Gino
Santercole (cantante) Roma 4.11.1998
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
pugliese in una Milano ostile
Gino
Santercole è nato a Milano il 21 novembre del 1940 (scorpione), è nipote di
Adriano Celentano ed è stato membro di quel famoso Clan che ha scritto pagine
importanti della musica italiana e di costume degli anni '60 e '70.
Santercole è nato in Via Gluck, è cresciuto, ha fatto strada, ma non
dimentica le sue origini, anzi insegue e sogna la Puglia, perché è figlio di
pugliesi, venuti a Milano prima della guerra, in cerca di lavoro e di fortuna,
come in quei tempi di miseria nera, facevano tante famiglie del sud. “ La mia
era una famiglia ricca di emozioni – spiega Gino – di tristezze piccole e
grandi e di drammi, una famiglia trapiantata in una Milano ostile con il sud”.
Ma Gino che in quella Milano ci è nato, non si rammarica. Si appassiona alla
musica e ben presto esplode il suo talento verso questa arte che gli darà tante
ma tante soddisfazioni. Scrive canzoni e molte di queste vengono portate al
successo da zio Adriano Celentano ( che è fratello di sua mamma ), tra cui “
E’ inutile davvero – Una carezza in un pugno – Un bimbo sul leone, ecc…
Ha scritto anche molte colonne sonore per film come “Segni particolari:
bellissimo – Er più – Yuppi du, ecc…
Ma Gino di talento ne ha da vendere e oltre alla musica intraprende la
strada dell’attore ed ha la grande fortuna di lavorare con grandi registi come
Comencini, Dino Risi, Mario Monicelli, Corbucci, Pietro Germi, ecc… Nell’88
decide di smettere di cantare e da allora, insieme alla moglie Menù Valente,
gestisce un ristorante molto rinomato in zona Parioli, a Roma che si chiama
“All’Osteria del 13 giugno “ (via Agri, 29), un locale con una cucina
scrupolosa, piena di amore e piena di attenzioni. Però la musica, che è il suo
grande amore, non lo lascia in pace e difatti ecco che l’instancabile Gino
sforna un Cd con tutti i suoi successi, per la gioia sua e dei suoi fedeli fans.
Ha
detto:
- Ora
sono iscritto all'università per gli over 50, mi interesso, scopro, ed è un
passaggio che mi aiuta a capire me stesso, pur avendo una vita bella.
- La
mia scelta di lavorare nel commercio è un rifiuto della vita artistica, credo,
ed un modo per avere una fonte di vita sicura.
- Il
Clan è nato per il desiderio di ricostruire una famiglia come la nostra, per
ricreare l'atmosfera delle serate d'estate, quando ci riunivamo per cantare.
- Il
mio sogno era diventare attore nel cinema, nei film americani, non per
arrivismo, ma perché ero e sono un sognatore di quel mondo e di ciò che essi
rappresentano.
Intervista
Lo
trovo nel suo locale pariolino. Gino è simpatico e alla mano.
Quando
ti sei stabilito a Roma, Gino?
Io
sono venuto a vivere a Roma nel 1972, dopo che ho fatto quel famoso film sui
“bulli” romani, dei primi ‘900, che si chiamava “Er più”, con Adriano
Cementano, Maurizio Arena, Claudia Mori. Era un bel film sulla storia dei bulli
romani, storia d’amore e di coltello, la passatella. A parte che Roma già mi
piaceva sin da piccolo perchè avevo uno zio qui a Roma, e mi è rimasto il
desiderio di venirci a vivere da grande. Dopo questo film conobbi la mia prima
moglie, romana, la sorella di Claudia Mori, Anna (Moroni, ndr.), ci sposammo a
Milano e poi venimmo a vivere a Roma, nel ’72, come dicevo prima, e cominciai
a vivere a Roma. Poi ho avuto abbastanza guai con mia moglie, ci separammo però
rimasi sempre a Roma, perché mi stavo un po’ abituando a questa vita. Perché
io amo lo sport, il tennis, poi a Roma il tempo è sempre bello, sempre
disponibile, non è come al Nord che si va sempre nel pallone. Insomma Roma mi
piaceva sotto molti punti di vista. Un po’ perché mi piaceva fare l’attore
per cui avevo interesse a stare qui a cercare di conoscere questo mondo del
cinema, un po’ perché mi piaceva la cucina romana. Adesso ho messo su un
ristorante, si chiama “l’osteria del 13 giugno” ed è in via Agri 25,
Parioli. Diciamo che mi sono stabilito a Roma sia perché mi piaceva, sia per
lavoro.
In
quale zona hai abitato a Roma?
Io a
Roma ho girato un pochettino. Prima ai Parioli, poi sono andato al Nuovo Salario
e per un periodo ho abitato a Mentana, fuori Roma quindi. E poi adesso vivo
all’inizio della Cassia, cioè in via S. Giovanna Elisabetta.
Attualmente
com’è il tuo rapporto con Roma?
Ma
io a Roma mi ci trovo bene, tranne quando giro in macchina. Allora mi arrabbio
un po’. C’è un traffico pazzesco, ma questo, bisogna ammetterlo, è un
problema che hanno tutte le grandi città, le grandi metropoli. Devo dire che
adesso mi sento un po’ più accettato dai romani, essendo io milanese. Sai
c’è stata una certa rivalità tra Roma e Milano però dato che io sono anche
di origini pugliesi, per cui, ho slittato un po’ fra nord e sud e sono
arrivato al centro. Quindi la mia vita a Roma è felice, la mattina al circolo
del tennis dove gioco e la sera al lavoro, al ristorante poi, quando mi va
faccio anche della musica. Dimenticavo, che io ho scritto anche la canzone
quella del film “Er più” che poi ho anche ricevuto un premio dalla critica
romana come una delle più belle canzoni romane. Io mi sento adottato da Roma,
poi penso che Roma sia un po’ di tutti, no? Roma è una bella città. Se uno
ci vuol vivere, c’è posto.
Com’è
il tuo rapporto con la cucina romana?
Ti
dicevo prima che oltre al clima, al tennis e al cinema mi piaceva anche la
cucina romana. La matriciana, la coda alla vaccinara e tutti questi sapori
fortissimi che sono un po’ la mia infanzia. Mi ricordano mia madre e mio
padre, che erano pugliesi per cui c’era una cucina molto saporita, molto
ricca. E’ chiaro che la cucina romana mi piace moltissimo.
Come
giudichi i romani? (pregi e
difetti)
A
parte che dei romani parlano male tutti soprattutto al nord, forse perché qui
ci sono tutti i ministeri, forse perché qui le cose sono un po’ più lente.
Ma io devo dire che, adesso, conoscendo un po’ i romani, io li preferisco di
più ai nordisti perché hanno forse
quella voglia di divertirsi, più degli altri. E poi non è vero che non
lavorano. I romani lavorano come i milanesi, solo che i milanesi devono dire:
“Mi laori, mi laori!” ma alla fine non c’è nessuna differenza. Un difetto
che riconosco nei romani è la mancanza di puntualità, magari hanno un
appuntamento e arrivano con uno scarto di un’ora. Mancano di puntualità, però
è un popolo che ha voglia di divertirsi ed è un po’ più rilassato.
C’è
una zona di Roma che ami particolarmente?
Ogni
tanto la sera, quando sono al ristorante, e vedo che non c’è molto da fare,
prendo la macchina e faccio tutto il giro di Roma. E vado a vedere i Fori
Imperiali dove c’è lo sfondo del Colosseo e poi guardo tutto questo
spettacolo che adesso, la sera, è tutto illuminato ed è molto più bello, più
suggestivo. L’atmosfera è veramente da sogno. Poi pensare che 2000 anni fa, lì
c’era la vita degli antichi romani, dei cristiani ti fa venire la pelle
d’oca dall’emozione. Ma tutta Roma è bella, ci sono degli angolini romani
molto caratteristici.
Quali
sono i mali di Roma che più ti feriscono?
Forse
un male di Roma, che mi riguarda più da vicino forse è la burocrazia per
quanto riguarda appunto il mio lavoro. Io e mia moglie gestiamo questo locale,
abbiamo delle grandi difficoltà perché ci sono un sacco di impedimenti. Noi
abbiamo creato questo localino, molto carino, qui nella zona dei Parioli, dove
non si può mettere l’insegna, non si può mettere la tenda, non si può fare
niente, poi tu vai a Viale Parioli dove c’è “ Il Caminetto ” e tanti
altri locali con 30 anni di esperienza dove c’è tutto, ombrelloni e tavolini
sul marciapiede. Devo dire che per me, come ad altri ristoratori, c’è questa
burocrazia che ti impedisce di fare un lavoro bello, di creare e di dare una
immagine a un locale confortevole e con una buona cucina. Poi io che sono un
attore, musicista e cantante, se faccio il ristoratore è perché lo faccio con
passione, però poi trovi ostacoli del genere e ti passa la voglia. Io non sono
molto aggiornato sui problemi di Roma, perché attualmente sono molto impegnato
con la musica, amo scrivere canzoni per cui tante cose che riguardano la
capitale mi sfuggono. So che c’è un certo subbuglio in tutte le parti di Roma
per via del Giubileo.
Cosa
provi a tornare a Roma dopo un’assenza?
Devo
ammettere che mi manca, quando vado via. Adesso io sto ricominciando a cantare,
da quest’estate. Perché io avevo smesso ormai da 10 anni, perché ero un
po’ seccato dei rapporti con la televisione, tutte queste cose finte, Pippo
Baudo e queste cose qui che non valgono un tubo, secondo me e allora ho smesso
di cantare e di fare film. Quest’estate ho fatto un disco nuovo dove canto
tutte le canzoni da me scritte e che cantava Celentano, e adesso vado via da
Roma per 2/3 giorni e non ero più abituato a queste mini tournée e quando sono
via mi accorgo quanto mi manca Roma. Tempo fa ero a Torino, gran bella città,
però ha un clima diverso, più grigio come Milano. Io poi ci sono nato a Milano
e ci sono cresciuto e fino a 30 anni ed ero triste, quando sono venuto a Roma
sono rinato e ho cominciato a ridere un po’ di più.
Progetti?
Adesso
ho fatto, appunto, sto compact di vecchi successi di cui sono l’autore e la
cosa bella è che le ho scritte nel ’68 per Celentano, negli anni d’oro e
adesso ho avuto l’opportunità di cantarle e questo mi rende molto ma molto
felice.
Un
sogno nel cassetto?
Vorrei
continuare ad essere come sono adesso, 58 anni, e da 3 anni in qua sono molto più
sereno, più felice di quello che ero e di quello che sono. Per cui penso di
poter continuare così fino a 95 anni (risata).