Giancarlo Magalli (autore e conduttore Tv)
Roma 4.11.2024
Intervista
di Gianfranco Gramola
"Fabrizio Frizzi? Era un bravo
ragazzo, si vedeva e la gente gli voleva molto bene. Le donne soprattutto lo
vedevano come il figlio o il genero che avrebbero voluto"
Giancarlo Magalli è nato a Roma il 5 luglio
1947 sotto il segno del cancro. E’ come lo si vede in Tv: simpatico,
pacioccone, spiritoso, a volte pungente a volte molto divertente e molto
professionale. L’hanno definito “tappabuchi”, perché quando una
trasmissione non va bene o il conduttore si dà alla fuga, chiamano lui a
“tappare” la falla televisiva. Ha iniziato a lavorare nei villaggi turistici
(come Fiorello) facendo l’animatore. “ L’abitudine di fare battute –
spiega Magalli, - l’ho ereditata anche da questo lavoro e dal cabaret e quindi
mi è venuta spontanea anche quando mi sono trovato in video “.
Nel ’77 entra in Rai e come
autore si occupa di programmi come “Non stop – Radio ombra – Patatrac –
Pronto, Raffaella? – Illusioni, musica, balletto e altro”. Nelle vesti di
conduttore invece lo troviamo in “ Pronto, chi gioca? – Pronto, è la Rai?
– Fantastico 10 – I fatti vostri – Ciao weekend – Papaveri e papere –
Mille lire al mese – I cervelloni – Domenica In – Subbuglio –
Piazza Grande – ecc…”. Nel
2024 ha dato alle stampe il libro “Fantastici. Ricordi, amicizie, incontri”
edito da Sperling & Kupfer.
Ha detto:
- La Rai è un ente astratto, non è Mediaset
che si identifica in una persona, Silvio o Piersilvio che decidono il tuo
futuro. In Rai ogni volta che entro c’è gente diversa. C’era un momento in
cui io, Raffaella Carrà e Pippo Baudo, avevamo tutti i programmi di Raiuno.
E’’ bastato un nuovo direttore, Del Noce, a togliermi tutto perché gli
stavo antipatico.
- Sono ottimista, anche perché niente può
cambiarmi la vita, a parte la morte, che per ora eviterei. Quindi se una cosa mi
intriga, mi butto e la faccio.
- La TV di oggi è guardabile ma purtroppo
non è più originale perché non è più creata su misura per il pubblico
italiano.
- Pippo Baudo? Lavorare con lui è stato come
una laurea. Un amico, un fratello. A “Papaveri e Papere” scoprimmo che la
coppia funzionava. Sempre in video avevamo creato il Pippometro.
- Sono molto vicino a Padre Pio, che ammiravo
per la forza d’animo e la sua bontà. E sono
devoto a San Giovanni Paolo II.
Curiosità
- Nel gennaio 2023, dopo mesi di stop lontano
dalla televisione, a Verissimo racconta di essere guarito da poco da un linfoma
alla milza.
- Ha fatto il volontario per sette anni con
la Polizia municipale di Roma, di cui è agente onorario, andando di pattuglia
due notti a settimana.
Intervista
Hai dato alle stampe il libro
“Fantastici” (ricordi, amicizie, incontri). Scriverlo per te è stato uno
sfogo o una sorta di dovere verso chi ti stima e ti apprezza?
E’ stato un piacere ripercorrere alcuni dei
miei incontri, delle mie conoscenze della mia vita. Poi sono tutti aneddoti e
ricordi divertenti che a me capitava di raccontare ad amici, così nei dopo cena
o a pranzo. Tutti si divertivano e continuavano a dirmi: “Ma perché non
scrivi un libro e metti insieme tutti questi ricordi molto simpatici e
divertenti?”. Allora l’ho fatto, ma non è una biografia, non racconto la
mia vita ma racconto delle cose che sono accadute lavorando e frequentando
persone come Alberto Sordi, Totò, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Vianello, Rascel,
Villaggio e tanti altri. Quindi sono spesso cose divertenti e quasi sempre spero
interessanti che servono a conoscere anche meglio questi personaggi che
conosciamo dallo schermo. E’ un libro carino e interessante e devo dire che mi
sono divertito a farlo e raccontare un po’ questi artisti e parlando bene di
tutti. Quelli con cui non ho avuto buoni rapporti non li ho citati perché è
inutile parlare male di loro. Ho parlato solo degli amici a cui ho voluto molto
bene.
Fra i vari personaggi che hai citato
vorrei un tuo ricordi di Paolo Villaggio e Fabrizio Frizzi.
Paolo Villaggio l’ho conosciuto perché è
venuto ospite in una mia trasmissione che ho fatto. Abbiamo fatto anche degli
sketch e delle scenette insieme. Poi ogni tanto uscivamo insieme e avevamo degli
amici in comune. Andavamo a cena e a casa di amici e lui quando era di buon
umore era la persona più divertente e simpatica del mondo, si passavano delle
serate molto divertenti. A volte però era di cattivo umore e diventava
intrattabile, acido e faceva solo battute cattive. Comunque come attore e
scrittore era fantastico. Poi nel privato dipendeva molto da come si sentiva,
dovevi solo sperare che fosse di buonumore e allora faceva molto ridere.
Fabrizio Frizzi?
Lui era un collega, abbiamo lavorato insieme
in Rai. Io ero più grande di lui ma l’ho visto crescere professionalmente ed
era molto bravo soprattutto perché era se stesso. Lui era un bravo ragazzo, si
vedeva e la gente gli voleva molto bene. Le donne soprattutto lo vedevano come
il figlio o il genero che avrebbero voluto. Lui era veramente così, come lo
vedevi in TV, non ha mai fatto finta come ha fatto qualcuno che si atteggiava più
buono di come era in realtà. Lui era così, a telecamere accese e anche spente,
una persona sincera, spontanea, affettuosa, disponibile e con lui ho passato dei
momenti molto belli, delle cose anche divertenti. Gli ho fatto anche degli
scherzi che ho raccontato nel libro. Era una persona bella e buona, direi
speciale che mi ha fatto piacere conoscere e mi è dispiaciuto molto perderlo
troppo presto.
Tu sei un personaggi dalla battura
fulminante, ironica e divertente. Da chi hai ereditato questa qualità, da mamma
o da papà?
Da mia mamma. Papà era una bravissima
persona, era simpatico, gli amici gli volevano bene, ma non faceva molto ridere.
Mamma invece faceva ridere molto, lei era una donna spiritosissima e io ho preso
da lei il senso dell’umorismo, il senso del paradosso. Era proprio
l’attrazione delle feste, era proprio ricercata perché era veramente molto
simpatica. Io vivendoci accanto ho assimilato un po’ dei suoi meccanismi.
I tuoi genitori che futuro sognavano per
te?
Mamma non ha mai cercato di influenzarmi. Lei
guardava ed era importante per lei che fossi una persona onesta. Papà quando
ero piccolo faceva cinema e capiva l’attrazione del mondo dello spettacolo e
quindi non osava tanto scoraggiare le mie ambizioni di lavorare nello
spettacolo. Però in realtà dopo il
cinema era diventato direttore per una società di assicurazioni, guadagnava
bene e voleva farmi fare quel lavoro e quindi lasciare il suo ufficio a me. Io
c’ho provato, ho fatto due tentativi di un anno l’uno, però sono scappato
perché era un lavoro troppo noioso. Non ero fatto per il lavoro d’ufficio.
Lui un po’ si dispiaceva e a me dispiace molto che sia morto prima che io
arrivassi al successo. Mi ha visto muovere i primi passi e forse si è
tranquillizzato vedendo che cominciavo a vedere i primi risultati. Però se ne
è andato prima che io diventassi un conduttore conosciuto. Ma è una cosa che
si è goduta mamma. Lei mi ha visto
diventare un personaggio apprezzato e lei ci godeva tanto quando andava in un
negozio e le dicevano: “Magalli, come il conduttore?”. E lei tutta
orgogliosa: “E’ mio figlio”.
Hai dei rimpianti?
No, ho fatto il lavoro che volevo fare e ho
avuto dei buoni risultati. Certo adesso ho una certa età, mi sono calmato un
po’ e mi riposo. Ognuno nel suo lavoro, nel suo mestiere magari ha una cosa
che gli sarebbe piaciuto fare ma non è riuscito a realizzarla, però io cerco
di essere contento di quello che ho
fatto, non di rimpiangere quello che non ho fatto.
Tre aggettivi per definirti?
Io sono sicuramente positivo nel senso che
vedo le cose buone della vita, non sono pessimista, quindi direi ottimista. Sono
uno disponibile nei confronti degli altri, nel senso che ho amici che ho
aiutato, perché sono generoso di carattere e altruista nel limiti chiaramente,
però sono aperto verso gli altri e poi sono sincero. Una qualità che a volte
è anche un difetto perché dire sempre la verità e dire sempre quello che si
pensa, non sempre è redditizio. Però io sono fatto così, ho sempre detto
quello che pensavo e qualche volta me ne sono pentito però preferisco così
piuttosto di fingere di essere quello che non sono.
Ad un giovane che si avvicina al mondo
dello spettacolo, cosa consigli?
Oggi è difficile dare consigli perché il
mondo dello spettacolo è molto affollato. Ci sono tantissime trasmissioni
televisive, canali privati e mille programmi e sicuramente ci sono più
occasioni oggi per farsi notare. Però a volte ci si può far notare meglio in
mezzo a pochi che in mezzo a tantissimi. Il consiglio è di avere pazienza perché
questo è un lavoro in cui i risultati se li meriti, arrivano ma non è che puoi
decidere in quanto tempo. Se uno ha veramente passione deve pazientare e sperare
che il suo momento arrivi. Ripeto, in genere per chi ha talento, il momento
arriva.
Recentemente sei stato colpito da una
brutta malattia. In quel momento la Fede che ruolo ha avuto?
Non mi sono affidato alla Fede, mi sono
affidato di più ai medici che devo dire mi
hanno aiutato molto perché questa è una malattia molto brutta effettivamente.
Mi hanno detto fin dall’inizio che 9 su 10 guariscono, quindi non mi hanno
dato un esito funesto. Proprio oggi quando mi hai chiamato Gianfranco ero
impegnato a fare un esame di controllo, ho fatto una Tac. Per un po’ di tempo
devo sottopormi a degli esami per avere la tranquillità che le cose vadano come
devono andare e mi hanno detto che va tutto bene, sono quasi guarito al 100 per
100. Quindi sono tranquillo. Riguardo alla Fede dico sempre che più che fedele
sono speranzoso spero che ci sia
tutto quello che mi hanno insegnato.