Francesca Sanapo (attrice)
Roma 6.9.2016
Intervista di Gianfranco Gramola
Recitare? E’ un istinto innato fin da
quando ero piccolina.
Il mio sogno principale è vivere di cinema e mettermi a disposizione di registi
emergenti. “La grande bellezza” è un film che mette in luce un qualcosa di
semplice, ma ne parla in maniera assoluta, nuova, dirompente e anche geniale.
Francesca
Sanapo è nata a Roma il 31 agosto 1982.
Oltre ai lavori teatrali, ha recitato in “Quando
si Muore...si Muore!”.
Curiosità
- Ultimo libro letto “Opera omnia” di
Cechov.
- Colleziona teiere e tazze per il the'.
- E’
laureata in scienze politiche alla Luiss e specializzata in amministrazione
pubblica.
- In vacanza adoro andare per scavi
archeologici.
- I suoi hobby sono il nuoto e la ginnastica
artistica. Canto, danza e ballo.
Intervista
Come ti sei avvicinata al mondo dello
spettacolo, Francesca?
In realtà è sempre stato un istinto. Un istinto innato, perché fin da
quando ero piccolina oltre che a vedere al cinema Charlie
Chaplin, guardavo la commedia all’italiana di De Filippo quanto quelli che
erano i grandi registi hollywoodiani. Amavo fare spettacolo, nel senso che amavo
fare teatro per bambini, lo guardavo come spettatrice, lo facevo quando potevo,
a mio modo anche in maniera rudimentale.
Hai qualche artista in
famiglia?
No! Nessuno. La mia è una
famiglia di architetti.
Hai mai pensato ad un nome
d’arte?
A volte ho riflettuto sulla
possibilità di poter concepire un nome d’arte. In realtà un personaggio che
ho sempre amato molto e che spesso ispirava questo pensiero era la Lulù del drammaturgo Frank
Wedekind. Non so se conosci le opere di Wedekind. “L'Erdgeist”
(Lo spirito della terra) è, secondo me, una delle opera più belle del teatro e
della letteratura moderna.
I
tuoi genitori che futuro speravano per te?
Io
sono laureata in scienze politiche alla Luiss e specializzata in amministrazione
pubblica sempre alla Luiss. I miei genitori pensavano che volessi fare la
classica carriera istituzionale nella pubblica amministrazione o a livello
aziendale. E’ un lavoro che ho anche fatto e l’ultima esperienza l’ho
fatta qualche mese fa a piazza di Spagna, per una società di grossi ristoranti
e locali per cui collaborai qualche anno fa. Ma
questo è passato, perché ho scelto pienamente la carriera artistica, senza
alcun rimpianto.
La
tua più grande soddisfazione artistica?
E’
stata una cosa recente, ossia prima dell’estate. E’ stato uno spettacolo
teatrale che ho messo in scena a Roma assieme ad altri 5 attori, tre uomini e
due donne, per la regia di Roberto D’Alessandro sui testi di Byron, Shelley
e Polidori,
rispettivamente Frankenstein, la sepoltura e il vampiro e sinceramente devo dire
che il teatro non lo facevo da tempo. Io ho frequentato due accademie d’arte,
una unicamente di teatro e prosa e
l’altra prosa e musical. Devo dire la verità che ritornare al teatro è stato
una grandissima soddisfazione. Da ciò si sono aperte nuove prospettive, infatti
si farà una seconda tornata di serate per Darkness, in ottobre a Roma. Poi sono
stata selezionata per uno spettacolo al Politeama di Napoli a febbraio, che sarà
invece su argomenti della mitologia greca ed in particolare sarà un po’ una
sorta di sfottò napoletano sul mito di Cassandra e la Tizia infatti il titolo
è “Cassandra e la Tizia”.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
Devo
dire che proprio per quest’ultimo spettacolo, sono stata molto felice, perché
ho ricevuto i complimenti dell’amministratore delegato del Quirino che mi ha
detto che ero perfetta come physique
du
rôle e che gli piaceva il modo in cui ho
interpretato il mio personaggio,
Justine, sul palcoscenico. Mi è sembrata un’ottima valutazione.
Hai
fatto delle scelte di cui ti sei pentita?
No,
perché anche se si possono fare scelte migliori, guardandole poi
in prospettiva si capisce che ogni
scelta in realtà è funzionale al momento in cui si vive. Quindi deve portare a
un determinato percorso che poi si affronta per arrivare a considerazioni
ulteriori ed anche a traguardi diversi, a volte anche più importanti, perché
le difficoltà e anche gli errori fanno parte di questo essere e sono quindi necessari.
Il
mondo del cinema era come ti immaginavi o ti ha deluso?
No,
perché parto dal presupposto che è un mondo difficile, nel senso che ci sono
due o tre fattori che lo rendono particolarmente difficile. Cioè la
discontinuità lavorativa, il fatto che sia necessario procacciarsi il
lavoro e quindi non si è mai realmente arrivati a meno che tu non arrivi a
livelli stratosferici. In tutti i casi sei sempre sotto le luci dei riflettori
sia per il giudizio positivo che per quello negativo. Ci vuole una
dose di grande equilibrio in un lavoro che spesso richiede anche di lavorare con
la parte più oscura e più fragile di te, per
poter rendere al meglio i personaggi. Ritengo che
sia un ambito lavorativo difficile e forse proprio
per le sue difficoltà diventa più
complicato l’interagire con gli
altri, sia a livello umano che personale, anche per contingenze di carattere
quotidiano, economico, ecc …. fa parte dell’essere umano in questo caso
tirare fuori quello che può essere il meglio e anche il peggio.
Guardi
la televisione?
La TV
la guardo poco, seguo soprattutto ciò che riguarda la notizia , l’attualità,
la politica, e alcuni film o serial
interessanti, che mi appassionano,
quando posso.
Hai
mai lavorato per solidarietà?
Con
Pierangelo Bertolotti che è un filosofo economista, stiamo portando avanti un
progetto con un’associazione di Brescia,(Bertolotti ne è il presidente, ndr)
che verrà sponsorizzato dalla Johnson, che è una ditta bresciana che si occupa
di cantieristica navale. Praticamente è un progetto sulla bellezza femminile ma
che ha come scopo principale la valorizzazione della vita e della preziosità e
dignità di essa. Quindi è un prodromo, un progetto contro
la violenza, ed in particolare la
violenza sulla donna.
Hai un sogno artistico?
Ci
sono dei registi e dei maestri che amo particolarmente. Di quelli italiani mi
piacciono molto Garrone e Sorrentino. Come
europeo mi piace Almodovar, mentre a livello
hollywoodiano mi piace molto Woody Allen. Il mio sogno principale è
vivere di cinema e mettermi a disposizione di registi emergenti o maestri
di un certo livello. Ci sono tanti registi emergenti che sono molto in gamba. Mi
piacerebbe interpretare ruoli anche a livello internazionale, perché la regia
cambia da nazione a nazione. Ad esempio una regia dell’est Europa è molto
diversa nella modalità con cui viene impostata, rispetto a una italiana.
Ricapitolando il mio sogno sarebbe quello di vivere di cinema, riuscendo a fare
esperienze totalmente diverse con persone valide.
Parliamo
di Roma. Com’è il rapporto con la tua città?
Roma
è abbastanza caotica ed è molto difficoltoso spostarsi. Io sono nata vicino al
Centro Sperimentale, quindi ho sempre dovuto spostarmi prima per l’Università,
poi per il lavoro, in zona piazza di Spagna, Parioli, ecc … Sono sempre stata
un po’ una pendolare. Adesso mi
muovo per fare provini
e la concezione è diversa, ma è chiaro che lo spostamento è sempre un po’
complicato. A mio avviso quando uno nasce in questo contesto, non vede tanto
tale difficoltà, perché diventa una cosa connaturata della città. Nello
stesso tempo la trovo sicuramente una città splendida. Ti dico la verità, amo
Roma con i suoi vicoletti, le fontanelle, le piazze.
Storicamente poi è una meraviglia, ma allo stesso tempo quando mi trovo
nelle periferie vedo un’altra Roma, quella di Pasolini, quei palazzoni che
appartengono ad enti, quei palazzoni popolari che furono costruiti per
determinate esigenze sociali, li trovo di una bellezza enorme. Mi piace molto
questa grande discrepanza tra queste due Rome.
In
quali zone hai vissuto?
Io
sono nata e cresciuta a Giulio Agricola, dalle parti del parco Appio Claudio,
vicino al Centro Sperimentale, come ti dicevo prima. Ti assicuro che, lavorando
a Roma nord ed essendo cresciuta a Roma sud, ho potuto vedere una grande
differenza. E questa appartenenza alla suburra è solo un di più, nel senso che
è molto complicato emergere, imporsi negli ambiti dove si vuole lavorare, anche
nel settore manageriale, soprattutto per una donna carina e giovane. Quindi la
provenienza dalla suburra ti dà una marcia in più, perché hai la capacità di
affrontare le cose in maniera diversa, con più determinazione. E’ chiaro che
spetta a te poi, se vuoi andare avanti, far
vedere quello che vali.
C’è
un angolo di Roma che ami particolarmente?
Oggi
dovevo studiare un copione per un film e avevo bisogno di un posto dove sentirmi
a mio agio e allo stesso tempo trovare concentrazione e sono andata in uno dei
posti che amo di più, ossia il teatro “Lo
Spazio” (via
Locri, 42/44), dietro
San Giovanni, che è il posto dove ho frequentato il master class di recitazione
con il metodo Strasberg e dove è scattata la scintilla vera e propria per la
recitazione, vedendo un melologo, ossia la persona che poi è diventata la mia
coach, che stava interpretando un ricordo in onore di Carmelo Bene, che era
stato il suo compagno. Quindi è iniziato tutto lì, in quel teatro. Su quel
palco, fra l’altro, ho fatto uno dei miei ultimi lavori teatrali. E oggi sono
andata in quel luogo e mi sentivo come a casa,
ero a mio agio e mi sono messa lì, sui gradini a studiare. Questo è uno
dei luoghi di Roma che amo molto, anche per un ricordo affettivo e anche perché
è legato al mio lavoro.
Hai
visto il film “La grande bellezza”?
Ritengo
che ci sia una verità nella descrizione del film di Sorrentino. Il regista lo
trovo un grande maestro e come fotografia e impostazione registica è un ottimo
film, assolutamente un buon lavoro. Ciò che chiude il film, che poi è il fil
rouge, è la ricerca di ciò che realmente poi si è, ciò che prescinde da
tutto questo “mare magnum” attorno che ti può portare in quello che sono
gli abissi dell’essere umano, perché fondamentalmente questo
ambiente va saputo gestire. Quindi anche il principio di ritrovare se stessi,
ricercare le proprie radici, secondo me è un qualcosa che insieme al concetto,
all’importanza della vita, delle origini e delle radici, è essenziale. Ho
trovato ne “La grande bellezza” un
film che mette in luce un qualcosa di semplice, ma ne parla in maniera assoluta,
nuova, dirompente e anche geniale. Sorrentino è stato molto bravo.
Per
un attore, Roma cosa rappresenta?
Dipende
da quello che tu vuoi. Le occasioni ci sono o possono esserci. Il lavoro
dell’attore è studiare, essere anche un po’ autodidatta, però deve
frequentare la scuola e fare il proprio iter studiorum di ciò che riguarda la
storia del cinema e la storia della letteratura. Studiare bene per i provini,
soprattutto quando si ha l’occasione di farli ad un certo livello. Poi se uno
ha delle conoscenze, ancora meglio, perché possono essere utili soprattutto per
poter fare dei casting, perché questo è un ambiente un po’ chiuso, nel senso
che non basta avere degli ottimi agenti, perché soprattutto nelle fasi iniziali
il lavoro devi procurartelo. Poi quando diventi competitiva, a quel punto gli
agenti hanno un lavoro secondario, che è sempre molto utile, però come dicevo
prima, all’inizio devi farti strada da solo. Quindi ci sono anche quelle
situazioni, però io credo che tutto dipenda da te e da come scegli di vivere la
tua vita professionale e come ti vuoi gestire. Bisogna sempre partire dal
presupposto e dall’importanza di vivere con
gioia e apprezzare pienamente se stessi.