Veronica Pivetti (attrice e doppiatrice)
Roma 15.1.2009
Intervista di Gianfranco Gramola
Una milanese innamorata a Roma
Veronica Pivetti è nata a Milano il 19 febbraio del 1965. Figlia dell'attrice Grazia
Gabrielli e del regista Paolo, Veronica debutta come doppiatrice a soli 7 anni.
Negli anni ’80 è la "voce" di alcuni dei personaggi dei più
popolari cartoni animati del periodo, per lo più trasmessi all'interno del
programma di Italia 1 “Bim Bum Bam” . Nel 1994 partecipa alla trasmissione
televisiva “Quelli che il calcio” , accanto a Fabio Fazio, dove viene notata
da Carlo Verdone che le affida il ruolo della remissiva e sottomessa Fosca nel
film di grande successo “ Viaggi di nozze”, uscito nei cinema l'anno
successivo. La carriera della Pivetti nel cinema prosegue e nel 1996 con il film
“Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica “ di Lina
Wertmuller, nel quale interpreta il ruolo di una parrucchiera leghista. Nel 1997
si sposa con il doppiatore Giorgio Ginex, da cui però si separa nel 2001. Nel
1998 conduce accanto a Raimondo Vianello ed Eva Herzigova il Festival di
Sanremo. Nel 1999 è una delle protagoniste della fiction “Commesse”, trasmessa su Rai 1 (è stata una delle serie più
seguite dell'anno, tanto da avere una seconda serie nel 2002). Nel 2000,
accanto a Sabrina Ferilli, è una delle protagoniste del film “Le giraffe”.
La sua attività artistica s'intensifica all'inizio del nuovo millennio con la
partecipazione a numerose fiction della Rai: “Qualcuno da amare” nel 2000,
“L'attentatuni – il grande attentato” (2001) e la commedia “L'amore
non basta” del 2005. Succede a Stefania Sandrelli nel ruolo di compagna di
Gigi Proietti nella quarta (2003) e nella quinta (2005) serie de “Il
Maresciallo Rocca “, una delle fiction più amate dal pubblico.
L'interpretazione della Pivetti ottiene un positivo riscontro da parte della
critica tv. Sempre nel 2005 è la protagonista di “ Provaci ancora prof!”,
serie tv dove interpreta un'insegnante di lettere in una scuola superiore
romana. La serie partita in sordina ottiene invece un travolgente successo di
audience, tanto che la Rai la ripropone nel 2007
e nel 2008, bissandone il successo. A partire dal 2003, cura su Radio 2
un progetto per rilanciare gli sceneggiati radiofonici, di gran voga negli anni
‘50. Sempre su Radio 2 conduce dal 2005 un programma tutto suo titolato
"Veronica In", dove commenta i fatti della settimana e i programmi
televisivi. Nel 2009, per Rai 1, la troviamo nel tv - movie fantastico
Miacarabefana.it , prodotto da Endemol Italia e diretto da Lodovico Gasparini,
dove Veronica interpreta Beniamina Volò, befana pasticciona, e anche una sua
pro-zia, Babbuccia Bucata.
Curriculum
professionale
Film:
Viaggi di nozze (1995) – Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di
sesso e politica (1996) – AltriF uomini (1997) – Le giraffe (2000) –
Viaggio in Italia – una favola vera (2007).
Fiction:
Commesse (1999) – Les Ritaliens (2000) – Qualcuno da amare (2000) –
L’attenatuni (2001) – Commesse 2 (2002) – L’amore non basta (2005)
– Il Maresciallo Rocca (2003 – 2008) – Provaci ancora Prof! (2005 –
2008) – Miacarabefana.it (2009).
Programmi Tv:
Quelli che il calcio (1993) –Festival di Sanremo (1998) – Zecchino
d’Oro (2007).
Programmi e
sceneggiati radiofonici:
Mata Hari (2003) – Giovanna d’Arco (2005) – Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (2006) – Veronica In (2005).
Ha detto:
- Rossella Izzo mi ha fatto riflettere sul
fatto che sono una donna, ed è riuscita a farmi tirar fuori un po' di
seduzione, anche se non so dove l'abbia trovata.
- Mi
piacciono molto tutte le opere di Hitchcock e film come "I tre giorni del
condor" di Robert Redford.
- La
mia fortuna? Avere una faccia senza neppure una cosa che sia regolare. È stato
l'inizio della mia carriera. Ho sempre riso di me. Forse era anche un modo per
difendere me stessa, non dico di no. Però, intanto, è stata la mia fortuna.
- Facevo
ridere i miei genitori, che si divertivano un mondo alle mie battute, mentre
invece non sembravano particolarmente orgogliosi del mio aspetto.
Curiosità
- Celebre è stato, durante il festival di
Sanremo 1998, un suo scivolone in diretta sulla scalinata che univa le quinte al
palco.
- È
una animalista convinta e membro di alcune associazioni a favore degli animali,
tanto che nel 2002 ha fondato la rivista "Bau Park", appunto a favore
degli animali.
- E’
sorella di Irene, politico della Lega.
- È
una simpatizzante del Partito Democratico, per cui ha dichiarato di aver votato
alle elezioni politiche del 2008.
Intervista
Sono le 11 di mattina. Veronica sta facendo
colazione (pane, margarina e salame), nel suo appartamento, a due passi dal
Vaticano.
Chi ti ha trasmesso la passione per lo
spettacolo, chi ti ha invogliato a intraprendere questo mestiere, Veronica?
Il mestiere stesso, che è talmente bello e
che è difficile che non invogli. Difatti è un periodo che tutti vogliono fare
gli attori. Sicuramente è un mestiere attraente, che fa sognare. Considera che
mio padre faceva il regista, io ero piccola e lo vedevo abitualmente e quindi
questo mestiere per me non era una novità. Mio padre faceva il regista, mia
madre l’attrice e quindi per me una professione così mi è sempre sembrata
normale. Quindi ne ho visti anche gli aspetti negativi, non così dorati come la
gente pensa. Tanti pensano che questo mestiere sia tutto di lustrini, ma
ovviamente non è così, perché è anche un mestiere che richiede sacrifici,
che ti chiede di sapere aspettare, ecc… come tante professioni. Per cui
sicuramente l’ho scelto molto coscientemente, nel senso che non avevo grandi
illusioni, perché sapevo le grandi difficoltà cui andavo incontro. Ciò
nonostante mi sentivo che potevo affrontarle.
Hai mai pensato ad un nome d’arte?
Ma no! (risata) A parte che il mio nome mi
piace moltissimo, perché Veronica è un bel nome. Quindi il nome non l’avrei
assolutamente cambiato, il cognome va bene così (risata). Mi fanno ridere
quelli che si danno un nome d’arte. A meno che uno non abbia un cognome
veramente orribile, può tenere tranquillamente il suo.
Qual è stato il complemento più bello
che hai ricevuto?
C’è un complimento che grazie a Dio mi
fanno spesso. I miei fan dicono:” Mi sembra di conoscerti da sempre” (risata). La gente quando mi incontra per strada mi dice che gli sembro
un’amica e questa è una cosa che mi fa molto piacere perché significa che
sei arrivata a far breccia nel cuore e nelle emotività delle persone. Io penso
che questo mestiere debba toccare sempre le emotività, non solo da parte nostra
che facciamo questo lavoro, ma anche a chi ci guarda. Perché se tu vai a
toccare certe corde emozionali, vuol dire che sei andato abbastanza a fondo.
Essere tecnicamente bravi è sicuramente importante, ma avere anche una buona
dose di comunicativa è come avere una marcia in più. Il succo di questo
mestiere è saper comunicare, per cui se tu riesci a comunicare, a trasmettere
qualcosa, vuol dire che sei bravo. Tutto ruota intorno a questo, in fin dei
conti. Per cui quando dicono:” Quanto è simpatica, lei mi sembra di
conoscerla da sempre, ecc…”, vuol dire che in qualche modo hai instaurato un
rapporto.
La cosa più cattiva che hanno scritto su
di te?
Non credo di ricordarmela, nel senso che ne
ho lette tante, soprattutto all’epoca di Sanremo. Ti dirò che ultimamente ho
smesso un po’ di leggere i giornali. Quando parlano bene di te, sei contento e
va bene, amen. Non è che devo stare lì a gloriarmi di chi parla bene. Mi fa
molto piacere. Siccome sulle polemiche di Sanremo ho letto anche molte cose un
pochino ingiuste, allora mi sono detta:” Sai che faccio? Lascio perdere, è
stata un’esperienza e più avanti la professione stessa mi dirà se io
funziono, oppure no”. Finora è andato tutto bene e devo dire che, a parte
Sanremo, non mi ricordo nemmeno una critica o un articolo cattivo nei miei
confronti. Riguardo a Sanremo, forse era una cattiveria anche un po’ ridicola,
nel senso che se fosse stata una cosa veramente giusta e che mi colpiva, magari
avrei anche riflettuto. Secondo me, più che dire cattiverie, i giornalisti
berciavano (risata). Per cui l’ho lasciati dire, anche perché quando uno si
espone deve essere un po’ pronto a tutto, no? Nel senso che ti possono
arrivare dei baci, come anche dei cazzotti. I cazzotti guardiamo di schivarli,
mentre i baci li prendiamo tutti (risata).
Che rapporto hai con la Fede?
Con la Fede? Ho una forza di interruzione. Io
sono una persona che ha Fede e continuerò ad averla. Sono stata praticante, non
lo sono più da parecchi anni e questa cosa mi dispiace, mi fa patire, ma non ho
ancora intenzione di tornare in chiesa, perché mi sembra che la chiesa sia
veramente un luogo pieno di ipocrisie. Mi dispiace assumere questa posizione. Ho
una fortissima delusione e penso che la chiesa sia la retroguardia, mentre
invece dovrebbe essere l’avanguardia e dovrebbe essere più buona con le
persone normali, dovrebbe comunicare di più.
A chi vorresti dire “grazie”?
A Dio, prima di tutto. Poi ai miei genitori e
poi sicuramente al pubblico che risponde positivamente a quello che faccio, in
maniera così diretta e così immediata e senza pregiudizi. Dico grazie appunto
a chiunque non ha pregiudizi, perché credo sia fondamentale, per vivere una
vita serena, pulita e rispettata. Altrimenti ti precludi un sacco di possibilità.
Grazie devo dirlo ad un sacco di gente che mi ha fatto fare dei bei lavori, e
poi grazie alle persone che sono state importanti umanamente nella mia vita.
Devo dirti anche che ho imparato tante cose da esperienze negative, per cui non
vado a dire grazie a chi si è comportato male, però alla fine anche questo mi
è servito ugualmente, perché mi
ha aiutato a crescere. Sicuramente la lista dei “grazie” è lunga.
Hai un sassolino nelle scarpe che vuoi
toglierti, Veronica?
No! Ma non perché non ce l’abbia, ma è
perché non me lo voglio togliere. Non ho quella smania di vendicarmi per via di
un torto subito. Va bene così. Penso che la vita, mi auguro ovviamente sia
lunga, e che quindi dia la possibilità di vedere come vanno le cose. Secondo me
i bilanci vanno fatti intorno ai 50/60/70 anni, cioè quando uno si avvicina
alla fine della propria vita professionale. Se pensi ancora ai sassolini vuole
dire che sei ancora ancorato a quella cosa che ti rode, invece secondo me il
vero esercizio è quello di superare il discorso sassolini, non accorgersi più che ce gli hai nelle scarpe, capito? Anche se
ci sono.
Parliamo un po’ di Roma. Quando sei
arrivata a Roma e come ricordi l’impatto?
L’impatto è stato come andare a Disneyland,
cioè è stato veramente meraviglioso e a Roma mi sono trovata subito benissimo.
Ovviamente ho avuto anche un contraccolpo. Sai Gianfranco, io ho vissuto a
Milano per 30 anni, sono proprio milanese doc, per cui nel momento in cui ti
accorgi che certe cose che sono anche molto belle e accoglienti, però poi
saranno la regola della tua vita, fai un po’ fatica ad accettarli. Soprattutto
certi ritmi, un certo lassismo, un pressapochismo che ho notato subito. Questo
per me è stato un contraccolpo. Abituata con il ritmo alla milanese, nel vedere
questa città con questo tipo di meccanismo, di stile di vita è stato uno
shock. Con il tempo ho recuperato il mio rapporto con Roma. Devi sapere,
Gianfranco, che all’inizio ho avuto un bellissimo incontro con questa città,
poi l’ho rifiutata per un breve periodo e poi l’ho riaccettata per quello
che è. Praticamente con il tempo ho cambiato la mia mentalità con quello di
questa città. Perché se tu sei uno e la città è fatta di tante persone, sei
tu che ti devi adattare, non è la città che si deve adattare a te. Mi sono
detta che è meglio se mi faccio furba e cerco di capire questa mentalità. Ho
cercato di capirla il più possibile e poi non ti nascondo che Roma è veramente
la città più bella del mondo, per cui alla fine è facilissimo trovarsi bene
qui e quindi ad adattarsi. Il segreto è superare certi pregiudizi. Certo ci
sono cose di Roma che non mi piacciono tutt’ora, appunto una certa pigrizia
romana che odio. Ad esempio non sono d’accordo sul “Che te frega”, perché
a me “ mi frega”. Da questo punto di vista sono piuttosto milanese, però
trovo che dovendo imparare ad adattarmi, una volta che superi questo tipo di
cose, è fatta. Una cosa che ho notato, ad esempio, è che il romano in
generale, ha un atteggiamento molto sano nei confronti della vita, che te la fa
apprezzare molto di più, stai in una città molto bella, ti fa godere delle
cose piccole e belle. Questo secondo me è un grande insegnamento, una bella
filosofia di vita. I milanesi dovrebbero imparare un pochino dai romani, su
questo lato caratteriale. Considera che io Milano la amo moltissimo e mi piace
la mentalità del milanese, ed io ce l’ho, per cui non è che non la
condivido. Però secondo me, siccome c’è da imparare da chiunque, in questo
caso dai romani c’è da imparare una certa filosofia.
Con la cucina romana, come ti sei trovata?
Un dramma (risata), nel senso che mi sono
trovata subito benissimo. Il dramma è che io mi trovo benissimo con tutte le
cucine. Io sono una che ama mangiare, ma veramente molto. Oltretutto con la
cucina romana mi trovo bene perché è una cucina molto semplice e poi la
carbonara è favolosa, la matriciana pure. Io non sono per la cucina raffinata.
Mi piacer mangiare alla romana, i romani poi sono mangioni e mi piace stare a
tavola con loro, perché sono anche compagnoni e come ti dicevo prima, purtroppo
mi trovo benissimo con la cucina romana. E questo è un dramma per il fegato….
Alla faccia del colesterolo, eh?
Finora le analisi sono buone, speriamo che
continui così (risata).
In quali zone di Roma hai abitato,
Veronica?
All’inizio sono stata in una casetta
piccolissima che mi aveva affittato un lontano parente e che si trovava in
centro, in piazza Argentina e mi piaceva da morire, solo che era veramente
invisibile e quindi ho dovuto cambiare. Poi sono sempre stata in zona Prati, però
adesso mi piacerebbe cambiare. Io sono una che ama moltissimo cambiare posto e
siccome Roma è una città che offre molto ed ha degli angoli meravigliosi, mi
piacerebbe esplorare altre zone. Credo o meglio spero, di realizzare questo
desiderio, nel giro di pochi mesi. Adesso
devo trovare il tempo per trovare una casa che mi piaccia.
Nei momenti liberi, in quale angolo di
Roma ami rifugiarti?
Fondamentalmente la meta mia preferita sono
le librerie. Tu pensavi che dicessi qualche parco di Roma, vero? No! Io non sono
di quelle sfegatate per la natura. Si, mi piacer vedere la natura, ma da
lontano. Le ville di Roma sono tante e sono meravigliose, però non sono una di
quelle che la domenica va in mezzo alla natura a fare footing o a fare la
passeggiata, respirando a pieni polmoni. Io non sono una salutista, difatti in
questo momento, puoi anche non crederci, Gianfranco, ma mi sto spalmando sul
pane della margarina e poi me ne faccio un altro con il salame. Detto ciò, a me
piace molto camminare e cammino molto per la città. Quando ho un momento libero
e so che ho un appuntamento dopo due ore, io esco di casa e invece di prendere
un taxi o prendere il bus, incomincio a camminare a piedi. Questo non solo perché
non ho la patente, ma perché Roma è talmente bella che vale la pena girarla a
piedi. Questa città la conosco bene perché la percorro moltissimo a piedi e
ogni volta scopro sempre qualcosa di nuovo, un qualcosa che non avevo mai visto
ed è anche questa la magia di Roma. Ogni volta la trovo bella come se la
vedessi per la prima volta e questo, secondo me, sono i sintomi
dell’innamoramento. Io a Roma ho sempre voglia di fare una passeggiata e
spesso le mie mete sono le librerie perché c’è un altro tipo di
soddisfazione, perché la libreria è un luogo che, anche se è piena, mi
concilia enormemente la concentrazione e ci vado il più possibile.
Come vivi la Roma by night?
Per niente. Se intendi locali, per niente,
mentre se intendi teatro o ristoranti, quelli si. Adoro andare spessissimo al
cinema e a teatro, invece tutto quello che è il dopo teatro, tipo dopo la
mezzanotte, non lo vivo. Io sono una molto casalinga, da questo punto di vista e
ammetto anche che mi piace stare in casa, nel mio regno. Sono una che
ama andare in giro, però quando torno a casa sono contenta. I miei
svaghi sono il cinema e il teatro, sempre e comunque, mai i locali. Da quando
sto a Roma ci sarò andata 4/5 volte, portata da qualche amico, per una festa.
Non fanno proprio per me, perché non riesco a trovare il divertimento.
Per un’artista Roma cosa rappresenta?
Intanto sicuramente un miraggio, perché è
una città che ha, anche dal punto di vista dello spettacolo, una tale storia
che si porta appresso e che ti fa sentire nel posto giusto. Su questo non c’è
dubbio. Dal punto di vista estetico, è veramente un piacere per gli occhi e
anche dal punto di vista di come affrontare le cose. Ti senti nel posto giusto e
questo è bello perché ti senti accolto come in nessun’altra città. Se mi
dicessi di scegliere la città ideale ti direi Parigi e New York, che sono
quelle per eccellenza, però mi basterebbe visitarle ma poi me ne tornerei qua,
nella mia Roma.