Franco Neri (attore) Milano 31.3.2005
Intervista di Gianfranco Gramola
Franco,
ho Franco: la vita è tutta una risata
Franco
Neri è nato a Torino il 13 aprile
del 1963, sotto il segno dell'ariete. Ecco
come si presenta nel suo sito: "Ciao
a tutti, cercherò di raccontarmi in poche righe, così non vi annoiate, e
potete guardare il resto del sito. Artisticamente nasco come imitatore e la mia
prima imitazione è stata quella del grande Lino Banfi, che stimo ed ammiro
molto, la seconda quella del mio grande idolo cinematografico, Robert de Niro e
poi via tante altre. Un bel giorno mia madre, stanca di sentire mille voci
diverse dalla mia camera, m’ha gridato "Franco, oh Franco!"
se non la finisci, invece di mille voci, ti faccio sentire i miei millepiedi sul
sedere (culo m’hanno detto che non si può dire…). E così ho capito che era
meglio cambiare genere, ma cosa? Una
sera del 1978 vado a vedere uno spettacolo di cabaret in un locale di Torino, a
quel punto mi sono detto, perché non provarci? Sono andato dal proprietario a
chiedere se potevo esibirmi, alla sua domanda “Sei sicuro che ce la fai?”
Con mio tipico fare timido ciò risposto “Senti Fonzie, se non te li faccio
ridere io, chi lo fa!” Solo dopo mi sono reso conto di quello che avevo
combinato, avevo sudato talmente tanto che la maglietta nera era scolorita e
diventata bianca, e i pantaloni chiari avevano preso la tinta nera della maglia.
Ma siccome non mi arrendo mai, dal proprietario e ci dico: “Allora? Com’è
andata? Posso tornare?” Per tutta risposta è scoppiato a ridere, lì ho
capito che non era andata tanto bene, però almeno la faccia simpatica ce
l’avevo così ho cominciato a lavorare sui testi. Posso dire che di
gavetta ne ho fatta tanta, ma proprio tanta e iniziando proprio da quel Franco,
oh Franco! Che mi aveva fatto smettere di fare l’imitatore, che ho capito che
potevo raccontare, in chiave comico-ironica, ma con delle profonde verità,
quelle che sono le diversità di cultura tra il nord e il sud. Dopo circa 20
anni di lavoro e tenacia, finalmente da pochi anni, ho iniziato ad essere
presente in televisione ed al cinema, dove aspetto numerosi tutti voi.
Un affettuoso abbraccio
meridionale, all’olio di melanzana, dal vostro Franco… Oh Franco!".
Ha
detto:
- Per un calabrese, la Calabria è come
l’insulina per un diabetico. Ti dà la forza di andare avanti.
- Fin
da bambino sognavo di lavorare in un film con Robert De Niro. Io passo in strada
e Bob mi dice:”Ciao, Frank”.
- Il ponte sullo stretto? Verrà fatto. Già
me lo vedo, con i tonni che passano sotto e dicono:” Mizzica, non ci sono più
le navi che ci rompono le pinne”.
-
Un
pranzo di un calabrese in vacanza è
come un pranzo di Natale, mentre la cena assomiglia ad un cenone di Capodanno.
-
Ogni 5 metri mi fermano per un autografo o una foto. Non mi secca. Ho fatto 20
anni di gavetta per ottenere che mi fermassero per strada e adesso dovrei
seccarmi?
-
L’ospitalità
calabrese è uno ei motivi per cui una vacanza in Calabria è impagabile. Nel
senso che proprio non riesco mai a pagare, mi offrono tutto loro.
Curiosità
-
Nel
1988
è il vincitore del festival della comicità di Osili
(SS) e nel 1997
vince al Festival della risata a Biella.
-
Ha
scritto due libri: “Franco oh
Franco!” e “Tutto il mondo è paese”, tutti e due per la Kowalsky Editore.
-
Nella primavera del 2006 esce il suo primo film, interamente auto - prodotto, di
cui ne è il protagonista e ha per titolo "Sono tornato al nord".
- E’
un grande appassionato di liquirizia.
Intervista
Com’è
nata la passione per lo spettacolo e ricordi il debutto,Franco?
Guarda,
Gianfranco, il debutto me lo ricordo benissimo, perché era uno spettacolo di
cabaret. Com’è nata la passione? Ero andato a vedere uno spettacolo di
cabaret e ho pensato che mi sarebbe piaciuto molto salire sul palco e fare uno
spettacolo. Così è nata la passione, senza forzature e insistenze.
Quindi
è nato tutto per caso.
Per
caso non accade mai niente. E’ successo con il desiderio di provare ad
esibirmi davanti alla gente e poi da lì, prova oggi e prova domani, ho avuto la
fortuna di trovare qualcuno che mi ha detto:” Ma si! Prova un paio di volte,
basta che la finisci di chiedermelo” (risata).
Ma
i tuoi genitori cosa sognavano per te?
Mia
madre ha sognato sempre un futuro che io desidero, anche se lei, dentro di se,
sicuramente avrebbe preferito avere un figlio direttore di banca o un dottore,
come tutti i genitori. Avere un figlio con un lavoro, una professione vera,
concreta e con uno stipendio sicuro. Però mia madre mi ha sempre detto di fare
quello che mi sentivo, l’importante è che sia felice e che quello che tu fai,
lo fai con il cuore. Poi sia che fai il falegname o il notaio, non ha
importanza. L’importante è che ti renda felice.
Ed
io ho colto l’occasione per dirgli:”Grazie, mamma!”.
Hai
degli idoli?
Idoli
potrebbero essere tanti e nessuno. Dipende in quale settore intendi. Nel
cabaret, attualmente, come idolo, ma non come idolo per come fa ridere, ma per
la professionalità che ha, e che ho avuto la fortuna di lavorare insieme,
il suo nome è Ezio Greggio. Ho visto fare delle cose da questo
personaggio, che solo vedendole ci si può credere. E’ preparato in tutto e
per tutto, come nel doppiaggio dei filmati che si vedono a Striscia la Notizia.
Lui arriva e non sbaglia una virgola, mai una volta che bisogna rifarla, mai. I
monologhi, che sono in diretta, non ne sbaglia uno. Lui è la perfezione della
professionalità. Altri idoli che accomunano tutti e piacciono a tutti, sono il
grande Gigi Proietti e il grande Beppe Grillo. Invece, indietro nel tempo, adoro
Totò, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi e Manfredi. Questi dovrebbero
essere lo spirito guida per chi vuole fare questo lavoro, perché loro sapevano
veramente far ridere, senza volgarità, senza usare le parolacce. Il grande
Walter Chiari e Gino Bramieri erano fenomenali. Alcuni dicevano:” Ma si!
Quelli raccontavano barzellette”. “ Ragazzi – dicevo io – quelli, una
barzelletta, la facevano diventare una poesia, una storia!”. Questo, solo uno
lo poteva e lo sapeva fare, uno che si chiamava Gino Bramieri. E non per niente
insieme a lui c’ha lavorato un grande attore che è Gianfranco Jannuzzo. E’
un uomo del sud, molto professionale, molto
bravo.
Quando
non lavoro quali sono i tuoi hobby?
Guarda,
quando non lavoro mangio e dormo (risata). Vado praticamente in letargo,
oppure scrivo, anche se, sinceramente, non mi capita mai di stare fermo.
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
Il
pregio è che difficilmente mi arrabbio e il difetto è che tante cose non le
prendo mai seriamente, faccio un po’, se si può dire, volgarmente “cazzeggio”.
Il
complimento più bello che hai ricevuto e da chi?
Ne
ho presi tanti, ma in particolare ne ho ricevuto uno da un mio carissimo amico
che anche lui, come me, è tanti anni che ci prova. Ci tengo a sottolineare che
io non sono arrivato in nessun posto, perché questo è solo un punto di
partenza. Questo mio amico mi ha scritto:” Sei arrivato dove volano le
aquile!”. E questo è un bellissimo complimento, che mi ha fatto molto
piacere.
Come
vivi il successo?
Tranquillamente.
Faccio tutto quello che facevo prima. Insomma lo vivo in modo tranquillo,
tranquillo. Il successo è una cosa che vedono gli altri. Per me non è cambiato
niente. Vado ugualmente a fare la spesa nei centri commerciali, come una persona
normale, anche perché il mio è un lavoro come tanti. Anzi, devo dire che alle
volte, questo lavoro è un po’ pesante, però non voglio dire che fare il
muratore sia meno pesante e meno faticoso del mestiere del comico. Questo è un
lavoro in cui ogni giorno sei sotto esame, ogni volta che tu appari in Tv oppure
vai a fare uno spettacolo, la gente ti mette sotto esame. Se funzioni, ti
dicono:”Bravo!”, se non funzioni dicono:” Porca miseria, Franco non è
quello di prima, è cambiato!”. E’ un lavoro difficile questo, però penso
sempre di essere fortunato, perché faccio quello che mi piace, anche se non è
facile. Vedo in giro dei giovani che vogliono fare il dottore, studiano da
dottore e poi te li ritrovi a lavorare alle poste.
Hai
un sogno nel cassetto?
Si!
Fare cinema come attore. Vorrei provarci.
Che
rapporto hai con Roma?
Per
quel poco che la conosco dico che è la città dove c’è il più bel clima
d’Italia. C’è sempre bel tempo. Io vivo a Torino e il clima è diverso,
anche se Torino è una bellissima città.
E
della cucina romana, cosa mi dici?
Devo
dire che la cucina romana è molto spessa, come quella calabrese e quindi
viceversa da quella piemontese, però mi piace e l’apprezzo molto quando mi
fermo nella capitale.
C’è
una zona di Roma che ami?
Un
angolo di Roma che io amo particolarmente c’è, ma non perché io penso sia il
più bel posto di Roma, ma perché ho un ricordo bellissimo. Un giorno chiesi di
fare il comico ad un impresario, dove ha un ufficio a piazzale Euclide, zona Eur.
Quell’angolo lì me lo ricordo benissimo, perché è il posto da dove per la
prima volta mi sono allontanato da lì per fare uno spettacolo e mi aveva
portato a Santa Caterina. Non me lo dimenticherò mai e ricordo anche che mi ha
detto:” Per carità, Franco, cambia lavoro!” (risata).
I
romani, pregi e difetti?
Il
romano è simpatico e positivo. “Nun te preoccupà, va tutto bbene”. Io ho
avuto la fortuna di conoscere, dopo il mitico Alberto Sordi, uno dei romani che ha dato più lustro alla grande città di Roma,
artisticamente intendo, che è Carlo Verdone. Ho avuto l’onore di conoscerlo
ad una puntata di Zelig, dove era ospite.
E' un mito.
Di
Roma cosa ti da fastidio?
Forse
il troppo caos, anzi sicuramente quello. Ciao Gianfranco.