Francesca Mazzalai (giornalista e
conduttrice) Trento 29.4.2010
Intervista di Gianfranco Gramola
Una
bella trentina, innamorata della sua città e soprattutto della sua cucina
Francesca
Mazzalai è nata a Trento, il 27 marzo 1976 ed è una modella, conduttrice
televisiva e attrice italiana. Dopo aver vinto nel 1994 il concorso di bellezza
Casting 2000 a Montecatini, ha iniziato a lavorare nel 2000 come testimonial per
noti marchi commerciali (Chicco, Lego, Honda, L'Oreal, Lycia, Levissima) e nel
2001 come direttrice casting presso una società di produzione di Milano. Dopo
la laurea in Scienze politiche, ha presentato Sesto Senso su La7, è stata
inoltre speaker del tg di MTV, inviata ed autrice della trasmissione Area di
servizio, conduttrice di Crimen ed attrice nella pièce teatrale Cyrano, se vi
pare.... Dal 16 settembre 2005 ha sostituito Natascha Lusenti alla conduzione
del programma Atlantide - Storie di Uomini e di Mondi su La7. Dal 2007 collabora
ai testi di alcune puntate del programma, alla cui conduzione è stata
riconfermata per la stagione televisiva 2008-2009.
Dal novembre 2009 conduce tutti i giovedì alle 21.30 l’approfondimento
“Oro-Obiettivo Olimpiade”, percorso verso Vancouver 2010 sul canale 206 di
SKY. Da febbraio a marzo del 2010, è a Vancouver a condurre la trasmissione
delle Olimpiadi invernali per Sky. A maggio/giugno dello stesso anno è
stata chiamata al Trento Film Festival come annunciatrice e organizzatrice
dell’evento internazionale.
Curiosità
- E’
appassionata di viaggi, natura e alpinismo.
- Attualmente
collabora con la rivista “Airone”.
- E’
nipote dell’alpinista Giuliano Giovannini.
- Ama
la musica popolare, dialettale e folk.
- Adora
leggere, il suo libro preferito é “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen,
ma in generale tutti romanzi della Austen, di Dostoevskij, Gogòl, Tolstoij, e
per andare ai contemporanei apprezzo moltissimo i libri di Philip Roth. Ascolta
molta musica, che spazio in tutti i generi, da Fabrizio de Andrè (per lei il più
grande cantautore del mondo) a Paolo Conte, Battiato, Ivan Graziani, Lou Reed,
Cat Stevens, ma anche l'indimenticabile Michael Jackson, il pop e tutto
quello che sente in radio.
Va a correre e ama correre, le piace il mare, andare in bicicletta e giocare con
gli amici a Trivial Pursuit, a Risiko, a carte, a ping pong e a bowling.
Intervista
L’appuntamento
con la conduttrice trentina è all’entrata dell’Auditorium S. Chiara, a due
passi da piazza Fiera. Con
puntualità svizzera mi raggiunge. E' bella da morire, alta, longilinea, passo
tranquillo da modella, vestita
con una maglietta bianca, jeans, scarpe da ginnastica colorate e un sorriso da
favola. E’
raggiante ( lo vedo attraverso i suoi splendidi occhi marrone ) per via del
lavoro che sta svolgendo all’interno del Trento Film Festival e per le
soddisfazioni professionali degli ultimi tempi. Francesca è una ragazza che non
se la tira, è dolce e dalla simpatia contagiosa. In un paese dove l’invidia
è uno sport nazionale, per fortuna ci sono persone intelligenti come lei, che
amano lavorare e godersi ogni attimo della propria esistenza e soprattutto hanno
capito che la vita è troppo bella per perdere i dettagli.
Come
hai iniziato la tua avventura nel mondo della televisione?
E’
iniziata mentre facevo Scienze Politiche all’Università La Cattolica di
Milano e lavoricchiavo per mantenervi gli studi. Facevo qualche fotografia,
qualche sfilata e il lavoro da modella e mi é capitato anche di fare qualche
casting per la televisione. Diciamo che mi mandavano più spesso a fare casting
per la televisione che per le passerelle di moda, perché essendo italiana,
parlando italiano e in mezzo a mille modelle tutte estere, era più facile che
scegliessero una che parla italiano. Non sempre capita così nella televisione
italiana, però a volte ci sono delle eccezioni (risata). In questo modo è nata
la prima esperienza nelle puntate zero dei programmi televisivi e poi con le
promozioni. Dopo la classica gavetta e dopo che mi sono laureata, è diventata
la mia professione.
Ma
i tuoi genitori che futuro sognavano per te, Francesca?
Non
credo che avessero sognato chissà che futuro per me. Se avessi detto a loro che
mi sarei candidato come ministro degli Esteri, non si sarebbero stupiti mai di
nulla. A loro basta che io stia bene e sia soddisfatta di qualunque lavoro
avessi scelto.
Che
lavoro fanno i tuoi genitori?
Mio
padre è in pensione e prima aveva un’impresa di servizi e mia madre lavora in
un asilo nido.
Che
valori ti hanno trasmesso?
Secondo
me i genitori trasmettono con il proprio esempio quello che sono, i loro valori
e i principi su cosa è basata la propria vita. Nessun genitore ti fa un elenco
in cui crede, però te lo dimostra giorno per giorno. Quindi è un esempio che
ogni padre vorrebbe dare ai propri figli. Io spero di essere sempre degno della
loro fiducia e che siano felici di cosa sto facendo.
La
tua più grande soddisfazione personale?
Vancouver
sicuramente, perché mentre prima sono stati i programmi televisivi che mi
interessavano tantissimo ma che forse riguardavano meno la mia esperienza
personale, già partecipare ad un programma che si occupasse di Olimpiadi,
soprattutto invernali, per me che sono nata guardando lo sci di fondo in
televisione e praticandolo, è stato qualcosa di grande, che mi ha unito di più
ai ricordi che avevo con i miei genitori. Insieme seguivamo anche nelle passate
edizioni delle Olimpiadi, in Norvegia ma anche in Italia. Poi tornare a Trento e
lavorare al Trento Film Festival è una grande soddisfazione, perché è
difficile a volte lavorare vicino ai posti dove si è nati ed è la cosa più difficile che sto cercando di fare.
Perché per me il Trentino, senza togliere nulla ad altri posti al mondo, è il
posto che preferisco, il mio rifugio. Quindi lavorare qui e promuovere la mia
regione con un Festival così prestigioso, non solo dentro il nostro paese, ma
anche all’estero è una soddisfazione enorme.
Ma
tu ti occupi solo nella parte dell’intervistatrice o altro?
Diciamo
che qui è un gruppo che lavora con grande impegno a tutto quanto quello che
gira intorno a questo Festival. Nel senso che prepariamo la scaletta e poi
ognuno dà una mano all’altro al di là della propria funzione, insomma ci
diamo una mano uno con l’altro. Siamo come una grande famiglia e viviamo
insieme tutta l’atmosfera del Festival.
Delusioni
professionali?
E’
normale che all’inizio della carriera ci siano tanti “no”, oltre ai tanti
“si”: Però ci sono certi “no” che li prendi un po’ sul personale. Nel
senso che pensi che si astato detto “no” a te e poi invece scopri che quando
viene detto “no” è che certamente non stanno cercando te, ma stanno
cercando qualcos’altro o qualcun altro. Quindi aspetti che arrivi il momento
giusto che quel qualcuno ha uno spazio che va bene per te. Quindi è meglio non
lamentarsi dei “no” e aspettare i “si” con molta pazienza e ottimismo.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
Non
lo so! Forse non l’ho ancora ricevuto (risata). Mi fanno tanti complimenti e
mi fanno molto piacere e mi fanno arrossire un sacco. Forse è per questo che
non li ascolto molti bene. Sai quando ti emozioni, ti intimidisci e allora per
non rimanere impacciato preferisco cambiare discorso, scherzarci sopra e
sdrammatizzare (risata).
Cose
cattive ne hanno dette su di te?
Quelle
di solito me le dimentico subito. La notte dormo tranquilla (risata).
Quali
sono le tue ambizioni?
Le
mie ambizioni sono quelle di lavorare il più possibile in questo territorio, in
Trentino e per il Trentino. Quindi al di là del fatto che la mia professione mi
porta spesso a lavorare anche a Milano, a Roma dove ci sono gli altri poli
televisivi, però spero di rimanere ancorata il più possibile alle mie origini,
alla mia terra. La mia ambizione non è fare un passo in avanti come visibilità,
come notorietà, preferisco fare un passo indietro mantenendo i piedi saldi per
terra. Forse a vent’anni hai più voglia di emergere, poi sai di essere
conosciuto, di essere visto. Poi quando cresci ti accorgi che in realtà quello
è come una sorta di specchietto per le allodole e quello che conta davvero sono
le persone che ti stanno intorno, che ti stimano e che ti vogliono bene.
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
Qual
è la domanda successiva? (risata)
Ho
capito… sei perfetta! Avrai un tallone d’Achille, no?
Si!
Sono una gran dormigliona. Difatti
mio padre era veramente preoccupato quando ero alle Olimpiadi, perché lì si
dormiva veramente 3 o 4 ore per notte. Si iniziava alle otto di mattina e si
finiva a mezzanotte, quando andava bene. E poi dicevi:”Mangio e vado subito a
dormire?”, perché la scelta era quella. Mio padre appunto pensava che non
superassi la prova delle quattro ore, invece l’ho superata alla grande e sto
benissimo.
Ti
hanno mai proposto un reality?
Si!
Quando stavo facendo “Atlantide” su La7, mi chiamarono, chiedendomi se
volevo partecipare ad un reality, però ho detto loro che stavo lavorando ad un
programma televisivo. Questo reality presupponeva delle persone che non
lavoravano in televisione e allora la cosa finì lì.
Se
ti chiamassero, accetteresti?
Non
lo so. Quand’ero più piccola avevo pensato di partecipare alle selezioni del
“Grande Fratello”. Sai le prime edizioni, dove c’erano Taricone, Cristina,
Mascia Ferri, ecc… che era una specie di esperimento mediatico. Adesso è
tutto più meccanico, più finto, fatto di queste dinamiche che non sono così
spontanee. Credo che non parteciperei.
Qual
è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita?
Ce
ne sono stati diversi, Gianfranco. Sai quelle coincidenze di incontrare una
persona, parlare di qualche cosa, ricevere lo stimolo giusto e l’idea giusta.
Come ti dicevo prima a me piace promuovere il Trentino e allora sono andata a
Sky, che gia mi aveva contattata per altre cose, a proporre un programma che si
occupasse di Trentino, in una chiave particolare, dedicata allo sport e alla
montagna ed è stato proprio così che parlando di sport, come contro proposta
mi hanno chiesto se volevo andare a Vancouver a condurre insieme a lui un
programma sulle Olimpiadi. Questo è un esempio di come le cose possono
succedere per caso o solo parlando o confrontarsi su qualcosa.
Cos’hai
sacrificato per arrivare al successo?
Intanto
io non sono arrivata al successo (risata). Sto facendo il mio lavoro a testa
bassa, con serietà e professionalità e non cerco il successo a tutti i costi.
A me interessa lavorare bene, essere un tramite fra quello che voglio raccontare
e chi lo deve ascoltare. Stop! Non ho sacrificato niente
per il mio lavoro, perché mi interessano le cose di cui parlo e quindi
più che sacrificare è stato tutto un vantaggio, perché dopo che ho ottenuto
la prima laurea ne volevo prendere subito un’altra ho condotto “Atlantide”
che è come prendere una laurea in storia. Quindi in sostanza è stato mettere
come insieme la mia voglia di conoscere e la possibilità che questa cosa
diventi anche la mia professione.
Beneficenza,
volontariato e solidarietà?
Sono
tre grandi belle parole. Sono quelle ambizioni che ha una persona, cioè quella
di aiutare gli altri, il prossimo, che però non sempre può mettere in pratica
24 ore su 24. Tutti nella propria vita abbiamo sognato di andare a fare i
volontari in Africa e purtroppo devi scegliere, perché vieni assorbito dal
lavoro, dalla famiglia e dalla quotidianità. L’importante è cercare di
tenere fisse nella tua mente queste parole e di essere pronto ad aiutare le
persone che hanno bisogno di te, e che possono essere semplicemente delle
persone che abitano vicino a te, non obbligatoriamente in un altro continente. A
volte ci sono persone che usano le loro ferie per andare in Africa a prestare
aiuto a persone che ne hanno bisogno, però
non bisogna dimenticare quelle persone che sono vicine a noi, che hanno
bisogno di una mano, di due parole, di un abbraccio o anche solo di un po’ di
compagnia.
Dopo
il Festival di Trento quali sono i tuoi progetti?
Ce
ne sono tantissimi. Non ci voglio pensare. Ho l’agenda sul telefonino che è
stracolta di impegni e finito il Festival, continuerò a suonare in
continuazione, per tutti gli impegni, le idee, ecc.. C’è la radio, ci sono
altri programmi in televisione, ci sono le Olimpiadi estive, quelle di Londra
2012 e a settembre con Sky ci occuperemo di Olimpiadi. Rifaremo “Oro-Obiettivo
Olimpiade” che era un programma che avvicinava le persone facendo vedere loro
quelle che erano state le Olimpiadi nelle edizioni precedenti. Ci sono un sacco
di lavori e idee e anche il progetto di fare un paio di giorni di vacanza (risata).
Tu
sei di Pergine, vero?
Sono
nata a Trento, ma ho vissuto a Pergine, ma i miei genitori non sono di Pergine.
Io vivo tra Milano e Trento. Il mio rapporto con il Trentino è stupendo e
migliora di giorno in giorno, credimi.
Hai
un ricordo della tua infanzia trentina?
Ricordo
che d’inverno, tutte le domeniche andavo a fare sci di fondo e l’estate e
l’autunno si andava in montagna. Sul Bondone andavo le prime volte a fare
delle sciate, poi siamo andati un po’ dappertutto, abbiamo girato un po’
tutto il Trentino e anche l’Alto Adige. Ricordo che a 6 anni dormivo gia nei
rifugi con i miei genitori. Giocavo a carte con le persone più grandi e stavo
sempre lì a scoprire i segreti del gioco della briscola (risata).
Cosa
mi dici della cucina trentina?
La
cucina trentina è fantastica, quella dell’Alto Adige mi fa impazzire. Amo
molto il piatto tipico, quello del contadino, cioè composto da speck, uova e
patate. Fa-vo-lo-so! Mi viene l’acquolina a pensarci. Se potessi andrei avanti
e indietro da Trento a Bolzano solo per il mangiare. Pranzo a Trento e cena in
quel di Bolzano (risata).
Quando
sei in giro per il mondo, cosa ti manca del Trentino?
A
parte al famiglia, mi manca molto l’aria del Trentino, il clima che è una
cosa che ho scoperto quando stavo a Milano. Circa venti anni fa, era molto più
freddo e in inverno veniva molta più neve, se ti ricordi. Quando ero piccola ho
sofferto un grande freddo e non vedevo l’ora di andare a vivere in un posto più
caldo e sono andata a vivere a Milano, che non è proprio così caldo, ma
d’estate è una cosa impossibile. E me ne stavo a Milano anche l’estate
perché pensavo che anche a Trento fosse così. Poi mi è capitato di tornare a
Trento un paio di anni fa e ho scoperto il paradiso, perché è un posto
fantastico, non ci sono le zanzare, la sera c’è sempre un’aria fresca e
quindi non c’è bisogno dell’aria condizionata. E’ meraviglioso. Quasi
quasi mi ri-trasferisco qui (risata). Adesso, appena posso, scappo volentieri
da Milano, per venire a godermi la mia Trento, rimanendoci più a lungo che
posso.