Yuri Chechi (atleta)
Fai della Paganella (Trento) 4. 9.2003
Intervista
e foto di Gianfranco Gramola
L'atleta che ha dato del "tu" al
Papa.
Jury Chechi insieme a Gianfranco Gramola
Jury (Dimitri) Chechi è nato a Prato, l’11
settembre del ’69. La sorella frequenta una palestra di ginnastica artistica,
la Società Ginnastica Etruria di Prato, e Jury finisce per
appassionarsi a questo sport così a sette anni i genitori decidono di iscrivere
anche lui. Nel 1977 Jury centra il primo di una serie innumerevole di successi,
si piazza al primo posto del Campionato Regionale Toscano. Nel 1984 entra nel
giro della nazionale juniores di ginnastica e si trasferisce a Varese per potere
studiare e contemporaneamente allenarsi nella palestra della gloriosa Società
Ginnastica Varesina, specializzandosi nella disciplina degli anelli. Da allora,
ne ha fatta di strada l’atleta toscano, perché può vantare 1 oro e 1 bronzo
olimpico, 5 ori e 2 bronzi mondiali, 4 ori e 2 bronzi europei, 7 titoli italiani
(di cui 6 individuali), 21 titoli e 9 piazzamenti in tornei di altro livello
internazionale o giovanile. Secondo alcuni esperti di ginnastica, Juri Chechi è
forse il migliore di tutti i tempi nella disciplina degli anelli. Jury Chechi è
legato affettivamente a Rosella e da lei ha avuto due figli, Dimitri, nato nel
2003 e Anastasia nata nel giugno 2005. Attualmente è dirigente responsabile
della preparazione olimpica, nonché testimonial dell’Altipiano della
Paganella (Trento).
Ha detto
-
Io
non sono stato mai troppo legato ai principi di De Coubertin (l’importante è
partecipare). Vincere e avere successo mi è sempre piaciuto.
-
Non
sono un super uomo. Ho solo creduto in un sogno, cioè quello di vincere.
- Non avrei mai creduto, ma un figlio ti dà
un'energia, una carica incredibile.
- Per favore non dite che sono un superuomo: ho solo
creduto in un sogno.
- Non sono un'icona dello sport, diciamo che
sono solo una bella storia.
- La politica? In passato ha rappresentato
qualcosa di importante per me.
Curiosità
- Ha prestato il suo volto alla pubblicità
del Plakkontrol (prodotti per denti e gengive).
- Ha aperto un agriturismo vicino ad Ascoli
Piceno.
- Parla correttamente il russo.
Intervista
Lo
incontro all’Hotel Arcobaleno, a Fai della Paganella, sede ufficiale dei
ritiri delle squadre nazionali di ginnastica. Lui è testimonial dell'Altipiano.
Quando
è nata la tua passione per lo sport, per la ginnastica?
La
passione per lo sport l’ho sempre avuta, come l’hanno sempre avuta i miei
genitori, soprattutto mio padre e quindi mi sono avvicinato alla ginnastica un
po’ così diciamo per caso. Mio
padre amava molto il ciclismo e il pugilato. Poi mia madre portò mia sorella a
fare ginnastica in palestra, io la seguii e cominciò tutto pian piano.
I
tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Non
so, lo dovrei chiedere a loro, ma sicuramente penso che siano più che
soddisfatti di quello che ho fatto. Ho avuto la fortuna di avere come punto di
riferimento ed esempio i miei genitori.
Che
lavoro fanno i tuoi genitori?
Mia
madre è sempre stata una casalinga e ha cercato di curare la famiglia. Mio
padre lavora nell’ambito delle costruzioni.
Con
il successo sono cambiate le tue amicizie?
Inevitabilmente,
dovute al mio lavoro. Però quelle vere, quelle che avevo sin da bambino, sono
restate. Amici d’infanzia.
Che
rapporto hai con la fede?
Direi
buono, perché lo vivo in maniera molto personale e intima.
E
il tuo rapporto con il denaro?
Credo
di aver avuto una buona educazione in questo senso e di dare un giusto valore al
denaro, anche se, chiaramente, è una cosa che serve per vivere e mi piace
molto. Cercò però sempre di non “buttarlo via”.
Hai
un sogno nel cassetto?
Più
di uno, anche nel campo sportivo, ma anche nella vita. Alcuni li ho realizzati e
spero di realizzarne altri.
La
tua più grande soddisfazione professionale?
Credo
le Olimpiadi. Delusioni molte. Le due peggiori sono le Olimpiadi di Sidney e
Barcellona, tutte e due mancate per infortuni. Mi è dispiaciuto molto.
Progetti?
Tanti,
caro Gianfranco! Anche se sono forse un po’ “sabatici” diciamo.
Visto
che il mio Sito parla della Capitale, dimmi che rapporto hai con Roma?
Penso
che è l’unica città in cui vivrei molto bene. Per dirti quanto amo Roma e
quanto mi trovo bene a Roma. E’ la città italiana a cui mi sento più vicino.
Ti
ricordi quando ci sei stato la prima volta?
Come
no! Era esattamente il 1981. Avevo 12 anni e mi ricordo che feci il mio I°
allenamento con la ginnastica e l’impatto fu abbastanza forte, perché venivo
da una città, Prato, che all’epoca era una piccola città. Roma la vedevo
enorme ma mi trovai subito bene.
E
con la cucina romana?
Una
cosa che amo è la pasta all’amatriciana. La prima cosa che faccio quando
vengo a Roma è di mangiarmi un bel piatto di bucatini, ormai è un rito per me.
Amo comunque anche le altre specialità tipiche romane.
C’è
un angolino di Roma che ami particolarmente?
Più
di uno. Trastevere comunque è una perla della città, ma anche altre zone del
centro, sono stupende.
I
romani come li trovi?
Io
ho avuto la fortuna di aver conosciuto delle persone molto simpatiche e
disponibili. I romani, rispetto ad altri popoli di altre regioni italiane,
secondo me sono persone molto positive e più divertenti, poi il buono e il
cattivo c’è dappertutto. Tutto
il mondo è paese insomma.
Cosa
ti da più fastidio di Roma?
Sicuramente
il traffico. Si ha paura a doversi spostare in
macchina dal punto di vista logistico. L’altra cosa che mi dà fastidio
e che purtroppo vedo poco rispetto per una città così bella e importante come
Roma e alcune volte proprio dai suoi abitanti, dai romani.
Quando
sei a Roma come vivi la Roma by night?
Quando
posso esco la sera con degli amici al ristorante o al cinema, teatro un po’
meno. Molte volte è piacevole andare in qualche Pub o disco bar.
Cosa
provi a tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Fortunatamente
lunghe assenze non ne ho da Roma, perché una volta alla settimana mi trovo
nella città eterna per allenarmi.
Jury Chechi (atleta) Fai della Paganella (Trento) 23 agosto 2009
Intervista di Gianfranco Gramola
“Non sono un eroe e nemmeno un superuomo
– spiega l’atleta toscano – sono solo la bella storia di un ragazzo, che
ha creduto e realizzato un suo sogno”. Però non c’è dubbio che Jury
(Dimitri) Chechi sia un’icona dello sport, un mito, uno che è entrato nella
leggenda. Nato a Prato l’11 settembre del ’69, ha iniziato la disciplina
degli anelli per puro caso, accompagnando la sorella Tania, nella palestra di
ginnastica artistica, la Società Ginnastica Etruria di Prato, dove finisce per
appassionarsi a questo sport. Da allora, Jury Chechi ha vinto 5 titoli mondiali
(nel ’96 ad Atlanta) e 4 europei. Ha saltato per infortunio le Olimpiadi di
Barcellona ’92 e Sydney 2000. E’ legato affettivamente a Rosella e da lei ha
avuto due figli, Dimitri, nato nel 2003 e Anastasia nata nel 2005. Vive nel
centro di Prato e attualmente è dirigente responsabile della preparazione
olimpica, nonché testimonial dell’Altipiano della Paganella (Tn). Lo incontro all’Hotel Belvedere di Fai della Paganella.
Oramai fai parte della comunità di Fai
della Paganella. Chi ti ha fatto conoscere questo posto?
Ormai è da molti anni che ho un rapporto con
questa località trentina. Me la fatta conoscere un amico che veniva qua in
vacanza e che collaborava con l’Altopiano con alcune promozioni, cinque sei
anni fa e poi da lì è nato tutto questo, diciamo in maniera un po’ causale.
Che cosa t’ha colpito maggiormente in
questi posti?
Tutto iniziò perché a Fai della Paganella
c’era questa palestra di buon livello anche per l’attrezzatura che esprime,
in riferimento al mio sport, la ginnastica quindi ho iniziato per dare un po’
di continuità di operatività, a questa struttura e poi mi sono subito
affezionato al posto perché è particolarmente piacevole stare qua. Questa zona
è molto rilassante ed è il posto ideale per staccare la spina. Credimi, a
volte ho bisogno anche di questo.
Sei stato sindaco per 24 ore. Come hai
vissuto quella giornata?
Molto divertente (risata). E un iniziativa
secondo me molto simpatica e originale lo so che lo fanno anche in altre località
e non so se l’idea è partita da qua. Questo lo ignoro. Direi che è molto
divertente e sicuramente sarà una cosa da sviluppare perché è una cosa molto
simpatica.
Tutti gli anni, dalla fine di agosto ai
primi di settembre, al Palazzetto di Fai, tieni dei corsi di Gym Camp. Com’è
il programma?
Noi facciamo un corso settimanale di 6
giorni: quattro sono di doppio allenamento, ovvero mattina e pomeriggio e due
invece solo la mattina. Nel pomeriggio facciamo delle escursioni che variano a
seconda delle settimane, che può essere fare dei percorsi, può essere andare
in piscina, può essere andare a vedere gli orsi alla fattoria didattica e a
vedere le diverse opportunità che offre l’Altopiano. Tutto qua. Lavoriamo di
solito con un gruppo di ragazzi che
va dai 45 ai 60 e ogni settimana chiaramente cambiano. C’è stata una
settimana che abbiamo avuto dei ragazzi della Sicilia, della Sardegna e un po’
da tutt’Italia.
Un consiglio a chi volesse avvicinarsi a
questo tipo di disciplina?
Di farlo principalmente perché è molto
divertente se chiaramente si vive come divertimento, cosa che deve esser fatta
secondo me. Se poi la disciplina, questa specialità piace e uno vuole
continuare, allora è un po’ diverso, perché è una disciplina molto
impegnativa. All’inizio è molto divertente. I bimbi che vengono qua
principalmente fanno una settimana di gioco facendo un po’ di attività
fisica, ed attività motoria che sicuramente è importante.
Hai un tuo motto?
Non
ce l’ho! Ho un soprannome che è “il signore degli anelli”.
Cos’è per te lo sport?
Lo sport è la mia vita ed è una grande
opportunità per stare bene con se stessi e con gli altri, spesso ce lo
dimentichiamo e invece secondo me è una cosa molto vera. Lo sport è anche
faticare, lottare, sudare, soffrire e a volte saper sorridere anche nella
sconfitta, ma con la consapevolezza di aver dato il massimo.
Quando si parla di sport si collega sempre
la brutta parola doping. Qual è il tuo parere in merito?
Sicuramente c’è. E’ un problema reale
vero, purtroppo c’è.
In ogni disciplina?
No! Questo assolutamente no. Ci sono
sicuramente delle discipline che hanno più l’annoso problema del doping,
altre invece ne sono immuni. La ginnastica ne è immune, come tante altre
discipline, purtroppo però in altri sport che io amo o meglio amavo
profondamente come il ciclismo e come altre il doping è un protagonista
importante purtroppo, anche se, secondo me si è indirizzata una nuova e giusta
strada per combattere e cercare di arginare questo problema.
Come è nata la tua amicizia con Antonio
Rossi? Ha dato il tuo nome a suo figlio se ricordo bene.
Si! Ha dato il secondo nome, è una cosa un
po’ lunga, perché doveva
metterlo come primo nome, ma poi ci siamo accontentati di Riccardo Yuri. E’
un’amicizia vera e profonda che ci lega ormai da circa 15 anni e considero
Antonio oltre che un atleta eccezionale, una persona eccezionale quindi ci
troviamo molto bene assieme. Ho grossa stima per quest’uomo e per la sua bella
famiglia. E’ una cosa reciproca.
L’atleta deve seguire sempre diete? Ti
sei mai lasciato tentare?
Io sono sempre a dieta, ma quando sono qui a
Fai della Paganella mi ammazzo di cibo. Qui nel Trentino c’è una cucina molto
buona, si mangia molto bene e ogni volta che mi muovo, conosco due o tre posti
dove la cucina è eccezionale e mangio e bevo molto bene, magari poco ma molto
bene. Diciamo che amo quasi tutte le specialità della cucina trentina.
Come vedi il tuo futuro nel mondo dello
sport?
Vorrei rimanerci in qualche modo (risata).
Chiaramente quando prima ero agonista era tutta un’altra cosa, era molto bello
ma anche molto più impegnativo, molto più difficile. Ora per me è un gioco,
un divertimento e spero che lo possa essere anche per chi lavora con me.
Fai beneficienza?
Parlavo l’altro giorno con dei miei amici a
proposito della enorme vincita al superenalotto di 148 milioni di euro, vinti
proprio nella mia regione, a Bagnone (Massa Carrara). Ho pensato subito che se
avessi vinto io una somma del genere, avrei fatto l’attività più bella del
mondo, che è quella del filantropo. Farlo in maniera seria, fatta bene. Fare
qualcosa per gli altri è una cosa meravigliosa e regalare qualche euro a chi ne
ha bisogno è ancora più bello.
Ho letto un aneddoto che riguarda un tuo
incontro divertente con il Papa.
(risata) Si! Nel 2000 ci fu quest’udienza
privata, c’era il povero Candido Cannavò, direttore della Gazzetta dello
Sport, che ci presentava al Santo Padre Papa Wojtyla, c’erano altri personaggi
come me, c’era Del Piero, Valentino Rossi, Alberto Tomba, Antonio Rossi e
tanti altri atleti. Eravamo circa una quindicina. Cannavò mi presentò:”Questo
è Yuri Chechi, campione di ginnastica…”. Non finì la frase che il Papa,
guardandomi disse:” Si! Io ti conosco”. Io lo guardai e dissi:” Anch’io
ti conosco”. (risata) Ci fu un momento di panico, io arrossì e poi
il papa mi sorrise. E’ stato un momento molto piacevole ma fatto in
maniera molto spontanea, chiaramente questa mancanza di rispetto non irriverente
però è stata una cosa molto, ma molto vera, molto umana perché in fondo è un
uomo come tutti noi.