Alessio
Kaisermann (giornalista) Mezzolombardo
(Trento) 11.9.2010
Intervista di Gianfranco Gramola
Una
persona di non comuni qualità, che per le sue passioni ama spendersi, senza
avarizia.
Alessio
Kaisermann è nato il 25 Giugno
1977. Dal
1 marzo 2001 al 31 aprile 2001 ha lavorato alla Radio NBC di Bolzano, poi dal 1
dicembre 2003 al 1 giugno 2004 è stato assunto dall’Emittente RadioTelevisiva
RTTR (Via Zanella 1 di Trento), come giornalista praticante, redattore e
inviato. Dal 2004 lavora per l’emittente RadioTelevisiva TCA srl di via
Brennero 171/a (Trento), come redattore,
conduttore notiziari televisivi, ideatore e conduttore di rubriche di
informazione e approfondimento, rubriche di carattere turistico e promozionali
di eventi sul territorio.
Curiosità
-
E’ iscritto all’albo nazionale dei Giornalisti di Roma “elenco
pubblicisti” dal 01/11/2001. Iscritto all’albo nazionale dei Giornalisti di
Roma “elenco pubblicisti praticanti” dal 1/12/2004. Iscritto all’albo
nazionale dei Giornalisti di Roma “elenco professionisti” dal 11/07/2008 (tessera Ordine nazionale Giornalisti Professionisti n° 066529).
- Ha
prestato il Servizio militare
nell’Arma dei Carabinieri, presso la Scuola di formazione
C.A.R. di Fossano (TO)
- Ama
vivere e lavorare con altre persone, in ambiente multiculturale, occupando posti
in cui la comunicazione è importante e in situazioni in cui è essenziale
lavorare in squadra (ad es. cultura e sport), ecc…
-
Ha
fatto parte di vari complessi musicali.
-
Ha
conseguito il diploma di Geometra, presso l’Istituto Tecnico industriale per
Geometri.
Intervista
Siamo
nella sala interna del bar Mirtillo di Mezzolombardo. Disponibile, simpatico e
solare, ama parlare con molto piacere della sua borgata, della passione per la
cultura e per il suo lavoro.
Com’è
nata la passione per il giornalismo? Chi te l’ha trasmessa?
Non
so se me l’ha trasmessa qualcuno, so solo che fin da ragazzino sono sempre
stato affascinato dai mezzi busti, quelli dei telegiornali. Non che capissi di
cosa stessero parlando, ma perché mi affascinavano le figure di quelle persone
che ti entravano in casa, parlando, raccontando e comunicando con te. Ho sempre
subito il fascino anche per il fatto che i miei genitori seguivano i
telegiornali con una certa attenzione, come se fosse una istituzione e mi sono
fatto rapire dai personaggi, ritenendoli di una certa levatura e poi mi sono
lasciato conquistare da questo tipo di mestiere.
Quali
sono stati i tuoi maestri?
Di
maestri ne ho avuti parecchi, grazie a Dio. Dico grazie a Dio perché più
persone hai con la quale
rapportarti, più puoi imparare e più puoi limare i tuoi spigoli. Il primo
maestro in assoluto, che mi ha coinvolto nel mondo del giornalismo è stato
Mattia Eccheli, al quale devo molto sia dal punto di vista dell’insegnamento
che per l’opportunità che mi ha
dato per andare in video. Da lui ho imparato tutto. Con lui ho realizzato le mie
prime esperienze giornalistiche e televisive. Poi ricordo con simpatia e affetto
Angelo Conte, del quotidiano l’Adige, poi Nello Morandi, che ogni tanto mi
strigliava, ma a ragion veduta sicuramente. Questi sono i primi tre personaggi
che mi hanno insegnato molto e mi hanno dato grandi opportunità. Poi non
dimentico sicuramente l’ex direttore di RTTR, Luigi Giuriato. Con lui c’è
stato un rapporto a volte anche burrascoso, ma importante e che mi ha quasi
perfezionato, dal punto di vista televisivo. E attualmente Gabriele Buselli e
Marilena Guerra che sono i mie diretti superiori nell’attuale redazione di TCA.
Una
soddisfazione e una delusione in campo professionale?
Soddisfazioni
ci sono e quasi tutti i giorni, per fortuna. La gente che ti incontra per la
strada, ti riconosce e ti saluta. Ti loda ma ti vuole anche fare una critica
costruttiva, e questo per me è sempre una gran bella soddisfazione. Ormai mi
riconoscono per strada, perché c’è la consapevolezza che il tuo volto sia
conosciuto. Mi dà fastidio quando uno ti riconosce e non ti saluta nemmeno o fa
finta di non vederti. Il fatto che ci siano tanti a fermarmi e a fermarsi per
strada per potermi dire qualcosa, per me è un segno di gratificazione
incredibile. Delusioni? Una delusione può essere il modo con il quale non si può
fare questo mestiere, nemmeno in Trentino. Non voglio andare oltre, però
sicuramente anche qui da noi ci sono dei paletti, ben fissi dai quali ovviamente
non ci si può scostare più di tanto.
Hai
mai fatto delle gaffe?
Si!
Eclatanti, grazie al cielo no. Preferirei non ricordarle. C’è stato qualche
fuori onda, qualche parola di troppo, comunicate alla regia con il microfono
dimenticato aperto. Hai presente quei fuori onda di Striscia la notizia? Una
cosa del genere (risata).
Alessio Kaisermann con l'On. Giulio Tremonti
L’intervista
più curiosa che hai realizzato o che ricordi con molto piacere?
L’intervista che ricordo con molto piacere
è stata quella a Joaquin Navarro Valls, l’ex ufficio stampa del Vaticano. Ho
avuto l’occasione o l’orgoglio di poterlo intervistare al Premio
Giornalistico val di Sole, in occasione della sua premiazione. Era
all’indomani della morte di papa Giovanni Paolo II. A parte che lui era ed è
un personaggio dal grande carisma, però ricordo con molto piacere questa
intervista perché ha ripercorso con me gli ultimi momenti di vita di Giovanni
Paolo II. Mi ha anche fatto delle confidenze su come il papa ha affrontò quei
momenti e come lui stesso fu
costretto ad affrontare quei momenti di fronte all’opinione pubblica del
mondo. E’ stata un’intervista elettrizzante che mi ha lasciato sicuramente
dei profondi segni.
Ami
di più intervistare o essere intervistato?
Per
mestiere intervisto e ormai quello mi viene abbastanza facilmente. Sono sempre
un po’ in imbarazzo quando vengo intervistato, però ogni tanto mi piace
mettermi dall’altra parte del tavolo.
Hai
mai fatto delle scelte in cui dopo ti sei pentito?
Di
cui mi sono pentito, no. Diciamo che alle volte, nel passato, ho avuto delle
uscite un po’ infelici, per colpa del mio carattere che a volte è anche un
po’ spigoloso. Se tornassi indietro cercherei di limare quello. Però cose di
cui mi pento non ne ho. Ho 33 anni e fino adesso non posso lamentarmi di quello
che mi è capitato.
A
chi volesse avvicinarsi al giornalismo, che consigli vorresti dargli?
Tenacia,
determinazione, essere sempre disponibili e bisogna anche regalare il proprio
tempo. Questo lo dico subito a chi mi chiede consigli. Chi entra in una
redazione con l’obiettivo dicendo:”Ok, voglio tot. ed io ci sono”,
sbaglia. Bisogna fare tanta gavetta, regalare
il proprio tempo, sprecare anche il proprio denaro, utilizzare il proprio
telefono e la macchina privata, senza pretendere per questo di essere rimborsati
e mettersi sotto. Non aspettarsi monumenti e neanche tante pacche sulle spalle,
ma piuttosto qualche calcio nel sedere e non essere presuntuosi. Bisogna stare
molto attenti anche nel dire:”Io la penso così, io avrei fatto così”.
Lasciarsi sempre guidare da chi ne sa di più, da chi ha più esperienza, con
umiltà. Le scuole di giornalismo ci sono, ma servono poco. Come si dice “Val
più la pratica che la grammatica”. Io sono uno che ha fatto la gavetta dalla
strada e sono arrivato senza tanta professionalità dietro la scrivania. Se uno
ha la passione e spirito di sacrificio, ce la può fare.
Ma
i tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Mio
padre Gianni, che è un po’ più tecnico, mi avrebbe visto seguire le sue orme
professionali. Lui è un libero professionista. Ha molte aziende come clienti e
per me avrebbe sognato un lavoro in quel ramo lì. Mia madre mi ha sempre
lasciato scegliere, non mi ha mai forzato più di tanto. Lei ha sempre subiti il
fascino della divisa. In quell’anno e mezzo in cui ho prestato servizio
nell’arma dei Carabinieri, credo che per mia madre sia stato il coronamento di
un sogno. Forse sperava che io continuassi la carriera nell’Arma. Però poi ha
accettato di buon grado anche quello che sto facendo adesso.
Hai
fratelli, sorelle?
Ho
una sorella che ha tre anni più di me, Stefania, che lavora in uno studio di
commercialista.
Che
scuole hai fatto e dove?
Le
elementari e le medie le ho fatte a Mezzocorona, perché all’epoca vivevo con
i miei a Mezzocorona. Le superiori invece le ho fatte a Trento. Appena ho avuto
il lume della ragione mi sono trasferito a Mezzolombardo, il mio paese
d’origine.
Quali
erano i tuoi idoli da ragazzo?
Mi
sono sempre ispirato a due personaggi in modo particolare: Enrico Mentana e
Lamberto Sposini. L’uno e l’altro per il modo che hanno di approciarsi al
video e al telespettatore, ma anche per la chiarezza espositiva per come
riescono a raccontarti una cosa, dandoti l’impressione che stiano parlando
proprio con te. Vedi che non stanno leggendo il gobbo. Hanno un dialogo diretto
con la persona. Questo è il modello al quale mi ispiro anche adesso nel mio
lavoro. Se qualcuno mi segue durante i telegiornali di TCA, può notare che
evito di leggere il faldone, piuttosto lo memorizzo qualche secondo prima e poi
cerco di esporlo in camera.
Alessio Kaisermann con Umberto Bossi
Quando
non lavori, quali sono i tuoi hobby?
Ne
ho molti (risata). Sono Presidente della Pro Loco di Mezzolombardo, sono
Presidente e co-fondatore della squadra di calcio del Mezzolombardo, da non
confondere con la Rotaliana. I miei hobby sono quelli, cioè vivere il mio
paese, viverlo fino in fondo, mettermi a disposizione, mi piace conoscere gente
e stare in mezzo alla gente, mi piace molto confrontarmi, mi piace molto la
politica, ma questo mestiere mi impedisce di farlo in maniera attiva, però ci
sono vicino. Ho molti interessi, una volta praticavo anche qualche sport, ma
purtroppo il tempo a disposizione non è molto e allora mi accontento. Comunque
lo stare in mezzo alla gente, a contatto con la gente lo definisco un mio grande
hobby.
Squadra
di calcio del cuore?
Milan.
Beneficenza
o volontariato?
Volontariato!
Tantissimo. La Pro Loco è volontariato puro, l’essere Presidente di una
squadra di calcio, mettendoci anche qualche soldino di tasca propria e andando a
cercarne di altri, anche questo è volontariato. Diciamo che su quel fronte sono
molto attivo.
Hai
un sassolino nella scarpa che vorresti toglierti?
Si!
Ce ne sarebbero tanti. Quando ero più giovane avevo una personalità che
spiccava molto. Sono sempre stato un’arrivista e questo lo dico senza
presunzione, nel senso che sono sempre stato orgoglioso di quello che avrei
potuto fare e in passato, spesso sono stato messo in un angolo proprio per
questo. Poi, secondo me, il video ti restituisce molto anche dal punto di vista
della rispettabilità. E qui qualche sassolino me lo sono gia tolto, nei
confronti di chi diceva che non sarei arrivato da nessuna parte. Altri sassolini
ce ne sarebbero da togliere, ma vedrai Gianfranco che pian piano, arriverò a
togliermeli tutti.
Che
rapporto hai con la Fede?
Provengo
da una famiglia profondamente credente, come lo sono stati i miei nonni e
qualcosa mi è stato trasmesso. Ammetto che il mio rapporto con la Fede è
sempre stato conflittuale, nel senso che sono convinto che qualcuno o qualcosa
esiste al di sopra di noi, un’entità superiore c’é. Però alle volte credo
che sia solo la necessità dell’uomo di credere in qualche cosa, per trovare
la forza ogni giorno per andare avanti. Io non frequento tanto la chiesa, però
quando ci entro ho sempre un brivido, provo una sensazione particolare. Affronto
la vita con serenità, confidando che se c’è qualcuno che veramente è in
grado di perdonare ogni giorno, saprà perdonare anche me.
E
il tuo rapporto con il denaro?
Contrariamente
a quello che si può pensare non ci dà grandi guadagni. Uno è convinto che,
vedendoti in televisione, devi guadagnare tanto. Il denaro non è mai stato
nelle mie priorità, altrimenti non farei questo mestiere. Diciamo che il mio
rapporto con il denaro è modesto. Sicuramente cerchi di guadagnare qualcosa di
più, però come dicevo prima, facendo volontariato, spesso e volentieri, metti
i tuoi soldi a disposizione degli altri.
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
Difetto
sicuramente il mio essere un po’ impulsivo, anche se questo da qualche anno a
questa parte, ho cominciato a contenerlo. Sono sempre stato abbastanza irruento,
nel senso che quando voglio una cosa, faccio di tutto per ottenerla. Alle volte
questo diventa un difetto anche nei confronti degli altri, perché rischi di
mancare di rispetto. Un mio pregio penso sia quello di saper ascoltare e di
mettermi a disposizione degli altri e cercare di avere una parola, un consiglio
per tutti.
Chi
porteresti con te su un’isola deserta?
(risata) Questa è una domanda un po’ più difficile, rispetto alle altre.
Posso rispondere con un “No comment”?
Gioco
della Torre. Chi butteresti dalla torre?
Vuoi
un nome e cognome o la tipologia della persona? Butterei dalla torre chi non sa
fermarsi, non sa riconoscere i propri limiti, chi non sa dire "No, questa cosa
non fa per me" e invece insiste a voler continuare, magari andando anche a
provocare dei danni e soprattutto chi non ha l’umiltà di fermarsi.
Ti
ritieni fortunato?
Si!
Credo di si, perché con il lavoro che faccio e con le opportunità che mi sono
arrivate a soli 33 anni, non posso che ritenermi fortunato, anche se la fortuna
credo che alle volte vada aiutata.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Il
sogno più grande sarebbe quello di andare a condurre un grande talk show di un
certo spessore, quindi di poter lavorare per una Tv nazionale. Questo è
difficile, però mai dire mai. Sono però consapevole che non deve essere quello
l’obiettivo, ma il sogno però lo è sicuramente.
A
chi vorresti dire grazie?
In
assoluto ai miei genitori e a mia sorella. Alla mia famiglia che, nonostante con
la quale non ci sia più un rapporto strettissimo, nel momento del bisogno ci
sono sempre stati e voglio sperare che continui ad essere così.
A
chi vorresti dire “scusa”?
Scusa
a quelle persone con le quali ho avuto degli scontri, più dettati dal mio
carattere che dalle ragioni vere. Una scusa in particolare non c’è, perché
grazie al cielo non credo di aver commesso brutte cose. Però posso aver
lasciato il segno negativo in qualcuno proprio per la mia irruenza, per il mio
modo abbastanza esplosivo di fare. Se devo chiedere scusa, lo faccio a quelle
persone che in passato si sono sentite “torteggiate” da me, proprio per
questo.