Ditta Marinelli (cantanti)
Roma agosto 2021
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Noi siamo aperti a tutte le esperienze che
ci facciano crescere e che ci aiutino a divulgare la nostra musica, anche ai
talent”
È in radio e disponibile in digitale
“PAROLE DI VETRO”, il brano d’esordio di DITTA MARINELLI, duo romano
formato da Alessandro Marino (compositore, vocalist e front man, classe 1998) e
Fabrizio Belli (chitarrista e autore, classe 1997), figli del rock inglese e del
cantautorato, che si distinguono per il loro stile autentico e personale, con
testi mai scontati e un sound in continua sperimentazione ed evoluzione.
Arrangiato e prodotto da Matteo Costanzo (produttore di Ultimo e Leo
Gassman), scritto e composto da Alessandro Marino e Fabrizio Belli, prodotto da
Bollettino Edizioni Musicali è distribuito da Artist First.
Intervista
“Parole di vetro”, segna il debutto
in radio e anche online con il video. Cosa racconta la canzone e qual è il
messaggio che volete lanciare?
La canzone è nata durante un periodo
difficile per noi, in cui la voglia di rivalsa e l’ansia per il futuro ci
annebbiavano la vista. L’obiettivo del brano, in sintesi, è
un’introspezione, un ritratto del conflitto che c’è in ognuno di noi fra il
suo profilo sobrio e composto (l’osservatore) e quello ebro, confusionario, ma
libero. Da questo scontro se ne ricava un quadro di fragilità e insicurezza
simboleggiato dalle “parole di vetro”, i pensieri e le idee solleticati
dalla nostra parte più artistica.
Quali reazioni sta registrando tra gli
ascoltatori?
A primo impatto siamo entrambi molto
soddisfatti del risultato che sta avendo sia nel nostro piccolo (amici e
conoscenti) sia sui social e nel mondo degli store digitali dove circa in una
mesata abbiamo superato i 10.000 streaming, sicuramente non tanti, ma neanche
pochi per due neofiti come noi.
Quanto di autobiografico c’è nella
canzone?
Il significato della canzone ha una genesi
totalmente autobiografica che con la stesura e le varie modifiche apportate
abbiamo provato a rendere più oggettivo possibile, cercando di lasciare spazio
all’immedesimazione dell’ascoltatore e evidenziando i punti focali del
conflitto introspettivo presente in ognuno di noi.
Di questa canzone è nato prima il testo o
la musica? Qual è il vostro metodo?
Il nostro metodo di scrittura si basa
sull’improvvisazione: entrambi abbiamo condiviso un amore per la musica blues
e i suoi capi saldi come l’istinto e la “pancia” ai quali le nostre radici
sono rimaste saldamente “attaccate” e questo ci ha permesso di adattare
questo modus operandi anche ad altri generi. Testo e musica nascono
contemporaneamente adattandosi l’uno all’altro, se c’è una frase o un
concetto che regge il contesto di significazione sarà la voce a doversi
adattare al testo, al contrario, quando abbiamo una melodia molto forte sarà il
testo a doversi modellare sullo spunto musicale.
Quali sono ora i vostri progetti e le
vostre ambizioni?
Le nostre ambizioni sono grandi, forse più
di noi, ma ne andiamo fieri perché siamo riusciti in qualche modo a
salvaguardarle dallo sviluppo adolescenziale, durante il quale molti sogni
sfumano e molti castelli in aria se ne vengono giù crollando sotto il peso
gravoso delle responsabilità e della necessità di dare un senso pragmatico
alla propria esistenza. Nonostante ciò, andiamo “day by day” non curandoci
di quanta strada manchi ma di quale sia il prossimo obiettivo da raggiungere:
ora è quello di pubblicare un secondo singolo entro ottobre e l’album entro
fine anno o inizi del prossimo.
Alessandro e Fabrizio, come vi siete
avvicinati alla musica?
Il nostro rapporto si è instaurato e saldato
grazie alla musica: ci siamo conosciuti, come sempre in queste storie, durante
il periodo liceale suonando in una saletta prove allestita in un box, notti
insonni a suonare, tanti sogni e pochi soldi (quelli tutt’ora ci mancano).
Quante ore al giorno dedicate alla musica?
Oltre a vederci quotidianamente per scrivere,
dedichiamo gran parte del tempo anche singolarmente ad ampliare idee e ad
allenarci. Avere sempre la chitarra e la penna in mano è una garanzia di
riuscita nel catturare momenti e sensazione che, se non immortalate, andrebbero
perse nel corso della giornata.
Chi sono i vostri cantanti di riferimento?
Quelli che hanno influenzato la vostra scelta musicale?
Le nostre radici musicali affondano nel
terreno fertile degli anni ’60 (alcuni riferimenti al blues come John Mayall o
B.B. King anche prima): dalla beat generation (Beatles, Rolling Stones, Kinks,
Turtles, Animals, Cream, Jimi Hendrix, Santana, CSN & Young, Bob Dylan,
Janis Joplin, Jefferson Airplane, Who) al progressive e psichedelic rock anni
’70 (Pink floyd, Led zeppelin, David Bowie, Jethro tull, King Crimson) o al
rock anni ’80 (Queen, Police, Toto, Aereosmith, U2) e alla new wave/
elettronica (Depeche Mode).
Roma, la vostra città, è fonte di
ispirazione per le vostre canzoni?
Roma essendo la nostra città ha sicuramente
un ruolo chiave per gli spunti di vita quotidiana o semplicemente per le
abitudini che ci ha infuso. Allo stesso tempo nel momento di creatività
riusciamo ad estraniarci dal luogo fisico in cui siamo cercando di entrare in
quella condizione cieca senza tempo né spazio che è la scrittura di una
canzone.
Da quale zona di Roma provenite?
Noi siamo di Bravetta, un quartiere un po'
sonnacchioso nella semi-periferia romana.
Come vi siete conosciuti e com’è nata
l’idea del duo?
Ci siamo conosciuti grazie ad amici in comune
(frequentavamo due licei adiacenti su via di Bravetta),e abbiamo iniziato a
suonare insieme sin dall’età di 16/17 anni. L’idea del duo è nata
successivamente al naufragio del gruppo in cui suonavamo: dopo la fine
dell’esperienza abbiamo continuato a scrivere insieme tendando la strada del
duo.
Com’è nato il nome d’arte Ditta
Marinelli?
Ditta Marinelli nasce dalla crasi dei due
nostri cognomi (Marino e Belli) e dall’aggiunta del termine “Ditta” con il
quale volevamo dare l’immagine di una fabbrica che sfornasse idee e musica
continuamente: un’idea semplice e intuitiva.
Nel duo, quali sono i vostri ruoli? (chi
scrive il testo, chi la musica, chi suona e canta)
Ale è il cantante e si occupa della parte
melodica mentre io (Fabrizio) suono la chitarra e mi occupo del testo e
dell’armonia.
Dei format musicali (X Factor – The
Voice – Got Talent) siete favorevoli o contrari?
Noi siamo aperti a tutte le esperienze che ci
facciano crescere e che ci aiutino a divulgare la nostra musica (quindi anche ai
talent), nonostante ciò sarebbe un traguardo di cui essere particolarmente
orgogliosi entrare nel mondo della musica e riscuotere un grande successo senza
passare per i talent.
La musica deve emozionare, commuovere o
far sognare? O tutte e tre?
La musica deve innanzitutto comunicare,
quello è il suo obiettivo: la condivisione. Il problema evidente in questo è
capire quale sia il contenuto del messaggio da condividere. Dal nostro umile
punto di vista, la musica dovrebbe avere un intento espressivo ed educativo,
quindi comunicare emozioni, qualunque esse siano, ricordando sempre che “ciò
che si semina poi si raccoglie”.
Qual è il vostro sogno?
Il sogno è un sogno, va protetto.