Umberto Broccoli (archeologo,
autore tv/radio e conduttore) Roma
2.4.2019
Intervista
di Gianfranco Gramola
Roma ridotta così non l’ho mai
vista ed è una vergogna. Io ripartisco la colpa di pari peso alla politica e
ai dirigenti amministrativi
Umberto Broccoli è nato a Roma il 4 settembre del 1952.
Si laurea in archeologia cristiana nel 1976 presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove insegna per tre
anni epigrafia cristiana antica, greca e latina. È stato direttore del Castello
di Giulio II di Ostia (dal 1980 al 1987) e membro del Consiglio Nazionale per i
Beni Culturali. Come archeologo medievista, ha successivamente lavorato per la
Soprintendenza Archeologica di Roma. Tra il 1988 e il 1992 è membro del
Consiglio nazionale per i Beni Culturali del Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali e redattore di riviste specialistiche di Archeologia medievale.
Dal 1º agosto 2008 al 12 giugno 2013 è Sovrintendente per i Beni Culturali di
Roma Capitale. Per questo incarico è stato insignito della onorificenza di Commendatore
della Repubblica dal Presidente Giorgio Napolitano. È stato direttore
artistico della prima edizione di Archeofestival, manifestazione dedicata alla
promozione e alla valorizzazione dei beni archeologici (Perugia, 10 -14 maggio
2006). Per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali è stato direttore
artistico, nonché conduttore e autore di Sulle sponde del mio Tevere,
incontri spettacolo su Roma e la sua cultura, nella sala dello Stenditoio nel
complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande. Ha pubblicato numerosi saggi
e libri e ha collaborato con
settimanali e quotidiani (La Repubblica, TV Sorrisi e Canzoni, Reset, Archeo,
L’Osservatore Romano, Corriere della Sera /Sette, etc.). Come autore e
conduttore ha realizzato per la Rai programmi radiofonici e televisivi, nonché
produzioni cinematografiche ed eventi teatrali. (La straordinaria storia
d'Italia, Italia. Istruzioni per l'uso, Italia ore 6, Telesogni, Luna Park, L'unaitaliana,
Ora sesta, Signori illustrissimi, La scoperta dell'Europa, Questa sera a via
Asiago 10, Uno mattina estate, Novecento, Unomattina). Per gli ottant'anni
della radio, (da gennaio a ottobre 2004) ha scritto e condotto Ottantaradio,
in diretta dagli studi Rai della Toscana. Per Isoradio ha scritto e condotto la
rubrica dedicata a Le Storie della Storia. Dal 2004 al 2006 è andato in
onda quotidianamente su Canale 5 nella trasmissione televisiva Tutte le
mattine con “Amando”, spazio dedicato alla poesia. Ha scritto e diretto
nel 1999 un film prodotto dalla Regione Toscana: Ritorno al viaggio. Nel
2002, per la Rai Eri e Dischitalia, ha pubblicato il cd Voce del verso amare,
raccolta di liriche d'amore con musiche originali di Franco Battiato. Tra gli
altri eventi teatrali ha scritto, diretto e interpretato per il teatro Luci
colori e note per la pace, in scena nel 1999 a L’Aquila e Per le vite
ritrovate, serata inaugurale del Teatro Massimo di Palermo nel 2000, con la
partecipazione di Franco Battiato e Manlio Sgalambro; nel 2009 Romàntìca,
Accenti sulle Storie di Roma, rassegna di spettacoli inediti di parole e
note, iniziativa promossa da Roma, sei appuntamenti la domenica mattina con
grandi nomi italiani della musica, del cinema e del teatro; Verso (per) la
libertà, concerto spettacolo a vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino,
con Enrico Ruggeri e Andrea Mirò, (9 novembre 2009); nel 2011, 150 ma non li
dimostra, spettacolo con Gigi Proietti per le celebrazioni del 150º
anniversario dell'Unità d'Italia. Ha curato in video una rubrica per Unomattina (Rai 1) dopo aver realizzato e condotto per Radio1 Rai le trasmissioni Con
parole mie e In Europa, trasmessi fino al 2014. Da giugno 2015 è
Direttore artistico della Maccarese s.p.a. (Comune di Fiumicino). Nel 2015 -
2016 insegna Storia del Cinema e Storia dell’ Arte alla S.A.F.
la Scuola di Alta Formazione nell'Istituto di Patologia del Libro del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo. Nel 2017 conduce con Metis Di
Meo un segmento di Unomattina Estate intitolato Pick up. Storie a 45
giri. Dal settembre dello stesso anno è nel cast de I fatti vostri.
Nell'estate 2018 si occupa all'interno di Unomattina Estate di una rubrica,
intitolata I grandi, in cui si parla di importanti personaggi del mondo
dello spettacolo, del cinema, della musica e dello sport. Attualmente è nel
cast de “I fatti vostri”.
Riconoscimenti
Nel
1997 ha vinto il premio Diego Fabbri per la saggistica con Mamma Rai. Storia
e storie del servizio pubblico radiotelevisivo ed è arrivato finalista per
il premio Satira con Luna Park. La Zingara.
Nel
2010 riceve il Premio Eugenio Montale - Fuori di casa per il giornalismo
RAI e l'attualizzazione della cultura classica con la seguente motivazione: «Broccoli,”con
parole sue“ negli anni ci ha fatto comprendere quanto attuale sia ancora nel
nostro tempo la lezione dei pensatori dell'antichità e quanto importante
rileggerne le pagine».
Il
24 gennaio 2014 riceve al Quirinale l'onorificenza di Commendatore della
Repubblica Italiana.
Intervista
Archeologo,
autore televisivo, conduttore radiofonico e televisivo nonché saggista. Però
hai scelto di lavorare in Tv!
No,
perché io ti sto parlando dall’Istituto dove insegno storia dell’arte e
storia del cinema. Diciamo che i beni culturali da una parte e la televisione,
la radio, il cinema, i libro e i giornali sono le mie due famiglie, spesso
mescolandole insieme. Quando ho fatto il sovrintendente di Roma, dal 2008 al
2013, oltre a promuovere i restauri del Colosseo, della fontana di Trevi,
l’Ara Pacis a colori, illuminare i fori Imperiali, tutta la vallata dei Fori,
ho portato Baglioni, Caparezza, Battiato, Vecchioni, Proietti e tanti altri, nei
musei a cantare. Sono modi diversi di espressioni artistiche.
Come
archeologo, qual è il personaggio della storia che ti ha sempre affascinato, appassionato
molto?
Cristo,
che non è una imprecazione. Se dovessi scegliere in quale epoca mi sarebbe
piaciuto vivere, avrei scelto l’anno zero, per vedere realmente cosa accadeva
lì, in Israele e in Palestina. Per vedere questo
predicatore che predicava che gli ultimi saranno i primi, che le ricchezze
devono essere abbandonate e che bisognava assistere le vedove, assistere gli
orfani, rinunciare alla violenza, che bisogna amare il prossimo tuo come te
stesso. Sono messaggi che riletti oggi, hanno un valore universale. Sarei stato
veramente curioso di vedere all’opera questo Signore.
Quali
sono gli ingredienti di un buon programma televisivo?
Innanzitutto
bisogna studiare, perché noi oggi siamo schiavi del facile, che è diverso dal
semplice. Facile è “io amo le telecamere e vediamo cosa succede”, semplice
invece è “io costruisco un percorso, al limite anche provocatorio, però so
dove voglio andare a parare”. Cioè comincio in
alfa e finisco in omega. Un buon programma è figlio
della semplicità. Facendo cose facili sei costretto ad aprire la telecamera e a
fare sensazionalismo, stupore, bestemmie, rumori corporali e nudità varie.
Chi
sono stati i tuoi maestri televisivi?
Non
è un peccato di superbia, direi sia per quanto riguarda la radio che la
televisione, non ho avuto maestri come persone, ma come modi sul come fare
radio, televisione, cinema (nel 1999
ho scritto e diretto il film “Ritorno al viaggio”ndr) e spettacolo negli
anni d’oro. Per quanti sforzi si facciano nel dire che non è vero, gli anni
del cinema, televisione, radio, teatro e musica leggera, sono inevitabilmente
gli anni che vanno dall’immediato dopo guerra agli anni ’60. Secondo me,
anche gli anni ’80 hanno prodotto qualcosa e poi, sempre secondo il mio
parere, gli anni dopo hanno prodotto “facile”.
Hai
delle ambizioni, Umberto?
Non
ne ho. La vita mi ha dato di più di quanto pensavo e quindi va bene così.
Gianfranco Gramola insieme a Umberto Broccoli
Quando
non lavori curi delle passioni, degli hobby?
La
grandissima fortuna che il Padre Eterno mi ha dato, è che faccio un lavoro che
mi piace ad un punto tale che, facendo arrabbiare buona parte delle persone con
cui parlo, dico sempre che sono sempre in ferie, in vacanza. Praticamente la
lettura e la scrittura sono il mio divertimento. Una mia grande passione di
quando ero giovane era la pallavolo. Io sono stato nella Nazionale giovanile
della pallavolo e ho giocato nella Lazio per tantissimi anni. Quella è stata
veramente la mia passione a cui ogni tanto penso con nostalgia.
Ho
letto che ai tempi del sindaco Alemanno, hai fatto da Cicerone a papa Ratzinger.
Come hai vissuto quell’esperienza?
Ero
stato chiamato dalla giunta capitolina del sindaco Alemanno. Il sovrintendente
di Roma, come incarico istituzionale, ha quello di accogliere le autorità
quando necessita al comune di Roma. Quel giorno quando è arrivato papa
Ratzinger, ci siamo affacciati al balconcino del Campidoglio, quello che guarda
verso la valle dei Fori e lì ho raccontato quell’angolo di Roma che avevo da
poco illuminato. Devi sapere, caro Gianfranco, che la valle dei Fori Imperiali,
il 21 aprile del 2009, modestamente, è stata illuminata da me, una
illuminazione al led, che costava poco meno dell’illuminazione di un
appartamento di 100 metri quadri. Da me sono venute autorità come Gheddafi,
Berlusconi, la moglie di Obama e tanti altri. Ratzinger si è stupito molto per
via del panorama che si è
presentato dal terrazzino del Campidoglio. Siccome papa Ratzinger è un devoto
di Maria, mi ricordo che gli ho raccontato di tutte le chiese dedicate a Maria
che sono presenti nel foro, come Santa Maria Antiqua e nelle vicinanze Santa
Maria in Cosmedin. Lui è rimasto molto entusiasta non tanto dalle mie
spiegazioni, ma dalla valle dei Fori, da questa continuità tra il classico e il
cristiano. I capi di Stato che venivano a Roma, poi facevano tappa in
Campidoglio e io li portavo sul balconcino ad ammirare il panorama dei Fori.
Hai
un sogno professionale?
Posso
dirti con franchezza che mi piacerebbe tornare a fare una trasmissione che ho
amato moltissimo, che era “Con parole mie”, una trasmissione radiofonica,
trasmessa su Radio 1, che è andata in onda per parecchio tempo. Ora faccio
tantissima televisione, però ho
fatto anche 40 anni di seguito di radio. La radio è spessore, approfondimento e
cultura leggera. Questa “Con parole mie” mi ha affascinato moltissimo perché
andavamo anche nei teatri a fare la radio e ci si divertiva parecchio. Ecco,
tornare a fare un’esperienza del genere, francamente non mi dispiacerebbe per
nulla. Purtroppo venne chiusa di schianto, senza alcuna ragione. Peccato, nella
vita a volte bisogna rassegnarsi.
Rimpianti?
Sicuramente
questo che ti ho detto e mi dispiace che abbiano chiuso quella trasmissione, che
era la più scaricata di Radio 1, parlando di dati di fatto. Venne chiusa di
punto in bianco dal direttore di cui non voglio fare il nome. Pazienza, la vita
va avanti.
Parliamo
un po’ di Roma. Tu vieni dalla classica famiglia delle famose sette
generazioni?
No,
Gianfranco. Mio padre era napoletano da 7 generazioni e mia madre invece era
romana, ma non delle 7 generazioni.
Com’era
la Roma della tua gioventù, dei tuoi 20 anni?
La
Roma dei miei 20 anni era quella degli anni ’70, quindi un omicidio al giorno,
violenza politica, camminando per strada respiravi i famosi anni di piombo. Sono
ricordi intensi perché riguardano la mia gioventù, però sono ricordi
francamente molto pesanti. Invece ho un ricordo nettissimo, anche se avevo 6
anni, di una Roma che cambiava faccia, perché usciva dal dopo guerra. Era la
Roma del 1960, la Roma della 17esima olimpiade, la Roma che vide trasformare i
quartieri, da una palude venne costruito il Villaggio Olimpico. Pier Luigi Nervi
fece il viadotto corso Francia, il palazzetto dello Sport. Era la Roma degli
atleti che circolavano liberi per la strada perché non c’era ancora la
violenza degli anno ’70 e quella dei giorni nostri, per cui le Olimpiadi non
erano blindate, contravvenendo caro Gianfranco a quello che è lo spirito
olimpico. Gli atleti facevano una finta lotta per fare in modo che non ci fosse
la guerra, ossia la conquista della pace. Era una Roma coloratissima, con gli
autobus e i tram verde e neri, come i taxi. Una Roma con i signori per strada
con il cappello, un’usanza che oggi è praticamente scomparsa. Mi ricordo una
Roma piena di sacerdoti, con quelle tuniche nere. Una Roma nella quale si
respirava chiaramente la fine del dopo guerra e la rinascita con delle grandi
opere delle Olimpiadi. Le Olimpiadi di Roma del 1960, hanno portato un
cambiamento urbanistico e culturale che non rimpiango, ma che ricordo con
particolare affetto, perché pur avendo 6 anni, potevo circolare in bicicletta
per Roma e andavo sulle due ruote dal quartiere Salario, dove abitavo, fino al
villaggio Olimpico, per vedere se potevo vedere gli atleti.
Oltre
al Salario, hai abitato in altre zone di Roma?
Ho
abitato all’Eur, grande quartiere moderno e poi ho avuto un piccolo percorso
fuori Roma, ma per poco. Io amo profondamente Roma, perché è la mia città.
Se
ti dico “Tevere”, cosa mi rispondi?
Ti
rispondo che quando nell’80, insieme ad altri, facemmo il brevetto di
archeologo subacqueo, ci immergemmo nel Tevere. Ora è una cloaca, ma a quei
tempi era un archivio incredibilmente interessante di tutta la nostra storia
materiale. Immergendoci, mettevi il naso sotto e puf … trovavi un’anfora
romana e altri oggetti. Il Tevere è una via d’acqua con la quale la grande
Roma imperiale avviava i commerci e tanta storia è finita nel fiume. E’
divertente che Garibaldi, che non era francamente questo personaggio
scintillante che la storia del
Risorgimento ci ha fatto vedere, aveva fatto un progetto urbanistico che
prevedeva di deviare il percorso del Tevere al di là di monte Mario.
Praticamente bisognava prosciugarlo e francamente questo fa sorridere.
C'è un monumento a cui ti lega un
ricordo curioso?
Al di là dei
monumenti famosi dei quali mi sono occupato quando sono stato sovrintendente ai
Beni Culturali di Roma Capitale, direi le catacombe di Roma. Le ho studiate e
frequentate per anni. Va detto subito: non sono mai state un nascondiglio per i
cristiani, quanto il loro cimitero. È una rete di gallerie sotterranee,
sviluppata per decine di chilometri. Una vera e propria città antica sotto la
città moderna. Una volta, ricordo, sono rimasto senza luce artificiale (in
catacomba si va con la propria lampada, con un’ altra lampada di scorta e con
i fiammiferi). Quella volta avevo con me una sola lampada, poi esaurita. Sono
riemerso dopo ore, camminando a tentoni e seguendo le tracce dei fili dell’
illuminazione artificiale, spenta, perché studiando avevo
chiesto esplicitamente di spegnere le luci elettriche per il pubblico e
risparmiare energia.
Per te cosa significa "essere
romano"?
Essere romano
potrebbe voler dire tante cose. Ma credo il carattere sia rappresentato bene da
una canzone di Rugantino. Si chiama Tirillalero ed è firmata
da Garinei & Giovannini, Gigi Magni per le parole e Armando Trovajoli per la
musica. Più o meno dice così "Una candela nun po' fa du’ lumi / E
si li fa nun li po' fa lucenti… / Una funtana nun po' fa du fiumi / E
si li fa nun li po' fa potenti / Così è ‘na donna quanno cià du'
amanti, / che tutt'e due nun li po' fa contenti / mejo che all'uno o
all'antro dia licenza / a bella, ….si tocca a me….ce vo’ pazienza”.
Ecco: in quel "a bella, ….si tocca a me….ce vo’ pazienza”,
c’ è buona parte del carattere di un romano.
Ti piace il romanesco?
Sì, mi piace il
romanesco puro e non quello cinematografico. Oltretutto è il risultato di tante
dominazioni e di altrettante contaminazioni secolari. Nel romanesco, come in
tutti i dialetti (veri e proprie lingue) ci sono le nostre radici culturali.
Apprezzi di più i sonetti di Giuseppe
Gioachino Belli o Trilussa?
I sonetti esprimono perfettamente
il carattere del romano a denominazione di origine controllata. E non mi sento
di parteggiare per Belli contro Trilussa. Sono epoche differenti, uomini
differenti, scritture differenti. Ambedue autenticamente romani. E, mi
raccomando: Gioachino ha una sola “c”! Non raddoppiamone il nome alla
romana. Si offenderebbe.
Quando sei via da
Roma, cosa ti manca della tua città?
Devo dire, senza
polemica con nessuno, oggi mi manca un po’ meno, perché i problemi di Roma a
onor del vero ci sono sempre stati, ma adesso sono abbastanza pesanti. Un tempo
mi mancava il tramonto di Roma, oggi è un po’ tutto rovinato dallo smog,
dall’inquinamento atmosferico e così via. Una cosa che mi mancava e oggi mi
manca un po’ meno è il ponentino. Io ho avuto la fortuna di respirarlo quando
ancora non trasportava “particolato carbonioso”, così come ho avuto la
fortuna di sentire garrire le rondini che arrivavano puntualmente con la
primavera. Oggi tutto questo fa parte dei ricordi e questa è una cosa
sbagliata. Quando sono fuori Roma ho nostalgia della mia città, ma non è come
30 anni fa quando vivevo fuori Roma e non vedevo l’ora che tornasse la
primavera per sentire garrire e vedere le rondini, perché abitavo in una casa
che davanti non aveva praticamente nulla.
Il tuo rapporto
con la cucina romana?
Zero, Gianfranco. Non
sono un buongustaio, perché io non mangio, ma mi nutro. Conosco la cucina
romana e mia nonna, di origini emiliane, era una specialista di abbacchio, di
pajata, di coda alla vaccinara, coratella, ecc … Diciamo che mi nutro, ma mi
nutro bene, però non sono di quelli che cercano il ristorante per mangiare
delle specialità. In questo io invidio Gianfranco Magalli, una persona che
stimo e con cui ho un’amicizia profonda, che invece è un buongustaio, anzi di
più.
Rifiuti, buche,
cinghiali, topi, ecc … Roma è ridotta così per colpa della politica o per il
poco rispetto dei suoi abitanti?
Io polemiche non ne voglio fare, però non è che non
facendo polemiche uno si fodera gli occhi con il prosciutto. Non si offenda
nessuno, però Roma ridotta così non l’ho mai vista. Io ho fatto il
sovrintendente, quindi queste cose le so e quando ho cominciato era il 2008 e a quei tempi mi occupai anche
di buche. Era l’anno in cui scoppiò il caso Lehman Brothers, una
crisi internazionale. Non c’erano soldi nelle casse
del comune e io mi inventai il volontariato e feci fare i restauri della fontana
di Trevi dalle Fendi, per il Colosseo chiamai Della Valle e questo per fare in
modo di non spendere. Però non è possibile che non venga in mente a chi
governa Roma, parlo non soltanto della politica, ma anche della dirigenza, di
trovare delle soluzioni, perché una Roma così ripeto non l’ho mai vista.
Alberi che
cadono sulle macchine …
Alberi che cadono,
esatto Gianfranco. Mi ricordo che assieme all’ufficio Giardini, monitorammo
gli alberi e me ne occupavo anche se non era una mia stretta competenza. Io mi
occupavo di villa Borghese, dei musei di Roma, dei Fori. Però andavo a mettere
il naso in queste cose. Non è possibile che si incendiano gli autobus, cascano
gli alberi, le buche rimangono lì, sempre più profonde. Non è possibile. Io
ho il massimo rispetto, ma Roma in queste condizioni è una vergogna. Le
polemiche le detesto, la voce alta non mi piace, però in questa situazione
qualcuno deve fare qualcosa.
Tradiresti Roma
per vivere in un’altra città?
No, questo no. La
amo troppo.
Non ti sei
ricandidato come sovrintendente, Umberto?
Ti dico in tutta franchezza che non mi sono
ricandidato nel ruolo di sovrintendente anche perché non avrei nemmeno voglia
di rimettermi in pista, perché gestire Roma è molto difficile. Io ripartisco
la colpa di pari peso alla politica e ai dirigenti amministrativi, perché stanno
lì, hanno dei bei stipendi, e dovrebbero trovare delle soluzioni
ai vari problemi di Roma. E’ troppo facile dire “non abbiamo
soldi”. Troppo facile.