Andrea
Braido (musicista)
Pergine
Valsugana (Trento) 26.4.2010
Intervista di Gianfranco Gramola
Un’artista
che suona con il cuore
Nasce
a Trento il 26 giugno del 1964. Inizia all’età di 4 anni a suonare la
batteria da autodidatta, diplomandosi successivamente in teoria e solfeggio.
Verso i 12 anni inizia a suonare chitarra e basso sempre da autodidatta
assorbendo tutta la Musica che poteva ascoltare. Dopo un breve viaggio a Boston
e New York, fatto di molte Jam-sessions con personaggi chiave della storia del
Jazz mondiale, torna in Italia e inizia a lavorare professionalmente. Suona
tutti i tipi di chitarra, basso elettrico, batteria e percussioni. Le sue
chitarre sono presenti in molti cd e dvd di artisti come Vasco Rossi, Mina,
Laura Pausini e molti altri, sull'ultimo cd di Marcus Miller "Marcus"
ed altri meno conosciuti. Inoltre è stato in tour con molti protagonisti della
scena pop e rock italiana. Ha suonato in molte importanti jam-sessions (e con
alcuni registrato in studio e in tour) come: Frank Gambale, Marcus Miller e
molti altri! Come musicista di alcune orchestre utilizzate in programmi Rai, ha
suonato con vari ospiti internazionali come Liza Minelli, Lenny Krawitz, Randy
Crawdord e altri. Tra tourneè e altri impegni personali (stage, sessions) ha
suonato in Germania, Austria, Rep.Ceca, Ungheria, Spagna, Portogallo, Belgio,
Olanda, Estonia, Unione Sovietica, quasi tutto il Sud America, Inghilterra
(Londra). E' considerato da molti come uno dei piu' talentuosi e versatili
chitarristi in circolazione. Dopo essere stato attivo per molti anni come
session-man ha iniziato a proporre progetti propri (ormai da molto tempo). Ha
all' attivo 8 albums di cui 3 ("Sensazioni nel Tempo" 2006/"Braidus
in Funk" 2007 e “Jazz Garden & Friends”con edizioni RAITRADE/Distribuzione
Self con Videoradio), inoltre 2 dvd didattici per la Playgame con distribuzione
nuova Carish. Alcune riviste tra le più importanti del settore gli hanno
dedicato la copertina più di una volta. “Nel corso degli anni, ho suonato di
tutto, provato, riprovato e modificato molti strumenti, ma alla fine sono
rimasto con alcuni (pochi) strumenti, ai quali sono legato, divenuti "i
miei strumenti"per tutte le situazioni musicali. Ho amato e suonato a lungo
alcuni strumenti detti "classici" come Les Paul, 335, Sg,Tele, Strato,
bassi Precision, GFJ Frudua, ampli Plexi, Sro 100 signature, Pittbull, The
Valve e tanti altri! Dal luglio 2007 ho siglato un accordo con la Eko Musical
Intruments per quanto riguarda i marchi PRS e Marshall ed ho trovato quello che
cercavo…! Una chitarra splendida costruita con amore e certosina attenzione,
che mi permetta di passare con facilità a diversi suoni e stili: Paul Reed
Smith custom 22, in più una splendida PRS Hollow Body II finitura McCarty che
ritengo una delle migliori semiacustiche in assoluto a cui si sono aggiunte, PRS Mc
Carty solid body, Singlecut trem e Custom 24 “el Braidus”, quest’ultima
costruita dal Private Stock della PRS! Per quanto riguarda Marshall, con la
serie Vintage/Modern di cui posseggo Il combo 50 watt e la testata 100, ha fatto
un grande passo avanti rispetto al mitico suono Marshall di partenza dando vita
ad un amplificatore molto dinamico e con suoni nella migliore tradizione Plexy
agendo su un solo canale! Aggiungo che il nuovo JVM Marshall è semplicemente
impressionante per qualità del timbro, possibilità sonore e versatilità! Da
ora in poi sempre con me dal vivo ed in studio! Inoltre da 3 anni collaboro con
la Carish per il marchio Ramirez modelli CWE 2, GH, FL 2 che non hanno bisogno
di presentazione. Infine le corde “La Bella” Flamenco Negra medium tension
(classica), EL-R0.10/0.46 (elettrica), Phosphor Bronze extra light (acustica)
Slappers per basso, eccellenti e durature oltre che squillanti”.
Tournèe
Con
Patty Pravo – Francesco Baccini – Vasco Rossi- Eros Ramazzotti – Zucchero
– Laura Pausini – Antonerlla Ruggero – Adriano Celentano – Enzo Iannacci
– Angelo Branduardi – Frank Gabale, ecc …
Discografia da
solista
1991
Eleonor – 1996 Le bizzarre avventure del dottor Kranius – 2000 Relive
– 2005 Space Braidus – 2005 Twin Dragons – 2005 Braido Plays Hendrix...in
Hungary!!! – 2006 Sensazioni nel Tempo – 2007 Braidus in funk – 2008
Braido Plays Hendrix – 2008 Jazz garden & friends – 2’’9 Latin
Braidus.
Ha
detto:
-
Quando
vai in giro per il mondo per suonare e ti togli le tue soddisfazioni, tornando a
casa inizi ad apprezzare il tuo paese.
- Agli
inizi quando cominciavo ad uscire dall’anonimato, i miei paesani mi davano
addosso ed io pensavo:”Ma perché mi criticano, invece di apprezzare la mia
dote di chitarrista e di vantarsi di avere un paesano così bravo”.
- A
18 anni suonavo gia a Pergine Spettacolo Aperto e avevo già preso dei
riconoscimenti prima che uscissi dalla scena regionale.
- Voglio
ricordare però che il suono è soprattutto nelle mani e nel cuore.
Curiosità
- Il
chitarrista Andrea Braido, considerato uno dei principali e talentuosi
chitarristi dell'area rock e fusion/rock, è soprannominato anche Big Boy.
Intervista
L’appuntamento
con Andrea Braido è a Pergine, nella sua casa di via Petrarca, a due passi
dalla chiesa.
Com’è
nata la tua passione per la musica, per la chitarra?
La
passione per la musica sicuramente ce l’avevo dentro, però mi ha influenzato
molto il fatto che mio padre si comprava dei sassofoni, quelli a buon prezzo non
professionali, tipo quelli giocattolo della Bontempi. E suonava delle cose e io
vedevo che aveva una grande passione per la musica. Ma già quando avevo 3-4 anni
ero attratto dalla televisione, quando vedevo i gruppi, con la batteria,
soprattutto l’oggetto batteria. Tutto ciò è stato facilitato da un ambiente
molto valido, come quello di Pergine, perché la biblioteca aveva i dischi. Io
andavo lì, mettevo su i dischi senza sapere alle volte chi era l’autore.
Vedevo uno che ascoltava un disco e l’ascoltavo anch’io, poi scoprivo che
erano i Colosseum, Emerson Lake e Palmer, Santana, Jimmy Hendrix e musica tipo
jazz e soul. Poi al Canoppi, che è un posto attaccato ai giardini di Pergine,
suonavano dei gruppi di musicisti che allora erano di spicco ed io andavo lì ad
ascoltarli e ne sono sempre rimasto colpito da questo tipo di musica.
Ho letto da qualche parte che hai iniziato
a imparare a suonare la chitarra, comprando i fascicoli in edicola. E’ vero?
No!
E’ una leggenda. In realtà ho iniziato suonando la batteria, che suono
tutt’ora e che, come strumento, non ho mai abbandonato, perché l’oggetto
batteria mi attrae profondamente e appunto guardando quei gruppi che ti dicevo
prima, andando in biblioteca, trovando un posto per suonare, alla fine ho
iniziato a suonare un’ora, un’ora e mezza. All’inizio ho preso qualche
lezione di batteria da un musicista che abitava sopra Trento e che si chiama
Alessio Weber. Da lì è partito tutto. La chitarra è arrivata dopo, per caso,
perché mia sorella aveva portato a casa una chitarra acustica ed io, che avevo
11 anni, nel frattempo ero entrato in un gruppo di Pinè. Sentendo il
chitarrista che parlava di chitarra, ascoltando canzoni con la chitarra e avendo
una chitarra a disposizione a casa, alla fine ho sentito il bisogno di armonia,
di note e mi sono buttato sulla chitarra di mia sorella.
Come
ricordi il debutto professionale?
Diciamo
che il primo impatto fuori dal Trentino è stato a Verona, in vari club jazz che
erano ritenuti il “gota” del jazz del nord est. Il debutto vero e proprio è
avvenuto a Milano, a Genova in locali storici come “Le scimmie” o “Il
capolinea” e locali del genere di allora. Ma il debutto a livello di tournèe
è avvenuto del 1986, con Patty Pravo. E’ stato molto importante per me
lavorare con Patty Pravo, che è stato un personaggio che ha cambiato molto la
sorte del pop. Io non è che impazzisca per lei. Non è stato come fare una
tournèe con Tiziana Rivale o Sandro Giacobbe. Patty Pravo è un’artista che
ha influenzato un sacco di gente, anche a livello visivo, per come si vestiva,
come si muoveva sul palco, come si truccava. Era ed è una persona un po’
pazza, diciamolo ( risata ). E’ stata una tournèe importante perché ho visto
tante cose che mi aspettavo diverse.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
Braido
è un cognome un po’ particolare, nel Trentino ce ne sono pochi. Ce ne sono
alcuni a Vittorio Veneto e poi alcuni in giro per l’Italia. In realtà io ce
l’ho un nome d’arte. O meglio è un soprannome che mi sono dato io e che è
Ebraidus. La Paul Reed Smith, che ha lanciato Santana nell’80 e con la quale
collaboro da tre anni, mi ha fatto un modello di chitarra che appunto porta il
nome Ebraidus, modelli che fanno solo su richiesta.
Artisticamente
come ti definisci?
Io
mi definisco fortunato, perché sono una persona libera, essenzialmente sono
libero da qualsiasi tipo di vincolo. Amo la musica nella totalità e soprattutto
amo potermi esprimere prendendo da tante parti. Amo la musica senza secondi
fini, perché la musica per me è godimento, ed è una cosa grandiosa a se
stante. Poi che sia un lavoro, sia che guadagno, perché vivo di musica, sia che
la gente mi apprezza, ecc… va bene, però prima di questo c’è proprio
l’amore verso la musica. Ed è un amore totale perché io posso amare Vivaldi
o Bach come posso amare Jimi Hendrix
allo stesso modo. Non c’è alcuna differenza. Quello che voglio dire è che
l’intensità è la stessa. Quella che la gente continua a fare, sbagliando,
soprattutto nell’ambiente musicale, è di etichettare e di porre delle
barriere tra la musica. Quindi questo è jazz, questo è rock, questo è pop,
questa è classica. Il compositore Bach, preso nel suo periodo di esistenza è
come adesso uno dei Rolling Stones. La gente vuol far vedere che ci sono delle
distanze. Le distanze o le barriere ci sono solo tra gli uomini ma non tra la
musica. Questa non è una frase mia, ma esprime chiaramente il concetto.
Hai fatto tante tournèe con personaggi
celebri. Ti è mai successo un imprevisto, un guasto?
Di
chitarre ne ho rotte io un paio, sul palco ( risata ). Volutamente, per
esibizione, per fare scena. Una volta è successo con Vasco Rossi, a San Siro,
dove non mi piaceva il suono della chitarra col trasmettitore, col radio
microfono, quindi attaccai un jack di 50 metri, un bel cavo, e mi sono spinto
troppo a bordo del palco e il filo si staccò
proprio sul finale. D’istinto ho preso la chitarra e l’ho lanciata in
alto, non so quanti metri, quando è caduta è andata in mille pezzi. Me
l’hanno raccolta, l’hanno sistemata e dopo tre giorni ho fatto il concerto a
Roma, con la stessa chitarra. E’ brutto quando succedono degli imprevisti o
quando il pubblico si mena, perché c’è anche gente che va ai concerti
apporta per attaccare liti. Dimenticavo… sempre in un concerto di Vasco, stavo
facendo un assolo molto importante di un suo brano, che era “Liberi,
liberi”, e rimasi con due corde. Le chitarre che usavo allora montavano un
ponte che veniva fissato con dei morsetti per l’accordatura, però se si
spacca una corda, la tensione del ponte cambia e allora si scorda. Ad un certo
punto sono rimasto con due corde stonate e ho dovuto intonare la chitarra al
volo, mentre suonavo. Non so se ti rendi conto cosa vuol dire questo, ma è
pazzesco. Sono stato bravo perché ho avuto una prontezza di riflessi unica,
anche grazie alla conoscenza profonda dello strumento.
Quante
ore dedichi al giorno alla chitarra, alla musica?
Ci
sono giornate che alla musica dedico anche dieci ore. Diciamo che alla chitarra
dedico quotidianamente almeno tre ore di pratica, di suono. Adesso è un periodo
che suono molta musica classica, tipo Vivaldi o vado dietro con la chitarra ai
concerti brandemburghesi di Bach e mi piace molto lo stile e l’atmosfera
barocca.
Ma
i tuoi genitori che futuro sognavano per te?
Ecco
questa è stata un’altra mia grandissima fortuna. I miei genitori, a
differenza di altri, non mi hanno mai imposto niente. Mi sono sempre preso le
mie responsabilità e forse il fatto che sono andato a suonare così giovane con
un gruppo, dove suonavamo canzoni dei Nomadi, di Santana e il liscio ai
matrimoni, probabilmente ho dimostrato loro di avere anche una certa testa. Mi
avevo aperto anche un conto in banca, mi compravo i dischi senza chiedere i
soldi a loro e mi sono reso da subito indipendente. I miei genitori mi hanno
lasciato libero di fare le mie scelte, però prendendomi anche le mie
responsabilità. Questo per me è stato fondamentale. Penso che i miei genitori
siano stati contenti della strada che ho intrapreso, anche se sono consapevoli
che è una strada molto particolare, molto diversa da una strada tradizionale.
La
tua più grande soddisfazione artistica?
Te
ne posso citare una, anche se sono molte di più. Indubbiamente è quella di
aver influenzato tanti giovani e invogliato tanti ragazzi a suonare. Sono stato
e lo sono tutt’ora un esempio.
Anche
del tuo paese?
Non
solo, ma mi scrivono da tutta Italia e da tutta Europa. Dei ragazzi della
Svizzera e della Germania mi scrivono che mi hanno visto suonare in qualche
formazione e mi raccontano le emozioni che sono riuscito a trasmettere loro.
Sono soddisfazioni artistiche molto forti per me, perché è bello condividere
quello che tu puoi dare, con gli altri. E se gli altri percepiscono questo, vuol
dire che sono persone sensibili. Un’altra mia soddisfazione artistica è stata
sicuramente quella di essere chiamato a suonare per il disco di Marcus Miller,
semplicemente chiedendogli di ascoltare alcune cose mie. Essere chiamato da un
musicista di riferimento anche per me così impostante, che avevo seguito con
Miles Davis in tutti i dischi fusion e funk e soprattutto per un disco mondiale,
in cui il mio nome era nel primo pezzo, è stata una cosa emozionante.
Delusioni?
Ci
sono state, eccome. Adesso, con calma, sto scrivendo un libro e un mio punto
interrogativo è che non capisco perché l’uomo passi il tempo cercando di
distruggere l’operato dell’altro. E’ una cosa incomprensibile per me e
anche una dispersione di energia. Invece di essere felice dell’altro che sta
costruendo qualcosa di buono, purtroppo c’è sempre una parte di gente che è
infastidita dall’energia. Energia significa potere, energia significa andare
avanti ed essere liberi. C’è una parte di persone che ha paura di questo e
allora cerca di schiacciare l’altro. Quindi quando vedo che ci sono delle
critiche stupide e che non hanno fondamenta né culturali, né umane, ma solo
cattiveria gratuita, mi arrabbio un po’. Per fortuna tanta gente
apprezza la mia musica e poi, come diceva Frank Zappa:”Non vi va bene,
avanti un altro”. Io faccio questo mestiere, al di là di quello che possono
pensare le persone. Altrimenti avrei fatto il venditore di computer oppure mi
sarei messo a fare un mestiere meno rischioso. Altre delusioni riguardano le
personalità dei cantanti. Tanti mi chiedono il perché ho smesso di fare le
tournée con i cantanti famosi. Perché purtroppo il cantante, in Italia, è
come il calciatore. E’ una persona che si sente che può fare tutto quello che
vuole perché tutti sono lì, in venerazione, come se fosse la dea bendata. Io
che non la penso così e che le giudico persone come le altre, anzi più
problematiche, sono rimasto molto deluso dal fatto umano. E vedo che
l’interesse alle volte rovina i rapporti e ho visto dei cantanti che hanno
venduto 1 milione di copie che vanno ad elemosinare e a fare delle menate per
200 euro in più. Queste sono delusioni. Io da buon trentino sono molto
schietto, molto semplice e guardo in faccia le persone quando parlo. Io mi trovo
meglio con i musicisti, come contatto umano. La mia delusione riguarda proprio
il modo che hanno di porsi i cantanti con le altre persone.
Che
rapporto hai con il tuo paese?
Ci
torno sempre volentieri e ho un rapporto molto valido. Ho degli amici che sono
rimasti tali negli anni, anche per questioni legati alla musica. Poi qui ho la
mia famiglia, cioè mia madre, mio fratello, mia sorella che cerco di vedere il
più spesso possibile. Inoltre sono molto legato alla natura. Io oggi volevo
proporti, per l’intervista, di andare a fare un giro al castello e nei posti
intorno a Pergine, che sono legati alla mia infanzia e che per me sono stati
fondamentali. Ancora adesso, quando vado lì, rivivo le sensazioni, i pensieri e
le emozioni di allora. Amo tornare qui ma a differenza del trentino tradizionale
non sono molto legato alla propria terra. Sono abituato fin da giovane a girare
continuamente per lavoro e a vedere posti nuovi. Però dentro di me ho il
desiderio, più avanti, di prendermi una baita in montagna, e vivere lì, in
mezzo ai lupi ( risata ), un po’ isolato. Mi piace molto la dimensione della
montagna.
Sei
residente a Pergine?
No!
Io sono stato residente a Milano, a Genova e adesso sono vivo vicino ad
Alessandria, in una zona sul confine con la Liguria, anche per via del lavoro e
per questioni logistiche.
E’
cambiata negli anni la tua Pergine?
Certamente.
Se devo dirti la verità, certe cose valide del Trentino, le ho trovate solo
qui. A parte che il Trentino è una regione avanti anni luce, rispetto ad altre.
E parlo di cultura, di civiltà, di rispetto per la natura, di rispetto per gli
anziani. Io vedo che a Pergine, in ogni strada c’è una pista ciclabile, tu
vai a Genova e questo te lo sogni, a Milano è uguale e le trovi forse in
Brianza. Il Trentino su certe cose è avanti ed io ho beneficiato di queste cose
ed è stato molto utile nel mio lavoro, perché sono riuscito a difendermi da
tante situazioni perché mi sono formato un carattere forte, nel senso che uno a
volte si trova in un ambiente dove tutto è grandioso, poi la fama, ecc… e ti
trovi in una situazione di grande responsabilità e anche di grande prestigio,
quindi se uno ha poca personalità
si brucia subito. Grazie al mio carattere trentino, ho messo in chiaro le cose
da subito e questo forse ai cantanti famosi che ti dicevo prima non è piaciuto.
I cantanti cercano sempre di dominare gli altri e con me non era possibile, se
cercano un rapporto paritario, sono d’accordo, però non mi devono trattare
come lo schiavo di turno. Questo mio modo di vedere le cose è molto trentino,
non ti pare Gianfranco? (risata).
A
chi vorresti dire grazie?
Io
sono religioso e a modo mio ho una mia fede. Innanzitutto ringrazio Dio per il
talento, a questo amore misto ad una capacità di avere una certa disciplina
costante e di essere una persona forte. Perché nella vita bisogna essere sempre
forti. Poi un grazie ai miei genitori che mi hanno dato la libertà di suonare e
quindi di inseguire un mio sogno, un mio desiderio. Un grazie anche ai miei fans
che mi dimostrano la loro gratitudine nell’apprezzare i mie sacrifici.
Ricevi
molte lettere ed e-mail?
Si!
Spesso però non rispondo perché sono
messaggi tipo:” Perché non suoni con quello? Com’è quell’altro? E’
vero che tu hai fatto….”. Dato che ho rilasciato gia parecchie interviste e
su internet ce ne sono molte, allora uno se le va a cercare con un po’ di
pazienza e trova la risposta alla sua domanda. Nel limite del possibile rispondo
a qualcuna, però non sto lì tutti i giorni attaccato al computer a scrivere
e-mail. Anche con Facebook me la prendo tranquilla, perché ho visto che se
rispondi troppo, ne approfittano e poi la gente non apprezza. Questo è un altro
fatto di questa nostra società, cioè vogliono sempre risposte immediate,
dirette…Poi ti chiedono l’autografo, ecc… Alla fine diventa un lavoro
d’ufficio e stai lì 8 ore al giorno a rispondere alle e-mail. Invece agli
stage sono molto disponibile. Quando faccio gli stage dove ci sono 50 o 100
persone, mi chiedono una curiosità su una chitarra o altri dettagli sempre
legati al mondo della musica, allora ne parlo volentieri, ma perché quello è
uno spazio apposta per suonare,
apprendere e dialogare.
Progetti?
Continuo
a portare in giro il mio progetto acustico, come quello che ho fatto l’altra
sera a Campodenno, inoltre stasera definiremo un concerto che sarà fatto il 20
di agosto all’interno della rassegna Valsugana Jazz Festival e suonerò
proprio in piazza Municipio e questo mi fa molto piacere, con la speranza che
sia bel tempo. Suonerò con il mio progetto jazz, che riguarda uno dei dischi
solisti Jazz Garden & Friends e che spesso vengono utilizzati dalla Rai per
documentari e cose varie. Poi ho un altro progetto dedicato a Hendrix che è la
revisione dei suoi brani, ogni tanto ascolto delle cose da giovani emergenti.
Sicuramente una cosa importante è che non sono assolutamente esterofilo, perché
ho capito molto bene come funzionano gli americani e come sono gli inglesi nei
confronti nostri. Quindi sto favorendo molto il fatto di far suonate i musicisti
italiani, i giovani talenti. Mi piace avere a che fare con dei giovani musicisti
che crescono insieme alla musica, dove ci si trasmette delle cose musicali
importanti e alla fine diventa bellissimo suonare dal vivo perché è
comunicazione totale. Poi sto facendo un disco nuovo e ne ho gia in mente altri
due. Di quello nuovo non dico niente perché è in una fase iniziale, però sarà
una cosa ancora diversa da quelle che ho fatto prima.
Ci
sono in giro dei nei nuovi talenti, Andrea?
Si!
Ci sono. Ho visto dei bravi ragazzi che amano talmente tanto la musica, a tal
punto da rinunciare ad uscire con gli amici il sabato sera, oppure stare tanto
su uno strumento. Finora non ne sono capitati molti, però ci sono. C’è un
batterista che non è di qua, però fa parte di un progetto. E’ stato un
bambino prodigio ed è stato i un programma
di Mike Bongiorno, a 4 anni. I talenti ci sono, però al giorno d’oggi non
siamo certo aiutati dai mass media e dalla televisione che inneggia ad un
successo immediato e molto effimero, cioè tutto subito. Nella vita non è
assolutamente così, anzi a volte uno deve lavorare tutta la vita per
raggiungere obiettivi così. Pensiamo ad uno come Frank Zappa che, nonostante
abbia avuto un successo commerciale e abbia inventato un sacco di cose, solo
nella parte finale della vita è riuscito a realizzare esattamente quello che
lui voleva fare, cioè musica contemporanea suonata da musicisti molto
preparati. Quindi è difficile trovare un giovane che dice:”Io mi sacrifico
per suonare. E poi cosa faccio?”. Uno deve amare la musica e da lì le cose
nascono. Come diceva Mozart:”Prenditi cura della musica e la musica si prenderà
cura di te”.
Un
sogno che vorresti realizzare?
I
miei sogni sono di grande portata, nel senso che io penso che tutti, su questo
pianeta, potremmo stare molto meglio di quanto stiamo e non solo una parte di
questo pianeta. C’è uno squilibrio troppo esagerato. Non esiste che una parte
del mondo stia bene, in certi casi troppo bene, e un’altra invece abbia dei
problemi di diritti sociali al minimo. Credi che questo sia sbagliatissimo e che
provochi una disarmonia notevole nell’interno del pianeta. Però queste sono
cose che dipendono dal sistema politico e dal capitalismo stesso, cioè da come
è costruito. Bisogna che ci siano dei cambiamenti che partono proprio dai
vertici, dai politici. L’altro sogno o meglio la cosa più importante per me,
è comporre e suonare la mia musica sempre più dal vivo e far apprezzare quello
che faccio. Sicuramente ci vorrebbe un po’ più d’aiuto da parte delle
strutture dei mass media. Purtroppo vedo che i mass media sono troppo
risucchiati da questi esempi molto negativi come Grande Fratello, come Amici
dove alcune cose sono anche valide, però non puoi inscatolare il talento di una
persona e pensare perché va in televisione può riuscire. Questa è una
grandissima falsità. Un’artista non nasce così.
Ho
visto che hai lavorato con tanti grossi personaggi. Con quale ti sei trovato
meglio?
Mi
sono trovato con tutti allo stesso modo. Con tutti ho comunque cercato di dare
il massimo. Non ricordo un rapporto migliore con uno o con un altro. Non farei
una distinzione… Diciamo che con quelli più professionali mi sono trovato
meglio e per professionalità intendo aver l’obiettivo di
portare a termine il concerto e il disco che si sta facendo nel modo
migliore. Questo secondo me sono le persone con cui mi sono trovato meglio,
ossia quelle più professionali e più dedite al lavoro.