Fabio Testi (attore) Roma 14.10.2001
Intervista di Gianfranco Gramola
Il
bello con la licenza di amare
Fabio
Testi nasce a Peschiera del Garda (Verona) il 2. 8. 1941. Inizia quasi per gioco
a fare piccole apparizioni come figurante, acrobata e controfigura in film
d'azione, viene preso anche come ragazzo "Coca Cola" per una serie di
caroselli televisivi ( insieme a Laura Antonelli ) e nel frattempo continua a
studiare all'Accademia di Arte Drammatica. Nel 1968 fa una breve apparizione nel
fil di Sergio Leone "C'era una volta il West" e Fabio racconta:"La storia andò così: ero stato chiamato per fare un ruolo ben
preciso nella banda di Henry Fonda, dovevo interpretare il pistolero elegante,
bello, "tirato". Mi hanno fatto i provini, ma poi in proiezione hanno
visto che sembravo il protagonista di un altro film, che non c'entrava niente
con tutti gli altri personaggi. "Sulla carta" dice Sergio "il
personaggio era giusto, ma sullo schermo sfondi troppo". Il primo vero e
proprio debutto da protagonista lo fa con un western del 1969 diretto da
Demofilo Fidani "Ed ora raccomanda l'anima a Dio", ma sarà con
"Il giardino dei Finzi Contini" di Vittorio De Sica, del 1971, oscar
alla miglior pellicola straniera, che ha rappresentato un momento cruciale e una
rampa di lancio verso produzioni più importanti. Da questo momento comparirà a
cartello con le attrici più quotate del momento, interpretando "L'eredità
Ferramonti" di Mauro Bolognini del 1975, "Camorra" di Pasquale
Squitieri nel 1972 e "I Guappi" nel 1974 sempre di Squitieri. Lavora
in oltre con Romy Schneider nel film "L'importante è amare" di
Andrzej Zulawski. Altro film di grande importanza nella carriera di Fabio è
"Addio fratello crudele" di Giuseppe Patroni Griffi, con Charlotte
Rampling e Olivier Tobias. Nel corso della sua carriera lavora continuamente con
registi stranieri come Claude Chabrol ("Sterminate gruppo zero" -
1973), Claude Lelouch ("Bolero" - 1981 e "Amore piombo e
furore" - 1978) e con Monte Hellman "Iguana" nel 1988 girato
nelle isole Galápagos. Negli anni 80, la grande popolarità televisiva
gli viene data da pellicole come "Il Colpo" di Sauro Scavolini nel
1988 e nel 1996 registra un film per la televisione "Il ritorno di Sandokan"
di Enzo G. Castellari e per il cinema "Annaré" di Nini Grassia nel
1998. Le sue ultime opere teatrali sono "La Strada" di Fellini con
Rita Pavone, "Se devi dire una bugia dilla grossa" di Ray Cooney con
Gianfranco Jannuzzo, Paola Quattrini ed Anna Falchi e il musical "Zorba el
Musical" di Gustavo Tamb.
Ha
detto:
-
L’amore per me è una fonte d’energia inesauribile. Quando sono innamorato
divento più produttivo, creativo e più vitale.
- Mi
piacciono le donne che sanno cosa vogliono e come ottenerlo.
-
Sono irrimediabilmente bello, intelligente, colto, affascinante e… bugiardo!
Scherzo, ovviamente.
- Le
mie letture e i miei amici sono stati un’ancora. Grazie a loro la macchina
dello spettacolo non mi ha travolto. Oggi
posso stare a Los Angeles, tra limousine e belle donne, ma vivo altrettanto bene
nella mia campagna a discutere di aceto con i contadini.
- Ursula Andress? E' stato un grande amore.
Era talmente gelosa che mi leggeva la rubrica telefonica.
Curiosità
-
E’ stato sposato con Lola Navarro (ora separato, tra liti e tribunali) da
cui ha avuto tre figli: Fabio junior, Thomas e Trinidad.
-
L’attore è stato indagato dalla Procura di Roma per violazione degli obblighi
di assistenza familiare.
-
E’ socio, con Jerry Calà, dell’Ombelico,
locale di Pescantina, vicino a Verona, inoltre sul lago di Garda possiede la
tenuta “La Cavallina”, dove
ha una coltivazione di kiwi.
- Ha il diploma di geometra e ha studiato
architettura all'Università.
Intervista
Fabio,
quando sei venuto a Roma la prima volta?
La
prima volta, proprio la prima, è stata con la scuola. Io ero in collegio dai Salesiani del Don Bosco, a Verona. L’impatto è stato
stupendo, bellissimo. L’itinerario era quello classico delle scuole, cioè il
Vaticano, il Colosseo, la fontana di Trevi, ecc… Era una Roma diversa,
stupenda e non una Roma caotica
come quella di adesso. Noi eravamo in una casa dei Salesiani ed era tutto
organizzato. Sembrava di stare tutti in un grande albergo. Roma, allora, era
veramente una città da sogno.
Abiti
a Roma?
Abito
a Roma da 40 anni e sto sempre sulla via Cassia.
Hai
un buon rapporto con la Città Eterna?
Ho
un rapporto da arrabbiato per via del traffico. Non ci si può più muovere. Il
traffico a Roma è troppo esagerato. Poi sono arrabbiato per l’immondizia e la
sporcizia che c’è in giro per la città e poi l’illuminazione che non c’è.
E’ deludente. Io ho girato un po’ tutto il mondo, con il mio lavoro. Ho
visto l’Europa che ha fatto passi da gigante con il passare del tempo. Da
Madrid a Barcellona, per non parlare di Monaco di Baviera e di Parigi. Trovo che
Roma è rimasta indietro di 30 anni, rispetto a loro. Una volta era viceversa,
Roma era più avanti. Ora è stata scavalcata da tutte le altre metropoli.
Parigi, ad esempio, ha una metropolitana che è una cosa meravigliosa, qui
invece è meglio lasciare perdere. Diciamo che non ho più un buon rapporto con
Roma, perché mi ha tradito.
Almeno
con la cucina romana vai d’accordo?
Beh!
Quella è ottima, perché ho degli amici che sono bravissimi a cucinare e poi ci
sono delle trattorie che sono da Dio. Il problema è che non puoi più andare
per ristoranti perché non trovi un posto dove parcheggiare la macchina. Allora
bisogna ridimensionare e andare in quei ristoranti che hanno il parcheggio. E’
un casino. Io vado spesso al “Casalone” che è il mio ristorante preferito e
che si trova sulla Flaminia, oppure da “Gigetto il Pescatore”, tutti posti
dove hanno un parcheggio per la macchina.
C’è
un angolo di Roma a cui sei affezionato?
Si!
Piazza Euclide. Lì ci andavo da ragazzino, appena arrivato a Roma. In quella
zona ho dei bei ricordi. Lì c’è Amedeo, il barbiere che è un personaggio,
un amico. E’ un punto d’incontro. Invece un po’ fuori Roma mi piace molto
Sacrofano.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Un
po’ di disagio, perché quando vado fuori Roma, vado verso le mie zone, sul
lago di Garda, dove ovviamente gli spazi sono enormi. Oppure vado nelle altre
città per lavoro, dove trovo molta più pulizia e dove, a parere mio, sono più
vivibili. Provo disagio e penso:” Peccato, che una città così bella e
storica sia rimasta indietro nel tempo”.
I
romani come li trovi, Fabio?
I
pregi e i difetti sono sempre gli stessi, solo che una volta erano più
accentuati. Con tangentopoli è
morta una popolazione romana che viveva a traino dei politici. Mancando i
politici adesso non possono più apparire. C’erano certi locali e certi
ristoranti notturni che si frequentavano una volta, dove di notte i politici
facevano la Dolce Vita. Dopo, cancellando questo gruppo di persone è stato
cancellata l’ultimissima di quella che era la Dolce Vita romana. Non c’è più
Dolce Vita.
Come
vivi la Roma by Night?
Come
dicevo prima non c’è più la vita notturna che c’era prima, perché c’era
anche il cinema, che arrivava con la Dolce Vita, per cui la fuga dei grandi
politici, sappiamo i nomi, sparite le grandi compagnie dei ricchi con i loro
giullari di corte, che mangiavano
alle loro spalle, ora non c’è più nessuno. C’è solamente un dopo teatro
sparuto anche quello. Adesso sto facendo teatro al Sistina e dopo andiamo sempre
ai soliti 2-3 ristoranti che fanno il dopo teatro, cioè che restano aperti fino
a tardi. Togliendo quei 5.6 attori che finiscono tardi a Roma non c’è vita.
Com’è
avvenuto il tuo accostamento verso il cinema?
Io
nasco sul lago di Garda e lì facevo quei film sui pirati. Avevo 14 anni e
facevo chiaramente la comparsa. Ero a Peschiera del Garda. Una volta diplomato,
tutte le estati andavo lì a girare questi film, facendo la contro figura, perché
facevo parte della squadra atletica di Peschiera. Poi per fatalità sono
arrivato a Roma perché mi hanno chiesto di fare il protagonista dei Caroselli
della pubblicità della Coca Cola. E’ tutto partito da lì, perché ho
iniziato a fare film, come “Il giardino dei Finzi Contini” del grande
Vittorio De Sica e poi ho avuto l’Oscar. Poi ancora film e non mi sono più
fermato.
La
tua più grande soddisfazione?
Sicuramente
aver vinto l’Oscar ne “ Il giardino
dei Finzi Contini” che è quello che mi ha laureato attore internazionale.
E
delusione?
Un
amico regista che mi ha tradito dicendo alcune cose sbagliate su di me, con il
quale dovevo fare due film che poi non ho fatto. Mentendo, mi ha tradito proprio
nel profondo dell’amicizia.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Riuscire
a fare i film che si riuscivano a fare una volta. Il cinema italiano è morto.
Ci sono solo film americano che entrano. Magari ci dessero la possibilità di
fare dei film come si facevano una volta, cioè venti anni fa.
Dopo
le spettacolo teatrale al Sistina, hai altri progetti?
No!
Assolutamente no! Sono quattro anni, caro Gianfranco, che non ricevo una
proposta dalla Rai o da Mediaset. Faccio solo teatro.