare, mentre nel cinema e in televisione tutto sommato
si può mascherare in qualche maniera. In teatro sei senza rete, soprattutto
facendo un monologo come quello del Mistero Buffo, dove stai più di un’ora in
scena da solo, quindi non hai punti d’appoggio, devi avere
conoscenza della materia e inventiva e questo il pubblico lo percepisce.
In teatro hai mai avuto degli incidenti
di percorso, tipo gaffe, scivoloni, ecc … ?
Qualche parola sbagliata è all’ordine del
giorno, ma i vuoti di memoria sono il terrore in assoluto. Ma lì ti vengono in
soccorso i compagni che ridicono la battuta o improvvisano. Però quei sei
secondi che sei stato muto perché avevi un vuoto, ti sembrano che siano durati
un’ora. In quelle situazioni la condizione del tempo di trasforma (risata).
Prima di entrare in scena hai un rito
scaramantico?
In realtà faccio molta attività fisica, per
scaldare la voce e per scaldare tutto il corpo,
soprattutto per il “Mistero buffo”, perché dal punto di vista
fisico, è molto impegnativo. Vengo in teatro prima proprio per fare questa
attività fisica, però non ho gesti scaramantici e da questo punto di vista
sono un attore atipico. La scaramanzia è una cosa che non mi appartiene.
Quali sono le tue ambizioni?
Le mie ambizioni, in questo momento storico,
sono quelle di riuscire a continuare a fare il mio lavoro. E’ già un
miracolo, con l’aria che tira. Non mi lamenti comunque, perché ho appena
finito una fiction molto divertente, con gli stessi che hanno prodotto qualche
anno fa “Boris”. Mi sono divertito molto e penso che andrà in onda alla
fine dell’anno o all’inizio dell’anno prossimo, su Rai2. Sono curioso di
vedere come sarà il lavoro quando
sarà tutto montato, tutto preparato.
A chi vorresti dire grazie?
Alle persone che mi hanno coinvolto in questa
straordinaria avventura, ad alcuni amici che mi hanno incoraggiato a fare i
primi provini, fra cui Massimo Olcese, del duo Olcese e Margiotta che facevano
“Avanzi”. Poi un altro è Paolo Serra, un mio amico attore che mi ha
trasmesso questa passione e poi ai registi che, specialmente agli inizi, mi
hanno spinto a lavorare duro, a cercare di migliorarmi. Queste sono le persone a
cui devo la mia situazione attuale.
Parliamo un po’ di Roma. Tu sei
genovese. Quando sei venuto a Roma e come ricordi l’impatto?
Il mio primo impatto con Roma è avvenuto con
le prime tournée che facevo con il teatro dell’Archivolto di Genova. Abbiamo
recitato in tanti teatri romani. Stiamo parlando degli anni ’80. Roma mi è
subito piaciuta da morire, perché erano i tempi in cui rispetto a Genova la
vita costava meno, al ristorante pagavi meno, era ancora una Roma che poi si è
persa. Era una Roma più vivibile e i romani avevano questo sarcasmo molto
divertente, con dei commenti e battute da film. Progressivamente devo dire che
purtroppo Roma si è trasformata in una città molto più caotica, sempre più
legata al potere, una città molto più complicata, più complessa, una città
più difficile da vivere rispetto a 30 anni fa.
In quali zone hai abitato?
All’inizio non aveva una casa ed ero sempre
ospite di amici. Un amico mi ha ospitato un sacco di volte a casa sua, in viale
Castro Pretorio. Poi sono stato nel quartiere di Trastevere, ho abitato a san
Lorenzo, poi a Testaccio. Tutte zone fra l’altro la caratteristica di essere
un piccolo paese nella città e questa è una caratteristica molto bella è
particolare di Roma. Poi ho preso casa a Roma nord e ora con mia moglie sto al
Ghetto.
Qual è la tua Roma in tre posti
diversi?
Testaccio mi piace moltissimo, anche San
Lorenzo mi piace. Ero lì quando la Roma aveva da poco vinto lo scudetto. La
strada era praticamente tutta giallo rossa. Questo
era un quartiere rivoluzionario e mi ricordo che la mattina facevano le
prove per le manifestazioni e le prove dei cori. Una cosa che non avevo mai
riscontrato da nessuna parte. Poi una Roma che amo molto è il centro. Girare
per Roma, nonostante il traffico, in
ogni angolo trovi delle cose che tolgono il fiato dalla bellezza. E’ veramente
un museo a cielo aperto. Anche il verde a Roma non manca, ha tanti
parchi. Villa Borghese, villa Pamphili, ecc …
La cucina romana ti ha conquistato?
Si, assolutamente. Qui si mangia bene
ovunque, anche andando in zone turistiche. A Roma devo dire che ho sempre
mangiato bene.
Un paio di consigli alla sindaca
Virginia Raggi?
So che ha fatto un grandissimo lavoro, la
gran parte del quale però sommerso, non visibile, non percepibile, perché ha
fermato un’onda inarrestabile legata agli appalti, ecc … Queste sono cose
che la gente percepisce poco. Un mio consiglio è quello di riuscire a fare
qualche cosa di visibile, che la gente possa toccare con mano. La prima cosa,
passare in centro, perché se uno va a piazza Venezia con una moto da cross, se
la cava, se va con un mezzo normale è una cosa incredibile.