Elisa Di Francisca (schermitrice)      Roma 8.4.2021

                        Intervista di Gianfranco Gramola

“Oggi siamo abituati a vedere e ad inseguire una perfezione dell’immagine, della propria persona che invece è effimera, è finta, non c’è. Anzi è importante considerare che ci sia qualche imperfezione, qualche fallimento, qualche cosa che può anche non andare nella vita”

Il sito ufficiale è www.elisadifrancisca.it

Contatti: silvialattanzio@dmtc.it 

Elisa Di Francisca è nata a Jesi il 13 dicembre 1982. Sale in pedana per fare scherma insieme alla sorella Martina e qualche anno prima del fratello Michele. In precedenza, per qualche anno si era cimentata nella danza. Ha iniziato la scherma con il loro maestro Ezio Triccoli e nel 1995 si laurea campionessa italiana "ragazze". L'anno dopo è medaglia d'argento ai campionati italiani "allievi". Nel 2000 è seconda nei campionati italiani "giovani" e terza in quelli assoluti. Nel 2003 è di nuovo sul podio nelle stesse competizioni. Nel 2004, a 22 anni, fa il grande salto ed esordisce a livello internazionale con la nazionale italiana, vincendo l'oro nel fioretto a squadre ai mondiali di New York e classificandosi quinta ai campionati europei di Copenaghen, dove vince anche il bronzo nel fioretto a squadre. L'anno dopo è quinta ai campionati mondiali di Lipsia e prima nella tappa della coppa del mondo di L'Avana, mentre nel 2006 è settima ai mondiali di Torino e seconda agli europei. Nel 2008 le sfuma la qualificazione alle olimpiadi di Pechino, ma si mette subito in corsa per quelle di Londra. Nella stagione 2008/09 arriva seconda a una prova della coppa del mondo a Dallas. Nei campionati italiani del 2009 giunge undicesima (l'anno prima era salita sul podio) e chiude quinta nelle prove di coppa del mondo. Nello stesso anno vince sia il campionato mondiale che il campionato europeo a squadre, quest'ultimo insieme a Valentina Vezzali, Ilaria Salvatori e Arianna Errigo. Nell'anno 2010 esplode definitivamente il suo talento. In coppa del mondo conquista un primo, due secondi e tre terzi posti. In marzo ottiene la prima vittoria in un Gran Prix a Marsiglia, battendo in finale la sudcoreana Nam. In giugno si laurea campionessa italiana di fioretto, battendo in finale la Vezzali (è la sesta jesina a vincere questo titolo). In luglio a Siracusa conquista il bronzo agli europei. In novembre a Parigi, vince il campionato mondiale, consacrandosi a livello mondiale nel fioretto. Nel 2011 si ripete, conquistando il primo posto agli europei di Sheffield, a cui fa seguito la sua prima conquista della coppa del mondo generale. Sempre nel 2011 è argento sia a squadre che nell'individuale ai mondiali di Catania. Nel giugno 2012 vince gli europei di Legnano. Ma è il mese successivo che compie il suo capolavoro, quando partecipa alle Olimpiadi di Londra. Il 28 luglio, infatti, vince la medaglia d'oro nel concorso individuale di fioretto femminile, battendo la sudcoreana Nam Hyun-hee in semifinale e la connazionale Arianna Errigo in finale per 12-11 dopo il minuto supplementare. (sul podio andranno tre italiane, con la Vezzali terza). Vince anche la medaglia d'oro nel torneo a squadre, assieme a Valentina Vezzali, Arianna Errigo e Ilaria Salvatori, contro la Russia. Successivamente cambia allenatore: è la ex campionessa Giovanna Trillini a prendere il posto del suo storico allenatore Stefano Cerioni, dopo che questi ha lasciato la nazionale italiana per andare ad allenare la Russia, anche a seguito di disguidi con la Federazione. Nel giugno 2013 vince l'oro agli europei di Zagabria nel fioretto individuale, superando in finale la russa Yakovleva per 15-7. Ha dedicato il trofeo ad Alessia Polita, campionessa di motociclismo e sua conterranea che ha avuto un incidente in quei giorni. Nella stessa manifestazione raddoppia con l'oro nel fioretto a squadre, in cui trionfa insieme alle connazionali Arianna Errigo, Benedetta Durando e Carolina Erba. Pochi giorni dopo vince la medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo 2013 di Mersin. Nell'agosto 2013, ai mondiali di Budapest, si classifica terza nel fioretto individuale e conquista la medaglia d'oro nel fioretto a squadre insieme alle compagne Arianna Errigo, Valentina Vezzali e Carolina Erba. Nel giugno 2014 vince nuovamente il titolo europeo nella gara individuale di fioretto battendo per 15-5 la connazionale Martina Batini in finale e il titolo europeo a squadre con le compagne di squadra Martina Batini, Valentina Vezzali e Arianna Errigo battendo in finale la Russia 45 a 44. Ha vinto la medaglia di Oro ai Mondiali di Mosca del 2015 nella gara a squadre di Fioretto. Vince la medaglia d'Argento ai Mondiali di Scherma di Rio ad Aprile 2016 nella gara a squadre del fioretto dopo la sconfitta dell'Italia per 45-39 con la Russia in finale. Nell'agosto 2016, alle olimpiadi di Rio, vince la medaglia d'argento nell'individuale di fioretto. In questa edizione dei giochi non è prevista la competizione a squadre che per motivi di regolamento (a turnazione) salta questa edizione olimpica. Nel giugno 2019, tornata alle competizioni dopo la nascita del piccolo Ettore, partecipa agli Europei di Scherma a Düsseldorf, prendendosi la rivincita contro la russa Inna Deriglazova, che era salita sul gradino più alto del podio a Rio. È medaglia d’oro per Elisa Di Francisca che raggiunge quota 5 titoli continentali. Nella stessa competizione porta a casa un bronzo a squadre con le compagne Alice Volpi, Arianna Errigo e Francesca Palumbo. Il mese successivo è la volta dei Mondiali di Budapest 2019, Elisa Di Francisca si classifica terza nella prova individuale e seconda in quella a squadre. Nel 2021 ha pubblicato la sua autobiografia dal titolo Giù la maschera. Confessioni di una campionessa imperfetta, Solferino Editore.

Televisione

Elisa è anche un personaggio televisivo, sia come ospite che come conduttrice. Ha cominciato ad avvicinarsi a questo mondo quando ha partecipato nei panni di giudice a Miss Italia 2012. Nel gennaio dell’anno successivo poi, partecipa alla prima puntata dello show televisivo Riusciranno i nostri eroi e, assieme alle sue compagne della nazionale di fioretto, è tra i “proclamatori” del Festival di Sanremo, condotto da Fabio Fazio, per proclamare Max Gazzè. Nell’autunno 2013 fa parte del cast della nona edizione di Ballando con le stelle (Rai Uno), uscendone vincitrice in coppia con il ballerino Raimondo Todaro, con il 56% dei voti. Torna in TV nel 2016 nell’ultima puntata di Bring the Noise in onda su Italia 1 a tema musicale. Nel dicembre dello stesso anno, proseguono le sue comparse televisive anche nel programma varietà della Rai Sbandati, in cui risponde alle domande irriverenti di Gigi e Ross. Nel 2018 poi, esordisce nei panni di conduttrice su Eurosport in occasione delle Olimpiadi invernali di PyeongChang.

Medaglie

Nel suo ricco medagliere brillano i 2 ori conquistati alle Olimpiadi di Londra 2012, nel fioretto individuale e a squadre, e l’argento di Rio 2016 nella gara individuale. Ai campionati mondiali nelle stesse gare conquista 7 ori (gli ultimi ai Mondiali di Kazan 2014 e Mosca 2015), 5 argenti e 3 bronzi. Di rilievo anche il suo bottino agli Europei: 13 ori (l’ultimo a Düsseldorf 2019), 2 argenti e 3 bronzi.

Intervista

E’ uscito il tuo libro “Giù la maschera”. Mi ha colpito il sottotitolo “Confessioni di una campionessa imperfetta”. Perché imperfetta?

Nel libro c’è il racconto di varie esperienze che ho avuto e che mi hanno dato la possibilità di risollevarmi, di conoscere meglio me stessa, di non darmi per vinta. Queste sono delle piccole imperfezioni che invece fanno parte della vita. Oggi siamo abituati a vedere e ad inseguire una perfezione dell’immagine, della propria persona  che invece è effimera, è finta, non c’è. Anzi è importante considerare che ci sia  qualche imperfezione, qualche fallimento, qualche cosa che può anche non andare nella vita.

Cosa ti ha spinto a raccontarti? Cos’è uno sfogo, un’esigenza personale? C’è anche  violenza nel tuo libro…

Si, sono tutte esperienze che ho avuto. Il libro inizia con il primo capitolo dove  racconto di questa storia d’amore vissuta quando avevo 18 anni, dove ho incontrato questo ragazzo che mi ha voluto da subito controllare, mi ha voluta da subito tutta per se e io ho smesso di fare scherma e ho fatto tabula rasa intorno a me, non avevo più amici e la mia famiglia non mi sosteneva. C’è la descrizione di questa sofferenza e poi c’è questa violenza, queste mani addosso e tutte queste cose che ad un certo punto hanno lanciato un campanello d’allarme e questo campanello mi ha fatto fuggire, scappare da questa relazione per poi tornare alla conquista prima di tutto di me stessa, del mio amor proprio e poi delle varie medaglie e gare e delle mie amicizie.

Nel 2020 sono state massacrate 112 donne. Qual è secondo te la ricetta per contribuire a sconfiggere la piaga della violenza sulle donne?

Nonostante si faccia tanto, tanti passi sono stati già fatti, però le cose succedono, ancora ci sono i femminicidi, ancora ci sono donne costrette a subire violenza non solo fisiche ma anche psicologica. Secondo me andrebbe fatto un lavoro da parte delle donne su se stesse, sul proprio amore che hanno per se stesse. Una volta che tu ti rendi conto quanto vali, quanto sei importante per te, poi non cerchi più la persona che ti fa sentire inadeguata, che ti tratta male, ma cerchi solo le cose migliori. Quindi andrebbero insegnati certi valori già in casa, in famiglia e anche a scuola.  

Quale reazione sta registrando il tuo libro fra i lettori, sui giornali e con la critica?

Ancora non lo so, Gianfranco. Conoscenti e amici che l’hanno letto, mi hanno detto che mi rispecchia molto, che è un libro molto diretto, scorrevole e che si legge in poco tempo. E’ forte, diretto e sincero come me.

Qual è il messaggio che vuoi lanciare con il tuo libro?

A parte tanti messaggi di violenza, di sconfitta, di fallimento, volevo far sapere alle persone che la mia storia è una storia comune a tante altre, non è fatta di pajettes e di lustrini, non nasco campionessa, non nasco vincente, ma ci sono dovuta arrivare in seguito a tanti fallimenti, quindi in un periodo come questo, in una sofferenza non solo delle donne, ma anche dei giovani, dei ragazzi, spero di dare un aiuto e di far capire che nulla è perduto. C’è sempre tempo per riconquistarsi.

Hai dato l’addio alle pedane. Com’è cambiata ora la tua vita?

Io ho scelto di mettere al mondo quest’altro bambino per dare un fratellino ad Ettore e di non fare le olimpiadi che sono state rimandate a causa della pandemia a  quest’estate. Ma non ho dato un vero e proprio addio alle pedane, perché non ne sono sicura, nel senso che io una volta che ho partorito, se sento il bisogno di fare un ultimo assalto e di mettermi ancora in gioco, lo faccio. Ad ora non lo so, lo scherma mi manca, però ho deciso di portare avanti questa gravidanza e di allargare la famiglia e dedicare un po’ di più tempo alla vita privata.

Un domani ti piacerebbe rimanere nell’ambiente sportivo, magari come allenatrice?

Si, però per ora non escludo niente, nel senso che mi piacerebbe dare, aiutare, trasmettere sotto forma di allenatrice. Potrebbe essere, perché no?

So che sei molto attratta dalla televisione. Che tipo di programma ti piacerebbe fare?

Io sono una che non si fa problemi e riesco ad essere me stessa in qualunque situazione e anche quando vado in televisione sono tranquilla, non mi intimidisco e mi piace fare lo show, perché sono anche un po’ esibizionista. Non trovo nessun problema ad andare in TV e se c’è la possibilità di fare qualcosa, mi piacerebbe mettermi alla prova. Qualsiasi cosa che mi faccia mettere alla prova, per me va bene.

Parliamo un po’ di sport. Tu sei nata a Jesi, la città del fioretto. Da chi hai ereditato il talento?

In famiglia non ho nessuno che fa fioretto. Mio padre mi ha accompagnata a fare   scherma che avevo sette anni, o meglio ha accompagnato sia me che mia sorella Martina. Lei ha una scuola molto importante, fondata dal maestro Ezio Triccoli. C’erano già molti campioni come Giovanna Trillini e Valentina Vezzali e quindi quella scuola è un’istituzione a Jesi. Io venivo dalla danza classica, che non c’entrava proprio per niente e poi piano piano mi è piaciuto lo scherma. Ho iniziato a fare i primi risultati e mi sono appassionata.

La Trillini e la Vezzali, amiche e rivali?

Sono proprio il giorno e la notte loro due, sono due persone molto diverse e sono state rivali sportive e questa loro competizione da un lato è servita anche per cercare sempre di alzare l’asticella, per dare uno stimolo ad entrambe ad arrivare sempre l’una più avanti dell’altra. E’ stato bello vederle, godersele ed allenarsi con loro.

Nelle gare serve di più il talento, la concentrazione, l’istinto o tutte e tre le cose?

Tutto quanto serve. Il talento serve e se ce l’hai è meglio, poi devi essere concentrato. Noi dobbiamo mantenere la concentrazione  dalla mattina fino al pomeriggio, perché  in ogni assalto non è che puoi abbassare la guardia. L’istinto è importantissimo e a me serve tantissimo, sia nella vita che in pedana, perché tutte le cose che faccio, sono dettate dal mio istinto.

Cosa insegna lo sport?

Lo sport insegna il rispetto per l’avversario, le regole, la disciplina. Inoltre lo sport ti permette di andare oltre i tuoi limiti, di conoscerti meglio. Lo sport ti permette di integrarti, di socializzare e ti da l’uguaglianza. Lo sport ti insegna tantissimo e con la scuola, sono due cose fondamentali. Purtroppo in questo periodo sono inesistenti per via del covid. 

Ai giovani che si avvicinano al fioretto, che consigli vuoi dare?

Il consiglio che do molto spesso quando vedo dei bambini e dei ragazzini che fanno scherma è di godersi ogni momento, di non precipitarsi e soprattutto di non voler a tutti i costi diventare un campione. Oggi da parte dei genitori e dei giovani c’è questa voglia di arrivare, di diventare campioni di medaglie d’oro e si pensa solo al traguardo. Invece è molto importante godersi tutto il percorso, fatto di tanti ostacoli. Quindi non è che al primo ostacolo, alla prima difficoltà, si molla. Non bisogna scoraggiarsi se non si vince una gara. Io ne ho perse tantissime prima di vincere le gare più importanti ed è giusto così, perché bisogna fare esperienza, fare bagaglio. Mi trovo a volte con delle ragazzine che magari perdono e piangono come fossero in una valle di lacrime e io cerco di consolarle dicendo che è normale perdere, che è normale piangere ed è normale sfogarsi.

Esistono gli sfottò nello scherma, tipo stadio?

No, lo scherma è leggermente diverso. Allo stadio ci vano tutti, mentre lo scherma non è da tutti. E’ uno sport di nicchia, uno sport con delle regole difficili da capire. Non c’è confusione, se non in gare importanti, c’è si la tifoseria, ma non striscioni e  trombette varie.   

Ora vivi nella capitale. Come ricordi l’impatto con Roma?

E’ stata dura all’inizio, se devo essere sincera, perché io ero abituata ad una città di 42 mila abitanti, tranquilla, dove si trova facilmente parcheggio, dove regna anche troppa tranquillità. Arrivare qui a Roma, con tutto questo caos è stato un impatto abbastanza traumatico. Ancora mi devo abituare. Da turista stare a Roma andava bene, viverla come cittadino, è molto diverso. All’inizio giravo con il navigatore e mi perdevo, mi sembrava di stare a New York, ma poi pian piano mi sono abituata. Però devo dire che ci sono tanti lati positivi, perché Roma è bellissima, purtroppo c’è tanto lavoro da fare, perché si è un po’ lasciata andare. Come tutte le cose belle e importanti, vanno curate e non trascurate.

In quali zone hai abitato?

Alla Balduina, sulla Cassia, quindi Roma nord.

In un’intervista hai detto che a Roma c’è tutto il male dell’Italia. Cosa intendevi dire?

Purtroppo si, tutte le cose che non funzionano in Italia, qui a Roma ci sono tutte, le vive tutte. Poi essendo così grande, così tanto popolata, purtroppo è difficile governarla. Ci sono delle cose  che sono state trascurate e ci sono tanti problemi, come quello delle buche, dei rifiuti, dei parcheggi, del troppo traffico. A Roma poi non capisco come guidano le persone (risata). Io non sono una campionessa di guida, però rispetto i cartelli, mentre i romani non si fermano, non osservano i cartelli. C’è troppo caos e poco ordine.

La cucina romana ti ha conquistata?

Si. Ma i romani sono simpaticissimi. Poi il clima di Roma è fantastico, il verde, i parchi. Ci sono tantissimi lati positivi a Roma. La cucina è bella verace, la matriciana, la carbonara, la coda alla vaccinara. Come puoi non apprezzarla? (risata)

Fra un po’ ci sono le elezioni del nuovo sindaco di Roma. Un  paio di consigli ai candidati?

Io spero che riescano a cambiare qualcosa, con tutte le difficoltà che ci sono, mi  rendo conto che Roma non è una città facile, però spero che ci sia una persona in grado di cambiare le cose.