Valentina Pelliccia
(giornalista e scrittrice)
Roma 28.2.2021
Intervista di Gianfranco Gramola
“Un bravo giornalista deve essere in grado
di fare approfondimenti, ricerche complete, interviste e di scrivere articoli
relativi a più settori. Sicuramente, però, gli ambiti che preferisco sono
quelli che riguardano temi sociali attuali (come, ad esempio, il fenomeno del
Cyberbullismo e delle ultime tragiche challenge dei giovani sui social media e
altro), fatti di cronaca e politica”
Potete seguire le sue attività professionali
sulla sua pagina Instagram (valentinapellicciarm) e sulla pagina Facebook a suo
nome. Per ulteriori informazioni o collaborazioni potete scrivere
all’indirizzo e-mail valentina.pelliccia@cert.odg.roma.it
Valentina
Pelliccia ha
sviluppato competenze professionali complete nell'ambito giuridico- bancario,
umanistico e della Comunicazione.
Dopo
la laurea in Giurisprudenza ha svolto il praticantato forense presso il
prestigioso Studio Legale dell'Avv. Prof. Carmine Punzi.
Con
il tempo ha capito che diventare avvocato ed esercitare la libera professione
non era la sua vera ambizione, pur avendo avuto in famiglia uno zio a cui era
molto legata e che è stato per lei fondamentale fonte di ispirazione, l'ex
Magistrato e Presidente del Consiglio di Stato Prof. Alberto de Roberto, il
quale le diceva sempre, durante i loro incontri in cui discutevano di Diritto
amministrativo, che Valentina "aveva la forma mentis tipica di un
avvocato".
Per
cui, attualmente
ricopre il ruolo di Consulente Legale ma all'interno della Direzione Generale di
una nota banca di Roma (nell'ambito della Direzione Legale e NPL, non
performing loans).
Al
contempo, negli ultimi anni si è specializzata anche nel campo della
Comunicazione.
Ha
conseguito Master in “Marketing & Comunicazione” e Media Relations e ha
proseguito gli studi con importanti Corsi Post-laurea della SDA Bocconi
School of Management (Scuola di Direzione aziendale e cultura
manageriale che fa parte dell’Università Bocconi) e 24Ore
Business School, nel settore della Comunicazione e Media
Relations, Public Affairs, Media & Legal Affairs, Lobbying & Advocacy,
Relazioni Istituzionali e Comunicazione Politica.
Ha
frequentato le lezioni di "Giornalismo costruttivo" (Constructive
Journalism) o "Giornalismo delle soluzioni" (Solutions Journalism) del
Professor Dario Biocca, Professore di Storia contemporanea e Storia del
Giornalismo presso l'Università di Perugia.
E'
Giornalista iscritta all'Ordine Nazionale dei Giornalisti e Collaboratrice
Giornalistica del Quotidiano "IL TEMPO" da diversi anni.
Ricopre,
altresì,
la carica di Vicepresidente di un’importante Associazione culturale e di
sviluppo professionale all’interno di una nota Università di Roma, che ha
l’obiettivo di riunire, rappresentare e valorizzare studenti e laureati
attraverso lo sviluppo di iniziative ad hoc, progetti, attività, scambi
culturali e professionali.
E'
scrittrice. A soli 17 anni si è classificata al primo posto della VII Edizione
del Premio di Narrativa Nazionale "Valerio Gentile" con il suo romanzo
"Zucchero filato". Il libro è stato giudicato meritevole da una
giuria di persone di spicco del mondo culturale e, di conseguenza, è stato
pubblicato con Schena Editore.
A
distanza di anni dalla pubblicazione, "Zucchero filato" continua a
classificarsi ai primi posti di prestigiosi Concorsi di Narrativa Nazionale (ad
esempio, sezione “Opere edite” del Concorso di Creatività
Letteraria 2012)
Nel
2019, con la poesia “Se ti stringo
forte la mano”, Valentina Pelliccia si è classificata al primo posto
del Concorso abbinato all’Antologia di Poesie n. 21.
Ad agosto
2020, con “Zucchero Filato”, è stata premiata nella sezione
Narrativa del secondo Concorso Letterario “Tre Colori“ che si è
svolto all’interno della XXII edizione del Festival Internazionale
cinematografico “Inventa un Film“, ideato e diretto da Ermete
Labbadia.
Intervista
Quando scrivere ha fatto
“irruzione” nella tua vita? Chi ti ha trasmesso questa passione?
La scrittura è talmente parte di me che non
ricordo con precisione quando scrivere abbia fatto "irruzione" nella
mia vita. In realtà, forse, c'è sempre stata. Io credo che ognuno nasca con un
dono, con un talento e questo è il mio. Ovvio, poi la passione diventa
approfondimento, lettura, conoscenza e con il tempo si trasforma soprattutto in
consapevolezza ed interiorizzazione di un proprio stile di scrittura. La
passione mi è stata indirettamente trasmessa dai tanti libri che ho letto. E
poi, al liceo, durante le lezioni sono rimasta profondamente colpita dalla vita
e dalle opere di molti autori della letteratura latina, italiana, inglese,
francese e tedesca (inizialmente ho fatto studi classici e umanistici durante la
Scuola superiore, anche se poi ho deciso di laurearmi in Giurisprudenza). Ho
frequentato l'Istituto "Sacro Cuore" di Trinità dei Monti a Roma (che
sviluppa una cultura di relazioni ispirata ad una tradizione cristiana,
umanistica, liberale e democratica condivisa), un piccolo "tesoro"
immerso in un parco enorme che si affaccia direttamente sulla scalinata di
Piazza di Spagna, proprio accanto alla “Casa museo” del mio poeta preferito,
John Keats (un vero appartamento che, tra il 1820 e il 1821, ospitò il poeta
inglese e il suo amico Joseph Severn. E’ proprio lì che il 23 febbraio 1821
John Keats morì, a soli venticinque anni, nella sua stanza affacciata su Trinità
dei Monti). E’ stato fonte di ispirazione, oltre che ovviamente molto
formativo, assistere alle lezioni di letteratura latina, italiana, inglese e
francese in un contesto di tale bellezza che custodisce da secoli meraviglie
quali il chiostro, la chiesa, gli affreschi di Daniele da Volterra, due
anamorfosi affrescate sui corridoi della clausura, l’astrolabio, il refettorio
dipinto dal gesuita Andrea Pozzo, la cappella di Mater Admirabilis e tutta la
natura intorno. E durante il liceo ascoltavo, incantata, le lezioni di
letteratura latina (in particolare, Cicerone, Catullo, Omero, Seneca, Fedro,
Sant’Agostino, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Virgilio, etc), di
letteratura italiana (il Dolce Stil Novo, ma soprattutto il romanticismo
italiano, Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, poi, Nicolò Machiavelli, Giovanni
Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Italo Svevo, Umberto Saba,
Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale. Per quanto riguarda la
generazione degli anni trenta, ho amato e amo Alda Merini). Ascoltavo,
incantata, anche le lezioni di letteratura francese (in lingua francese, grazie
ad una Professoressa, Barbara Bottari, che mi ha trasmesso l’amore per la
cultura): e così, ero sempre più curiosa della vita, dello stile, delle opere
di autori come Molière, favole, racconti e riflessioni di La Fontaine, Perrault,
La Rochefoucauld, Voltaire, Montesquieu, Hugo, Balzac, Stendhal, ma soprattutto
i “Poeti maledetti”, Baudelaire e poi, Jacques Prévert, Marcel Proust,
Jean-Paul Sartre, Antoine de Saint- Exupéry. Ho amato e amo la letteratura
inglese, come già scritto sopra, Keats, Byron, Shelley, William Shakespeare,
John Milton, Laurence Sterne, Jane Austen, le sorelle Brontë, Virginia Woolf,
Kipling, Hemingway e soprattutto James Joyce. Amo molto anche Goethe. "I
dolori del giovane Werther" è il mio romanzo preferito. Insomma, questi
studi non hanno fatto altro che alimentare e poi far esplodere in me l’amore
per la lettura e la scrittura.
Hai affermato in una precedente intervista
che la scrittura ti ha salvato la vita. Cosa intendevi?
Ho sofferto molto nella mia vita per una
serie di episodi, lutti in famiglia (è venuto a mancare molto presto mio padre,
il Professor Andrea Pelliccia, noto medico neurologo, importante punto di
riferimento per l'epilessia in tutto il mondo e non solo in Italia e stimato
Professore universitario) e poi storie d'amore finite male, incontri con persone
prive della mia stessa ricchezza interiore in termini di valore, etc. Ho sempre
scritto, ho sempre sentito il bisogno di esprimere il mio dolore tramite prosa.
La scrittura forse ha una funzione quasi "terapeutica" perché fa
emergere tutto ciò che è nel tuo inconscio. E' un grande atto di coraggio ma
è fondamentale, credo, per elaborare e superare ciò che ci ha fatto soffrire.
Poi, se il dolore è stato forte e rimane lì, fermo, nella tua testa e non lo
trasformi invece in risorsa, vuol dire che non è servito a niente. Ed è un
peccato perché dai "moti dell'animo più struggenti" sono nate le più
belle opere d'arte (per arte intendo tutte le forme d'arte, compresa ovviamente
la scrittura).
Hai mai pensato ad un nome d’arte?
Mai. Ci metto il nome, ci metto la faccia.
Com’è nata l’idea del tuo libro
“Zucchero filato” e di cosa parla?
Nel 2004, a soli diciassette anni, proprio
durante l’ultimo anno di liceo, “fresca di studi”, ho iniziato a scrivere
il mio primo romanzo, “Zucchero filato” (non autobiografico), con il quale
ho partecipato alla VII Edizione del Premio Nazionale di Narrativa “Valerio
Gentile” (con una giuria composta da persone importanti del mondo della
cultura, professori universitari, scrittori, giornalisti). Il libro si è
classificato al primo posto ed è stato, per tale motivo, pubblicato dalla Casa
editrice Schena. In seguito, è stato distribuito dalle maggiori Case editrici,
Mondadori, Feltrinelli, etc. Sono venuta a conoscenza del Premio Nazionale di
Narrativa per caso, tramite web. Anzitutto, mi sono informata su chi fosse
Valerio Gentile, perché il Premio era ed è intitolato alla sua memoria. E mi
è venuto da piangere. Sono scoppiata in lacrime. Valerio Gentile era un
ragazzo, un poeta, appassionato di studi umanistici, che fu trovato morto il 14
marzo del 1993, a diciassette anni (avevo anche io diciassette anni e questo
fatto mi colpì molto), a Fasano, nei boschi in zona ‘Monacelle’ con il
cranio sfondato a pietrate, a faccia in giù. Dalle indagini ho appreso che si
è trattato di un delitto a sfondo sessuale. Purtroppo il caso è rimasto senza
colpevoli. Il padre (Nicola) e la madre hanno deciso di fondare il Centro Studi,
l’Associazione Culturale e questo importante Premio Nazionale di Narrativa. La
vicenda mi scosse molto e, a tal proposito, ti svelo una confidenza: con questo
libro io ho voluto principalmente, nel mio piccolo, cercare di dare
indirettamente un messaggio di speranza anche ai genitori del ragazzo, pur non
conoscendoli. Una famiglia è a pezzi, distrutta, presumo, dopo un lutto del
genere. Loro sono riusciti a mettere da parte questo dolore atroce (per quanto
si possa mettere da parte, data la gravità del fatto) e a creare un grande
progetto dal punto di vista umano e culturale, in memoria del figlio. Inoltre,
hanno creduto nel talento dei giovani e lo hanno portato avanti dando loro
l’opportunità di essere letti, giudicati e premiati da una giuria di persone
di alto livello culturale. E poi, Valerio Gentile amava scrivere: i genitori,
con questa iniziativa, hanno portato avanti il valore e il sogno del figlio.
“Zucchero filato” nasce così. Vuole essere un piccolo raggio di luce anche
quando si è immersi nel buio più totale. Vuole essere anche il simbolo della
purezza (da qui il titolo, fanciullesco, “Zucchero filato”) in una società,
questa, spesso piuttosto marcia e priva di valori. Il mio libro tratta
principalmente il tema della violenza psicologica e sessuale per questo motivo:
si parte da una condizione rosea vista dagli occhi di un’adolescente (Colette,
la protagonista) per avvicinarsi sempre più al dramma vero e proprio, la
violenza. Dopo quest’ultima, Colette riuscirà, pian piano, a ritrovare la
forza in se stessa. E’ proprio questa alternanza “condizione rosea e
violenza sessuale” che, nel complesso, sottolinea e rende più forte il
messaggio di speranza finale. Come ha affermato il Professor Pietro Magno: “
La struttura di "Zucchero filato", infatti, ricorda le cadenze tipiche
della tragedia classica. Come modello narrativo questo romanzo di Valentina
Pelliccia ricorda il quarto libro dell’Eneide di Virgilio, in cui
l’evolversi dello sfortunato e, soprattutto, impossibile amore di Didone verso
Enea è presentato secondo le cadenze tipiche del dramma”. E poi, ha aggiunto
il Professor Magno : “Sono i motivi per cui questo romanzo riesce a pervenire
al simplex et unum oraziano (Ars poet,23), condizione ancora valida per
stabilire quanto un’opera risponda a canoni di compattezza”. A distanza di
molti anni il mio romanzo, "Zucchero filato", continua ancora a
vincere prestigiosi Premi di Narrativa Nazionale, come ad esempio, ad agosto
2020 il Concorso "Tre
Colori". ideato da Ermete Labbadia.
La copertina del libro di Valentina Pelliccia
Per te è stato più facile iniziare il
romanzo o trovare il finale?
Per me è stato più difficile iniziare il
romanzo. In genere è sempre così. Poi, una volta che inizi e hai idee chiare
in testa, la scrittura prosegue senza grandi difficoltà (almeno per me). Di
conseguenza, è facile avere in mente il finale.
So che è in cantiere il tuo prossimo
libro. Di cosa parlerà?
Ringrazio per l'attenzione ma purtroppo per
il momento non posso svelare molto. Si tratta di un libro per me fondamentale.
Parte dal concetto di "liberazione dal velo di Maya", espressione
coniata dal filosofo Arthur Schopenhauer ne
“Il mondo come volontà e rappresentazione”, per indicare l’illusorietà
della realtà in cui viviamo. E ovviamente dietro ci sarà un grande studio
basato sulla concezione e sulla mia interpretazione di molti aspetti e
"lati scomodi" della società odierna. Tra cui l'ipocrisia.
Una storia vera aiuta a “catturare”
nuovi lettori?
No. O meglio, dipende da chi sei. Se sei una
persona nota o che ha vissuto una precisa situazione, allora, la storia vera
"cattura" nuovi lettori. Ma, per quanto riguarda le persone comuni,
non è importante riportare una storia vera (il mio romanzo, "Zucchero
filato", non è assolutamente autobiografico, eppure, come evidenziato
prima, riscuote ancora molto successo a distanza di anni). E' più importante
che la storia sia valida sotto tutti i punti di vista, ovvero, sostanza,
contenuto, forma stilistica e tecnica.
Giornalista, Scrittrice, Consulente
Legale. Come riesci a conciliare tutte questa attività?
Se ti organizzi riesci a fare tutto e a
svolgere bene tutte le attività. Dipende dalla forza di volontà, dalla
passione, dalla grinta, dalla capacità di gestire il tuo tempo e le tue priorità.
Ovviamente anche dalla tua bravura e abilità. Ho alle spalle una formazione
universitaria e di specializzazione giuridica. Strada facendo ho capito che
diventare avvocato ed esercitare la libera professione non era la mia vera
ambizione, pur avendo avuto in famiglia uno zio a cui sono stata molto legata,
l’ex Magistrato e Presidente del Consiglio di Stato Professor Alberto de
Roberto, il quale mi diceva sempre, durante i nostri incontri a casa sua in cui
discutevamo di Diritto amministrativo, che “avevo la forma mentis tipica di un
avvocato”. Per cui, il mio lavoro attualmente è sì nell'ambito della
Consulenza legale ma all'interno della Direzione Generale di una banca. E il
lavoro è la mia priorità, come è giusto che sia. Negli ultimi anni ho
scoperto, oltre all'amore per la normativa, anche l'amore per la Comunicazione,
in particolare per il giornalismo. Pertanto, ho conseguito un Master in
Marketing & Comunicazione e Media Relations e ho proseguito gli studi con
importanti Corsi Post- laurea (con esame finale) della SDA Bocconi School of
Management ( Scuola di Direzione aziendale e cultura manageriale che fa parte
dell'Università Bocconi) e 24Ore Business School, sempre nel settore della
Comunicazione e Media Relations, poi, Public Affairs, Media & Legal Affairs,
Lobbying & Advocacy, Relazioni Istituzionali e Comunicazione Politica. Ho
frequentato le lezioni di "Giornalismo costruttivo" (Constructive
Journalism) o "Giornalismo delle soluzioni" (Solutions Journalism) del
Professor Dario Biocca, Professore di Storia contemporanea e Storia del
Giornalismo presso l'Università di Perugia. Ne sono rimasta affascinata. Ho
iniziato a scrivere articoli di giornale e a proporli a diverse redazioni, da
sola, senza conoscere nessuno e senza alcuna indicazione. I miei articoli sono
subito piaciuti e il direttore di un importante quotidiano ha deciso di iniziare
l'attività di collaborazione. Dopo qualche anno di esercizio e pratica ho
sostenuto l'esame e mi sono iscritta all'Ordine Nazionale dei Giornalisti. Sono
Collaboratrice Giornalistica del quotidiano "IL TEMPO" da parecchi
anni. Al di fuori dell'orario di lavoro, la sera e soprattutto durante i week
end scrivo gli articoli. Per quanto riguarda la scrittura, devo ancora iniziare
a scrivere il nuovo romanzo. In merito alla poesia, ogni tanto partecipo (e
vinco) anche Concorsi di poesia. Tra l'altro, oltre a queste attività, ricopro
anche la carica di Vicepresidente di ASUM, ovvero, l’Associazione
Studenti/Laureati della Università degli Studi “Guglielmo Marconi”, la
prima Università “aperta” (Open University), riconosciuta dal MIUR con D.M.
1 marzo 2004, che unisce metodologie di formazione on-line con attività “in
presenza” attraverso lezioni, seminari, laboratori, sessioni tematiche di
approfondimento al fine di raggiungere i migliori risultati di apprendimento. Si
tratta di un’associazione senza fini di lucro che persegue esclusivamente
finalità di carattere culturale e di sviluppo professionale tendendo al
rispetto della dignità e dello status di studente e/o laureato dell’Università
degli Studi “Guglielmo Marconi”. L’ASUM ha l’obiettivo di riunire,
rappresentare e valorizzare studenti e laureati dell’Università attraverso lo
sviluppo di iniziative ad hoc, progetti, attività, scambi culturali e
professionali. L’Associazione promuove l’organizzazione di eventi, seminari,
iniziative culturali, anche di interesse professionale, scientifico, artistico o
ricreativo, al fine di favorire un networking tra persone, competenze e
professionalità. Inoltre, cura e sviluppa rapporti di collaborazione con enti
pubblici o privati, a livello nazionale e internazionale per promuovere la
crescita culturale e professionale dei soci. La finalità principale è fornire
ai propri associati e ai giovani laureati dell’ateneo strumenti utili per
l’orientamento, l’aggiornamento e lo sviluppo professionale. Ma
inevitabilmente tutto ciò a cui mi dedico con impegno e professionalità
comporta una riduzione drastica se non totale della vita sociale. A qualcosa
bisogna pure rinunciare se hai impegni professionali, progetti, traguardi da
raggiungere e ambizioni.
Sei Giornalista del quotidiano "IL
TEMPO". Di quale settore ti occupi?
Non ho settori specifici. Un bravo
giornalista deve essere in grado di fare approfondimenti, ricerche complete,
interviste e di scrivere articoli relativi a più settori. Sicuramente, però,
gli ambiti che preferisco sono quelli che riguardano temi sociali attuali (come,
ad esempio, il fenomeno del Cyberbullismo e delle ultime tragiche challenge dei
giovani sui social media e altro), fatti di cronaca e politica. Amo intervistare
persone importanti da un punto di vista culturale, sociale, politico. Ho
intervistato politici che ricoprono o hanno ricoperto cariche molto rilevanti.
Personalmente, attraverso i miei articoli e interviste, cerco di raccogliere più
informazioni rilevanti, utili e provo a portare il lettore a riflettere. Il
giornalismo è per me un mezzo attraverso il quale posso manifestare la mia
curiosità intellettuale e fornire, al contempo, notizie alle persone. E poi, è
un mestiere dinamico sotto tutti gli aspetti e settori.
Quali sono i tuoi giornalisti di
riferimento?
Oriana Fallaci. Mi hanno colpito le parole
con cui un giornalista l'ha descritta in un articolo che ho letto :"Una
donna che, in un mondo molto diverso da quello di oggi, ha scelto di essere
pienamente se stessa. Di dedicare se stessa alle guerre degli altri, di non
piegarsi ad alcun credo senza prima averlo posto sotto una lente
d’ingrandimento. Di essere, prima ancora che una giornalista e una scrittrice
(o, come si sarebbe definita lei, una scrittrice prestata al giornalismo), una
donna. Semplicemente una Donna, qualunque cosa questo debba significare".
Come Giornalista e Scrittrice, oltre al
talento e la passione, conta la fortuna?
Certamente. Ma io credo nella concezione di
"fortuna" e nel concetto relativo al rapporto tra "virtù e
fortuna" di Niccolò
Machiavelli. Infatti, egli paragona la fortuna ad un fiume in piena che quando
straripa travolge tutto ciò che incontra. Dunque, l'uomo può solo ridurne
l'effetto devastante costruendo degli argini, delle dighe. Da questa metafora si
evince che la fortuna è arbitra solo della metà delle azioni dell'uomo e che
l'altra metà è nelle mani di quest'ultimo. Inoltre, secondo Machiavelli la
virtù non può ottenere nulla senza la fortuna e viceversa. Un uomo fortunato
se non è anche virtuoso (virtù intesa come insieme di qualità) non potrà mai
far fruttare tutto ciò che la sorte gli ha donato. Al contrario, un uomo
virtuoso non sarà mai in grado di avere la possibilità di utilizzare le
proprie virtù senza che la fortuna ne fornisca occasione. Secondo il mio punto
di vista, bisogna avere virtù, talento, non smettere mai di studiare e
apprendere, documentarsi, esercitarsi. Ma occorre anche la fortuna.
Hai un sogno professionale che vorresti
realizzare?
Vorrei essere in grado di pubblicare il
romanzo della mia vita ed esprimere totalmente me stessa.
Entriamo più in "confidenza".
Oltre alla scrittura curi degli hobby, delle passioni?
Certo, al di là delle tante attività e
passioni culturali (libri, cinema, teatro, musei, partecipare a convegni), amo
viaggiare (ho viaggiato molto), scoprire posti nuovi, passare serene serate con
le mie amiche e i miei amici, scoprire nuovi ristoranti, fare sport, lunghe
passeggiate nella natura, fare shopping, prendermi cura di me stessa. Tutto ciò
quando ho tempo libero ovviamente. Infatti, come ho affermato precedentemente,
il tempo libero è poco, per via dei miei impegni e delle mie attività
professionali. Spero di riprendere presto a coltivare anche le mie passioni, una
volta superata la situazione grave come quella che stiamo vivendo ora a seguito
della pandemia Covid-19 (perché vorrà dire che il problema del Coronavirus sarà
stato risolto, almeno così mi auguro). Poi, amo gli animali. Ho un piccolo
barboncino di appena 10 mesi e quindi ora gran parte del mio tempo libero lo
dedico a lui.
Sei romana. Com’è il tuo rapporto con
Roma?
Un rapporto di amore e odio. Amore, per la
sua bellezza e i ricordi positivi legati
a certi luoghi. Odio, perché a volte sento il bisogno di andare via e cambiare
città per voltare pagina, lasciarmi il passato alle spalle e ricominciare tutto
dall'inizio. Il problema è che poi penso che, tanto, ovunque andrò, ciò che
ho vissuto rimarrà sempre in me. Non si scappa da ciò che hai dentro.
"Troverà sempre il modo di raggiungerti", citando indirettamente
Freud. L'inconscio o i brutti ricordi del passato prima o poi vengono a galla.
Dunque, ho un rapporto ambivalente con la mia città.
La tua Roma in tre posti diversi?
Come ho già scritto nella prima risposta che
ho fornito, sicuramente la "Casa museo” del mio poeta preferito, John
Keats, accanto alla scalinata di Piazza di Spagna. In generale, il centro
storico di Roma, dove sto sempre. E poi, sono molto legata alla Basilica dei
Santi Ambrogio e Carlo al Corso e vado lì a pregare. Sono legata affettivamente
anche alla Chiesa della Santissima Trinità dei Monti, perché, come già
affermato in precedenza, ho frequentato il "Sacro Cuore". Poi, dal
punto di vista culturale in generale, non posso non citare il Colosseo, Foro
Romano, Colle Palatino, Piazza Venezia, dove è possibile ammirare il Monumento
a Vittorio Emanuele II, detto anche “Altare della Patria” o
“Vittoriano”, un enorme edificio in marmo bianco dedicato al primo re
d’Italia. Poi, Piazza del Campidoglio, il Pantheon, la Fontana di Trevi, il
Vaticano, le Catacombe e i musei. I luoghi importanti di Roma sono tanti.
L’ambiente che ti circonda può essere
fonte di ispirazione per i tuoi scritti e per le tue poesie?
Assolutamente sì. Io osservo le persone
intorno a me, ascolto i loro discorsi, osservo i luoghi, i dettagli, l'ambiente
intorno a me. Ogni cosa è fonte di ispirazione. Lo scrittore deve, prima di
tutto, avere un grande spirito di osservazione e deve essere in grado di avere
una spiccata curiosità intellettuale. Oltre ovviamente ad altre qualità
importanti.
Il tuo primo libro in quale città è
ambientato? E il secondo?
Roma. Il secondo lo devo ancora scrivere ma
penso sempre a Roma. Non è
importante il luogo, non è importante il contesto: potrebbe essere ambientato
in un'altra città. Ciò che conta è altro. Ad esempio, il messaggio contenuto
nell'opera letteraria.