Giancarlo
Antognoni (ex
calciatore)
Firenze
31. 5. 2004
Intervista di Gianfranco Gramola
Uno dei migliori "10" del calcio
italiano
E’
nato a Marsciano di Perugia il 1.
4. 1954. Sposato con la romana Rita Monosilio, ha due figli, Alessandro e Rubinia e un
fratello ragioniere, Viscardo. Suo
padre Gino gestiva un bar a Perugia, era un Milan Club. Giancarlo
Antognoni vanta 341 presenze nella Fiorentina: record di tutti i tempi. Reti
fatte: 61 in campionato, 10 in Coppa Italia. Presenze
in Nazionale: 73. Campione
del mondo con la nazionale in Spagna nel 1982. Un
campione, un esempio. Lo hanno capito forse soltanto i fans che fondarono un
club tifosi di lui e del Losanna andando in Svizzera a seguire le sue gesta: nel
primo campionato dell’idolo in quel paese. Unico esempio di tutti i tempi
nella storia universale del calcio.
Ha
detto:
-
Attualmente
mi cimento nel calcetto, il tennis e il golf. Fra un po’ mi resterà solo
l’ultimo.
-
E’
vero che facevo camicie. Ho iniziato
così! Il presidente della mia prima squadra
aveva una fabbrica di camicie e il pomeriggio si andava a guadagnare qualche
soldo.
Curiosità
-
Da
poco ha aperto un ristorante nel cuore di Firenze: il Kilimangiaro Café, dove ci
lavora il figlio Alessandro.
Intervista
E' nel suo bar - ristorante, il Kilimangiaro
Café.
Giancarlo,
qual è stata la tua più grande soddisfazione?
Ma
sono state tante. Dal debutto nella Fiorentina avvenuto il 15 ottobre 1972 alla
vittoria del mondiale dell’82. Sono tutte grandi soddisfazioni, anche le
vittorie con la Fiorentina e l’affetto dei tifosi sono grandi soddisfazioni.
La
cosa più cattiva che hanno detto su di te?
Tante
ne hanno dette, anche sulla mia vita privata. Sai ci sono state delle persone
che credevo amiche e poi hanno approfittato della mia amicizia per farmi del
male. Ma non voglio pensare a cose brutte, anche perché fra cattive amicizie e
fratture calcistiche ne ho passate troppe. Voglio pensare a cose belle.
Il
complimento più bello che hai ricevuto e da chi?
Quello
di tanti miei colleghi, che con una pacca sulla spalla mi hanno dimostrato tanto
affetto. E poi i complimenti dei tifosi.
C’è
stato un momento della tua carriera
in cui volevi mollare tutto?
Come
no! Ma il calcio ce l’avevo nel sangue e allora ho tenuto duro. Se ti lasci
prendere dallo sconforto è finita. Bisogna affrontare i problemi.
Chi
erano i tuoi idoli di ragazzo?
Sicuramente
Gianni Rivera. Io ho avuto la fortuna anche di giocare con lui, chiaramente come
avversario. Un grande campione. Conservo ancora la foto con lui, a centrocampo.
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
E’
lo stesso, sono troppo buono, ossia non so dire di no. Cerco in qualche modo di
far contento il prossimo, è che alle volte qualcuno ne approfitta. E questo è
anche il mio punto debole.
Se
potessi ritornare indietro rifaresti tutto?
(risata)
Bella domanda. Penso di si, anche perché, a parte gli incidenti sul campo di
calcio, il resto è andato tutto bene. Ho avuto una carriera soddisfacente,
anche se l’unica delusione è che non ho mai vinto uno scudetto con la maglia
viola.
A
chi vorresti dire grazie?
Ai
miei tifosi che mi hanno sempre seguito, e mi hanno voluto molto bene. Ricordo
quando ero all’ospedale per uno dei tanti incidenti calcistici, mi sono
arrivate tantissime lettere di affetto, di solidarietà. E poi un grazie
particolare alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, anche nelle polemiche
e nel fare certe scelte.
Hai
mai approfittato della tua popolarità?
Mai!
Non ho mai detto: “Lei non sa chi sono io “ o “Io sono il
grande giocatore Antognoni!” No! E’ contro il mio carattere questo
tipo di cose.
A
chi volesse fare il calciatore che consiglio vorresti dargli?
Di
essere sempre se stesso, di non pensare ai soldi ma a divertirsi. Non montarsi
la testa e non esaltarsi troppo.
Parliamo
di Roma. Che rapporto hai con questa città?
E’
Bellissima. Io ci vado ogni tanto da turista. La trovo splendida anche se troppo
affollata e caotica. E’ la città dove nel ’77 mi sono sposato.
Tu
hai sposato una romana, vero?
Si!
si chiama Rita Monosilio. Ci siamo conosciuti a Roma mentre ero in ritiro con la
Nazionale.
Come
ti sembrano i romani, pregi e difetti?
I
romani a parole fanno tutto loro. "Non ti preoccupare, ci penso io", ma alla fine
sono solo parole. Sono un po’ sbruffoni, ma alla fine sono dei pezzi di pane.
Hanno cuore. Hanno anche la battuta sempre pronta.
C’è
una zona di Roma che ami in modo particolare?
Mi
piace molto il centro storico con tutti quei bellissimi monumenti antichi e mi
piace molto anche Trastevere.
Di
cosa ti occupi attualmente?
Niente
di particolare. Ho un sito Internet e poi ho aperto un locale nel centro di
Firenze, il “Kilimangiaro Cafè, dove ci lavora mio figlio Alessandro.