Antonello
Venditti (cantautore)
Colle Romano (Roma) 17.10.2013
Intervista di Gianfranco Gramola
Roma
è un luogo dell’anima, oltre che il posto dove sono nato, dove vivo e dove ho
avuto delle storie. E’ il luogo della mia vita. Questo è Roma.
Antonello
Venditti (all’anagrafe Antonio), nato a Roma l’8 Marzo 1949, si avvicina
alla musica sin da giovanissimo. Dopo un primo periodo trascorso a prendere
lezioni di pianoforte, Antonello matura un approccio più personale e inizia a
scrivere canzoni, la prima delle quali è “Sora Rosa”. E’ lui stesso a
presentarla agli amici del Folkstudio, il prestigioso ritrovo romano
dell’allora nascente circuito folk impegnato giovanile come Giorgio Lo Cascio
e Francesco De Gregori. Con loro Venditti inizia ad esibirsi in pubblico e a
fare i suoi primi giri di concerti e con Francesco De Gregori nel 1971 realizza
l’album THEORIUS CAMPUS), nel quale ognuno dei due artisti ha a disposizione
una facciata. Dopo il successo di “Roma Capoccia”, Antonello Venditti si
trasferisce a Milano per incidere il suo primo vero album come solista, L’ORSO
BRUNO (1973, IT). Segue il primo cambio di etichetta della sua carriera, che lo
porta dalla IT alla RCA, allora un porto d’approdo per tutti i cantautori più
innovativi della scena musicale italiana. E proprio per la RCA Venditti incide
in due giorni e due notti uno dei suoi album migliori, LE COSE DELLA VITA (1973,
RCA), che prende il titolo da una delle sue più belle canzoni. A quel disco
segue un album decisamente più difficile e poco premiato come QUANDO
VERRA’ NATALE (1974, RCA), nonostante la presenza di buone canzoni come
“Campo De’ Fiori”, “A Cristo”, “Marta”. Ma in quell’anno
Venditti pubblica un’altra canzone che si rivelerà cruciale per la sua
carriera: si tratta di “Roma”, un brano romanista più che romanesco, che si
presta comunque ad essere interpretato come una dichiarazione d’amore (e del
resto non sarà né la prima né l’ultima) del cantautore alla sua città. Per
un nuovo album bisogna invece aspettare fino all’anno successivo quando esce
LILLI (1975, RCA) disco fortunatissimo che arriva al numero uno in classifica.
Nel 1976, all’ICMESA di Severo si verifica una fuga di gas altamente tossico,
la diossina: il disastro ecologico e la tragedia umana che ne seguirono
provocarono in Venditti una reazione che finì nell’album ULLALLA (1976, RCA),
forse quello dai toni più arrabbiati e sgradevoli. L’album chiude la fase
artistica che lo lega discograficamente alla RCA e inaugura un periodo di
ripensamento e di silenzio. Il ritorno sulle scene discografiche avviene con un
nuovo contratto discografico ed un nuovo album SOTTO IL SEGNO DEI PESCI (1978,
Philips), che lo riporta in vetta alla classifiche. L’anno successivo esce
BUONA DOMENICA (1979, Philips) è l’album che rispecchia un momento di
travaglio personale con canzoni amare come “Donna in Bottiglia” e “Stai
con me”, accanto a nuovi classici della produzione di Antonello come la
canzone che dà il titolo all’album e “Modena”, forse una delle sue
migliori di sempre con Gato Barbieri al Sax. Nel 1982, arriva nei negozi SOTTO
LA PIOGGIA (1982, Heinz) l’album che segna il debutto dell’etichetta
discografica di Venditti, la Heinz Music, e di un sodalizio musicale – quello
con il produttore Alessandro Colombini – che dura ancora oggi. I due producono
una serie di album fortunatissimi e Venditti gode di una popolarità più vasta
mai avuta che aumenta ancora, nel 1983, quando la Roma vince il campionato di
calcio e tutta la città festeggia lo scudetto al concerto gratuito che Venditti
per primo tiene al Circo Massimo. Da quell’ incredibile esibizione nasce il
primo live della sua carriera CIRCO MASSIMO (1983, Heinz), che contiene uno
splendido inedito “Grazie Roma”, un nuovo omaggio alla sua città e alla sua
squadra. L’anno successivo per i fans di Venditti arriva CUORE (1984, Heinz).
Dopo un anno è la volta di una colonna sonora, quella per il film “Troppo
Forte” di Carlo Verdone e di nuovo album di studio, VENDITTI E SEGRETI (1986,
Heinz). Il percorso musicale prosegue con un album molto fortunato, “IN QUESTO
MONDO DI LADRI” (1988, Heinz) che vende oltre 1.300.000 copie. Il fortunato
decennio si chiude con una compilation, intitolata significativamente GLI ANNI
’80 (1990, Heinz). Ma Venditti non si ferma un attimo e torna sulle scene con
BENVENUTI IN PARADISO (1991, Heinz), album che bissa il grande successo del suo
predecessore vendendo quasi un milione e mezzo di copie. “DA SAN SIRO A
SAMARCANDA” (1992, Heinz) è il live che fa il punto sulle due anime di
Antonello, quella del musicista di successo e quella dell’uomo coinvolto nel
sociale. Passano tre anni di silenzio prima di rivedere Antonello Venditti in
azione con un nuovo album di studio “PRENDILO TU QUESTO FRUTTO AMARO” (1995,
Heinz) che contiene la Hit “OGNI VOLTA. Dopo il tour, per Antonello è ora di
realizzare un sogno che accarezza da molto tempo: incidere le proprie canzoni
accompagnato da un’orchestra sinfonica. Nasce così ANTONELLO NEL PAESE DELLE
MERAVIGLIE (1997, Heinz), rilettura dei suoi principali classici insieme alla
Bulgarian Simphony Orchestra di Sofia, diretta dal maestro Renato Serio. L’8
Marzo 1999 Antonello Venditti festeggia il suo cinquantesimo compleanno insieme
agli studenti dell’Università di Roma “La Sapienza”, con un incontro
concerto organizzato da Enrico Menduri, ordinario della cattedra di Sociologia.
E’ l’occasione per ritirare il diploma di laurea in Giurisprudenza che
Venditti aveva conseguito nel 1973 ma mai ritirato. Il 24 Settembre del 1999
esce così GOODBYE NOVECENTO (1999, Heinz). Nel Novembre 2000 Antonello Venditti
pubblica per la prima volta un disco che raccoglie tutte le sue più belle
canzoni d’amore, intitolato SE L’AMORE E’ AMORE…(2000, Heinz) record di
vendite nelle compilations (oltre 500.000 copie). Nel Giugno 2001 Antonello
Venditti raduna oltre un 1.700.000 persone (dato della Questura) in occasione
del suo nuovo concerto al Circo Massimo, organizzato per celebrare e festeggiare
il terzo scudetto della Roma. Da quella straordinaria giornata di gioia e di
musica nasce l’album live CIRCO MASSIMO 2001 (2001, Heinz) che balza subito in
testa alle classifiche di vendita. Ad Ottobre 2003 Venditti pubblica dopo circa
quattro anni un nuovo album da studio “CHE FANTASTICA STORIA E’ LA VITA”,
otto nuovo brani più una long version del brano che dà il titolo al cd
contenente un magistrale “solo” di Gato Barbieri che torna a collaborare con
Antonello e un duetto con Francesco De Gregori (“Io e mio fratello”). Il
24 Novembre 2006 esce “DIAMANTI”, la raccolta più completa e ricca (46
brani in 3 cd) della lunga serie di successi del cantautore romano attualmente
ancora in classifica e che ad oggi ha superato le 250.000 copie vendute. Dopo un
anno dall’uscita di Diamanti, nel novembre 2007 I fans di Venditti si vedono
regalare un nuovo studio album DALLA PELLE AL CUORE. Nove canzoni scritte
dal cantautore romano con ospiti speciali come Gato Barbieri al sassofono e
Carlo Verdone alla batteria. La scaletta include "Dalla pelle al
cuore" singolo e video di grande successo, "Piove su Roma",
"Scatole vuote", "Indimenticabile" (il cui videoclip vede la
partecipazione speciale del figlio di Antonello, Francesco Venditti,
stimato giovane attore del cinema italiano di questi anni), "Giuda",
"Tradimento e perdono", "La mia religione", "Regali di
Natale", "Comunisti al sole". Il 2009 è un anno importante per
Antonello che celebra la sua straordinaria carriera quarantennale e il suo
sessantesimo compleanno con uno speciale doppio CD, collezione delle sue canzone
più famose tutte dedicate alle donne. Oltre ai suoi grandi classici, LE
DONNE contiene le versioni
originali di alcune delle hit che sono state raramente suonate dal vivo o
incluse in altre raccolte: “Sora Rosa”, “Donna in bottiglia” , “Una
stupida e lurida storia d’amore”, “Lilly”, “Settembre” e “Le cose
della vita”. Il 2009 è anche l’anno dell’uscita in libreria del libro “L’IMPORTANTE
È CHE TU SIA INFELICE”, in
cui Antonello narra per la prima volta la sua storia. Un libro in cui si
intrecciano passioni e canzoni, la politica e “Dolce Enrico”,
l’indignazione civile e in “Questo mondo di ladri”, la sua città (e la
sua squadra) e “Grazie Roma”. Il 24 ottobre 2009 Venditti
ha ricevuto
a Washington il prestigioso
“Niaf Special Achievement Award in the Field of Music”. La
National Italian American Foundation (NIAF) è una fondazione americana
non profit che rappresenta oltre 20 milioni di cittadini italo-americani e la
cui finalità è quella di mantenere vivo il ricchissimo patrimonio e le
tradizioni culturali del loro paese di origine. NIAF ha conferito a Venditti un
premio per la sua quarantennale carriera durante la quale ha
promosso l’immagine dell’Italia e della musica italiana nel mondo. Il 29
Novembre 2011, anticipato dal singolo Unica, esce il nuovo album di Antonello
Venditti UNICA.
Ha
detto
-
Corrado
Guzzanti è straordinario, la sua imitazione mi diverte tantissimo. E0 pungente
ma non cattiva. E poi lui ha colto un
aspetto fondamentale della mia personalità artistica: il look sempre uguale,
costruito sui miei eterni Rayban a goccia.
- Mi
piace la mia città, vivere i suoi disagi, il traffico, i suoi suoni. Quando
sono a Colle Romano mi manca il bar sotto casa e il mio amico Sergio, il
posteggiatore di piazza Belli.
- Il calcio adesso è un moltiplicatore di capitali, il business totale,
un enorme giro di denaro e di stress per tutti, il pubblico subisce tutto. Il
pubblico pretende perché paga un biglietto tantissimo, tra Stream e Tele+ e la
partita, e i giocatori lo subiscono perché spendono delle cifre anche
psicologiche enormi per reggere l’impatto con la società, perché il calcio
sta diventando una delle cose più importanti della nostra vita.
-
La
mia vera passione sono le chiese, magari quelle meno note e frequentate. Se sei
malinconico e hai voglia di startene un po’ da solo, Roma ti offre due grandi
sollievi: una chiesa tranquilla, come rifugio per l’animo e una fontanella
d’acqua fresca, che spuntano ad ogni angolo della città.
-
Roma
è una città viva, che sa prendersi in giro. Quello che non capisco è il
supercafone. Che c’entra con il coatto? Il cafone non è romano, è burino,
l’antitesi del coatto. Il coatto è una sorta di accattone di Pasolini, ha
l’odio di classe, fa dei suoi difetti la sua arma.
-
Rino
Gaetano per me era come un fratello, ho sempre difeso le sue scelte e la sua
arte, l’ho incoraggiato quando gli altri non credevano in lui e ho prodotto il
suo primo disco.
- Il mondo è pressato dal mondo, cioè la Terra sta vivendo una specie di
gravità eccezionale che pesa sui nostri cervelli e sulle nostre membra e sui
nostri cuori veramente insopportabile per cui stiamo occupando tutte le zone del
sapere, dello spirito, del nostro corpo, e le stiamo sfruttando tanto male, non
nella direzione giusta.
Curiosità
- E'
stato sempre chiamato Antonello ma siccome non c'era il santo omonimo,
all'anagrafe venne iscritto con il nome di Antonio, anche in memoria del nonno
paterno.
-
La cosa più strana che ha fatto per la Roma? Nel
1992, subito dopo un concerto a Mosca, prese ben 3 aerei per poter arrivare in
tempo a Napoli dove giocava la Roma.
-
Il
papà era Prefetto e la mamma, Wanda Sicari, era professoressa di latino e
greco.
-
Ha
aderito in qualità di testimonial alla Campagna “Giù le mani dai bambini”
contro la somministrazione disinvolta di psicofarmaci ai minori.
-
Il
20 dicembre 2010 gli viene conferita la cittadinanza onoraria dal comune di
Olevano Romano in provincia di Roma.
-
Nel
1992 Gianluca Sciortino si risveglia dal coma ascoltando la canzone di Antonello
Venditti “Dimmelo tu cos’è”.
-
Il
nonno materno, Edoardo Maria Sicardi, principe Rivarola Della Rocella Dei
Baucina, era caro amico di Luigi Pirandello.
Intervista
E’
nel suo studio di Colle Romano, a Riano.
Mi parli un po’ del tuo rapporto con
Roma, Antonello?
Così
me lo chiedi (risata). E’ tutta la vita che ho un rapporto con Roma, quindi ci
vorrebbe una giornata per risponderti. Innanzitutto Roma è un’idea. L’ho
sempre detto che è un luogo dell’anima, oltre che il luogo dove sono nato, ho
vissuto, ci vivo e dove ho avuto delle storie. E’ il luogo della mia vita. Che
tipo di rapporto ho con Roma? Questo.
In quale zone di Roma hai passato
l’infanzia?
Io
sono nato in via Zara 13, quartiere Trieste (Nomentano). Poi sono andato alle
scuole qui vicino. Ho iniziato al XX settembre all’asilo, al Settembrini ho
fatto le scuole medie e poi il Giulio Cesare, che è vicino al Settembrini.
Ero
convinto che il Giulio Cesare fosse nel quartiere Prati, perché lì c'é via
Giulio Cesare.
No!
E’ al Trieste. Quindi tutta la mia infanzia si è svolta in quel quartiere lì.
Poi al tempo della macchina il mondo si è aperto, per cui ho frequentato un
po’ tutti i quartieri di Roma.
Come ricordi la Roma della tua gioventù?
Io
non ho particolari nostalgie. Io ho sempre visto la Roma futura e sono lontano
dalla tradizione romanesca. Ho sempre avuto molti dubbi su un tipo di romanità
anche letteraria. Poi ci sono dei punti di riferimento stabili nella poesia
romana, tipo il Belli e Trilussa, al quale aggiungerei anche Pascarella e le
pasquinate, che sono quattro cose completamente diverse. Io non sono partito con
nessun codice belliano, oppure trilussiano, ma con un nuovo linguaggio che era
quello che poi ha dato il via a tutti i slang e a tutti i “scialla”, ecc…
Con la mia generazione, come quella di Carlo Verdone in qualche modo, è partita
tutta un’onda di rinnovamento lessicale. Un modo gergale di interagire tra di
noi, che partiva dalla scuola, non dai poeti e quindi diventava una specie di
slang di classe. Un lessico che poi ha invaso tutta la città, così come adesso
attraverso internet c’è un nuovo linguaggio che è un modo di comunicare di
gruppo e che poi diventa lingua ufficiale, di uso comune nella quotidianità
della nostra città.
Quali sono state le tue abitazioni romane?
Come
dicevo prima, all’inizio stavo a casa dei miei genitori in via Zara 13, che
dopo la morte di mia madre ho venduto e quindi non c’è più nella mia vita.
Dopo tra i 16 e i 18 anno ho avuto un altro punto d’incontro, anche se non
c’ho vissuto ma era come se ci vivessi. Io sono stato uno dei creatori delle
cantine romane, che era un punto importante di aggregazione, perché si sentiva
la musica, facevamo forum sul cinema, sulla vita. Era un punto d’incontro
molto forte “la cantina”. C’ho dedicato anche una canzone nel mio primo
album Theorius Campus. Questa stava in via monte delle Gioie, vicino a piazza
Vescovio ed era un box, situato alla fine di una discesa, accanto ad un deposito
di birra. Dopo di che, la mia casa è stata una specie di comune, in un
quartiere altissimo, nel senso che oggi sarebbe impensabile avere una casa lì,
perché costerebbe una fortuna, che era a piazza San Pantaleo, quindi attaccato
a piazza Navona. Ed eravamo io e il gruppo di amici della cantina che usavamo
questo spazio importante sempre come uso personale di incontri, amori, ecc… ma
aperto anche ad altri per incontri di carattere culturale, tipo
riflessioni politiche, di cinema, sul teatro, sulla letteratura e altro. Era una
specie di circolo. Poi la prima casa personale, in affitto, è stata in via
della Lungara. Lì vicino c’era la Film Studio, che era un luogo di
pellegrinaggio per gli amanti del cinema. Questo era nei primi anni 70. Poi mi
sono sposato e sono andato a vivere in un posto che si chiama Valle Linda, un
consorzio che sta sulla Flaminia, vicino a Castelnuovo di Porto. Era la prima
voglia di libertà e anche di spazio. Dopo quell’esperienza, con mia moglie
Simona Izzo, sono andato a vivere a Casal Lumbroso, anche qui in un consorzio,
però sulla Aurelia e dopo la separazione con Simona sono andato a vivere a
Trastevere. Ho trovato casa in via di santa Bonosa, che è vicino a piazza
Belli. Praticamente vivevo alle spalle della statua del poeta romano. In quel
posto ho passato tutti gli anni ’80. Dopo quel periodo, pur mantenendo la casa
di via di santa Bonosa, mi sono spostato a Colle Romano, che è sulla Tiberina.
Qui c’ho abitato 10 anni e continuo a venirci
anche adesso per lavorare, per registrare. Poi nel 2001, sono ritornato a
Roma. Quindi faccio la spola tra piazza dei Mercanti, dove vivo e Colle Romano,
dove lavoro.
L’aneddoto che racconta che ti hanno
rubato le ruote della macchina, poi sapendo che erano della tua macchina, le
hanno riportate con un biglietto di scuse, è vero?
(risata)
In realtà non me l’hanno riportate indietro. Hanno detto solo che non erano
ladri romani (risata). Questo è stato a Trastevere. Negli anni ’80 avevo una
macchina, bella e truccatissima a cui tenevo molto. Stavo per andare a Taormina
a ritirare un premio. Vado sotto casa per prendere la macchina e andare
all’aeroporto e vedo che c’è qualcosa di strano. La macchina stava
appoggiata per terra perché mi avevano rubato le ruote. Allora ho fatto un
rapido giro di chiamate e di passaparola finché ho contattato dei ladri. Loro
hanno fatto un giro nel territorio e mi hanno riferito che loro non sono stati.
Come trovi i romani, Antonello?
Sono
domande un po’ del cavolo queste, Gianfranco. Perché i romani sono tutti
diversi e dipende dai quartieri e dalla cultura che hai. Io non faccio queste
generalizzazioni, perché su queste generalizzazioni non nasce nulla. Come si fa
a descrivere il carattere dei romani. Ognuno c’ha il suo. Ti posso dire il mio
di carattere, quello degli altri, no. Io osservo. E’ per quello che uno magari
scrive canzoni, un libro o fa un quadro… cioè per far vedere alcuni aspetti
che altri non hanno colto. I romani, come tutti quanti al mondo, sono instabili,
quindi reagiscono anche al territorio, come cambiano la città, gli usi e i
costumi, al lavoro che non c’è più, alle difficoltà del traffico, ai soldi
che mancano, ecc…
Per
un’artista Roma cosa rappresenta?
Se
tu hai visto il film di Sorrentino “La grande bellezza”, lì trovi un po’
tutto. Roma è un sogno che può diventare un inferno affettuoso per chi la vive
tutti i giorni, perché c’ha un sacco di problemi. Devo rilevare un piccolo
difetto dei, tra virgolette, romani è che vedono la loro città immutabile,
invece Roma muta, cambia, si trasforma. Quindi si rassegnano e attraverso “La
grande bellezza” vedono i difetti, tipo le cose che non vanno, i servizi,
ecc… come pregi in qualche modo. Questo non
possibile. Se tu vai in altre città del mondo che non hanno neanche un
“uno per cento” della bellezza di Roma, vedi che quell’un per cento lo
tengono ben curato. Io ho una mia immagine
ben precisa e ti racconto questo. Quando fu restaurata la Cappella Sistina, io
ebbi un colpo, sono rimasto folgorato nel vedere tutto questo sfarzo di colore.
Con grande stupore, grazie al restauro, c’è stato il ritorno alla luce dei
colori che la patina scura aveva nascosto per secoli. Noi pensiamo che
l’antico sia, tutto sommato, buio, scuro. Invece non è così. Noi non siamo
abituati all’antico con il colore, invece il colore è proprio la forza della
Cappella Sistina, anche per attrarre i fedeli. E’ come andare a vedere un film
in 3 D. Quindi immaginiamo un ragazzo di quell’epoca, che andava a vedere la
Cappella Sistina che botta di colori, di vita trovava. Quello che voglio dire è
che non dobbiamo avere paura oggi, di dare colore a Roma, quindi di dare una
nuova dimensione, una nuova architettura, una nuova canzone, una nuova poesia.
Basta che sia una cosa nuova, non una che pensi al passato. Il passato è
passato e noi dobbiamo costruire la nuova cultura, i nuovi romani, i nuovi modi
che vanno dal linguaggio al comportamento.
Hai in mente un disco nuovo?
Adesso
comincio a pensarci. Sto in studio. Lo studio è il mio pennello e devo trovare
i suoni, i colori per realizzare l’idea del mondo che ho in mente. Un mondo
tratto da esperienze di vita, che pare sia il mio destino.
Tournèe, concerti?
Adesso
ho finito la tournée di “Unica” e comincio anche un’altra avventura che
è quella di fare dei concerti solamente con le canzoni degli anni ‘70 e
’80. Con questo recupero in qualche modo la mia storia e poi da quello parto
per poi fare il disco nuovo.
Hai intenzione di fare una nuova canzone
per la tua città?
Sinceramente
non lo so. Se sono ispirato, si.