Valeria Belleudi (attrice e danzatrice) Nettuno (Roma) 20.11.2018
Intervista di Gianfranco Gramola
"Nel
musical Flashdance, credo che la prima cosa che traspare al pubblico sia proprio
il fatto che siamo una compagnia molto unita, in armonia e molto affiatata. Mi
piacerebbe insegnare quello che so fare alle nuove generazioni. Magari aprire
una scuola"
Valeria
Belleudi è nata ad Anzio il 10/01/1985. Vive a Nettuno. Comincia a studiare
danza a 13 anni, nella scuola diretta da Simona Crivellone ed a frequentare il Liceo Linguistico per le Arti dello Spettacolo "Le Muse" di
Nettuno, (prima scuola italiana
impiantata dal serial tv "Saranno Famosi" e riconosciuta paritaria dal
Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca) sotto la
direzione artistica di Massimiliano
Ottolini dove si diploma nel 2003 con la votazione di 13/15.
Intervista
Mi racconti del musical Flashdance?
E’ il secondo anno che faccio Flaschdance.
L’anno scorso siamo stati dal 5 ottobre al 31 dicembre, fissi, al teatro
Nazionale di Milano, e dopo il successo che abbiamo avuto, quest’anno, si è
deciso di girare l’Italia in tour. Abbiamo inaugurato la stagione con due
anteprime, a fine ottobre, al teatro della Luna, per poi andare a Verona,
Torino, Udine e Firenze.
Come ti sei preparata ad affrontare
questo ruolo da protagonista?
In realtà non c’è stata una preparazione
effettiva, perché lo si costruisce pian piano. Io studio danza, mi alleno
tantissimo in palestra, sto attenta all’alimentazione, insomma faccio una vita
da sportiva, come sono sempre stata. Quando abbiamo finita la tournée di
Flashdance precedente, io mi sono rimessa subito al lavoro, in vista della nuova
tournée che è un pelino più faticosa, perché ci sono più spostamenti, in
treno od in aereo. E’ una preparazione sia fisica che psicologica abbastanza
notevole.
Com’è nata la passione per il canto,
per la recitazione, Valeria?
Da piccola vedevo in tv “Dirty
Dancing e Flashdance” e il
programma “Non è la Rai”, quindi parlo di tanti anni fa ed io ero
innamorata di Lorella Cuccarini e di Heater Parisi, di queste soubrette, di
questi spettacoli di varietà che c’erano in tv e che oggi non ci sono più.
Un giorno dissi a mia madre: “Voglio fare la ballerina”. E lei: “Si, vabbè.
La ballerina. Chissà quante volte cambierai idea”. Io avevo 8 anni. Io la
guardai e le dissi: “Vedrai che farò la ballerina”. E alla fine è stato
così, quindi credo sia una cosa che avevo sempre voluto fare.
Cosa
ti è piaciuto del musical?
Mi
ha stupito, nel senso che non pensavo che la protagonista fosse così presente
in scena, tutto questo tempo. Non
pensavo fosse così impegnativo il mio ruolo. Non mi ha deluso, mi ha stupito,
perché è vero che è faticoso, ma è anche vero che credo sia il ruolo che
ogni performer vorrebbe interpretare, perché canto, ballo e recito tantissimo.
Quindi sono libera di esprimermi su tutte queste arti per 2 ore e mezza. Diciamo
che è più di quello che mi aspettavo.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
No,
mai (risata). Penso che la questione del nome d’arte sia una cosa datata di
tanto tempo fa, quando si usava il
nome d’arte appunto. Mi viene in mente Ornella Muti che in realtà si chiama
Francesca Romana Rivelli. Il nome d’arte non credo sia una cosa che appartiene
a questa epoca.
Prima
di entrare in scena hai un rito scaramantico, un portafortuna?
In
realtà, no. Quello che faccio è buttare fuori la tensione con un bel respiro e
poi mi butto in scena.
Fra
colleghe hai trovato più complicità o rivalità?
Con
le colleghe ho trovato più complicità. In questo spettacolo credo che la prima
cosa che traspare al pubblico sia proprio il fatto che siamo una compagnia molto
unita, molto in armonia e molto affiatata. E’ una cosa che ci portiamo anche
nella vita, non è così soltanto quando siamo in scena. Siamo un gruppo ben
assortito e questo credo sia merito di Chiara Noschese, la nostra regista.
Quali
sono le tue ambizioni, Valeria?
Questa
era l’ultima, cioè avere un ruolo tutto mio, con il quale potermi esprimermi
a 360 gradi. Per cui le ho raggiunte tutte le mie ambizioni.
Il
complimenti più bello che hai ricevuto?
E’
stata la frase che mi ha detto il creatore di Flashdance, Tom Hedley che era
l’altra sera a Firenze, in platea. Mi ha detto: “Io 20 anni fa ho scritto
“Take your passion And make it happen” che è un pezzettino di “What A
Feeling” e voi ne avete colto perfettamente il senso più di qualsiasi altro
spettacolo di Flashdance nel mondo. E’ stato una bella soddisfazione per tutta
la compagnia, non solo per me.
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
Un
mio pregio è il carisma e il mio difetto è l’irascibilità. Mi arrabbio
spesso, però a 33 anni so controllarmi. Però mi arrabbio facilmente.
A
parte Flashdance, hai qualche altro progetto che vorresti realizzare?
Mi
piacerebbe insegnare quello che so fare alle nuove generazioni. Magari aprire
una scuola.
Nel
tuo sito ti presenti così “Cantante, danzatrice e attrice”. Danzatrice e
ballerina non sono la stessa cosa?
C’è
differenza fra danzatrice e ballerina, Gianfranco. Per ballerina si intendono più
i balli da sala e di quel genere lì, quindi è una cosa più settoriale. Per
danzatrice invece parliamo di danza classica e danza moderna. La definizione o
meglio la differenza credo sia questa. Ballerina è un pochino più generico,
danzatrice è un po’ più specifico.
Parliamo
un po’ di Roma. Tu sei di Nettuno. Nella Capitale ci vai spesso?
Si,
ci vado spesso e di solito per motivi professionali, perché le audizioni, le
agenzie pubblicitarie, ecc ...mi portano a Roma. Calcola che in un’ora da
Nettuno sono a Roma.
Solo
per motivi professionali? Non ti fermi a fare la turista?
E’
solo un appuntamento lavorativo, perché io in una città così caotica come
Roma non ci potrei mai vivere. Nettuno è piccola e io ho bisogno del mare 365
giorni l’anno. Roma non ha il mare e per me è un problema, perché la vita di
una città sul mare è totalmente differente.
Purtroppo
Roma ha mille problemi. Cosa ti dà più fastidio di Roma?
Le
distanze. Il fatto che non puoi
programmare una giornata in più posti differenti, perché andare da una parte
all’altra della città, ti prende tutto il giorno. Quindi non puoi fare più
cose.
Cosa
ti piace di Roma?
Mi
piace Roma di notte, quando non c’è nessuno, quando c’è poco traffico. La
giro tutta e mi godo i monumenti e i luoghi tutti illuminati. Roma di notte è
bella quanto di giorno e ha un fascino particolare.
Un
paio di consigli alla sindachessa Virginia Raggi?
Purtroppo,
mi dispiace per lei, ma dovrebbe decuplicarsi per risolvere tutti i problemi che
ha Roma. Credo che un solo sindaco non basti per questa città. Chiunque esso
sia, di qualsiasi bandiera politica, sia chiaro. Roma è una città molto grande
e quindi tanto problematica, tanto esigente e altrettanto disorganizzata. E’
in una situazione che è arrivata a certi livelli vergognosi. Ricordiamo che
Roma è la capitale del mondo ed è ridotta molto male. Ci vorrebbe la bacchetta
magica.